Aron, il pastorino simpatico che non ha perso fiducia negli esseri umani nonostante i traumi subiti

Aron è un mix Pastore tedesco di taglia media e di circa 4 anni. Ha alle spalle due esperienze di maltrattamento: dopo essere stato tenuto legato fuori casa da cucciolo, ha trovato una nuova famiglia dove però è stato più volte aggredito da un altro cane. Ora si trova a Napoli e cerca adozione.

28 Agosto 2022
8:30
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Salvare un cane. Cosa significa? Quali sono, davvero, i cani che vanno "salvati"? Purtroppo di casi in cui l'intervento umano è fondamentale ce ne sono tantissimi e spesso riguardano soggetti che vengono detenuti in condizioni di maltrattamento. Il numero di adozioni e anche acquisti fatti senza alcuna consapevolezza è enorme e ancora è tanto diffusa la malsana abitudine di prendere un cane come se fosse un oggetto, senza alcuna considerazione dei suoi desideri e bisogni e del contesto nel quale andrà a vivere.

Il mondo del volontariato ha a che fare con situazioni orribili ogni giorno e quando si decide di agire, oltre ad essere spinti dal buon cuore e dal desiderio sincero di voler aiutare un soggetto, bisogna però sempre mettere in conto che la propria responsabilità non finisce con il solo atto di recuperare un animale da una situazione in cui si ritiene che non debba stare. Ma seguirne poi le sorti.

La storia di Aron è una di quelle da manuale rispetto al motivo per cui le persone che hanno deciso di andare in suo soccorso hanno fatto la scelta giusta. Ma ora lui e coloro che lo hanno recuperato hanno bisogno di essere sostenuti perché davvero si possa scrivere un lieto fine. Anzi, un lieto inizio di una nuova vita per lui.

Tra le ragioni valide che devono spingere qualcuno a intervenire a tutela di un altro essere senziente c'è il riconoscere quando quest'ultimo versa in una situazione di evidente disagio psicofisico. Le maglie attraverso le quali si dipana la parola "maltrattamento", che in fondo sarebbe facile da definire, sono molto insidiose e si manifestano in forme diverse, soprattutto perché il dolore e la sopraffazione colpiscono il cane ma derivano del comportamento della parte umana in relazioni decisamente non sane.

Aron ha subito sia maltrattamento fisico che psicologico e nonostante ciò è riuscito comunque a non lasciarsi andare e a conservare le sue doti di cane socievole, altruista e super entusiasta della vita. Ma il tempo sta scorrendo troppo veloce per un cane che tutto ciò di cui ha bisogno è, semplicemente, avere accanto la persona giusta.

Aron ha circa quattro anni ed è un mix Pastore Tedesco simpaticissimo, allegro, vivace e desideroso di trovare il suo posto nel mondo insieme alla sua "persona del cuore". Partire dalla descrizione della sua personalità così come è ancora oggi è importante proprio per capire subito chi è questo tipetto che al rifugio dove ora è ospitato, "L'emozione non ha voce" di Luigi Carrozzo a Napoli, quando vede arrivare qualcuno pigola dal recinto per ottenere attenzione e farsi raggiungere dagli umani che passano accanto alla sua zona.

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È importante sapere chi è Aron in questo momento ancora prima di leggere del suo passato perché le sue caratteristiche attuali sono da tenere bene a mente andando indietro con il racconto del suo "ieri": la sua fiducia e il suo enorme desiderio di condividere la vita con un umano dimostrano infatti la sua resilienza, semplicemente, nonostante gli orrori e gli errori umani che ha dovuto patire.

Aron era un cucciolo quando fu allontanato da una famiglia che lo teneva legato tutta la giornata fuori a un "basso" in un quartiere di Napoli. La sua situazione fu segnalata a un gruppo di volontarie che decisero di intervenire e convinsero queste persone a cederlo. Il cane fu portato prima in uno stallo casalingo e poi fu adottato da una signora che aveva in casa altri cani e dei gatti. Arrivato per ultimo in un gruppo già folto, inserito in buona fede ma senza attenzione alle dinamiche esistenti, il pastorino non è stato mai accettato dall'altro maschio che più di una volta lo ha aggredito, arrivando a ferirlo.

Aron, così, che era stato recuperato per togliergli dal collo quella corda che lo teneva immobile per tutta la giornata, era finito per stare gran parte delle ore isolato in una stanzetta, tenuto a distanza dagli altri cani e dalle persone di riferimento che, a suo modo, comunque gli volevano bene e a cui lui si era già legato tantissimo.

Le volontarie che lo avevano recuperato, a quel punto comprendono che la vita di Aron non è per nulla migliorata e che da una situazione di maltrattamento si è passati ad un'altra. Intervengono di nuovo e convincono la famiglia che lui e gli altri animali non possono convivere in quella situazione. È così che Aron arriva all'oasi di Carozzo, dove ora si trova da alcuni mesi.

