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24 Aprile 2022
9:00

Il cane crescendo si calma?

Quante volte abbiamo sentito dire che il cane crescendo tende a calmarsi? Tenendo sempre presente l'individualità di ogni cane e senza generalizzare troppo, proviamo a capire quanto c'è di vero.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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«Il mio cane è troppo vivace, ma mi hanno detto che poi si calma, crescendo!». Quante volte abbiamo sentito un’affermazione del genere? Quanto c’è di vero in questo?

Cominciamo col dire che ogni individuo è a sé stante: il carattere di ogni cane è unico e dipende da un’enormità di fattori, soprattutto dai fattori genetici che danno al soggetto determinate predisposizioni e da quelli ambientali, ovvero sia le esperienze che il cucciolo fa che tutto quello che concerne il contesto di vita e gli elementi relazionali con i quali si confronta, ossia la sua famiglia e persone e cani che incontra.

L’amalgama di tutte queste cose plasma la personalità di un individuo che per molto tempo sarà plastico e influenzabile, diciamo per tutta l’infanzia e l’adolescenza almeno e fino a quando poi strutturerà il suo carattere: una sorta di lente attraverso la quale risponderà al mondo e si orienterà nel mondo. Quindi generalizzare troppo è sempre un rischio ma, in questa sede, come al solito, non potremo fare altro, quindi poi il lettore dovrà operare una sorta di adattamento al suo contesto e al suo cane.

Un fermento naturale

I giovani individui appartenenti a specie animali dalle complesse facoltà cognitive, proprio come il cane, nei primi mesi di vita hanno una forte spinta a scoprire il mondo, a registrare quanto prima tutto quello che possono per favorire poi il necessario adattamento al proprio contesto. Questo “fermento naturale” che li orienta verso ogni cosa, generalmente con enfasi, è sostenuto da picchi di eccitazione ed entusiasmo sia che il soggetto dell’interesse del giovane sia fonte di emozioni positive, come gioia e curiosità, sia di quelle negative, come paura e diffidenza.

Attraverso le esperienze che i giovani individui faranno si costruiranno una sorta di catalogo delle conoscenze indispensabile per potersi muovere nel mondo, e tutto questo richiede ingenti quantità di energie. Sarà quindi facile vedere l’alternarsi di picchi d’eccitazione e veri e propri crolli. I giovani, o giovanissimi, non avendo ancora strutturato gli autocontrolli, difficilmente si muovono in una zona grigia tra i due estremi: o stanno facendo i matti o dormono.

Il dormire poi è anche funzionale all’acquisizione e alla elaborazione cognitiva delle esperienze, e questo caratterizza la giovane età, non solo nei cani, dove c’è molto da scoprire, e quindi anche molto da “dormire”. Naturalmente tutto quello che accade durante questi picchi di veglia più o meno euforica, viene registrato e incamerato come base futura per la strutturazione del carattere dell’individuo. Alle volte esperienze negative, o traumi addirittura, non si manifestano nell’immediato, ma maturano e si rendono visibili dopo l’adolescenza del cane, che generalizzando possiamo identificare con il periodo che arriva all’anno e mezzo, due anni d’età circa.

L’acquisizione degli autocontrolli

Comprendere le proprie caratteristiche e saperle modulare in relazione al contesto e al “qui ed ora” richiede una certa maturazione dell’individuo, e questo ha a che fare con tutto quanto detto prima e con lo sviluppo definitivo anche da un punto di vista ormonale. Quindi, affinché un individuo sviluppi la capacità di gestire sé stesso e riconosca il comportamento adeguato da tenere necessita di una buona dose di esperienze (che per natura non saranno solo ed esclusivamente positive), il supporto equilibrato del suo contesto sociale e di una buona maturazione a livello ormonale.

Non è qui la sede per approfondire quest’ultimo aspetto, ma quello che possiamo dire è che l’effetto degli ormoni, soprattutto quelli sessuali, nell’età adolescenziale tenderà a rendere il soggetto potenzialmente più irrequieto in quella fase importante dello sviluppo. Forse anche noi ci ricordiamo dei nostri sedici, diciassette e diciotto anni. Tutto era bianco o nero, ci si entusiasmava all’eccesso per un nonnulla, così come si crollava nella depressione per piccole avversità che riviste nell’età adulta appaiono di scarsissimo valore ma che a quel tempo invece erano cose vitali. Pian piano, facendo esperienza, rivalutando le cose che incontriamo ridimensionandole al giusto peso, riusciamo a vivere con maggior riflessività le nuove esperienze, siamo più consci delle nostre azioni e del nostro stato emozionale. Questo richiede il giusto tempo, come detto.

Pulsioni ipertrofiche

Ora però dobbiamo anche fare i conti con la genetica del cane, ossia con la pressione selettiva artificiale indotta dall’uomo per fini puramente zootecnici che è andata ad alterare alcuni di questi parametri fornendo ai cani, a seconda della tipologia o razza, delle “deformità” endocrine ritenute utili a seconda dell’impiego che ci si prefissava.

Non entriamo troppo nei dettagli, ma quello che appare chiaro è che il lavoro sullo sbilanciamento delle pulsioni motivazionali, ossia sulle vocazioni, reso tipico a seconda della razza d’appartenenza, ha una grande influenza sullo stato di “calma” di un soggetto, oltre che su molto altro. Quindi, giusto per fare delle generalizzazioni, un pastore da guardiania (per esempio il Cane da Pastore Maremmano) tenderà ad essere più tranquillo e riflessivo rispetto ad un pastore conduttore (per esempio ad un Cane da Pastore Belga), più irrequieto e reattivo. E questo sarà vero a prescindere dall’età nella quali li si confronta.

