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12 Ottobre 2022
15:48

Disturbo compulsivo canino: sintomi, cause e come curarlo

Il disturbo compulsivo canino è una patologia causata da uno stato di ansia, che porta il cane a riprodurre comportamenti ripetitivi, come mordersi la coda o rincorrere le ombre. Per la diagnosi e la cura è indispensabile rivolgersi a un veterinario esperto in comportamento.

Validato da Elena Garoni
Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il disturbo compulsivo canino è una patologia strettamente legata ad uno stato di ansia, che porta il soggetto a riprodurre comportamenti ripetitivi e compiere azioni secondo regole applicate rigidamente. Si tratta, di fatto, di utilizzare diverse strategie per controllare le emozioni "fuori quota", proponendo gesti, azioni e comportamenti in cui si trova appagamento – seppur momentaneo – a un disagio che può dipendere da molti fattori e manifestarsi in maniera estremamente soggettiva.

I comportamenti proposti dai cani che soffrono di disturbo compulsivo (come il leccarsi le zampe, rincorrere le ombre, rincorrersi e mordersi la coda, abbaiare ininterrottamente e molti altri), sono essi stessi i sintomi di uno stato ansioso generato da elementi che vanno ricercati attentamente per individuarne l'origine e trovare, poi, il trattamento adeguato.

Sebbene ogni soggetto, di razza o meticcio, possa soffrire di questa patologia, vi sono alcune razze che sviluppano con un'incidenza maggiore questa patologia, ovvero i Pastori Tedeschi, Bull Terrier, i Pitbull, Border Collie e altri cani caratterizzati, spesso, da una forte reattività nei confronti di ciò che accade intorno a sé.

Le cause del disturbo compulsivo canino

Individuare la causa alla base del disturbo compulsivo è il primo passo per trattare attivamente questa patologia. Sebbene si possa mostrare attraverso comportamenti anche molto diversi tra loro, alla base vi è sempre uno stato di ansia. L'ansia stessa, però, è un sintomo che va analizzato con attenzione nell'ottica di riuscire a risalire alla sua origine.

Le cause più diffuse sono soprattutto la reclusione – in particolare nei box dei canili – ma anche la frustrazione dei desideri del soggetto e delle sue motivazioni, ovvero gli interessi e le azioni attraverso le quali si sente appagato.

Allo stesso modo, essendo il cane un animale sociale, l'ansia può essere determinata anche da una mancanza di relazioni, dalla solitudine o dall'eccessiva inibizione dei suoi comportamenti, attraverso divieti continui, vessazioni o violenza fisica.

Il cane affetto da disturbo compulsivo sceglie quindi di mettere in atto comportamenti compensativi per affrontare ciò che genera le emozioni eccessive, tentando di evitare, ridurre o prevenire gli eventi o le situazioni temute.

E così, in base ai suoi interessi elettivi, finisce per leccarsi continuamente, leccare l'acqua, inseguire le ombre, proporre comportamenti autolesionistici sui fianchi o, più raramente, sul ventre, sui muri o altre superfici. Ma può anche finire per dedicare tutte le sue attenzioni alla perlustrazione degli ambienti, al controllo compulsivo di un oggetto o di un territorio o anche alla richiesta di attenzioni dei presenti.

Il trattamento del disturbo compulsivo

Prima di intervenire, è necessario rivolgersi ad un medico veterinario esperto in comportamento, il quale effettuerà la diagnosi. Questo disturbo, infatti, va affrontato attivamente, ma prima di tutto non va confuso con patologie neurologiche o con comportamenti causati, invece, da parassiti o dermatiti.

L'esperto si occuperà inoltre, di rilevare la durata del comportamento, la finalità e la possibilità – o meno – di interromperlo. L'intervento sarà poi necessario solo se il benessere del soggetto è compromesso per via del disturbo. Se il cane dovesse leccarsi la zampa solo ogni tanto, insomma, non bisogna certo dare il via ad una terapia, ma basterà prendere atto dell'azione e riconoscerla come una preferenza del soggetto, provando, magari a prestare attenzione ai momenti in cui lo fa.

Se invece questo disturbo viene riconosciuto come tale, verrà proposto un trattamento farmacologico o parafarmacologico per la gestione dell'ansia, ma i pet mate verranno anche chiamati ad intervenire attivamente con una serie di attività che permettano al soggetto di perlustrare l'ambiente, sentirsi appagato attraverso azioni diverse da quelle proposte in maniera compulsiva e attraverso la creazione di un gruppo sociale affiliativo, che sappia guidare il cane verso un ridimensionamento della struttura delle sue emozioni.

Questo intervento favorirà un vero e proprio miglioramento della sua qualità della vita, permettendogli di sviluppare più autostima.

Attraverso i momenti e le attività condivise, inoltre, gli si forniranno maggiori strumenti comunicativi e, attraverso la possibilità di esprimere realmente i suoi bisogni etologici, mostrerà la sua personalità.

Cosa non fare con i cani che soffrono di disturbo compulsivo

Per intervenire in maniera positiva, bisogna assolutamente evitare di sgridare il cane quando propone i comportamenti compulsivi, perché così facendo si finisce per frustrarlo e inibirlo ulteriormente. Bisogna invece munirsi di pazienza ed empatia, senza dimenticare che si tratta di un soggetto affetto da una patologia che non sta compiendo consapevolmente la scelta di comportarsi in questo modo.

Lasciarlo da solo nella sua sofferenza è un ulteriore fattore di allontanamento, in un momento in cui lui, invece, avrebbe bisogno di un punto di riferimento a cui rivolgersi in caso di necessità. Mostrarsi presenti, invece, è un ottimo punto di partenza.

Infine, è importante non prendere questo disturbo con leggerezza o limitandosi a sorridere dei comportamenti senza intervenire. Se vedete che il vostro cane propone comportamenti compulsivi, chiedete aiuto a un medico veterinario comportamentalista che sappia guardare l'ambiente nel suo insieme, analizzare il contesto in cui le compulsioni si manifestano, arrivare davvero all'origine del malessere e trovare l'elemento che genera ansia.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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