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9 Gennaio 2024
17:37

Perché gli squali attaccano gli esseri umani

Studi scientifici hanno dimostrato che gli squali attaccano gli esseri umani per errore, paura o a causa di nostri comportamenti errati. Le tre specie più pericolose per noi sono lo squalo bianco, lo squalo tigre e lo squalo leuca, ma gli esseri umani non fanno parte delle prede naturali di nessuno di loro.

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Gli squali sono i principali predatori degli oceani ma, nonostante si senta spesso parlare di attacchi agli umani, non ci attaccano per predarci, ma per errore o difesa, perché durante la loro storia evolutiva non hanno mai avuto a che fare con organismi simili a noi.

Questi animali abitano i mari sin dall’Ordoviciano, ovvero da circa 450 milioni di anni, mantenendo un aspetto pressoché immutato, indice proprio dell'efficienza della loro struttura corporea che non ha avuto bisogno di grandi modificazioni. Gli squali sono condroitti, o pesci cartilaginei, come razze e chimere, e appartengono al superordine Selachimorpha, che comprende ben 500 specie diverse, adattate ai diversi ambienti marini.

Al contrario, la storia della nostra specie è piuttosto recente, considerando che le stime sulla comparsa di Homo sapiens si aggirano intorno ai 300.000 anni e che il nostro più antico antenato ad oggi noto, Sahelanthropus tchadensis, pare essersi separato dalle altre scimmie non più di 7 milioni di anni fa. La nostra specie non è naturalmente adattata alla vita acquatica e le prime rudimentali imbarcazioni simili a canoe si stima abbiano appena 8.000 anni.

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Un esemplare di grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), la specie più nota anche grazie ai numerosi film che lo vedono protagonista

Questa premessa per far comprendere quanti milioni di evoluzione degli squali come predatori marini sono passati prima che le specie moderne avessero a che fare – per puro caso – con alcuni esemplari della nostra specie. Gli esseri umani, non abitando ambienti marini, non fanno parte delle naturali prede degli squali, i quali, dal canto loro, non sono in grado di riconoscerci come invece fanno per gli altri pesci, molluschi e crostacei con cui hanno convissuto per milioni di anni.

I predatori conservano nelle loro informazioni genetiche una generica immagine della preda che si sono evoluti per cacciare e, nel caso degli squali, sono presenti anche alcuni mammiferi marini, vagamente somiglianti agli esseri umani quando nuotano, cosa che potrebbe mandarli in confusione. Oppure ancora, come tutti gli animali, gli squali attaccano quando si sentono minacciati o messi alle strette, per questo è importante sapere cosa fare quando si incontra uno di questi predatori.

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Uno squalo tigre (Galeocerdo cuvier)

Gli squali ci attaccano perché fanno confusione

Premesso che delle 500 specie di squali attualmente note solo una piccola minoranza è effettivamente pericolosa per l’uomo, per capire come questi possano confonderci per una preda è utile capire come funzionano i loro sensi. Molte specie vivono in acque profonde o torbide, dove la vista si rivela essere un senso poco utile: in generale la vista degli squali è buona, ma è dibattuto se sia effettivamente importante durante la caccia, mentre hanno un olfatto decisamente sviluppato. Sono, infatti, in grado di percepire il sangue a grosse distanze e, in alcune specie, gli organi olfattivi sono in grado di rilevare una parte per milione di sangue presente in acqua marina.

Tuttavia, diversi esperimenti hanno mostrato che sono maggiormente attratti dal sangue di pesci e altri animali marini rispetto a quello di vertebrati terrestri. Tra i sensi più sviluppati degli squali ci sono sicuramente anche l’elettroricezione e la linea laterale, comune a tutti i pesci: grazie a questi sensi sono in grado di captare le vibrazioni e colpire con precisione anche in condizioni di scarsa visibilità.

