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21 Gennaio 2024
9:00

Il mio cane è protettivo?

Quando parliamo di cani protettivi, ci riferiamo a quei cani che mostrano un comportamento di guardia o difesa nei confronti dei loro umani o di un determinato territorio. Per capire se un cane è davvero protettivo, dobbiamo fare attenzione ad alcuni segnali.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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"Il mio cane è protettivo?" è una domanda che in molti che vivono con un compagno a quattro zampe si pongono. Quando parliamo di cani protettivi, ci riferiamo a quei cani che mostrano un comportamento di guardia o difesa nei confronti dei loro umani o di un determinato territorio.

È importante distinguere tra una vocazione alla protezione (motivazione protettiva) e comportamenti che possono derivare da ansia, paura o training finalizzato allo scopo. Comprendere la natura del comportamento protettivo nei cani è importante per una convivenza armoniosa e sicura, che non ci metta in situazioni pericolose nei confronti soprattutto degli altri.

Come capire se un cane è protettivo

Identificare un cane protettivo richiede attenzione a determinati segnali. Un cane protettivo tende a posizionarsi tra il suo compagno umano e una potenziale minaccia (a suo modo di vedere), può abbaiare, ringhiare, o assumere una postura rigida: l’osservazione del linguaggio del corpo è fondamentale per distinguere tra un atteggiamento accogliente e uno assertivo di minaccia. Alcuni cani mostrano un aumento della vigilanza o della tendenza a seguire e affiancare il compagno umano, specialmente in presenza di estranei o in situazioni non familiari o caotiche.

Tuttavia, è essenziale distinguere tra protezione e aggressività spinta dalla paura. Un cane che agisce per paura può mostrare segni come le orecchie indietro, la coda tra le gambe, la piloerezione, soprattutto nella zona delle scapole, eccetera. Questi comportamenti sono più indicativi di ansia o insicurezza piuttosto che di un genuino desiderio di proteggere.

È anche possibile fraintendere tra un cane che vuole proteggere il suo compagno umano, o un membro della famiglia (anche fosse un altro cane) o sé stesso, sentendosi in pericolo. La differenza sta nell’osservazione dei dettagli di cui sopra, ma anche nell’atteggiamento generale: solitamente un cane protettivo si fa prendere dall’eccitazione quando è di fronte ad una reale minaccia, ad una vera e propria intrusione di campo e non si scatena verso ogni cosa costantemente. In questo caso potremmo essere di fronte ad altro, infatti, come per esempio problemi nella socializzazione, forti stati di stress e paura, eccetera.

Capire la differenza alle volte richiede un occhio esperto, quindi se ci troviamo in questa situazione con il nostro compagno a quattro zampe è consigliabile rivolgersi ad un educatore o istruttore cinofilo esperto in materia per una valutazione e un aiuto.

Perché il cane è protettivo?

Le radici del comportamento protettivo possono essere varie. Alcuni cani sono geneticamente predisposti a essere più protettivi, specialmente razze selezionate per la guardia o la difesa, o mix di queste. Qui si parla di una forte motivazione protettiva e affiliativa, ma anche di quella territoriale. Tuttavia, l'ambiente e le esperienze di vita del cane giocano un ruolo cruciale. Un'educazione equilibrata e socializzazione precoce sono fondamentali per prevenire sviluppi indesiderati in questo comportamento. È quindi importante distinguere tra un normale atteggiamento difensivo e protettivo da un comportamento aggressivo immotivato o da una iper-vigilanza del cane.

Un cane può diventare protettivo a causa di esperienze negative come maltrattamenti o abbandono. La protezione può anche essere un segnale di un legame insicuro con il compagno umano, dove il cane si sente costantemente in dovere di difendere se stesso o il suo compagno anche in situazioni del tutto prive di minacce e pericoli. Uno stato di iper allerta e vigilanza eccessiva in un cane può avere diverse conseguenze negative sul benessere dell'animale. Questo stato di tensione costante può portare a stress cronico, che a sua volta può influenzare negativamente la salute fisica e mentale del cane. Lo stress cronico può causare problemi come disturbi gastrointestinali, diminuzione dell’efficienza del sistema immunitario, comportamenti maniaco-compulsivi, un peggioramento della qualità del sonno e difficoltà nell'apprendimento. In sostanza, può portare a una riduzione della qualità di vita e del benessere complessivo del cane.

Come comportarsi

Gestire un cane protettivo richiede pazienza, coerenza e, spesso, l'intervento di un professionista. È fondamentale non punire o intimidire un cane per i suoi comportamenti protettivi, poiché ciò può aumentare l'ansia e l'aggressività. Invece, lavorare sulla fiducia e sul rafforzamento positivo del legame con la sua famiglia è la chiave per sollevarlo dallo stress continuo innescato dalla sensazione costante di pericolo.

