Il caso dei Rottweiller a Manziana: la razza è il problema?

Riflessioni sulla tragedia della morte di Paolo Pasqualini, ucciso a Manziana da tre Rottweiler. Oltre la discussione sulle razze, c'è da fare una considerazione più profonda: sappiamo davvero comportarci con i nostri cani?

19 Febbraio 2024
12:25
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Arian, Aron e Apollo sono i tre Rottweiler coinvolti nell'aggressione mortale a Paolo Pasqualini a Manziana domenica scorsa. Attualmente, mentre l'accaduto è oggetto di una inchiesta, l'accusa principale nell'opinione pubblica sembra ricadere sulla razza dei cani.

Solitamente ci preoccupiamo degli incontri con animali selvatici, creature che raramente abbiamo l'opportunità di vedere a meno che non le cerchiamo attivamente. Tuttavia, riflettiamo forse troppo poco sulle regole comportamentali da rispettare quando si tratta degli animali domestici che scegliamo di accogliere nella nostra vita quotidiana, 24 ore su 24.

Nonostante i cani siano stati soggetti a un lungo processo di domesticazione, è essenziale riconoscere la necessità di una formazione specifica per affrontare la vita quotidiana con loro. Questi animali sono noti per la loro confidenza e dipendenza dall'uomo ma nonostante l'assunzione comune che le interazioni con i cani siano in genere sicure e positive – e in gran parte lo sono – è incerto se stiamo effettivamente adottando misure concrete per garantire che ciò accada.

Spesso, c'è la tendenza a presumere che i cani debbano conformarsi al nostro concetto di "educazione" senza fornire loro adeguate indicazioni e senza considerare le specifiche caratteristiche delle razze, particolarmente rilevanti dopo eventi come questo, che attirano molta attenzione e discussione.

Chi deve assumersi la responsabilità di queste situazioni?

Il nostro comportamento, analogamente a quanto accade con gli animali selvatici, può davvero fare la differenza: dalla gestione all'educazione, dall'alimentazione alla salute tout court, sono questi i primi elementi che, se trascurati, possono portare a situazioni potenzialmente pericolose ma che se sono unite pure a una relazione scarsa portano a vere trageide. In aggiunta, bisogna considerare le caratteristiche legate alla razza e all'individualità di ciascun animale.

Consideriamo, anche brevemente, l'aspetto legato alla razza, esplorando il caso dei Rottweiler. In questo contesto, riflettiamo su come gli esseri umani abbiano plasmato questi cani attraverso la selezione, per ottenere soggetti forti, muscolosi, pronti a intervenire in situazioni di pericolo e con motivazioni specifiche: come protettiva, territoriale, possessiva e affiliativa.

Sulla carta, è corretto dire che i Rottweiler presentano queste caratteristiche, ma ciò è sufficiente per affermare che tutti i Rottweiler si comportano allo stesso modo? Se fossero come modelli di macchine prodotti in serie, forse sì. Tuttavia, la realtà è che, nonostante molti cuccioli vengano trattati come accessori e si cerchi di standardizzarli, i Rottweiler, e in generale tutti i cani, rimangono innanzitutto individui.

A questa tipologia di cane è stata dedicata una puntata della nostra serie "Che razza di storia", a cura dell'istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami, Luca Spennacchio.

Se noi cercassimo la definizione di Homo sapiens nel dizionario, non ci aspetteremmo certo che tutte le persone che incontriamo rispettino esattamente quella descrizione: sarebbe assurdo, eppure talvolta sembra che ci dimentichiamo di applicare lo stesso concetto ai cani.

Come è naturale accettare che ogni persona è unica in base al proprio carattere e alle esperienze vissute, lo stesso dovrebbe valere per i cani e, di conseguenza, etichettarli senza considerare la loro individualità appare altrettanto sbagliato.

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La razza non è il problema

È cruciale informarsi sulla storia e sulle caratteristiche della razza, specialmente quando si decide di adottare un cane. Conoscere le potenziali esigenze del proprio animale aiuta a valutare se siamo in grado di soddisfarle. Ad esempio, il Rottweiler, selezionato storicamente come cane da guardia, tende ad avere una forte "motivazione affiliativa", il ché significa che ha bisogno di trascorrere molto tempo con i suoi umani di riferimento.

Immaginiamo, per esempio, che i pet mate siano due impiegati a tempo pieno che rientrano a casa alle 19:30. In questa situazione, un Rottweiler potrebbe avere difficoltà a soddisfare il suo bisogno vitale di compagnia, subendo così frustrazione e stress, con possibili conseguenze negative a cascata. Questo principio vale per ogni razza di cane, ma la differenza risiede nel fatto che un Rottweiler trascurato può causare danni più gravi di un Bassotto o un Chihuahua, anche se questi ultimi possono essere più mordaci semplicemente perché hanno una potenza muscolare molto inferiore.

È essenziale dedicare tempo per comprendere appieno il carattere del cane che si sceglie come compagno di vita. Vivere con loro è magnifico, ma comporta anche una grossa responsabilità. Pertanto, avere una conoscenza di base della razza è non solo consigliato ma imprescindibile.

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L'impegno è rispettarsi reciprocamente come specie diverse e riconoscersi come individui unici: deve essere preso giorno dopo giorno. È importante ricordare che quando formiamo una famiglia con loro, i cani diventano completamente dipendenti da noi per i loro bisogni che non sono solo mangiare e bere ma realizzarsi come individui. Se si riscontrano difficoltà nel soddisfare tali esigenze, potrebbe essere opportuno consultare un educatore o, se il cane è adulto, un istruttore cinofilo.

Tornando alla domanda di partenza: sappiamo veramente chi sono i Rottweiler? La risposta potrebbe essere sì o no, ma l'importante è che più persone comincino a porsela al momento giusto. Questo approccio potrebbe contribuire a garantire una vita più serena non solo per i Rottweiler ma anche per chiunque faccia parte, appunto, della sua famiglia.

Sono una ragazza che dopo qualche anno di veterinaria ha scoperto la sua passione: lo studio del comportamento degli animali, incluso l'uomo, in un'ottica comparata. Questa scienza, ancora sconosciuta, si chiama "Etologia" e mi aiuta a non smettere mai di conoscere cose sulla natura, sugli animali, su di noi e sulla nostra storia.
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