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Uno squalo leuca (Carcharhinus leucas) conosciuto in inglese come "bull shark" ma diverso dallo squalo toro

Gli squali non sono le spietate macchine assassine rappresentate nei film, ma animali carnivori che cacciano per necessità, il quali non dovrebbero, secondo natura, entrare in contatto con gli esseri umani nel loro ambiente. Diversi studi hanno cercato di fare luce sul perché questi predatori abbiano occasionalmente attaccato nuotatori e surfisti e l’ipotesi più gettonata sostiene che questi possano essere stati scambiati per altri animali: gli squali mordono gli umani per sbaglio, scambiandoli per foche, otarie e altri pinnipedi. L’ipotesi è poi stata testata in uno studio del 2021.

In parole semplici, lo squalo, attratto dalle vibrazioni che creiamo quando increspiamo l’acqua per nuotare, associate a quelle di un pesce o un altro animale in difficoltà, si avvicina e vede una sagoma vagamente simile a quella di una foca, specialmente se ci troviamo in posizione orizzontale o su una piccola tavola da surf, e decide di “assaggiare”. Infatti, spesso capita che dopo aver morso questi predatori si allontanino per non aver riconosciuto la preda al gusto, riconoscendo, in un certo senso, di aver commesso uno sbaglio.

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Uno squalo toro (Carcharias taurus)

Gli squali ci attaccano perché si sentono minacciati

​​Al contrario di quanto si possa pensare, gli squali hanno paura dell'essere umano: noi siamo l’unico predatore per questi animali e ne uccidiamo coscientemente tra i 75 e i 100 milioni l'anno, circa 1 squalo ogni 3 secondi. La probabilità, invece, che una persona ha di essere attaccata è di appena 1 su 3.750.000, questo vuol dire che è decisamente più probabile essere attaccati da altri animali come serpenti (che causano circa 100.000 morti l’anno), cani (35.000 morti l’anno) o mucche (circa 20 morti l’anno), o addirittura essere uccisi da un fulmine o un fuoco d’artificio. Sebbene, quindi, gli squali siano spesso etichettati come "pericolosi", secondo le statistiche provocano in media ogni anno "solo" 6 morti umane.

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Uno squalo pinna bianca o alalunga (Carcharhinus longimanus)

Dobbiamo poi sempre ricordare che siamo noi ad invadere il territorio di questi animali e non il contrario: quando uno squalo, come ogni altro animale, si trova davanti qualcosa di sconosciuto può esserne intimorito ed attaccare come reazione istintiva di difesa. Diversi comportamenti che mettiamo in atto possono essere scorretti e innescare una reazione aggressiva in questi predatori. Gli squali, infatti non dovrebbero mai essere avvicinati o inseguiti, men che meno toccati o attirati tramite cibo, che potrebbe attivare il loro istinto predatorio.

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Squali pinna nera (Carcharhinus limbatus)

Quali specie di squalo attaccano l'uomo?

Secondo i dati dell’International Shark Attack File del Florida Museum, le specie di squalo potenzialmente pericolose per gli esseri umani sono circa 35, un numero decisamente piccolo rispetto alle 500 specie attualmente note. Su un totale di 949 attacchi registrati negli anni solo 142 sono stati fatali, a confronto con i restanti 807 in cui la vittima ha riportato solo delle ferite.

In realtà per la maggior parte delle specie di squalo si contano solo un paio di attacchi registrati e la maggior parte di questi sono stati tutti commessi da tre specie di grandi dimensioni, denominate appunto “the Big Three” (i tre grandi), che sono squalo leuca (Carcharhinus leucas) con 119 attacchi di cui 26 fatali, squalo tigre (Galeocerdo cuvier) con 142 attacchi di cui 39 fatali e, infine, il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) con 351 attacchi, più di un terzo del totale, di cui 59 fatali.

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Uno squalo martello (Sphyrna sp.)

Questi numeri ci fanno intendere che gli incidenti con gli squali sono decisamente più rari di quanto comunemente si crede, perché incontrare uno squalo non è così comune e la maggior parte delle specie non sono grandi o pericolose a sufficienza da essere una minaccia per un essere umano adulto. Tutti gli attacchi di squalo registrati dal Florida Museum sono frutto di anni e anni di segnalazioni e ricordiamo ancora una volta che in media le morti umane a causa degli squali sono appena 6 all’anno.

