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26 Dicembre 2020
10:19

Negozi, allevatori, traffici illegali: cosa c’è dietro all’acquisto di un compagno di vita

Spesso si compra sul Web, rischiando di alimentare il traffico illegale di cuccioli che arrivano dall’est Europa. Guadagni milionari per chi sfrutta questi animali, che spesso non sopravvivono. L’adozione consapevole è l’alternativa che cresce sempre di più ma quali sono le leggi in Italia sulla compravendita degli animali?

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Giornalista
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C’erano una volta i negozi di animali. Erano quelli che avevano in vetrina cuccioli,  in genere cagnolini arruffati o gattini dagli occhi blu. Animali spesso tenuti in condizioni pietose, dentro gabbie o teche di plexiglass in cui la socializzazione con i propri simili e con la madre era stata inibita. Scene che ancora si vedono in diverse città italiane, ma il business degli animali si è spostato su altre offerte e altri mercati. Basti pensare che sessanta milioni di animali popolano le nostre case e tanti provengono da acquisti purtroppo non legali. I petshop si sono trasformati, vendono alimenti di qualità per cuccioli o accessori anche di super lusso, al limite tra ciò che è davvero utile per il benessere degli animali e ciò che piace ai proprietari. Per comprare cuccioli, invece, ci si rivolge agli allevatori o si va su Internet, rischiando però di alimentare la rete del traffico illegale di animali che arrivano dall’est Europa sopratutto.

Sempre più spesso, infatti, cani e gatti si comprano in questo modo, ma chi decide di fare un acquisto e non un’adozione in canile dovrebbe stare molto attento a scegliere esperti del settore che rispettano le regole. Perché  lo sfruttamento degli animali e la truffa sono dietro l’angolo.

Cosa dice la legge italiana sulla vendita degli animali domestici

Partiamo intanto dal presupposto che vendere animali domestici in Italia è legale e due leggi ne regolamentano il commercio: la 529 del 1992, nata proprio per bloccare la possibile compravendita di animali che, pur essendo privi di pedigree, vengono messi in commercio come animali di razza. E la 201 del 2010, che contrasta la vendita illegale di animali, considerandone il traffico alla stregua di un vero e proprio reato.

Regolamentata anche la commercializzazione dei cuccioli all’interno dei punti vendita:

  • vietata l’esposizione in vetrina;
  • vietata la vendita dei cuccioli prima del compimenti di 60 giorni;
  • vietata l’esposizione in box che non abbiano spazi adeguati;
  • In particolare viene considerata fondamentale per i cani l’ampiezza del box e per i gatti l’altezza, in considerazione delle necessità fisiche di entrambi.

Come è cambiato, però, il mercato della compravendita di animali domestici in un paese come il nostro che, a norma del Codice civile, del resto, considera gli animali ancora delle res? Cuccioli di cani e gatti, certo, vanno sempre per la maggiore ma anche pesciolini e serpenti, criceti, uccellini, tartarughe d’acqua e, perché no, anche i camaleonti sono oggetto del desiderio di chi dovrebbe mettere sempre le caratteristiche specie-specifiche al centro della scelta. E non la moda.

I negozi di animali: pet shop che vendono accessori e tolettatura

Lo abbiamo chiesto a Davide D’adda, presidente di Acad ( Associazione Commercianti Animali Domestici e Tolettatori ), associazione di categoria che fa capo a Confcommercio e che rappresenta i commercianti di animali domestici e tolettatori di Milano e della Lombardia. «È innanzitutto cambiata la sensibilità. Una campagna mediatica contro i negozi ha disincentivato la vendita e il cliente si è spostato verso gli allevatori. Ma quello che ha influito di più è stata la crescita del numero delle adozioni. In molti ormai scelgono di adottare piuttosto che comprare». Il declino nelle vendite ha spinto verso una trasformazione, diventata ad un certo punto fondamentale per la sopravvivenza stessa dell’esercizio. «Tanti commercianti in seguito a questi obblighi hanno preferito eliminare l’esposizione diretta degli animali in negozio e incentivare la vendita attraverso rapporti diretti con gli allevatori a cui indirizzare le richieste di acquisto. I negozi in gran numero si sono convertiti e trasformati in rivendite di accessori e food sempre più specializzato», spiega ancora D’adda.

