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Perché alcuni cani sono così protettivi nei confronti dei bambini?

Alcuni cani mostrano un atteggiamento protettivo nei confronti di bambini e neonati. I motivi possono essere legati a vari fattori, tra cui la genetica, l'esperienza personale del cane e il contesto sociale in cui si trova.

12 Novembre 2023
9:00
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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il comportamento protettivo di alcuni cani nei confronti dei bambini è un fenomeno che suscita interesse sia nel mondo scientifico sia nella cultura popolare. Questa propensione può essere influenzata da vari fattori, tra cui la genetica, l'esperienza personale del cane e il contesto sociale in cui si trova. Analizzeremo insieme le possibili origini e spiegazioni di questo comportamento, indagando se, e come, specifici elementi, come per esempio la razza d’appartenenza del cane, la socializzazione e la cognizione possono contribuire alla formazione di tali atteggiamenti in modo spontaneo. Qui sottolineiamo il fatto che tratteremo questo argomento non già riferendoci al training di un cane, ma a quello che i cani possono fare spinti esclusivamente dal contesto e dalla loro personalità.

La razza del cane

Una delle considerazioni più comuni riguarda il ruolo della razza del cane nel determinare il suo comportamento. Alcune razze sono figlie di un processo di selezione mirato allo svolgimento di compiti specifici che richiedono un certo grado di protezione o custodia. Ad esempio, i Dobermann, i Rottweiler, e i Pastori Tedeschi, per citarne alcuni, sono spesso descritti come cani particolarmente vigili e protettivi. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la razza non è l'unico fattore determinante e che ogni cane è un individuo con un proprio insieme di motivazioni e esperienze. Qui su Kodami abbiamo parlato a più riprese di cosa siano le «motivazioni» e di come le razze canine rappresentino degli “sbilanciamenti motivazionali mirati” influenzando le tendenze comportamentali e cognitive dei soggetti. Indubbiamente, come detto, gli individui appartenenti ad alcune razze hanno una maggior vocazione nel manifestare determinati comportamenti, ma ciò non significa affatto che anche cani di razze differenti, o cani non appartenenti ad alcuna razza specifica, non possano avere vocazioni simili. Né tantomeno che un cane erediti tali propensioni e che si comporti in modo predeterminato matematicamente. La variabilità è infinita, diciamo che la selezione artificiale tenta di limitare il campo vocazionale alla ricerca di una specializzazione.

Una socializzazione adeguata

Un altro aspetto molto importante è la socializzazione precoce e positiva del cane con le persone e con i bambini in particolare. Anche se in taluni casi i cani si possono mostrare più flessibili del previsto. Un cane che è stato esposto a interazioni positive con i bambini durante le fasi critiche del suo sviluppo potrebbe essere più incline a sviluppare un atteggiamento protettivo nei loro confronti. Questo processo consolida i legami sociali e stabilisce un senso di appartenenza e coesione all'interno del gruppo.

C’è da dire che moltissimi cani invece sviluppano una certa avversione nei confronti dei bambini, generalmente non verso i neonati, che spesso sono soggetto d’interesse per il cane di famiglia, ma verso quelli un po’ più grandicelli. Questo appunto ci allerta su un importante aspetto della questione, ossia non solo è importante il tipo di socializzazione pregressa del cane, ma anche le esperienze che il cane farà in età adolescenziale e adulta. Non tutti i bambini si comportano bene con i cani, soprattutto dai 3 anni in sù. Ovviamente sono gli adulti della famiglia che devono vigilare affinché il cane e il bambino possano interagire in modo adeguato. Nella convivenza bisogna tener presente che il “bambino” rimarrà bambino per molti anni, non sarà così per il nostro cane, e il loro rapporto evolverà naturalmente anche solo per questo fatto.

Cognizione e empatia

Studi recenti nel campo di etologia e psicologia canina hanno dimostrato che i cani sono abili nel leggere e interpretare le emozioni umane. La capacità di percepire segnali emotivi come il pianto o il riso potrebbe guidare il cane a comportarsi in modo più protettivo verso i bambini, specialmente se percepisce una situazione di potenziale pericolo o disagio.

Contesto e Ambiente

L'ambiente in cui il cane e il suo compagno umano vivono può avere un impatto significativo sul comportamento del cane. In un ambiente familiare e sicuro, è più probabile che il cane sviluppi comportamenti protettivi. Al contrario, in contesti stressanti o troppo caotici, il cane potrebbe essere meno incline a mostrare tali comportamenti.

