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16 Gennaio 2024
13:15

La motivazione somestesica

La motivazione somestesica è il desiderio e il bisogno di esplorare e curare il proprio corpo. Grattandosi, leccandosi e mordicchiandosi il cane prova piacere, ma attenzione: come tutte le motivazioni, in alcuni casi può diventare un'ossessione.

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La motivazione somestesica è il bisogno e il desiderio di esplorare e curare il proprio corpo. Come tutte le motivazioni rappresenta una sorta di bisogno espressivo, che nel realizzarsi genera piacere e gratificazione.

La somestesi riguarda anche la rappresentazione che ognuno ha di se stesso e del proprio corpo: tanto più questa competenza è allenata, tanto più favorirà la strutturazione di un carattere stabile e sicuro. Al contrario, invece, il soggetto sarà maggiormente esposto a stati di insicurezza e fragilità.

Il cane intento a mettere in atto la propria motivazione somestesica prova piacere nel curare il proprio corpo ma non solo: in questo modo può anche rifuggire il disagio, perché l'appagamento di un bisogno mette in azione un meccanismo che, attraverso la produzione di endorfine, provoca un'alterazione positiva delle emozioni. Oltre ad avere il desiderio di curare ed esplorare il proprio corpo, quindi, il cane potrebbe sentirne una vera e propria necessità, nel caso in cui stia vivendo un momento difficile, uno stress, una frustrazione o uno stato di ansia.

Come riconoscere la motivazione somestesica

I più classici comportamenti manifestati dal cane che esprime la motivazione somestesica sono il leccamento delle zampe (o di altre parti del corpo), ma può essere ricondotto a questa motivazione anche l'abitudine a mordicchiarsi le dita o, più raramente, alcune parti del bacino o la coda.

La motivazione somestesica è anche quella che viene espressa nel momento in cui i cani annusano alcune parti del proprio corpo per verificare lo stato di salute o perché si sono spaventati o per un dolore improvviso.

Sempre questa motivazione è tirata in ballo quando producono movimenti legati alla motricità fine che necessita di grande concentrazione: questa abilità, infatti, favorisce il riconoscimento del sé.

Vanno inoltre considerati altri comportamenti come il leccarsi per pulirsi dopo una passeggiata, il togliersi residui di terra tra i polpastrelli e il grattarsi che possono venire messi in atto con maggiore frequenza nel momento in cui il cane vive un periodo prolungato di malessere psicologico o fisico.

Spesso, infatti, la motivazione somestesica viene sfruttata come strumento per alleviare condizioni di disagio e, per azzardare un paragone con quanto accade a noi umani, può assomigliare al nostro vizio di mangiarci le unghie.

Se uno o più di questi comportamenti vengono proposti solo di tanto in tanto o in pochi contesti, ciò non rappresenta certamente un problema e, anzi, è normale che avvenga. Se però questa abitudine si manifesta con molta frequenza e con ossessività è il caso di prendere in mano la situazione e rivolgersi a un educatore o a un istruttore cinofilo che sappia riconoscere la base e l'origine di questa necessità. Alcuni cani, infatti, possono arrivare a ferirsi anche molto profondamente nel tentativo di gestire un'emozione forte.

I cani "esperti" di somestesi

Alcune razze hanno effettivamente la tendenza a proporre con maggiore frequenza comportamenti legati alla somestesi e si tratta di alcuni levrieri (come i Greyhound o i Galgo), ma anche di altri cani caratterizzati dal pelo raso, come gli American Staffordshire Terrier e i Pitbull (che però non sono una vera e propria razza per quanto riguarda Enci).

Anche i Labrador Retriever e i Golden Retriever hanno spesso una spiccata motivazione somestesica, ma non dobbiamo illuderci che un elenco di razze sia sufficiente per riconoscere a priori i cani dotati di questa motivazione.

La somestesi è più spesso legata all'individualità del soggetto e meno all'appartenenza a una razza, quindi è importante conoscerla e riconoscerla, restando però consapevoli che si tratta di una motivazione espressa con più facilità da parte dei cani che prestano attenzione al contatto e dai cani che vivono con particolare enfasi gli stati emozionali più forti, come i momenti di gioia o quelli di profonda tristezza.

