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4 Agosto 2022
17:59

Perché non esistono Pitbull di razza in Italia e nessuno può venderli come tali

I Pitbull sono cani dalle mille sfaccettature, difficili da descrivere e da conoscere a fondo. In Italia non sono riconosciuti come razza e gli allevatori sono obbligati ad avvisare gli acquirenti. Di per sé questo elemento non riduce il valore della meraviglia di questi cani e, in fin dei conti: possiamo comunque rivolgerci ad un canile.

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I Pitbull sono cani travolgenti. Hanno personalità spiccate, coraggio da vendere e un desiderio forte di condividere con noi umani avventure di tutti i generi. Mostrano il lato migliore della propria personalità soprattutto a chi sa guardarli con rispetto, senza mitizzarli o rinchiuderli in un'immagine superficiale e basata unicamente sui pregiudizi che li accompagnano.

Sono forti, muscolosi, reattivi, ostinati, tenaci e potenti. Questi aggettivi, però, non basteranno mai per descriverne il potenziale nascosto di cui fanno parte le emozioni: in particolare la loro dolcezza e la loro fragilità.

Di Pitbull e in generale di cani con caratteristiche tipiche dei Terrier di tipo Bull si parla molto e se ne parla in tanti modi. C'è chi li ritiene i cani perfetti per trascorrere il tempo con i bambini e chi invece sostiene la narrazione secondo la quale sono pericolosi e aggressivi: cani che di punto in bianco impazziscono e spaventano intere città.

Le dicerie sul loro conto, da una parte e dall'altra, riflettono, però una visione banalizzante dei Pitbull. Un'immagine secondo la quale i comportamenti a cui non sappiamo dare spiegazioni vengono addebitati a una sorta di fattori "difettosi" del loro essere, raramente soffermandosi sul nostro relazionarci a loro e quanto abbiamo influito nella selezione. Come se noi umani non avessimo alcuna responsabilità sullo spaccato di mondo che scegliamo di mostrargli e sugli stili relazionali che costruiamo mentre, senza accorgercene, li guidiamo nell'interfacciarsi con la realtà.

Questa immagine distorta che la società ha costruito intorno ai Pitbull è determinata soprattutto dalla scarsa conoscenza che si ha delle loro caratteristiche profonde, quegli aspetti fondamentali del loro modo di vivere il mondo, dei loro stili espressivi, delle fragilità e dei talenti. Elementi mancanti che si abbinano alla difficoltà degli esseri umani nel riconoscere una soggettività alle altre specie.

Proprio la superficialità nel volerli descrivere come "buoni" o "cattivi" fa comprendere, così, perché ancora oggi – nonostante sia fondamentale ricordarci che ogni soggetto ha la sua personalità – è ancora importante parlare di razze: conoscere il passato e le caratteristiche che portano poi alla valutazione del singolo individuo serve per arrivare a comprendere il ruolo che occupano nella società moderna. Ciò vale davvero per qualsiasi cane, a maggior ragione per individui così poco compresi e rispettati come quelli che rientrano nei tanti cani che poi sono genericamente messi sotto l'etichetta del "Pitbull".

Il Pitbull, la razza che c'è ma non esiste ufficialmente in Italia

I Pitbull sono molto diffusi nel nostro paese: da Nord a Sud li si incontra in città e nei giardini recintati di campagna, intenti ad accompagnare persone indaffarate, scodinzolando sereni accanto ai passeggini, ma anche legati alle catene ed abbandonati ad impedire l'ingresso nei terreni privati. Altri non li vediamo: sono confinati in luoghi dove vengono tenuti per poi usarli come cani da combattimento (sì, nel 2022 ancora succede e in tutto il mondo, non solo in Italia) e tante femmine vengono anche utilizzate come fattrici per una vita intera, sfruttate fino all'ultimo momento per sfornare cuccioli da vendere attraverso Internet, soprattutto.

In pochi però sanno che questa razza non è riconosciuta in Italia. Lo abbiamo spiegato nella prima puntata del nostro format "Che Razza di Storia!" in cui l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio e la veterinaria esperta in comportamento Elena Garoni – entrambi membri del comitato scientifico di Kodami – hanno sottolineato anche questo aspetto cercando di fare un excursus accurato sui cani di questa tipologia.

