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12 Luglio 2022
9:00

Australian Cattle Dog Rescue Italia, un rifugio per adottarli e la conoscenza della razza

L'Australian Cattle Dog Rescue Italia, in provincia di Viterbo, accoglie i Cattle Dog ceduti perché ritenuti problematici e cerca per loro adozione, facendo sempre informazione sulla giusta relazione da instaurare con questi cani spesso mal interpretati.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Non tutti sono a conoscenza del fatto che nel nostro Paese vi siano associazioni e persone che, essendo appassionate di una certa razza, o tipologia di cani, decidono di fondare un rescue, ossia un centro d’aiuto e soccorso specializzato.  L’istruttore Sergio Stefani è responsabile dell'Australian Cattle Dog Rescue Italia, che ha sede in provincia di Viterbo, e la sua storia nasce da un incontro casuale e inaspettato che lo ha portato poi a creare il rifugio dedicato appunto a cani di questa razza.

Stefani, da istruttore cinofilo, era stato invitato ad andare a conoscere un rifugio nel quale si sentiva l’esigenza di fare dei progetti per migliorare l’adottabilità dei cani lì ospitati. «Quando mi aprirono il cancello principale del rifugio mi venne incontro questo botolo con le orecchie semi erette – ricorda – E pensai "toh, pare proprio un Cattle Dog". La volontaria mi confermò la mia impressione ma lì per lì non le diedi molto credito. Spesso in canile si cerca di trovare una qualche somiglianza con cani di razza e dieci anni fa quando questo episodio che mi ha cambiato la vita è accaduto non erano così diffusi questi cani in Italia. Invece Tank, che aveva all'epoca più o meno un anno, era proprio un Australian Cattle Dog e mi aveva rubato il cuore da subito. Al tempo però ero in una situazione complicata e non era il momento di prendere con me un altro cane. Eppure non facevo che pensare a lui e, alla fine, lo portai a vivere con me e da allora siamo diventati inseparabili, fino a quando un cancro me lo ha portato via circa un anno fa».

Come spesso accade quando un incontro dà vita ad una relazione profonda è inevitabile che vi siano poi delle “conseguenze”. Fu dal momento in cui Tank entrò nella famiglia, che Sergio infatti decise di dar vita ad un rescue per questa razza che non è molto conosciuta, né troppo diffusa, ma che ha caratteristiche spesso fraintese e prese con troppa leggerezza.

«Al tempo cercavo un cane che avesse un profilo un po’ particolare, nel senso che a me piacciono i cani fisici, quelli che amano il contatto. Mi piacciono i cani "rustici" che riprendono le caratteristiche dei molossoidi, cani con i quali avevo maturato molta esperienza. Volevo però che il mio compagno, per il tipo di vita che conduco, avesse anche doti simili a quelle che si trovano spesso nei cani da pastore da conduzione quindi tanta voglia di fare, una forte motivazione collaborativa. Penso che un cane dovrebbe essere felice nel fare la vita che fa e io che sono sempre in mezzo ai cani, sono istruttore cinofilo a tempo pieno, volevo avere accanto un cane che fosse appunto appagato nella sua vita sociale, che godesse nel fare cose con me ma che nel contempo fosse anche un tranquillo compagno nella sfera domestica, ossia che si sapesse rilassare, cosa che solitamente non è proprio una caratteristica dei cani detti “da lavoro” che faticano molto a trovare quiete».

Così Sergio Stefani si interessa sempre più ai Cattle Dog e attraverso la sua testimonianza si riesce a comprendere quanto sia importante, sempre, approfondire la storia dei cani, conoscere davvero le motivazioni e poi giorno dopo giorno scoprire l'individualità del soggetto che ci è accanto. «La cosa che mi aveva un po’ frenato, al tempo, era la diceria che questi cani fossero un po’ problematici nei confronti degli altri cani – continua Stefani – Cosa che poi, con l’esperienza fatta proprio con il rescue, si è confermata essere frequente sì ma non a causa di caratteristiche dovute alla selezione della razza ma per errori di gestione comuni che facciamo noi umani: questi cani sono capiti poco o nulla».

I Cattle Dog sono cani problematici con le persone e con gli altri cani?

Quando ci si concentra su una particolare razza emergono prima di tutto le caratteristiche comportamentali, le vocazioni tipiche che la selezione zootecnica ha spinto e che ha reso ipertrofiche per assolvere a funzioni specifiche. Nel caso dei Cattle Dog abbiamo un cane da pastore, un conduttore impiegato nella gestione soprattutto di bovini in un contesto ambientale alquanto difficile. Da qui la sua rusticità, la forza, la cocciutaggine (le vacche non fanno sempre quello che le vogliamo costringere a fare e hanno dalla loro una certa stazza… oltre che zoccoli e corna!) e una taglia relativamente contenuta, proprio per evitare di fornire un ampio bersaglio al calcio di un bovino riottoso. Inoltre correre avanti e indietro per tenere la mandria unita sotto il sole cocente, in mezzo alla polvere soffocante per giorni interi, richiede una certa resistenza ed energia.