Nella loro mente

Il cane che si sta leccando, si sta grattando, morsicchiando o si sta staccando un pezzettino di sporco dal suo mantello potrebbe comportarsi in questo modo per diversi motivi ma, se avviene solo di tanto in tanto, non vi è motivo per cui credere che la somestesi sia legata a un disagio. Come ogni motivazione è innata (nella specie) e non può essere considerata come "positiva" o "negativa" a priori, perché fa parte dei bisogni e dei desideri tipici di questa specie.

Diversa è invece la situazione in cui il cane si pone in maniera ossessiva e morde le zampe fino a lasciare segni o ferite, oppure se si strappa il pelo compulsivamente, se propone dei comportamenti senza alcuna finalità, semplicemente per abitudine. In questo caso è probabile che stia vivendo un disagio emozionale legato a un dolore, a un'ansia, a una paura ma anche a una sorta di frustrazione motivazionale. Questo significa che se il cane non ha l'opportunità di mettersi in gioco sugli aspetti legati alle sue motivazioni prevalenti, è possibile che sfrutti la somestesi come palliativo per la sua insoddisfazione.

Le motivazioni, infatti, sono veri e propri bisogni espressivi e questo è uno dei motivi per cui è importante conoscerle e riconoscerle nel soggetto che si ha davanti: più sappiamo sul suo conto, più sarà facile costruire una vita su misura per i suoi desideri.

Come giocare con la motivazione somestesica

Un modo per favorire lo sviluppo di questa abilità è predisporre attività adeguate ai bisogni, che richiedano la capacità di muoversi in maniera delicata in un determinato contesto come ad esempio camminando indietro, muovendo solo leggermente una zampa, accucciandosi, oppure saltando. Questi dettagli vanno curati soprattutto quando il cane diventa anziano (che perde gradualmente la capacità motorie più raffinate) e nelle fasi legate alla crescita, quando le forme e i movimenti del corpo cambiano rapidamente. Particolare attenzione, inoltre, va posta nei cani di grande taglia che tendono ad avere una minore percezione del proprio corpo.

Questa motivazione ha quindi a che fare con il senso del tatto, quindi possiamo favorirla attraverso esperienze di movimento su superfici e su terreni differenti. Allo stesso modo, si può lavorare sul piacere del contatto in diverse parti del corpo. Anche questo aspetto, infatti, può favorire la sicurezza di sé e la capacità di condividere la propria quotidianità con noi umani, che abbiamo la necessità di toccare il nostro cane sia in situazioni di emergenza (come un infortunio o una visita), ma anche, più semplicemente, per mettere la pettorina.

In un certo senso, questo tipo di attività ricordano i corsi di psicomotricità che frequentiamo anche noi da bambini e si può quindi dire che la motivazione somestesica del cane può essere abbinata anche a quella cinestesica, anche se non è tutto qui.

Questa motivazione infatti va anche osservata accuratamente e può essere sfruttarla come un importante indizio per comprendere lo stato emozionale del soggetto che abbiamo di fronte. Se notiamo una condizione di deriva (ovvero una manifestazione eccessiva della motivazione), possiamo rivolgerci ad un educatore che lavori con un approccio cognitivo e favorisca quindi lo sviluppo di altre abilità, interessi e desideri, aiutando il cane a raggiungere uno stato di maggiore equilibrio motivazionale.

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Le motivazioni racchiudono i desideri e i bisogni tipici della specie. È un elenco di azioni, intenzioni e obiettivi innati che si declinano in maniera fortemente individuale. Conoscere questi aspetti della personalità del soggetto favorisce il riconoscimento del cane più adatto alla propria vita in fase di adozione.

Se invece il cane vive già con noi, possiamo imparare a conoscere quali sono i giochi e le attività più adeguate in base al suo spettro motivazionale, in modo da giocare e interagire in maniera corretta e rendere la relazione ancora più profonda.

Inoltre, possiamo anche scoprire quali sono i comportamenti che il cane tenderà a mettere in atto quando si trova in difficoltà. Le motivazioni, infatti, fungono anche da strumento per uscire dalla frustrazione e dal disagio, proprio perché permettono al cane di sentirsi maggiormente appagato.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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