Una socializzazione adeguata con altri cani e persone può aiutare il cane a diventare più sicuro e meno reattivo. Interagire con i propri simili e con gli esseri umani consente al cane di accrescere la sua autoconsapevolezza e stabilità emotiva, contribuendo significativamente a ridurre i livelli di reattività. Questo processo, intrinsecamente legato all'accumulo di esperienze positive, è fondamentale per mitigare e contrastare eventuali emozioni negative che possono influenzare il suo comportamento. In questa dinamica, si evidenzia come l'esposizione a stimoli diversificati e l'interazione positiva siano elementi chiave per il benessere psicologico e comportamentale del cane.

Se il comportamento di protezione non è equilibrato ma eccessivo ed è sorto in seguito ad un trauma o ad un maltrattamento è importante agire su questi elementi specifici più che sul comportamento espresso dal cane correggendolo. In questo caso è assolutamente consigliato l’intervento di un istruttore cinofilo che sappia come muoversi in ambito cognitivo. Si tratta qui di intaccare la solidità delle rappresentazioni negative causate dal trauma stesso per riorganizzare gli stati emotivi sottostanti e “riscrivere” quei ricordi in modo positivo.

Elementi che possono incentivare questo atteggiamento

Come abbiamo più volte ribadito, una grande importanza sul comportamento del cane oltre alla genetica, all’epigenetica e alle esperienze di vita ce l’ha il contesto ambientale. Un cane con una buona propensione alla protezione potrebbe svilupparla in modo sproporzionato se la sua vita in generale è fonte di stress e non solo per quanto concerne la protezione in sé. Per esempio se il cane non ha un’adeguata nutrizione, non fa sufficiente moto, è spesso isolato, si sente continuamente minacciato dai membri della famiglia, eccetera. In più l’ambiente, dicevamo, potrebbe essere eccessivamente caotico, confusionario, rumoroso, ricco di stimolazioni negative che inducono il cane a stare in quello stato emotivo perennemente cronicizzando il suo comportamento difensivo e di protezione, anche quando non vi è alcuna ragione di manifestarlo. Diviene un po’ il suo modo di stare nel mondo, non rispondendo più in modo adeguato e adattativo a ciò che accade intorno a lui. Una specie di incubo a occhi aperti.

Inoltre, come sappiamo, i cani sono esseri assai sensibili e influenzabili da parte nostra. Lo spirito affiliativo li spinge ad assumere atteggiamenti e comportamenti in linea con lo stato emotivo e comportamentale dei loro referenti umani. È possibile infatti che un comportamento iper protettivo non sia frutto di qualche disfunzione o problema comportamentale, ma sia la risposta al nostro atteggiamento o stato emotivo che, per qualche ragione, ha l’effetto di allarmare il nostro compagno a quattro zampe. Alcune persone possono involontariamente innervosirsi in particolari circostanze e il loro cane, sentendo chiaramente questo stato alterato può rispondere in loro difesa.

A tal proposito riferiamo di uno studio pubblicato su "Psychological Research and Behavioral Management" del 2015, nel quale si esaminano le relazioni cane-umano e come le caratteristiche umane influenzino il comportamento del cane. Il legame tra cane e umano, e come questo possa potenzialmente portare a scontri o essere invece complementare, è un tema fondamentale. Gli autori propongono anche direzioni future di ricerca per approfondire il concetto di “bonding” (legame) di successo tra cani e umani​, riferiscono che si tratta di un tema molto importante da approfondire, il quale ha un notevole impatto anche sul futuro della relazione tra un cane e una persona, e che curiosamente, come rilevano gli autori di questo studio, è stato per lo più ignorato fino ad ora (il testo è scritto nel 2015) in ambito accademico.

La natura del cane è quella di entrare a far parte di un gruppo sociale, il suo etogramma gli impone di intrecciare relazioni con altri individui, anche di specie differenti dalla sua. All’interno di un gruppo sociale si sviluppano dinamiche relazionali estremamente complesse, e il legame affettivo tra i membri è il collante più forte che esista in natura. Questo legame può spingere gli individui del gruppo a prendersi cura degli altri, ad accudirli, a difenderli, rispondendo alla propria naturale propensione a farlo, o meno.

Non ci si aspetti però che un cane sia protettivo nei nostri confronti solo perché appartiene ad una certa razza o sia figlio di un blasonato campione di utilità e difesa, per esempio. Così non ci si stupisca troppo se un cane con caratteristiche ben lontane da quelle che attribuiremmo ad un “pretoriano” con il gladio sguainato, si dimostri protettivo nei nostri confronti. Alla fine, come sempre, ogni cane è un soggetto a sé stante e come tale va compreso e, in caso, aiutato al meglio per tutti quanti. Il legame affettivo e lo spirito di abnegazione per il proprio gruppo non ha nulla a che fare con l'appartenenza ad una razza o ad un'altra, così come non ha nulla a che fare con il colore della pelle per noi umani.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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