Ma i Cattle Dog devono anche avere una gran voglia di collaborare con l’uomo, imparare velocemente, ed essere desiderosi di stare con noi. Solitamente però non agiscono da soli, ci sono più cani attivi su una mandria di vacche, uno solo non basta. Quindi, come mai si rilevano questi problemi di comportamenti aggressivi nei confronti degli altri cani?

«Leggenda vuole che per dar vita ad un cane con queste caratteristiche, tra le varie razze utilizzate negli incroci, vi fosse anche il contributo del Bull Terrier. L’origine della maggior parte delle razze spesso sfocia nella mitologia, ma questo è quello che si dice sul Cattle Dog – spiega Stefani – Questi cani hanno dunque diverse caratteristiche che li accomunano ai Terrier di tipo Bull, tanto per cominciare la potenza del morso. Quando vedi sbadigliare un Pitbull o un Cattle Dog saltano subito all’occhio le dimensioni spropositate dei muscoli masseteri all’interno delle guance. Inoltre teniamo presente che loro hanno la tendenza a mordere i garretti del bestiame, sono dei “pizzicatori”, di conseguenza ci sta che, in selezione, il morso “facile” sia stato incentivato. In pratica hanno una forte tendenza ad usare la bocca e questo è parte delle lamentele delle persone che vivono con loro».

I problemi, dunque, sorgono sempre nella relazione, in mancanze che spesso stanno nel lato umano, dovute non necessariamente a cattiveria o assenza di sensibilità ma alla difficoltà di leggere l'altro e, appunto, a una ignoranza della storia e dell'etologia canina. «Quando si innervosiscono e ci sono dei problemi relazionali i Cattle Dog tendono a morderti i piedi, i calzoni, in genere le gambe», conclude l'istruttore.

La criticità nei confronti degli altri cani invece è legata sostanzialmente a tre fattori, il primo dei quali ha a che fare con la loro natura di conduttori e come tali con una fortissima vocazione al controllo. «Non sono cani che si fanno gli affari loro, tendono a voler gestire un po’ tutto», spiega Stefani che ritorna poi di nuovo al ruolo del pet mate: «Questo li rende cani molto abili e competenti se gli si da modo di sviluppare queste loro doti  in modo adeguato, ma allo stesso tempo possono prendere una pessima deriva se invece vengono frustrate e inibite scorrettamente. A ciò si sovrappone questo potenziale offensivo come secondo fattore. Quando decidono di mordere possono far veramente male, e noi, nel rescue, abbiamo avuto ben due soggetti arrivati qui perché avevano ucciso altri cani».

L'ultimo tassello, poi, riguarda quella carica che hanno i Cattle Dog che si vede in tutte le fasi della loro vita, nelle interazioni e nei rapporti con i propri simili e con gli umani. «Non si può dunque negare che alcuni soggetti possano sviluppare delle criticità – sottolinea l'istruttore – E il terzo elemento da considerare si  ritrova in una domanda e in una risposta: Ok, voglio un cane rustico, un cane che prende un calcio da una vacca, vola in aria, atterra e continua a lavorare come nulla fosse? Non posso poi aspettarmi di avere un cane che sia “delicato” nelle interazioni. Non lo sono per nulla, per esempio quando giocano tra di loro sembra che si vogliano ammazzare. Ma anche qui, il problema ritorna su derive che hanno a che fare soprattutto con la sfera sociale, per esempio il gioco mal impostato, la sotto-socializzazione, la deprivazione, delle esperienze negative di incontri fatti male e così via. Detto tutto ciò, io ho avuto fino a 12 Cattle Dog tra casa e fuori casa, oltre ai miei si intende, che dormivano tutti nella stessa stanza. Perciò, per quanto mi riguarda, è una sorta di “mito” questo della criticità con gli altri simili. Se sono gestiti male sì, ma questo riguarda la maggior parte dei cani».

I Cattle Dog e il contatto, quanto gli piacciono le manipolazioni?

Un’altra caratteristica critica che spesso riguarda gli Australian Cattle Dog è che spesso si senti dire che non tollerano le manipolazioni e anche questo aspetto ha a che fare di frequente con morsi dati in famiglia, che sono poi motivo di cessione al canile o al rescue.