Epimelesi, affiliazione e protezione

Il mix di queste tre motivazioni, principalmente, sta alla base di comportamenti di protezione, soprattutto nei confronti dei membri del gruppo famigliare più indifesi e fragili, come i bambini, in particolare i neonati. La motivazione epimeletica ha a che fare con la forte spinta a prendersi cura dell’altro, all’accudimento. È la motivazione che sta alla base delle cure parentali, per esempio, ma anche dei comportamenti altruistici. È propria di tutte le specie animali che hanno la necessità di accudire i loro piccoli, come mammiferi e uccelli, soprattutto. La motivazione affiliativa poi spinge all’appagamento dato dal senso di appartenenza ad un gruppo, ad una famiglia, rappresenta proprio il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di più grande, ed è propria delle specie animali sociali, come i cani e noi, per esempio. In fine la motivazione protettiva, e questa è facile immaginare a cosa spinga.

Ormoni nell'aria

Ora, è ben nota la raffinatezza dell’olfatto dei cani, essi possono percepire lo stato di una persona attraverso i cambiamenti di odore della pelle, per esempio, causati dalla produzione di ormoni. Non è raro che un cane che si dimostri protettivo nei confronti di un neonato lo sia stato anche nei confronti della madre quando era incinta. Benché non vi siano studi specifici possiamo pensare che lo stato ormonale della madre con forte produzione di ossitocina, prolattina e estrogeni possa essere ben rilevato da un cane, e che questa condizione della donna, con la quale immaginiamo avesse già un buon rapporto, un legame affettivo, lo spinga a comportamenti di maggior accudimento e protezione anche nei suoi confronti e che, una volta nato il “cucciolo” umano, grazie alla persistenza di questa alchimia chimica nell’ambiente, il cane trasferisca le sue attenzioni anche, se non soprattutto, al più bisognoso. Ribadiamo che si tratta di congetture date dall’osservazione e dall’esperienza, che sarebbe bello la ricerca approfondisse.

Possibili problematiche

Il comportamento difensivo del cane nei confronti di un neonato, o comunque di un bambino piccolo, è certamente qualcosa di positivo, ma in taluni casi potrebbe essere anche eccessivo. Un cane potrebbe faticare a comprendere le sfumature delle interazioni umane e non essere in grado di interpretare correttamente quando, e se, qualcuno ha cattive intenzioni nei confronti del piccolo. In particolari circostanze, potrebbe addirittura volerlo proteggere dai suoi stessi genitori, per esempio mal interpretando il suo pianto mentre i genitori se ne prendono cura. Questa eventualità è piuttosto rara, ma bisogna fare attenzione soprattutto quando a dover interagire con il bambino siano persone estranee al cane, come per esempio un parente che non vive nella stessa casa e che il cane non conosce bene, o un babysitter o, magari, un pediatra venuto a visitare il bambino. Il consultare un educatore o istruttore esperto è un suggerimento opportuno in questi casi per evitare fraintendimenti con il nostro cane che potrebbero incrinare il nostro rapporto e la fiducia reciproca.

Per sintetizzare, il comportamento protettivo di alcuni cani nei confronti dei bambini è un fenomeno complesso influenzato da una combinazione di fattori come la genetica, la socializzazione, la cognizione e il contesto. È essenziale riconoscere che, mentre la razza può fornire alcune indicazioni, non è affatto l'unico, né il più importante, fattore in gioco. I legami che il nostro cane intreccia con i membri della sua famiglia sono essenzialmente affettivi, e il prendersi cura l’uno dell’altro è qualcosa di molto importante all’interno di un gruppo sociale, e ognuno impara a farlo a suo modo a seconda della sua soggettività. Questo va compreso per evitare che si possa pensare che «i cani fanno così!», e che quindi ci si aspetti da tutti quanti lo stesso comportamento. Qui abbiamo parlato delle possibili ragioni che spingono un cane a proteggere il piccolo del gruppo famigliare, ma non dimentichiamoci che moltissimi cani non sono affatto interessati a tutto ciò, e non per questo allora «non sono buoni cani». Facciamo attenzione alle nostre aspettative e agli stereotipi edificati sulle generalizzazioni o peggio al cinema, dopo la visione di un bel film.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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