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18 Gennaio 2024
12:38

La motivazione protettiva

La motivazione protettiva è il desiderio e il bisogno di proteggere i membri del proprio gruppo, siano essi umani, altri cani o membri di altre specie.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La motivazione protettiva è il desiderio e il bisogno di difendere il proprio gruppo sociale che può essere formato da altri cani ma anche da esseri umani o individui appartenenti ad altre specie.

È importante sottolineare questo aspetto, perché alcuni cani la mettono in atto prevalentemente nei confronti del pet mate e di altri umani di riferimento mentre altri, come ad esempio i grandi cani da pastore che si occupano di guardiania, rivolgono questo comportamento soprattutto verso gli animali delle greggi come ad esempio pecore o capre.

Come ogni motivazione è una spinta innata che caratterizza la specie e viene messa in atto con modalità diverse dagli individui, i quali possono essere più o meno talentuosi o interessati alla protezione.

Come riconoscere la motivazione protettiva

La motivazione protettiva si manifesta quando il soggetto ostacola l'avvicinamento di uno sconosciuto e quando difende i membri del suo gruppo attraverso comportamenti di minaccia come un ringhio, una postura particolarmente assertiva, un abbaio o addirittura passando all'azione, con comportamenti legati all'aggressività come pinzate o morsi.

La protezione, però, può essere manifestata anche semplicemente con la sorveglianza e il controllo della situazione e in molti casi, soprattutto se il cane ha una personalità equilibrata e vive all'interno di una relazione profonda con il suo pet mate, non va oltre a uno sguardo di analisi dell'individuo in avvicinamento.

Questi cani tendono ad assumere posture rigide, con la muscolatura tesa per comunicare le proprie intenzioni e spesso si pongono in modo perpendicolare rispetto al proprio gruppo di riferimento, quasi tagliando la strada a chi voglia oltrepassare un limite invisibile che per loro è invece estremamente chiaro.

Bisogna quindi essere bravi a notare la comunicazione del cane protettivo perché anche senza farsi sentire lui è convinto di averci avvisato e noi umani, talvolta disattenti alla comunicazione non verbale del cane, potremmo cadere in inganno.

Quando sceglie il luogo in cui sedersi o sdraiarsi, infine, il cane dotato di una forte motivazione protettiva predilige le posizioni che gli offrono un'ampia visuale sullo spazio circostante (da dove potrebbero arrivare gli sconosciuti) e sugli altri membri del gruppo, che ama poter controllare.

I cani esperti di protezione

Vi sono alcune razze che tendono a mostrare con maggiore frequenza i comportamenti legati alla protezione ed è il caso, ad esempio, di tutti i cosiddetti "grandi guardiani" ovvero i Cani da Pastore Maremmani Abruzzesi, i Ciarplanina, i Cani da Pastore di Karst, i Pastori dei Tatra e altri ancora che nel mondo si occupano di proteggere le greggi.

Anche alcuni cani da compagnia, come i Pinscher e i Chihuahua, hanno un passato di guardiani e ciò li porta a proteggere la propria famiglia con energia e ostinazione. Lo stesso si può dire anche dei Volpini di Pomerania che per secoli hanno protetto i villaggi della Germania del Nord dalle incursioni.

Non possiamo infine dimenticare un'altra categoria di cani a cui abbiamo chiesto per secoli di essere i nostri guardiani e protettori ovvero i molossoidi come il Bullmastiff, il Mastiff, il Rottweiler e, in Giappone, il Tosa.

La motivazione protettiva, però, come ogni altra motivazione, può essere un carattere distintivo anche dei cani meticci perché anche in assenza di pedigree i cani hanno una personalità, interessi, bisogni e desideri.

Nella loro mente

Il cane protettivo è un individuo che ha ben chiaro chi fa parte del suo gruppo e chi no. Per questo motivo è tendenzialmente diffidente con gli estranei, che potrebbero rappresentare una minaccia.

Per avere il desiderio di proteggere qualcuno, però, bisogna sentire di fare parte del gruppo e infatti questi cani tendono ad essere affiliativi e assumere un ruolo rispetto agli altri.

Sono cani che tendono ad abbinare queste motivazioni anche a quella territoriale (che porta al desiderio di proteggere uno spazio) e quella possessiva, che è inevitabilmente legata alla protezione di ciò che si considera di proprietà.