Alcuni sedicenti esperti della razza hanno contestato sui nostri account social o sui loro profili in particolare un passaggio di questo video. Quello in cui – correttamente – abbiamo sottolineato che:

  • "In molti Paesi europei esistono leggi restrittive nei confronti del Pitbull. Nel Regno Unito, ad esempio, è vietato detenere un Pitbull poiché si rischiano l’arresto e multe salatissime. In Italia, invece, non c’è una legge che vieta di tenere un Pitbull, cosa che ha causato la sua diffusione nel contesto familiare e il conseguente sovraffollamento nei canili. Oltretutto occorre chiarire una cosa su questa razza canina. Nonostante l'ampia diffusione nel nostro Paese, in realtà il Pitbull non è a oggi riconosciuto dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI) né dall'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI) come una vera e propria razza".
  • … "Per questo motivo in Italia non ha uno standard definito, non esistono allevatori riconosciuti e non ha un pedigree, ovvero quel documento genealogico che certifica la discendenza. Quindi quando acquistate un Pitbull dovete tenere conto di due cose: se ve lo vendono come “cane di razza” in realtà stanno commettendo un illecito nel quale voi risultereste complici. Tenete presente che molto probabilmente vi trovereste a sostenere inconsapevolmente un mercato di compravendita illegale. L'unica associazione preposta per il registro delle razze nel nostro paese, infatti, è l'Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), la quale è membro di un'organizzazione internazionale che, a sua volta, non riconosce i Pitbull, ovvero la Federazione Cinologica Internazionale (FCI)".

Di per sé, ci teniamo a dirlo chiaramente, avere o non avere un pedigree per come la pensiamo noi di Kodami non è un elemento che fa perdere valore alla meravigliosa identità di questi cani e di qualsiasi cane in generale. Ma la questione è tutt'altro che un dettaglio per chi sceglie appunto di acquistarne uno e quindi abbiamo deciso di fare ancora maggiore chiarezza su questo punto e ci siamo rivolti direttamente al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) che si occupa proprio di ciò che concerne le razze e i libri genealogici.

La prima cosa che dal Ministero hanno voluto ribadire è che: «per la legislazione italiana, la vendita di cani proposti come di razza, senza che questa qualità sia attestata dal pedigree, è vietata dal Decreto Legislativo n. 529 del 30 dicembre 1992-art. 5».

Analizzando il punto dell'articolo citato dal Mipaaf, si apprende che: «E' consentita la commercializzazione di animali di razza di origine nazionale e comunitaria, nonché dello sperma, degli ovuli e degli embrioni dei medesimi, esclusivamente con riferimento a soggetti iscritti ai libri genealogici o registri anagrafici, e che risultino accompagnati da apposita certificazione genealogica, rilasciata dall'associazione degli allevatori che detiene il relativo libro genealogico o il registro anagrafico».

Ma al Ministero delle Politiche Agricole abbiamo voluto porre una domanda precisa: «Si può vendere un Pitbull come cane di razza in Italia?».

La risposta è chiara e inequivocabile: «Le persone che allevano Pitbull non possono avere i requisiti per diventare Allevatori dell’Enci, che al momento è l'unica associazione riconosciuta. Inoltre non possono ottenere l’Affisso che traccia l’allevamento di provenienza dei cani iscritti al Libro genealogico, né possono ottenere per i soggetti allevati i pedigree. Dunque, il Pitbull lo si può commercializzare solo a condizione che sia specificato che non è di razza e che non ha pedigree».

La pena prevista nel vendere un Pitbull o qualsiasi altro soggetto in Italia come un cane di razza quando tale non è, infine, è prevista nel Decreto Legislativo n. 529 del 1992. Si tratta di pesanti sanzioni pecuniarie per chi commercializza animali di razza in assenza delle richieste iscrizioni ufficiali.

In Italia, dunque, il Pitbull è a tutti gli effetti da considerare al momento dell'acquisto come un meticcio. Ricordiamo ancora una volta che nel nostro ordinamento giuridico il cane è considerato una "res" e dunque può essere venduto ma, come confermato dal Mipaaf, i soggetti la cui razza non è riconosciuta si possono vendere solo a condizione che sia specificata la non appartenenza ad una razza e che in caso di pedigree riconosciuto da enti o allevatori esteri questo non ha valore sul nostro territorio nazionale.

I Pitbull che affollano i nostri canili, soggetti che meritano una vera relazione

La scelta di acquistare un Pitbull in ogni caso oggi non fa altro che favorire l'abitudine alla riproduzione e, ripetiamo, sono sempre di più quelli che entrano nei canili per non uscirne mai a causa proprio di scelte non ponderate.