Non parliamo poi delle varie declinazioni delle razze che oggi producono “cani da esposizione”, ossia linee di sangue appartenenti ad una particolare razza che generalmente mostrano sia un fenotipo (aspetto fisico) più in linea con gli standard che un comportamento più tollerante e gestibile. Per esempio per consentire ad un giudice ufficiale di ispezionarli e manipolarli, nonché per rendere i cani più disponibili a stare in quel particolare contesto di expo, circondati da centinaia di persone e altri cani.

O ancora le linee di sangue dette “da lavoro” dove le performance fisiche sono enfatizzate, la reattività e il bisogno di essere impegnati, sfiorando la maniacalità, sono spinti all’eccesso. Queste linee di sangue, alle volte,  differenziano i soggetti in grande misura rispetto alle linee di sangue della medesima razza ma da “bellezza” (basti vedere il Pastore Tedesco da expo e quello da lavoro, detto Grigione).

Tutto ciò per dire che se abbiamo deciso scientemente di prendere con noi un cane appartenente ad una certa razza piuttosto che ad un'altra, abbiamo anche scelto un profilo caratteriale con certe caratteristiche e non dovremmo stupirci quindi quando questo rispecchia le premesse tipiche. Tanto più se ci siamo addentrati nelle linee di sangue “da lavoro”. Certamente anche questi individui raggiungeranno “la pace dei sensi” ma molto in là con l’età, soprattutto quando il fisico non reggerà più ai loro impulsi.

Irrequietezza dai mille colori

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Detto ciò un cane può essere più o meno irrequieto, a prescindere dall’età, per molti motivi. Oltre al carattere tipico dell’individuo, un soggetto potrebbe essere vittima di uno stato patologico che ne altera il normale equilibrio, oppure essere sottoposto a continue pressioni da parte del suo gruppo o del suo ambiente, tali da sviluppare in lui un “adattamento” che lo spinge ad essere particolarmente agitato.

Ma non pensiamo solo alle eccessive stimolazioni o alle continue minacce alle quali un cane deve far fronte che ne possono spingere la reattività ai massimi livelli. Ragioniamo, soprattutto, sulle carenze, le insoddisfazioni, i bisogni non appagati. Anche in una situazione del genere un cane potrebbe rispondere con un costante stato di irrequietezza che ne mina la naturale capacità di sviluppare autocontrolli anche dopo l’adolescenza.

Naturalmente l’infanzia e l’adolescenza rappresentano dei periodi molto importanti per lo sviluppo di una personalità equilibrata, sviluppo che sarà più o meno difficile a seconda anche delle predisposizioni genetiche, come abbiamo detto. Pensiamo a quelle fasi come al momento in cui l’orchestra accorda gli strumenti prima di un concerto, tutto sembra disarmonico, confuso e non coordinato tra i vari orchestrali. Quello che tutti quanti suoneranno dopo, se sarà armonioso o meno, dipende quindi da questi molteplici fattori, dalla loro coordinazione e dal loro corretto sviluppo, in linea con la partitura che tutti hanno davanti agli occhi.

Potremmo a questo punto immaginare quale spartito viene consegnato alla nascita ad ogni tipologia di cane e quale musica suoneranno per tutta la vita. Per esempio per il Labrador potrebbe essere “La primavera” di Vivaldi, mentre per il Belga Malinois “Il volo del calabrone” di Korsakov.

La pace dei sensi

Non vi è dubbio che, per rispondere alla domanda iniziale, l’avanzare dell’età induca un maggior stato di calma relativo, se non altro per il fatto che il fisico non riesce più ad assecondare le pulsioni dell’individuo. E questo fatto costringe il nostro cane a divenire più riflessivo, per forza di cose. Ma ci sono soggetti particolarmente reattivi e resilienti da non trovare mai “pace”, soprattutto se sorretti da una genetica particolarmente “spinta”.

A questo punto diviene centrale la consapevolezza delle nostre scelte a priori. L’irrequietezza di un cane, quando non è frutto di una disfunzione di qualche tipo del soggetto, diventa un problema a seconda delle nostre aspettative e del nostro contesto di vita. Orientarsi nelle scelte tenendo presente che tipo di vita conduciamo o siamo disposti a condurre per il bene del nostro compagno canino e del suo appagamento cambierà radicalmente la nostra percezione. Un cane, a prescindere dal suo temperamento e dal suo carattere, sarà un beneficio o un problema a seconda del contesto e della nostra disposizione. Ancora una volta emerge la necessità di fare esperienze prima dell’adozione del cane, accumulare informazioni, scegliere a ragion veduta e non solo sull’onda dell’emotività o della moda del momento.

Vivere un’intera vita nell’aspettare che il cane, magari solo nell’ultimo anno del suo percorso sulla terra, si calmi, significa non essere riusciti a comprendersi e ad apprezzarsi per quello che si è veramente. Sarebbe una vita difficile per entrambi, per noi e i nostri compagni, vissuta nell’attesa che qualcosa cambi… cosa che magari non avverrà mai. E tristemente potremmo accorgerci che quell’attesa irrazionale ci ha fatto perdere di vista tutto il bello della relazione, anche se complessa e difficile, che abbiamo vissuto.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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