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30 Maggio 2021
8:48

L’abbaio, la voce del cane

I cani abbaiano, latrano, uggiolano, borbottano, ringhiano, guaiolano, guaiscono, mugolano, ustolano. E per ognuno di questi suoni vi possono essere molte varianti che hanno a che fare con l'intensità, la frequenza, il tono, eccetera. Ma è possibile "tradurre" quello che significano questi suoni con dei vocaboli specifici? Esprimono "parole" in un'altra lingua? Proviamo a interpretarne i significati.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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I cani emettono tutta una serie di suoni, non solo abbai veri e propri. Questi vocalizzi hanno differenti significati che possiamo tentare di comprendere. Prima però credo sia interessante ricordare quanto i nostri compagni a quattro zampe siano dotati di una grande intelligenza sociale, quanto siano motivati nel comprenderci e nel farsi capire da noi. Quindi, per certi versi, vi sono dei vocalizzi che il cane emette destinati specificatamente a noi, ma non a noi in quanto esseri umani in generale ma proprio a noi come individui. Sono dell'idea che un cane sperimenti determinati suoni destinati al suo compagno umano, suoni che in qualche modo hanno ottenuto l'effetto specifico di farsi comprendere. Penso che ogni famiglia abbia così un suo "dialetto", una lingua con sfumature e dettagli che riguardano solo i suoi componenti, proprio come facciamo anche noi, per esempio con l'invenzione di parole o nomignoli che hanno senso solo per noi e il nostro cane. Questa particolare categoria di vocalizzi è talmente soggettiva che non è possibile comprenderla al di fuori di quel nucleo familiare. Poi ci sono gli abbai propriamente detti, sui quali invece possiamo provare a generalizzare e tentare una sorta di "vocabolario", anche se vedremo molto diverso da come lo intendiamo solitamente. Cosa sta "dicendo", allora,  il cane quando abbaia? proviamo a fare una sorta di traduzione dei suoi vocalizzi.

Emozioni, non parole

I cani abbaiano, latrano, uggiolano, borbottano, ringhiano, guaiolano, guaiscono, mugolano, ustolano. E per ognuno di questi suoni vi possono essere molte varianti che hanno a che fare con l'intensità, la frequenza, il tono, eccetera. Ma è possibile "tradurre" quello che significano questi suoni con dei vocaboli specifici? Esprimono "parole" in un'altra lingua? No. Ogni suono non può essere tradotto letteralmente come siamo soliti fare con le nostre parole. Semmai possiamo tentare di comprenderli attraverso concetti. I cani esprimono soprattutto stati emotivi attraverso i loro vocalizzi, quindi per comprendere cosa comunicano è necessario considerare il contesto e il referente specifico, sempre che ve ne sia uno.

C’è una certa nostra propensione a comprendere lo stato emotivo degli altri animali attraverso le loro vocalizzazioni, ma alcune ricerche dimostrano che l’errata interpretazione del tipo di emozione espressa da un animale diminuisce quando si ha una certa consuetudine e conoscenza dello stesso. Infatti è possibile mal interpretare questi suoni se provenienti da animali poco conosciuti, o per nulla conosciuti. Beh, questo però non riguarda il cane, o meglio, possiamo certamente affermare che il cane sia l’animale, tra tutti, con il quale abbiamo una maggior consuetudine. In sostanza significa che per un uomo è relativamente facile indovinare lo stato d’animo di un cane anche solo sentendo il suo abbaio. Certo è che tanto più la nostra conoscenza del cane è profonda tanto meno commetteremo gravi errori d’interpretazione, ça va sans dire. Comunque c’è sempre un margine di possibilità d’errore, non dimentichiamolo.

Conosco la tua voce

Se ad un orecchio non allenato gli abbai dei cani possono sembrare tutti molto simili credo di poter affermare con un certo margine di certezza che ogni persona sia in grado di riconoscere la voce del proprio cane, e difficilmente la confonderà con quella del cane del vicino, anche se si dovesse trattare di un cane morfologicamente simile, se non della stessa razza. Già, perché in realtà ogni razza ha la sua voce, e per un orecchio abbastanza attento sarà certo facile riconoscere l’abbaio di un cane da Pastore Tedesco rispetto a quella di American Staffordshire Terrier, o di un Carlino, per esempio. E ciò dipende sia dalle differenti morfologie, soprattutto del cranio e laringe, ma anche dal modo in cui emettono suoni, dal carattere che c’è dietro, per così dire.

Che cosa esprimono abbaiando?