Ovviamente questi interessi abbinati tra loro, se non correttamente equilibrati, possono complicare decisamente gli incontri con gli sconosciuti, ed ecco perché si parla spesso del rischio che si corre quando ci si avvicina ai guardiani degli armenti come i Cani da Pastore Maremmani Abruzzesi, i quali sono intenti a lavorare e, per svolgere il proprio compito nel migliore dei modi, non si tirano indietro dal passare rapidamente all'azione.

In questi casi è importante evitare di gridare, di agitarsi e di mostrarsi minacciosi, mentre è certamente meglio prevenire i rischi, prestando molta attenzione quando ci si muove nei pressi dei pascoli e cambiando direzione prima ancora che il cane incominci a vederci come un possibile avversario da allontanare.

Come giocare con la motivazione protettiva

Non è difficile immaginare che la motivazione protettiva, abbinata alle altre che la supportano, possa risultare complessa da gestire per i pet mate durante la propria quotidianità. Il cane che tende ad allontanare chiunque si avvicini alla famiglia, infatti, non è certo un compagno adatto a rendere le passeggiate dei piacevoli momenti di convivialità con amici vecchi e nuovi. È bene riflettere su questi fattori prima di adottare un cane appartenente a queste razze o a questi mix di razze.

Non bisogna però pensare che vi siano motivazioni "buone" e altre "cattive", perché non è affatto così: se la specie ha sviluppato queste spinte è certamente perché ve ne è stato un bisogno in fase evolutiva e in fase di selezione delle razze da parte dell'uomo. Proprio noi, infatti, abbiamo dato forma, ad esempio, ai grandi cani da guardiania e in ambito di allevamento e pastorizia queste razze sono apprezzate in tutto il mondo, dall'Asia all'Europa occidentale.

Il desiderio di protezione del gruppo, però, non è nato attraverso la selezione dell'uomo, bensì, come ogni altra motivazione, rappresenta una spinta innata che possiamo osservare anche nei cani liberi. I cani, infatti, sono animali sociali che si uniscono in gruppi più o meno grandi, si organizzano in gerarchie e, concertandosi, assumono un proprio ruolo, che per alcuni è proprio quello del guardiano.

Questa motivazione, pur essendo forse di complessa gestione nella vita di noi esseri umani moderni, che vogliamo correre nelle città, incontrare molta gente e avvicinarci a chiunque, ha una sua importanza esattamente come tutte le altre. 

Il modo migliore per convivere con la motivazione protettiva del proprio cane è riuscire a dimostrargli che lo si capisce. Di tanto in tanto, si può decidere di accompagnarlo in cima ad una collina, dove abbia una visuale a 360 gradi e possa avere l'impressione di proteggerci davvero, anche se non c'è nessuno in avvicinamento.

Possiamo poi mostrargli quali sono le modalità corrette per mettere in atto il suo bisogno/desiderio, come ad esempio condividendo con il pet mate il momento dell'accoglienza in casa, oppure facendogli incontrare persone (di tanto in tanto) che interagiscono con lui in maniera gradevole, favorendo così la sua curiosità verso gli sconosciuti, piuttosto che la diffidenza.

Per farlo potrebbe essere utile contattare un educatore cinofilo con approccio cognitivo, che sappia guidare l'intera famiglia alla scoperta della personalità di questi cani, che hanno bisogno di potersi esprimere anche attraverso altre motivazioni, come ad esempio quella collaborativa, quella perlustrativa o quella sociale.

Così facendo, faremo un grande passo per superare la convinzione, ancora troppo diffusa, che i cani che amano proteggere i propri umani possano e debbano fare solo questo: se gli mostriamo anche altre strade, possono dedicarsi ad attività che non hanno a che fare con la sorveglianza e forse, nel tempo, si abitueranno anche a prendere meno sul serio questo difficile compito.

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Le motivazioni sono un elenco di desideri e bisogni tipici della specie, che permettono di farsi un'idea su quali siano i comportamenti che un soggetto metterà in atto con maggiore facilità. Conoscere e riconoscere queste tendenze favorisce la creazione di una relazione profonda, perché offre l'opportunità al pet mate (ma anche alle figure che seguono i cani in canile) di pensare ad attività che interessino il soggetto.

Anche se si vive già con un cane si possono scoprire più cose sul suo conto provando ad individuare quali motivazioni prevalenti lo spingono nel suo agire quotidiano.

Infine è bene sapere anche che le motivazioni ci danno anche indizi su quali sono le azioni che il cane propone con maggiore facilità nei momenti in cui si sente a disagio. Attraverso questi talenti, infatti, prova a fuggire dal malessere, facendo ciò che gli viene bene.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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