E così i negozi come li conoscevamo, con il pappagallo che vociava all’ingresso, i cagnolini che guaivano in vetrina e il cattivo odore dei mangimi in vendita in grandi sacchi, tendono a scomparire e sono sempre più spesso sostituiti da punti vendita di accessori ultra moderni con cucce, collari, lettiere all’ultima moda. Anche la tolettatura è molto cambiata. «Fino a 15 anni fa si trattava di semplici lavaggi – racconta D’Adda – ora parliamo di vera e propria cosmesi: maschere al caviale, al tartufo o addirittura con foglie d’oro e, ovviamente, all’argan. Da semplici commercianti si sono reinventati per far fronte alle richieste di un mercato completamente diverso».

Il rapporto Assalco-Zoomark 2020: oltre 60 milioni di animali da compagnia

Ma quanti sono gli animali domestici che popolano le nostre case? La stima è di 60,3 milioni di animali da affezione, secondo il Rapporto Assalco – Zoomark del maggio 2020 che ogni anno fotografa la situazione di alimentazione e cura degli animali da compagnia. Il rapporto è 1 a 1. Vuole dire che ogni italiano, più o meno, ha in casa un animale domestico. Parliamo quindi di un mercato enorme dove il pet food vale oltre 2 miliardi di euro con una crescita, rispetto al 2019, del +2,8%. Le altre tendenze emerse dal rapporto ci dicono che curiamo i nostri animali anche con l'acquisto di accessori per la cura e l'igiene e sempre Internet è il primo canale d’informazione per valutare e confrontare i prodotti prima dell’acquisto.

Quanti sono i negozi di animali domestici in Italia

Secondo il rapporto Assalco-Zoomark 2020, i pet shop tradizionali in Italia sono 4857. Sono quelli che più assomigliano ai negozi tradizionali a cui eravamo abituati. Anche se va sottolineato che, sempre secondo il rapporto, ormai il grosso dell’acquisto di pet food si riferisce alla vendita nelle grandi catene di distribuzione, vale a dire i supermercati. È lì infatti, che si acquista il 55,9% del fatturato complessivo delle vendite.

Il grocery, cioè l’insieme di prodotti di largo consumo confezionato in vendita nella grande distribuzione, nel 2018 ha generato un fatturato di circa 1,15 milioni di euro. Ed è nel nord dell’Italia che grocery e pet shop tradizionale vendono di più, rappresentando più della metà delle vendite complessive (32% nord ovest, 19,9 % nord est). Centro e Sardegna seguono con il 28,7% e infine il sud con il 19,3% del totale. Senza ovviamente dimenticare la vendita attraverso canali web: l’online infatti nel 2018 ha fatturato ben 8,3 milioni di euro.

Quali animali si vendono di più?

Ma quali animali si vendono più frequentemente? Davide D’Adda sottolinea il ruolo delle mode: «Dal Dalmata, che tutti volevano quando uscì il film “La carica dei 101”, al Pastore Tedesco, molto gettonato al tempo del “Rex” televisivo, fino al Labrador e al Golden Retriever,  lanciati dalla pubblicità di una nota marca di carta igienica e da vari film». Ma la novità, in campo di mode è rappresentata dall’apparizione degli influencer. «Fedex e la Ferragni, con le loro storie si Instagram di cui è protagonista un Bouledogue francese, hanno indubbiamente prodotto un nuovo slancio nell’acquisto di questa razza. Per il resto, tra i gatti il Persiano continua ad essere molto richiesto anche se il Novergese è ora di gran moda. Così come il Siberiano, soprattutto perché, grazie ad un enzima che ha nella saliva e che leccandosi, deposita sul pelo, è meno problematico rispetto alle allergie».

