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Perché i cani di piccola taglia abbaiano molto di più degli altri?

È una comune percezione che i cani di piccola taglia abbiano la tendenza ad abbaiare più frequentemente rispetto ai cani di taglia più grande. Ma in realtà i motivi che spingono il cane ad abbaiare sono molti, e vanno ben oltre la sua taglia.

23 Maggio 2023
11:10
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Membro del comitato scientifico di Kodami

È una comune percezione che i cani di piccola taglia abbiano la tendenza ad abbaiare più frequentemente rispetto ai cani di taglia più grande. Ma è davvero la taglia del cane il fattore principale che influisce sul comportamento di abbaiare?

È importante prima di tutto comprendere che l'abbaiare è una forma di comunicazione naturale per i cani. I cani abbaiano per una molteplicità di ragioni, tra cui: la protezione territoriale, la difesa personale, l'eccitazione, l'ansia, lo stress e la noia. Anche la socializzazione del cane e la sua esperienza soggettiva possono avere effetto sul comportamento di abbaiare.

Senza dimenticare che la situazione e l'ambiente, nel quale va inserito il nucleo famigliare del cane, possono aver stimolato in modo maggiore questo comportamento, che poi è divenuto un consueto modo d'espressione dell'individuo.

Il livello di eccitazione conta

Una condizione che rende un individuo più propenso all'abbaio è certamente il livello di attivazione emozionale, o Arousal. Quando questo è alto il cane risulta essere particolarmente eccitato, ecco che è più facile che erompa nell'abbaio.

cane abbaia
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Questo stato di alta eccitazione potrebbe essere il fattore principale da tener in considerazione, più che la taglia di un cane. Naturalmente un cane che ha un carattere più facile all'eccitazione sarà quindi più propenso all'abbaio, e una tale condizione lo induce ad abbaiare anche per le più lievi stimolazioni esterne, come un piccolo rumore, la vista di un altro cane, o la minima sensazione di disagio.

La storia genetica di un cane

Se prendiamo poi in considerazione la storia genetica di un cane possiamo comprendere per quale motivo il cane sia più propenso o meno all'abbaio. Il Beagle – classificato come cane di taglia media, non piccola – ne è un esempio: questo cane ha la tendenza ad abbaiare appena il livello di eccitazione sale un pochino.

La selezione artificiale perpetrata dagli allevatori su di lui ha premiato tale comportamento in quanto il compito dei Beagle era quello di stanare e spaventare gli animali selvatici, vittime della caccia, come per esempio le volpi, o quelli ritenuti nocivi dall'uomo. Ci possono essere molti altri esempi, ma teniamo presente che alcune razze, a prescindere dalla taglia, sono state selezionate per essere molto comunicative, ed incentivate alla "segnalazione" mediante l'abbaio perché questo comportamento era particolarmente utile ai fini dell'uomo.

Alle volte invece il soggetto della selezione era il livello di eccitazione (di cui sopra) non tanto l'abbaio, che ne risulta però un effetto secondario. Se un cane è stato selezionato per essere particolarmente reattivo, quindi con un livello costantemente alto di eccitazione, è anche facile che nella maggior parte delle situazioni abbai. Questo può accadere a cani selezionati con una preponderante motivazione predatoria (che fa provare appagamento nell'inseguire a rotta di collo qualsiasi cosa si muova rapidamente), la quale richiede un alto livello di eccitazione per essere espressa adeguatamente.

Se aggiungiamo anche una forte propensione comunicativa ecco che il nostro cane potrebbe abbaiare in un'infinità di circostanze, spesso divenendo una caratteristica difficile da gestire. Moltissimi cani dotati di un alto livello di energia, che troppo spesso si annoiano e vengono lasciati soli, possono iniziare ad abbaiare per il senso di frustrazione, e tra questi ve ne sono di tutte le taglie, anche Border Collie, Labrador Retriever e Pastori Tedeschi, cani "da lavoro", diciamo, che si trovano in contesti non proprio soddisfacenti per le loro necessità.

La piccola taglia conta?

Quindi, la piccola taglia in qualche modo può influenzare la tendenza all'abbaio? Questa percezione comune può essere associata al fatto che i cani di piccola taglia sono quelli che più comunemente si incontrano nelle città, e spesso sono i più diffusi nelle famiglie proprio perché si pensa che la loro taglia ridotta li renda anche più facili da gestire.

Ma questo ragionamento come abbiamo visto non regge. Per esempio, cani di piccola taglia del tipo Terrier, ossia cacciatori reattivi da tana, quindi caratterizzati da una grande energia da spendere, con alti livelli di Arousal, spesso frustrati per una insufficiente attività fisica sono tra i cani più propensi a quel tipo di abbaio che potremmo definire "nervoso". È il caso molto spesso di Yorkshire Terrier e Jack Russell Terrier. Certamente queste caratteristiche fanno di loro degli ottimi «avvisatori», ma in un condominio questa propensione, selezionata dall'uomo, non è certo un vantaggio. Tutt'altro.