Facciamo qualche esempio, che valga come spunto per l’interpretazione dell’abbaio dei nostri beniamini sempre tenendo conto di tutte le variabili possibili e le eccezioni. Immaginiamo il nostro cane al cancello di casa che inveisce contro un passante sconosciuto, il quale, a suo modo di vedere, si è avvicinato troppo. Metterà molta energia nell’esprimere il suo dissenso, abbaiando insistentemente a ripetizione. Ma attenzione, spesso i cani reiterano questo comportamento non tanto perché si sentono veramente minacciati, ma spinti dalla motivazione territoriale che li porta a far chiasso quando c’è qualcosa degno di nota. Quindi questo tipo di abbaio può avere molteplici significati, coesistenti: minacciare l’intruso, allertare il gruppo sociale (la famiglia), alle volte dando ad intendere che tutto il suono che stanno emettendo presto farà accorrere una torma di difensori e che quindi è meglio levarsi di torno quanto prima.

Vi sono anche abbai dovuti alla frustrazione, che hanno varie tonalità e modulazioni del suono, in taluni casi frammisti a veri e propri squittii. La noia e la solitudine possono esserne la causa. Cani costretti a vivere isolati dal nucleo famigliare, per esempio, sono disposti ad avere attenzioni abbaiando insistentemente anche a costo di essere rimproverati, pur di vedere comparire qualcuno e interrompere lo squassante senso di abbandono. Infatti, i cani, posti in una situazione di stallo, dalla quale non riescono ad uscire, a trovare una strategia alternativa, possono indugiare nell’abbaio, per esempio quando una preda, dopo un inseguimento, si è rifugiata fuori portata (il classico micio sull’albero, per dirne una). Si potrebbe pensare che il cane stia “comunicando” con la preda, ma in realtà sta cercando di provocare un cambiamento nella situazione spaventandola per indurla a riprendere la fuga, nel qual caso il cane potrebbe riprendere con un nuovo, eccitante inseguimento.

I cani abbaiano anche spinti da emozioni positive, come la gioia per esempio. In questi casi l’abbaio erompe sull’onda dell’eccitazione incontenibile. Si tratta del companatico dello stato emotivo, anche qui non si tratta di una vera e propria comunicazione, questi abbai sono un po’ come le urla di gioia quando la squadra del cuore fa goal.

Ci sono anche abbai di dolore, tendenzialmente acuti, che sono vere e proprie richieste di soccorso, e si alternano con uggiolii e lamenti, difficilmente fraintendibili. Hanno un effetto di allarme su di noi e di catalizzatori dell’attenzione, ci spingono ad “andare a vedere” che succede, preparandoci ad intervenire, a portare soccorso.

Ci sono poi gli abbai profondi, minacciosi, frammezzati da ringhi gutturali e di bassa frequenza, preludio ad un possibile combattimento: «Ti sto avvisando, qui finisce male se non ti allontani. Io non farò un passo indietro!».

«Ehi, sto parlando con te! Guardami»

Veniamo ad un ultimo tipo di abbaio, quello che ha come scopo preciso di avere la nostra attenzione, solitamente per poi comunicarci qualcosa di specifico, che è un po’ come: «Ehi! Ehi, guardami! Ti devo dire una cosa!» Nei cani che hanno questa propensione, accade, per esempio, quando li ignoriamo mentre gustiamo qualcosa di squisito. Vogliono ottenere attenzione per poi dirci che sarebbe veramente opportuno condividere con loro un po’, se non tutta, quella cosa buonissima che stiamo egoisticamente divorando sprezzanti del loro languore. In questi casi i suoni emessi possono essere veramente variegati, ogni cane sperimenta quelli più efficaci per ottenere ciò che vogliono. Solitamente vanno in crescendo, dipenderà dalla nostra ostinazione nell’ignorarli.

Blà-blà e quindi… bau-bau

Alcuni ricercatori ipotizzano che la nostra propensione ad utilizzare il linguaggio verbale abbia spinto i cani ad accentuare questo canale di comunicazione, un po’ per imitazione, ma forse perché si è dimostrato il modo più efficace nell’interazione con noi che, per altro, siamo esclusi da canali comunicativi per loro molto congeniali, come quelli legati alla chimica, non intellegibile da parte nostra. Quindi i cani sono portati ad incentivare le vocalizzazioni anche perché vivono con noi, e proprio questo fatto, in certi contesti, gli si rivolta contro e risulta essere uno dei problemi più disturbanti della convivenza con il cane in una società così frenetica e iper-stimolante… non solo per loro.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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