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13 Novembre 2023
13:28

La motivazione competitiva

La motivazione competitiva è il piacere e il bisogno di contendere una risorsa, sia essa materiale o meno.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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La motivazione competitiva è il desiderio e il bisogno di contendere una risorsa, sia essa materiale o immateriale (come un determinato spazio, l'attenzione di una o il ruolo all'interno del gruppo). Non bisogna confonderla con la motivazione territoriale (che si riferisce al bisogno di salvaguardare i propri spazi) e con quella possessiva (ovvero il desiderio di mantenere il possesso su una risorsa).

Come le altre motivazioni, anch'essa è la predisposizione al desiderio e al bisogno di compiere alcune azioni, ma anche di interessarsi a determinati elementi e obiettivi. La specie Canis lupus familiaris, esattamente come ogni altra specie, ha infatti un insieme di motivazioni innate che si declinano poi in maniera individuale in ogni soggetto.

Come riconoscere la motivazione competitiva

Per riconoscere la motivazione competitiva e non confonderla con altre che potrebbero portare a comportamenti simili (seppur con focus diversi), è importante tenere a mente il fatto che in questo caso il fulcro dell'azione è determinato dall'agonismo stesso. 

Prendiamo, ad esempio, un momento in cui due cani stanno correndo l'uno affianco all'altro: ciò potrebbe avvenire con l'obiettivo di raggiungere per primi un determinato luogo o un oggetto, ma anche senza che la meta abbia un reale valore nell'azione stessa. Proprio in questa spinta si cela la motivazione competitiva.

Certo, non è facile riconoscere l'intenzione che si cela dietro un'azione ma è proprio questo l'elemento determinante per arrivare a scoprire in profondità la personalità del cane che osserviamo. Per renderci più semplice questo arduo compito, possiamo ragionare sull'insieme dei contesti in cui l'individuo esprime un determinato comportamento, sulle modalità e sui momenti in cui lo interrompe e analizzare poi questi elementi come se fossero indizi di un puzzle. 

Le razze "esperte" di competizione

Attraverso la selezione condotta per mano dell'uomo, nei secoli abbiamo creato centinaia di razze, con l'obiettivo di rendere i cani adeguati ad aiutarci in diversi contesti, come la caccia, la guardiania e la conduzione delle greggi. Oltre ad avere ottenuto una morfologia adatta (dal punto di vista delle dimensioni, del mantello o della struttura fisica), abbiamo anche creato profili comportamentali in linea con ciò che il cane è chiamato a fare nelle proprie mansioni.

Ed ecco che quindi, per condurre le greggi di pecore serve certamente il desiderio di competere con loro nel movimento ed è proprio per questo che tra le razze famose per la motivazione competitiva vi sono i Border Collie, gli Australian Shepherd, i Pastori Tedeschi e i Pastori Belga.

Non è tutto, però, perché lo stesso vale anche per la maggior parte dei cani che, in passato, venivano utilizzati nei combattimenti (oggi fortunatamente illegali), come il Bull Terrier, il Dogo Argentino, lo Staffordshire Terrier, il Bulldog Americano. In fondo, cosa c'è di più competitivo di un combattimento?

Vi sono inoltre alcune razze, selezionate per la caccia, che derivano proprio da incroci con questi cani e portano quindi con sé i segni evidenti anche per quanto riguarda le motivazioni. Un esempio su tutti è il Jack Russel Terrier, ma anche il Fox Terrier e l'Airedale Terrier.

Non dobbiamo pensare però che tutti i cani appartenenti a una determinata razza abbiano gli stessi interessi e le loro motivazioni abbiano lo stesso volume, perché fortunatamente ognuno è un individuo a sé, caratterrizzato da una personalità unica e irripetibile. 

Vi è infine un ultimo aspetto da non sottovalutare, ovvero quello che riguarda i meticci, individui unici e pieni di sorprese. Nel loro caso gli aspetti legati alle motivazioni saranno un mistero anticipato solo da alcuni indizi morfologici, che ci fanno capire quali possano essere le sue origini.

