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19 Gennaio 2024
11:26

La motivazione territoriale

La motivazione territoriale è il desiderio e il bisogno di preservare la sicurezza dei propri spazi. Cani da guardiania, ma anche Schnauzer e molossoidi la mostrano con frequenza, ma non solo loro sono esperti di questo talento.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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La motivazione territoriale nei cani è il desiderio e il bisogno di salvaguardare la sicurezza dei propri spazi e degli ambienti che riconoscono di loro appartenenza.

Come le altre motivazioni, anche quella territoriale, se riconosciuta, aiuta a comprendere quali siano i profondi desideri del cane che abbiamo di fronte e a prevedere le strategie che metterà in campo per sentirsi appagato durante le giornate e per evitare di sentirsi frustrato.

Ecco perché la conoscenza di questi aspetti che caratterizzano la personalità di ogni cane possono aiutarci sia durante la quotidianità insieme a loro, sia in fase di adozione, quando stiamo ragionando sull'individuo da accogliere in famiglia.

Come riconoscere la motivazione territoriale

Avete presente i cani che non lasciano entrare nessuno in casa? La motivazione territoriale si riconosce proprio prestando attenzione a questo aspetto, ma anche notando i cambiamenti nel comportamento in base ai luoghi in cui il soggetto si trova.

Se, ad esempio, fuori di casa si propone in maniera socievole e spensierata con gli umani che incontra ma quando entra nell'ambiente domestico le cose cominciano a complicarsi, può essere che a muovere il cane durante l'accoglienza sia proprio questa spinta.

Non bisogna però confonderla con la motivazione protettiva (ovvero il desiderio di proteggere il proprio gruppo sociale) o la motivazione possessiva (desiderio di tenere per sé una risorsa di valore). La territoriale, infatti, è legata allo spazio e può portare il cane a mostrare posture e distanze volte a tenere gli altri (simili, umani o individui di altre specie) fuori dal luogo di interesse. Il soggetto intento ad impedire l'entrata nel suo ambiente da parte di altri individui può inoltre proporre comportamenti avversativi e, nel caso in cui questa sua necessità non venga rispettata, potrebbe mostrare tendenze al comportamento aggressivo.

Le razze "esperte" di territorialità

I cani più esperti di territorialità sono quelli ai quali, nei secoli, abbiamo più spesso chiesto di occuparsi degli spazi. Primi tra tutti, quindi, vi sono i pastori da guardiania: uno su tutto è il Cane da Pastore Maremmano Abruzzese, ma anche i più antichi Mastini Tibetani, i Cani da Pastore del Karst, i Mastini dei Pirenei, i Cani da Montagna dei Pirenei e molte altre razze che proteggono le mandrie e le greggi dall'arrivo dei predatori.

Vi sono poi i molossoidi, come il Cane Corso o il Dogue de Bordeaux o il Mastino Napoletano. Per secoli questi cani hanno svolto proprio il compito dei guardiani delle nostre case e non hanno ancora dimenticato come si fa.

Non dobbiamo inoltre sottovalutare la motivazione territoriale degli Schnauzer, che sono sorprendentemente ostinati nel difendere gli spazi che li riguardano. Del resto in passato gli chiedevamo di stare nelle scuderie a tenere compagnia ai cavalli e ci facevamo pure accompagnare da loro mentre viaggiavamo in carrozza. Gli Schnauzer, però, non viaggiavano a bordo bensì intorno al mezzo, pronti ad avvisare nel caso in cui arrivassero dei briganti intenzionati a rubare il carico.

Non dimentichiamo, infine, che il mondo è pieno di meticci, i quali nascondono nel loro aspetto imprevedibile una personalità ancora più unica e misteriosa. Anche loro, nel profondo, potrebbero portare con sé i desideri e i bisogni dei cani da guardiania o da scuderia.

Nella loro mente

Per loro il mondo è diviso in ciò che è dentro e ciò che è fuori: non ci sono vie di mezzo e, attenzione, perché non è sempre facile da intuire.

I confini, infatti, non devono essere per forza visibili, ma hanno dei limiti che solo i cani conoscono davvero. Vi sono individui, ad esempio, che ritengono di dover esercitare la motivazione territoriale su uno spazio che non ha alcun recinto. È importante però sapere che, in alcune situazioni, a determinare il limite sono anche confini naturali a cui noi umani non siamo abituati a pensare, come ad esempio un rigagnolo che passa oltre al prato oppure una panchina posizionata a pochi metri da noi.

La territorialità, inoltre, porta inevitabilmente a sviluppare una sorta di diffidenza nei confronti dello sconosciuto: bisogna valutare se rappresenta una minaccia o meno. Per evitare che questa motivazione complichi la vita di tutti i giorni, il consiglio è quello di trovare un compromesso chiaro e coerente con il cane: in alcuni luoghi (come ad esempio la sua cuccia), può esercitare la sua territorialità, ma in altri momenti e in altri contesti sarà invece il pet mate ad occuparsene.

Come giocare con la motivazione territoriale

Non è facile ragionare su quale possa essere il gioco adatto a questa motivazione e, infatti, la maggior parte dei soggetti che mostrano desideri e interessi legati alla territorialità tendono a prendere piuttosto seriamente questo compito.

Nel quotidiano, però, possiamo proporre comportamenti e abitudini che siano in linea con le sue necessità e dimostrino al cane che comprendiamo profondamente i suoi desideri. Un'idea potrebbe essere, prima di tutto, quella di offrirgli un luogo della casa (come ad esempio la sua cuccia o il posto in cui gli posizioniamo la copertina), dove possa avere la certezza che nessuno lo disturbi.

Per evitare che il cane si dedichi solo alla territorialità, inoltre, aiutiamolo a divertirsi anche in altri modi, come ad esempio, scoprendo ambienti nuovi (motivazione perlustrativa), collaborando con noi attivamente nelle faccende quotidiane (come i lavori in giardino o le faccende di casa) o incontrando altri cani e altri umani che non fanno parte del gruppo ristretto (motivazione sociale), sempre rispettando i suoi desideri e i suoi tempi.

Questa motivazione, purtroppo, viene talvolta considerata come "negativa" ma non è affatto così e, anzi, fa parte come tutte le altre dell'etologia della specie. Ciò che invece possiamo dire è che se il soggetto non trova la maniera corretta per metterla in mostra, può complicare la convivenza con l'ambiente umano. Se dovesse essere questo il vostro caso, potete prendere in considerazione l'idea di frequentare un percorso con un educatore o un istruttore cinofilo con approccio cognitivo, il quale vi mostrerà alcune opzioni per permettere al cane di essere territoriale senza però obbligarvi a tenere tutti gli amici lontani da casa.


Le motivazioni sono spinte e desideri innati (per quanto riguarda la specie), che permettono di descrivere e di intuire quali potrebbero essere gli interessi e i comportamenti proposti da un singolo cane. 

Imparare a conoscerle e riconoscerle nel quotidiano è uno strumento in più che abbiamo a disposizione sia per trovare i modi migliori per giocare con loro, sia per immaginare quale potrebbe essere il cane più adatto ad un'adozione da parte nostra. 

Non dobbiamo pensare che la conoscenza delle motivazioni sia sufficiente, perché vi sono molti altri fattori che vanno a creare la personalità di un individuo, ma possiamo pensarle come indizi per andare a scoprire la meraviglia della specie che abbiamo di fronte.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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