Stessa cosa si potrebbe dire per uno Spitz di piccola taglia, il nostro Volpino Italiano, razza oggi decisamente meno diffusa rispetto a un tempo, i cui membri tendono ad essere tipetti scoppiettanti, vigili e molto comunicativi. Anche in questi casi il fattore centrale non è tanto la taglia, ma l'enfasi alle motivazioni rese preminenti, come la predatoria, la protettiva, la comunicativa, e altre.

Piccole taglie poco "abbaione"

Se il parametro per la propensione o meno all'abbaio fosse esclusivamente la taglia tutti i cani con quel fenotipo sarebbero chiassosi. Ma se ci pensiamo bene cani come il Carlino o il Bouledogue Francese, che in quanto cani brachicefali hanno ben altri problemi e non rientrano certo tra i cani con la propensione all'abbaio più spiccata. Le loro deformità craniche e i problemi respiratori rendono difficile non solo l'abbaiare, ma spesso anche il semplice respirare.

Oppure pensiamo a cani che dell'assenza dell'abbaio hanno fatto un vanto, come per esempio i Basenji, antichi cani africani noti per essere tra le razze che abbaiano poco. Ci sono poi lo Shih Tzu o il Cavalier King Charles spaniel molto poco propensi alla "comunicazione verbale". Ovviamente vi possono sempre essere delle eccezioni, non dimentichiamoci mai della soggettività degli individui e delle influenze particolari che possono dipendere da un contesto molto stimolante anche nel caso di individui che per loro natura eviterebbero di "fare chiasso".

Ehi, stai attento che ci sono anche io!

In ultima analisi, possiamo fare delle considerazioni sui cani di piccola taglia i quali, giocoforza, si trovano a dover aumentare il volume della loro voce e la frequenza dell'abbaio proprio per il contesto e per le loro caratteristiche. Inevitabilmente un cane molto piccolo di dimensioni si espone più facilmente al rischi di farsi del male nell'interazione con gli altri, questo fatto potrebbe essere una delle ragioni che induce un cane ad abbaiare di frequente, magari per disincentivare l'approccio di altri cani, mostrandosi assertivo, o nel comunicare ad una persona che l'essere toccato da estranei non è certo cosa gradita.

Molte persone non riescono infatti a trattenersi dal dover addirittura prendere in braccio un cane, anche adulto, che sia di piccola taglia, cosa della quale l'animale non è sempre felice, ma non riuscendo a farlo capire in altro modo, ecco che sperimenta l'abbaio aggressivo, nel tentativo di sfuggire a questo fastidiosissimo epilogo, esprimendo tutta la sua irritazione.

Ancora una volta la questione non è legata in sé alla taglia del cane, nell'esempio fatto qui sopra si tratta più che altro del mancato rispetto dell'individuo, e dall'esposizione a situazioni potenzialmente pericolose in un mondo di giganti, magari un tantino troppo distratti. Un po' come abbiamo visto per il Chihuahua.

Quello che abbiamo visto è che la propensione all'abbaio va fatta risalire soprattutto alle pulsioni motivazionali di un individuo più che alla sua taglia, ma anche che la taglia molto ridotta di un cane può essere una delle cause di stimolazione all'abbaio in un mondo potenzialmente pericoloso, o frustrante, o irrispettoso. Non abbiamo parlato volutamente, in questo articolo, di possibili problemi attinenti all'abbaio derivanti da patologie del comportamento o fisiche, per non complicare troppo il filo del discorso.

Ma vogliamo chiudere con una considerazione: capita di sentire persone che fanno un lungo elenco di caratteristiche per poter meglio scegliere il loro nuovo "oggetto" del desiderio: il cane che perde meno pelo; il cane che mangia di meno; il cane che abbaia di meno; il cane che ha meno bisogno di fare attività fisica; che può stare più tempo da solo; eccetera eccetera. Raramente le persone si concentrano sui bisogni del cane, ma sui propri.

Si cerca il cane che, sulla carta, è il meno fastidioso, impegnativo, costoso… Verrebbe da chiedersi quindi quale sia il movente reale che spinge queste persone a vivere con un cane. Se non si vogliono avere problemi di nessun tipo, se si vogliono risparmiare molti soldi, se non si vogliono avere preoccupazioni di sorta, la cosa in assoluto più semplice da fare è, ovviamente, non prendere con sé un cane.

E in fine un consiglio: se viviamo con un cane che abbaia moltissimo proviamo a chiederci anche perché lo fa, mettiamoci in discussione e cerchiamo di comprendere se qualcuno dei suoi bisogni fondamentali non viene soddisfatto in modo adeguato. A tal proposito ricordiamo che tra i "bisogni" di un individuo c'è anche quello di sentirsi al sicuro, e sentirsi compreso, e allora forse possiamo rivedere come il nostro cane di piccola taglia sia trattato da noi e da gli altri proprio perché è così piccolo.

I cani non sono piccoli per poter essere maneggiati come giocattolini o bambolotti, soprattutto se a farlo sono degli estranei, i quali troppo spesso non riescono a resistere alla tentazione di allungare un po' troppo le mani. Ecco che allora dovremmo noi intervenire per bloccare questo irrispettoso atteggiamento, frequentissimo. E se non lo facciamo noi, dimostrando di aver compreso il nostro compagno e il suo disagio, allora lo dovrà fare lui: magari proprio abbaiando!

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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