Nella loro mente

L'individuo competitivo mette al centro del suo interesse l'azione di concorrere per contendersi qualcosa e ciò non riguarda solo gli oggetti tangibili e facilmente riconoscibili (come una treccia, un giocattolo, un croccantino), ma anche alcune risorse non materiali, come le attenzioni di una figura di riferimento, oppure (lasciandoci di stucco) proprio lo spazio all'ombra, accanto alla pozzanghera, dove sta riposando qualcun altro.

Se a guidarlo è la competizione, il cane non cerca di contendere, proteggere o lottare per poter davvero prendere quel posto, bensì per mettersi in gioco con qualcuno.

Il più classico esempio che aiuta a entrare nella mente di un competitivo, però, sono i due cani che tirano da una parte e dall'altra lo stesso oggetto, posizionati frontalmente l'uno all'altro ma, nel momento in cui ne assumono il controllo, l'oggetto perde immediatamente di interesse. Per un competitivo l'obiettivo è il viaggio, più che la stessa meta.

Come giocare con la motivazione competitiva

Un ottimo esempio di gioco legato alla motivazione competitiva è il tira e molla, durante il quale ci si interfaccia contendendosi un oggetto, senza che esso sia veramente il centro dell'attenzione. Questo gioco può essere proposto in molti modi, mettendo più o meno forza, in maniera più o meno agitata, a patto che entrambi ci si stia divertendo e l'euforia e l'arousal non diventino eccessivi. La competizione, infatti, può innalzare lo stato di attivazione emozionale.

Questa motivazione, se non correttamente disciplinata, potrebbe portare all'abitudine di competere per ogni cosa, rendendo certamente più complesse le giornate e le relazioni sociali, sia con i propri simili che con i membri del gruppo familiare, in particolar modo se è abbinata alle motivazioni possessiva, predatoria e cinestesica. Vi è però uno strumento interessante da prendere in considerazione per evitare che ciò accada, ovvero la possibilità di aiutare il cane a sviluppare anche la motivazione collaborativa, in modo da costruire una sorta di equilibrio e offrirgli maggiore varietà nelle attività svolte. Allo stesso modo possono tornare utili anche giochi che prevedano la motivazione epimeletica, et-epimeletica o affiliativa.

Inoltre possiamo pensare di dargli una mano a regolare la sua competizione, dandogli un corretto indirizzo, ad esempio mostrandogli quando, in che modo e su quale target si può competere e quando, invece, è meglio dedicarsi ad altro. Non è facile, certo, ma in caso di necessità si può pensare di contattare anche un educatore cinofilo con approccio cognitivo (se il cane è cucciolo) o un istruttore cinofilo (se il cane è adulto), i quali possono dare indicazioni a riguardo e aiutare a individuare quali potrebbero essere le motivazioni a cui dare più volume per raggiungere un maggiore equilibrio.

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Le motivazioni sono un elenco (incompleto e in evoluzione) di desideri e necessità individuali e tipiche di una determinata specie. Conoscerle e riconoscerle nei cani con cui ci si interfaccia significa riuscire ad avvicinarsi di più alla loro personalità e avere quindi maggiori strumenti a disposizione per costruire una relazione con loro.

Nel riconoscimento delle motivazioni del soggetto, sia esso di razza o meticcio, si cela anche il segreto per un'adozione davvero adeguata e consapevole, che permetta di vivere una routine quotidiana in linea con i bisogni della famiglia e anche del nuovo membro del gruppo. Se il cane non ha l'opportunità di esprimersi in maniera allineata con le sue motivazioni, infatti, si rischia vedere emergere un disagio. 

Talvolta si pensa che esistano motivazioni "giuste" e "sbagliate", ma non è affatto così: ciò a cui si tende, infatti, è l'equilibrio e la capacità da parte del singolo di attingere a quanti più interessi e desideri possibili, senza focalizzarsi in maniera eccessiva su pochissime azioni. 

In alcuni casi riconoscere le motivazioni del soggetto è più facile, perché magari rispecchiano alla perfezione ciò che ci si potrebbe aspettare dalla razza a cui appartiene. Ciò non è però sempre vero e, come accade per i meticci, è bello andare a scoprire i segreti e i tesori nascosti nella personalità di ogni individuo, per coglierne la vera essenza.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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