Cani e gatti non sono però gli unici animali vendita nei pet shop. Dal sito de La Fattoria degli animali, punto vendita del milanese, scopriamo che un camaleonte può costare dai 130 ai 170 euro; i serpenti sono quotati in base alle razze, le tartarughe d’acqua costano 16 euro, mentre criceti russi, criceti dorati, gerbilli e topini ballerini si acquistano a partire da 2 euro l’uno. I roditori, come i porcellini d’India o i conigli, partono dai 18 euro. Tutto il comparto volatili, (canarini, cardellini, cocorite, diamantini e inseparabili), parte invece dai 16 euro.

Acquistare un cane o un gatto: gli obblighi degli allevatori

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La maggior parte delle persone che vogliono acquistare un animale di razza, per fortuna, si rivolgono ad un allevatore. Ed in genere il negoziante di un pet shop è in grado di fornire il contatto giusto. Un’altra possibilità è invece rappresentata dal contatto diretto con l’allevatore che si può trovare su Internet. Ancora la Rete, però, rappresenta un punto di riferimento per l’acquisto diretto: è piena di venditori occasionali che propongono acquisto di cani e gatti, spesso a prezzi concorrenziali rispetto a quelli praticati dagli allevamenti. E proprio per questo motivo il Web nasconde enormi probabilità di essere frodati. E, soprattutto, in questo modo si alimenta un mercato clandestino che non bada al benessere degli animali.

In Italia, l’associazione di riferimento per chi alleva cani destinati alla vendita è l’Enci che “ha lo scopo di tutelare le razze canine riconosciute pure, migliorandone ed incrementandone l'allevamento, nonché disciplinandone e favorendone l'impiego e la valorizzazione ai fini zootecnici, oltre che sportivi”. Attraverso l’affisso dell’Enci, cioè “la denominazione di un allevamento destinato a distinguerne i prodotti”, gli allevatori sono in grado di fornire una sorta di autenticazione degli animali e gli acquirenti possono, in teoria, risalire alla fattrice, cioè alla madre dei cuccioli che vogliono acquistare. Tutto questo perché la regolamentazione della vendita impone la tracciabilità della provenienza dei cuccioli in vendita, imponendo tra l’altro anche un’età minima destinata allo svezzamento prima della vendita (60 giorni) e una serie di certificazioni che attestano le vaccinazioni e lo stato di salute dell’animale acquistato. Al momento dell’acquisto o dell’adozione il cane deve essere già registrato all’anagrafe canina.

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Anche per i gatti c’è l’obbligo del passaporto europeo, con microchip elettronico obbligatorio, in caso di spostamento tra un paese e l’altro dell’Unione. Inoltre è possibile l’iscrizione, su base volontaria, all’Anagrafe Nazionale Felina, una banca dati informatizzata gestita privatamente e promossa dall’A.N.M.V.I, l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani in cui è possibile riportare i dati identificativi. La scheda di ogni gatto riporta i suoi dati segnaletici, il numero del microchip e i dati anagrafici del proprietario ed è fondamentale in caso di smarrimento dell’animale.

I pericoli dall’est Europa. Attenti a provenienza, salute ed età del cucciolo

Tutto ciò che è acquisto senza controlli sulla provenienza, sulla salute, sull’età del cucciolo, rischia di finire nella rete dell’illegalità. Come? A causa del traffico illegale di cuccioli nati nell’est Europa e venduti come italiani. Spiega Ilaria Innocenti, responsabile settore animali familiari della LAV (Lega Anti Vivisezione italiana) citando il dossier di approfondimento aggiornato a maggio 2017: «L’allevamento, la custodia e il commercio di cani e gatti all’interno dell’Unione Europea sono diventate attività significative. Il settore impiega circa 300 mila persone solo nella vendita e genera un guadagno stimato in 1,3 trilioni di euro l’anno». Lo studio stima anche che ogni mese circa 46 mila cani sono movimentati tra gli stati membri dell’Unione, con profitti elevati ma soprattutto con sistemi di identificazione e registrazione, nonché di normative nazionali completamente diversi tra Stato e Stato, creando un vero Eden per l’illegalità.