I primi giorni per lui sono stati molto duri: piangeva, ululava e si disperava. Aron in quei primi momenti sa solo che si ritrova ancora una volta in un posto che non ha mai visto. Non è difficile "mettersi nei suoi panni" se riflettiamo un attimo: a differenza di come si era ritrovato da cucciolo, è libero di muoversi nello spazio grande di un recinto che Luigi ha messo a sua disposizione e, contemporaneamente, non è più chiuso dentro la stanza di un appartamento come fino a pochi giorni prima. Praticamente una nuova realtà da affrontare, di cui prendere le misure e da comprendere. Non facile, soprattutto per un cane che ha in sé chiaramente la genetica di un Pastore Tedesco e che nella vita tutto ciò che desidera è collaborare con una persona e affidarsi.

Ritrovarsi in un ambiente nuovo lo sconvolge ma, nonostante ciò che aveva subito da altri cani, ad Aron piace stare in compagnia dei suoi simili e la "famiglia canina" del rifugio anche questa volta viene in sostegno del nuovo arrivato come abbiamo raccontato anche per Hiro, un Pastore Tedesco ospite sempre da Carrozzo che cerca egualmente un'adozione consapevole.

Luigi con dolcezza e empatia fa anche per il nuovo arrivato quel sano lavoro che si dovrebbe fare in tutti i canili ovvero di accreditarsi a Aron, fargli capire che in lui può trovare una "spalla umana" a cui rivolgersi. Notando poi che al cane la vicinanza dei suoi simili fa piacere, lo sposta in una zona in cui c'è un gruppo di individui che sanno come regolarsi l'un l'altro e che non hanno problemi ad accogliere un nuovo membro.

Il trauma subito delle aggressioni nella casa di chi lo aveva preso con sé, dunque, non ha modificato la sua forte motivazione sociale intraspecifica: gli piace stare con gli altri cani e con quelli del rifugio non ha mai atteggiamenti aggressivi, anzi: è mite negli approcci, cosa che probabilmente lo ha portato a subire troppo nel contesto precedente in cui, va sottolineato, evidentemente c'era un problema di relazione e spazi.

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Quando si incontra Aron la sua gioia è assolutamente coinvolgente, non si riesce a rimanere indifferenti alla sua energia e ai segnali chiari che dà a chi davvero riesce a vederlo per quel che è: un bel cagnetto di taglia media con quella intelligenza vivace dei Pastori Tedeschi e quella parte meticcia che lo rende meno serioso e più allegro dei suoi antenati con pedigree.

I giorni però stanno passando e la vita in rifugio, sebbene da Carrozzo sia finalmente seguito e curato – lo sta spegnendo. Il pastorino patisce comunque l'assenza di una presenza costante che abbia con lui un rapporto unico che non vuol dire senza altri animali in casa ma che lo consideri come individuo e nel rispetto di tutti gli altri componenti della famiglia. Aron, infatti, può vivere con altri cani ma, come del resto la sua stessa storia insegna, sempre valutando la personalità di ognuno. 

La verità, come lo stesso Luigi dice è che «Aron è un cane da famiglia, la sua felicità dipende… dalla felicità di un umano che gli stia accanto. Il suo desiderio è di dare tutto se stesso per qualcuno. Anche garantendogli il meglio che qui gli possiamo dare non c'è dubbio che per lui non posso augurarmi altro che vederlo un giorno passeggiare accanto a chi non solo lo amerà per quel che è (cosa per giunta abbastanza "semplice" per un cane così ndr) ma che soprattutto lo rispetterà e tutelerà da situazioni per chiunque difficili».

Ci sono tante persone lì fuori che potrebbero essere perfette per adottare Aron. Sì, ormai a Kodami lo sappiamo perché conosciamo tanto il mondo dei canili e dei rifugi e abbiamo visto e incontrato umani che, come dice Claudia Marini in un articolo in cui parla proprio della vita dei cani che sono nelle strutture di tutt'Italia, "nei canili c'è l'oro" e bisogna solo scoprirlo. Aron è una pepita da raccogliere al volo, perché la sua storia di recupero sia portata fino in fondo. E, come scrivevamo all'inizio, aiutando lui si restituisce fiducia anche alle persone che per due volte sono intervenute per salvarlo. "Salvare un cane", dicevamo, è una responsabilità enorme che non finisce quando l'emergenza sembra terminar ma che anzi inizia proprio quando, una volta messo in sicurezza, quel cane deve trovare la sua stabilità ed è principalmente chi se ne è occupato a dover proseguire il percorso. e per questo è importante dare spazio a chi segue nei rifugi i soggetti che ancora non hanno trovato la loro casa definitiva.

L'ultima tappa di Aron deve essere in un posto sereno, accanto a una persona o una famiglia a cui dire grazie e da cui farsi dire grazie, perché la convivenza con lui può essere davvero una delle esperienze più belle che possano capitare nella vita di qualcuno.

Un'ultima nota, non meno importante nell'attesa che si compia l'incontro giusto per Aron. C'è anche un altro modo per aiutare lui e tanti cani come lui: andare a dare una mano nei rifugi come "L'emozione non ha voce". Perché mentre si spera che qualcuno decida di procedere con l'adozione, si può sostenere un soggetto anche andandolo a trovare, portandolo a fare una passeggiata e interagendo con lui. E cani come Aron, in particolare, di questo tipo di attività ne hanno sempre tanto bisogno.

Informazioni per conoscere Aron e il rifugio "L'emozione non ha voce":

Luigi Carrozzo – 3388264544

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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