«Quando il cane è sotto stress, quando non è sereno e non ha un buon volume di attività, è facile che alcune situazioni degenerino, e quello che ho constatato è che spesso le persone siccome pensano che sia un cane resistente allora lo si può anche maltrattare – sottolinea Sergio Stefani – Non c’è proprio alcuna ragione invece per essere duri con loro: vivono letteralmente in adorazione del loro compagno umano. Essere bruschi con i Cattle Dog li porta soltanto ad una deriva nella relazione e poi non ci si deve allora sorprendere se non sopportano più il contatto. Una delle cose che frequentemente mi vengono dette, quando vengono le persone a casa mia, magari a prendere uno dei cani che abbiamo in adozione, è: "ma sono tutti così coccoloni quelli che hai?" Se io incontro però un Cattle Dog per strada, e per deformazione mi viene spontaneo avvicinarmi, mi viene detto sempre che “…è meglio di no, perché non gli piacciono le persone”».

Le cause di cessione dei Cattle Dog al rescue

Le principali cause per le quali questi cani vengono rifiutati dalle loro famiglie, nonché la causa dei miti più diffusi, sono essenzialmente due: la criticità verso gli altri cani e l’essere morsicatori nei confronti delle persone, soprattutto in famiglia e appunto quando li si vuole toccare o manipolare e ormai il rapporto è già leso.

«Per mia esperienza – spiega Sergio Stefani – e parliamo ormai di decine e decine di soggetti che ho conosciuto e ospitato a casa mia, il tutto dipende sempre da una deriva relazionale e non dal cane in sè. Anche cani bollati come “morsicatori” che sono passati dal rescue sono migliorati in tempo record con una gestione corretta e una volta che gli si è data la possibilità di fare semplicemente il Cattle Dog».

Tra i compiti del rescue non c’è solo quello di accogliere cani con problemi. Anzi, si cerca di evitare proprio questo. «Puntiamo a fare informazione sulla giusta relazione da instaurare con loro. Quando è possibile, sopratutto per una questione geografica, facciamo consulenze, anche gratuite, a domicilio, per esempio per un corretto inserimento in famiglia, oppure per la soluzione di problematiche varie, al fine di evitare la cessione».

La moda dei Cattle Dog e le cessioni in canile

I Cattle Dog non sono cani molto appariscenti né noti al grande pubblico, ma negli ultimi anni hanno riscosso un certo successo, a tal punto da rendere necessaria la costituzione di rescue specializzati. Che tipo di attrattiva hanno questi cani sulle persone? Come fanno le persone a venirne a conoscenza? «Cominciamo col dire che questo cane è un must nel mondo dell’equitazione all’americana – spiega il responsabile del rescue – È un po’ visto come il cane dei Cowboy e i maneggi e gli agriturismi sono il luogo tipico di provenienza di questi cani… è insomma il “cane da maneggio”».

Quel che accade, però, è che se una persona che vive in città va a fare un weekend in campagna, per esempio in un agriturismo e incontra questi cani se ne innamora e pensa che sono in generale degli animali beati e tranquilli ma che ciò è dovuto al contesto. «Non si pensa che quello stesso cane, portato via da un ambiente sereno, all'aria aperta e messo invece al chiuso di un appartamento per 12 ore al giorno, per poi magari fare solo il giretto del quartiere per i bisogni – spiega il responsabile del rescue – non si comporta sicuramente allo stesso modo».

Una visione dunque ingannevole per la maggior parte delle persone e che può indurre a scelte sbagliate. «Come rescue facciamo sempre fare un questionario di prima scrematura per i potenziali adottanti e una delle domande è: "Cosa ti piacerebbe fare con il tuo Cattle Dog?". In genere le risposte più frequenti sono: trekking e passeggiate a cavallo». Queste sono certo attività nelle quali un Cattle Dog sarebbe veramente felice e soddisfatto, ma quanto fanno parte davvero della nostra quotidianità? Alle volte queste risposte, infatti, sono più legate a quello che si vorrebbe fare rispetto a ciò che davvero si riesce poi a fare. Sono sogni nella nostra mente, quando la realtà quotidiana, spesso, è appunto molto diversa.

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Moka e Baka, due dei Cattle Dog di Sergio Stefani arrivate tempo addietro al rescue ed ora membri stabili della famiglia.

Tutti i cani dovrebbero essere coinvolti pienamente nelle nostre vite e questo vale a maggior ragione per individui come i Cattle Dog: decidere di vivere con loro richiede a monte una sana valutazione del tipo di vita che possiamo offrirgli. Per questo sul sito del rescue si possono trovare informazioni utili e i contatti anche per richiedere il questionario pre adottivo.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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