Per evadere da questo circolo vizioso, il nostro scopo è quello di voler diffondere una forte sensibilizzazione riguardo la loro identità complessa e sfaccettata, che poco ha a che fare con la genealogia e la purezza della razza. Ma ci sono anche delle leggi e queste vanno conosciute e messe alla portata di tutti con chiarezza: chi ama questi cani dovrebbe avere la coerenza di veicolare il messaggio corretto se davvero ci tiene a ché i Pitbull vivano una vita serena, nel rispetto che meritano dagli umani che hanno accanto.

E chi davvero ritiene di avere una personalità adeguata alla vita insieme a un Terrier di tipo Bull, invece, può cercarlo proprio nei box dei canili dove aspettano qualcuno a cui dedicare la profonda sensibilità che custodiscono sotto lo spesso strato di muscoli. Così facendo si collaborerà davvero all'interruzione del vortice di continua produzione di soggetti appunto come fossero cose e fermando l'abbandono, favorito anche da allevatori spregiudicati che cercano di guadagnare con la frode. Ancora meglio se, nel farlo, ci si lascia guidare da un educatore cinofilo esperto, che aiuti a scoprirne i bisogni ancora prima che il cane arrivi a casa.

Poi bisognerà adattare la propria vita alle sue necessità, mostrandogli giorno dopo giorno che non sarà trattato mai come un trofeo, ma come un amico. Un cane ha bisogno di un pet mate responsabile e che nel caso dei Pitbull può contribuire anche per un concreto cambio di visione di cui ha bisogno la razza oggi: un compito davvero complesso che va preso con grande consapevolezza.

I Pitbull sono i cani che più subiscono quel fenomeno delle mode passeggere che si trasformano in adozioni o acquisti fatti unicamente per il loro aspetto esteriore. Scelte superficiali che li portano troppo spesso a finire per occupare i box di canili da cui sarà difficile vederli uscire.

Le strutture sono strapiene di Terrier di tipo Bull e ci perdonerete se alla fine di questo lungo articolo ci teniamo a sottolineare che a noi fare una differenza sulla purezza della genealogia non ci interessa rispetto ai soggetti che vivono dietro gabbie da cui non usciranno mai nella più alta delle probabilità. E lo vogliamo dire chiaramente a chi ha avuto addirittura la necessità di scriverci che "cani con alto lignaggio non finiscono in canile ma lì ci sono solo mix".

Noi stiamo parlando e vogliamo parlare di tutti gli individui che portano nella genetica le caratteristiche di questa tipologia di razza e intendiamo dire, semplicemente, che non è una questione di pedigree finire dentro un box o meno ma invece è causa di come quel singolo cane – indipendentemente dai nomi dei suoi avi scritti su un pezzo di carta – è stato ascoltato e visto per quel che era dall'umano con cui ha vissuto.

Questi cani, non dimentichiamolo, sono straordinari nel rapporto con il loro punto di riferimento e cercano coerenza, energia e fermezza ma hanno bisogno e desiderano quella serenità e quella delicatezza che impediscano alla relazione di sfociare in eccessi di controllo o violenza.

Per essere gli adottanti adatti, quindi, bisogna avere consapevolezza del proprio equilibrio interiore e, se si riesce a realizzare questo ambizioso ideale, non si farà del bene solo al soggetto che si sceglie di accogliere in casa, ma all'intera razza, con o senza pedigree, la cui visione nella società ha bisogno di essere ristrutturata e liberata finalmente di quelle immagini sfocate e contrastanti tra loro, per lasciare spazio ad una conoscenza più approfondita e precisa, che aiuti a definirne i dettagli in maniera finalmente realistica.

Ogni persona che sente il desiderio di vivere con questi cani deve essere pronto ad assumersi la responsabilità di dimostrare che sono molto più di una leggenda metropolitana. Il Pit è un compagno come tanti altri: sì, particolarmente possente ma dal carattere generoso e delicato con le persone che ama e di cui si fida ciecamente. Un bel tipo che va conosciuto e rispettato, con cui si può dare inizio ad un futuro meraviglioso fatto di equilibrio. Solo e soltanto nella consapevolezza che come andranno le cose – come in tutti i rapporti che si rispettino – non dipenderà solo dal cane ma dalla relazione che ha la possibilità di costruire.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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