Dal 1 ottobre 2004 è entrata in vigore la nuova normativa sanitaria dell’Unione Europea che disciplina la movimentazione tra i Paesi membri dell’Unione Europea di cani, gatti e furetti. Come spiega a riguardo la sezione informativa dedicata alle questioni di vita degli animali del sito dei Carabinieri.

“La nuova normativa riguarda la movimentazione, senza alcun fine commerciale, degli animali accompagnati dal loro proprietario o da una persona fisica che ne assume la responsabilità per conto del proprietario durante il movimento. Cani, gatti e furetti che viaggiano dall'Italia verso uno Stato membro dell'Unione europea, diverso dalla Gran Bretagna, Irlanda, Svezia e Malta, devono essere muniti del passaporto comunitario individuato dalla decisione 2003/803/CE della Commissione del 26 novembre 2003 e identificati tramite un tatuaggio chiaramente leggibile o un microchip in relazione a quanto previsto dalla normativa nazionale del Paese. Il passaporto, rilasciato dal Servizio Veterinario Ufficiale, deve attestare l'esecuzione della vaccinazione antirabbica e, se del caso, di una nuova vaccinazione antirabbica in corso di validità”.

Il vero problema è quindi il commercio illegale che, sfruttando le maglie larghe delle leggi che regolano la compravendita e l’allevamento degli animali domestici nei vari paesi dell’Unione Europea, diventa un’alternativa al commercio legale. «A fronte del commercio regolare – spiega ancora la Innocenti della LAV – ce n’è uno illegale  con cuccioli acquistati a circa 60 euro e rivenduti a prezzi fino a 20 volte superiori, una volta trasformata la loro nazionalità». Perché il punto è proprio questo: se compri un cucciolo italiano, da un allevatore o tramite un pet shop, oppure se lo adotti, sei garantito su provenienza, salute ed età. Se compri per canali non controllati, l’illegalità è dietro l’angolo con cuccioli di cui non si conosce età e provenienza, che possono essere malati, che sono stati trasportati in condizioni massacranti e che, purtroppo, rischiano di morire appena acquistati. La ricerca della LAV rivela che l’85% dei cani provenienti dall’estero presentavano malattie infettive o infestive e che la stragrande maggioranza dei cuccioli sembra provenire da paesi dell’Est Europa, soprattutto da Repubblica Slovacca, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca.

Il fenomeno delle Puppy Mills, le fabbriche di cuccioli

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Per sopperire alle richieste di cuccioli da far arrivare nei paesi che li acquistano clandestinamente, nell’est Europa sono fiorite negli anni le cosiddette Puppy Mills. Allevamenti a conduzione familiare o vere e proprie fabbriche di cucciolate che sfornano migliaia di piccoli ogni anno. L’onere della produzione grava tutto su centinaia di cani-fattrici, vere e proprie fabbriche viventi che, stabulate in box piccolissimi, con cibo appena sufficiente a non farle morire di fame e senza alcun riposo tra una cucciolata e l’altra, vengono ingravidate e rese madri in continuazione. I cuccioli, strappati alle madri verso i 30/40 giorni di vita, vengono messi subito in viaggio verso i paesi acquirenti. Viaggiano spesso di notte accompagnati da passaporti falsi o falsificati. Sono stati ritrovati fino a 50 esemplari stipati nei bagagliai delle auto, oppure nascosti in furgoni o in tir, addirittura dentro borsoni che li nascondono durante viaggi in aereo o in treno. Per madri, che vengono fatte partorire fino a 2, 3 o 4 volte l’anno, niente riposo e niente gioia nel godersi i loro cuccioli. Si riparte subito con le iniezioni di ormoni  e antibiotici verso la prossima gravidanza, il prossimo parto, il prossimo furto di piccolini ancora da allattare.