Oltre alle tre grandi specie già citate, altri squali potenzialmente pericolosi sono: squali grigi del reef (Carcharhinus spp.), squalo pinna nera (Carcharhinus limbatus), squalo pinna bianca o alalunga (Carcharhinus longimanus), squalo toro (Carcharias taurus), squali martello (Sphyrna spp.), squalo limone (Negaprion brevirostris), mako pinna corta (Isurus oxyrinchus) e la verdesca (Prionace glauca). Di queste varie specie il totale di attacchi registrati è di 219, di cui appena 13 fatali.

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Uno squalo verdesca (Prionace glauca) accompagnato da dei pesci pilota

Cosa bisogna fare se si incontra uno squalo

Ci sono alcune precauzioni che chi frequenta zone in cui sono presenti squali dovrebbe sempre tenere a mente e ne abbiamo già parlato diverse volte su Kodami. Ecco 10 regole utili in caso di incontro con questi animali:

  1. Non nuotare se si hanno ferite sanguinanti. Gli squali possono sentire l'odore del sangue a grande distanza e verranno inevitabilmente attratti anche se il vostro sangue non corrisponde a quello delle loro prede tipiche.
  2. Evitare di nuotare vicino ai pescatori o dove è probabile che ci siano esche o pesci morti che sicuramente attireranno i predatori.
  3. Evitare le acque agitate e torbide, così come gli estuari. Gli squali qui, non vedendo bene, potrebbero scambiarvi più facilmente per una delle loro prede naturali. Allo stesso modo anche voi non riuscirete a vederli in queste condizioni.
  4. Non immergersi dove ci sono molti pesci radunati e tenere sempre d'occhio il mare.
  5. Evitare di nuotare in direzione del sole, che limiterà la vostra vista. Gli squali sfruttano la luce del sole per non farsi vedere anche grazie alla loro colorazione.
  6. Non nuotare di notte. La maggior parte delle specie di squalo caccia di notte.
  7. Non toccare, provocare o nutrire gli squali. L'odore del cibo può provocare in loro delle reazioni incontrollate e possono sentire il bisogno di difendere il loro territorio se si sentono minacciati.
  8. Non schizzare acqua in superficie. Gli squali associano gli schizzi ad una preda in difficoltà e scappare dando le spalle allo squalo non farà altro che confermare in lui l’idea che siate cibo da catturare.
  9. Se uno squalo si avvicina troppo la cosa migliore da fare è quella di coprirsi le spalle con uno scoglio o un’imbarcazione, rimanere in posizione verticale in acqua e affrontare faccia a faccia l’animale con le cosiddette regole face-guide-push-move, cioè guidare con la mano sul muso lo squalo in un’altra direzione o spingerlo via senza essere troppo aggressivi. Se questa mossa non fosse sufficiente, potete toccare le branchie dello squalo che sono molto delicate, perché gli squali stessi in situazione di pericolo puntano a quelle.
  10. Per quanto difficile evitare di andare nel panico perché gli squali sono sensibili a questa emozione e rimarranno in allerta. Questi animali non hanno idea di cosa sia un essere umano e potrebbero essere tanto incuriositi quanto spaventati dalla vostra presenza.
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Yuri Digiuseppe
Redattore
Classe '94, appassionato di animali e scienze sin da piccolissimo, sono un naturalista di formazione, specializzato in paleontologia e divulgazione. Mi è sempre venuto spontaneo spiegare agli altri le bellezze della natura e passare intere giornate ad osservare piante e animali di ogni tipo ovunque andassi, per poi tornare a casa e disegnarli. Vorrei contribuire ad avvicinare il pubblico all'ambiente ed essere parte di una ritrovata armonia uomo-natura, per il bene e la salvaguardia di ogni specie.
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