Nel frattempo i cuccioli viaggiano attraverso l’Europa portandosi dietro le loro malattie, quando non muoiono già durante il viaggio. «Le condizioni di salute sono così gravi da farli morire pochi giorni dopo la vendita sul mercato italiano – aggiunge la Innocenti – Infatti prima di partire gli vengono somministrati antibiotici ed eccitanti per tenerli in salute e vispi in vista del primo incontro con gli acquirenti». Passato l’effetto delle sostanze somministrate prima della partenza, però, vengono fuori le malattie per le quali non sono stati vaccinati. «Le patologie più riscontrate nel cane sono cimurro, endoparassitosi, micosi, parvovirosi e rogna. Nel gatto spesso sono diagnosticate endoparassitosi, infezioni delle vie respiratorie, micosi e rogna. Si stima che la mortalità sia intorno al 50% tra il trasporto e dopo l’arrivo in Italia».

All’ordine dei giorno i sequestri di animali arrivati dall’est

I sequestri di animali arrivati illegalmente soprattutto dall’est Europa, sono ormai all’ordine del giorno. Solo per citarne alcuni dell’ultimo anno a febbraio un'operazione del Nucleo Investigativo  dei carabinieri Forestali di Perugia ha portato al sequestro di nove cuccioli di Bouledogue francese, vedi effetto influencer di cui si diceva prima per una razza delicatissima, le cui condizioni di salute sono già minate dalla nascita per la selezione estrema operata dall'uomo. illegalmente importati dall'estero, con microchip straniero ma senza alcuna documentazione identificativa e sanitaria. A maggio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale del Gruppo Forestale di Brescia hanno concluso le indagini, avviate nel 2019, su di un presunto traffico di cuccioli provenienti dall’estero e destinati ad un allevamento abusivo nel mantovano. Il risultato è stato il sequestro di ben 61 cani di varie razze, detenuti in precarie condizioni igieniche e sanitarie, e destinate alla vendita privata. A giugno un traffico di cuccioli proveniente dall’Ungheria è stato scoperto a Misano dai Carabinieri Forestali: da un controllo su strada di un furgone che trasportava cani si è arrivati all’abitazione di un privato al quale erano destinati undici cuccioli di Bulldog francese, privi di microchip e di documenti che ne attestassero la provenienza e di età inferiore ai 90 giorni. Assieme a loro sequestrati altri nove cani, tutti con passaporto ungherese utilizzati per far credere che i cuccioli fossero italiani.

L’alternativa all’acquisto: l’adozione consapevole

Ci arriviamo all'ultimo di questo lungo articolo ma pensiamo sia la premessa per iniziare la relazione con un cane o un gatto col piede giusto. Per non contribuire allo sfruttamento di animali a fini commerciali e per non incappare nelle maglie dell’illegalità, l’alternativa è ovviamente ladozione consapevole che secondo Ilaria Innocenti della Lav «costituisce un contributo concreto anche al fenomeno del randagismo, considerando che in Italia ci sono oltre 130 mila cani in attesa di una famiglia e il numero dei gatti è sensibilmente più alto».

La scelta di adottare, inoltre, non è solo legata al benessere dell'animale ma anche a quella della nostra società, in termini di spesa pubblica. Il mantenimento di 983 canili e di quasi 41 mila colonie feline riconosciute nel nostro paese non è uno scherzo: circa 151 milioni di euro l’anno, secondo l’associazione animalista. A fronte di circa 96 mila cuccioli che entrano in Italia, ogni anno, grazie al traffico illecito di animali e che finiscono nelle case degli italiani spacciati per cuccioli nati e allevati secondo le nostre regole. In ogni città, un canile o un gattile è dietro l’angolo. E con loro migliaia di cani e gatti in attesa di una famiglia e di una casa. Basta informarsi e sì: in questo caso anche e soprattutto in Rete per trovare il posto più vicino a casa propria.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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