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9 Luglio 2021
9:00

Viaggiare in una regione o un paese dove vivono i randagi: cosa fare e cosa non fare

Durante le vacanze estive, in Italia o fuori dall’Italia, potremo visitare un luogo dove vi sono molti cani randagi e vaganti liberi sul territorio. Cosa fare e non fare, allora quando ci si ritrova in luoghi in cui capita spessissimo di condividere lo spazio con loro? Il consiglio è di non intervenire mai direttamente.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Periodo di vacanze, periodo di viaggi. Con molta facilità durante la nostra fuga estiva, in Italia o fuori dall’Italia, potremo visitare un luogo dove vi sono cani randagi. Nella realtà dei fatti il randagismo è presente nella maggioranza dei Paese del mondo, molti dei quali di spiccato interesse turistico. In Italia, effettivamente, le aree dove di solito migriamo in estate, il Sud Italia e le Isole, hanno una importante popolazione di cani randagi e vaganti liberi sul territorio. Cosa fare e non fare, allora quando ci si ritrova in luoghi in cui capita spessissimo di condividere lo spazio con loro?

In Italia, in viaggio nelle regioni con randagismo

Specialmente per chi viene da una regione dove il randagismo non è pane quotidiano, vedere un cane o gruppi di cani liberi per le strade e per le campagne può essere d’impatto. Sono ormai famose le immagini di branchi che vagano tranquillamente, indisturbati (e non disturbando), per le vie di alcune città del Sud.

Preoccupazione, pena, paura sono tra le emozioni più comuni che si possono provare in queste circostanze, quando non si è abituati a questi scenari. Ma non sempre bisogna allarmarsi.

Molti randagi infatti vivono ben integrati sul territorio. In diverse regioni, Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia praticamente tutte le regioni del Sud, esiste anche la figura del cane di quartiere, spesso anche gruppi di cani di quartiere. I cani sono lasciati, da parte delle amministrazioni, liberi di vivere sul territorio perché considerati innocui e sempre hanno una o più persone di riferimento tra i cittadini che se ne prendono cura. Sono tutelati dalle Leggi Regionali, identificati con microchip e sterilizzati, con il fine di contenere le nascita di cucciolate che andrebbero ad alimentare il randagismo.

Nel Sud Italia è anche molto frequente che le persone lascino i propri cani liberi di vagare durante alcune ore della giornata. Spesso questi cani possono proprio essere scambiati per randagi, specialmente se sprovvisti di collare o se senza microchip.

Allora, che dobbiamo fare, e cosa no, in queste circostanze come bravi turisti? Il consiglio è di non intervenire mai direttamente quando si vede un cane vagare per le strade, considerando che non conosciamo la realtà territoriale.

Intervenire solo in casi di necessità

Prelevare un cane dal territorio può avere diverse implicazioni negative. È innanzitutto una pratica non legale: i cani senza un referente umano e liberi sul territorio sono “di proprietà” del Comune. Per tale motivo, in caso di necessità, vanno sempre avvisate le autorità competenti ed è sempre sconsigliato prendere iniziative dirette. Si consiglia di intervenire solo in casi di potenziale pericolosità (per il cane o per le persone), in casi di sofferenza o di abbandono.

Il primo caso può essere uno scenario, ad esempio, di un cane vagante in una strada a traffico a scorrimento veloce, come superstrade o autostrade. Per l’incolumità dei conducenti e per la sicurezza del cane in questi casi è d’obbligo civile chiamare la polizia stradale, comunicando loro il luogo esatto di ritrovamento del cane e la direzione in cui camminava. Se si può, senza compromettere la propria sicurezza e quella altrui, si può assicurare il cane fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Meglio evitare di caricare il cane in macchina per trasportarlo verso un’altra zona. Pensando di fare del bene, potremmo provocare l’effetto contrario.

Le forze dell’ordine, e in caso congiuntamente ai Servizi Veterinari o a una associazione locale, in primis si assicureranno che il cane sia munito di chip per, nel caso, poterlo restituire ai suoi compagni umani. Nel caso in cui si assistere a un abbandono, è d’obbligo chiamare le forze dell’ordine, tanto la polizia locale come i carabinieri forestali. Dando quanti più dettagli riguardo l’evento, il luogo e l’eventuale avvistamento del responsabile e del mezzo di trasporto.

Allo stesso modo, davanti ad una situazione di un animale sofferente o ferito, bisogna immediatamente chiamare la polizia locale e i Servizi Veterinari dell’ASL di competenza territoriale il cui numero è di facile reperibilità online. Questi si occuperanno della trafila per garantirne il soccorso. Anche in caso di ritrovamento di cuccioli, è sempre sconsigliato prelevarli e portarli con sé.

Facendo del bene si può fare del male

Mi è capitato, più di una volta purtroppo, di assistere a scene in cui un cane prelevato dal Sud e diretto verso il Nord venisse perso in autostrada o perché incontrato alla prima sosta in macchina.

In queste occasioni le persone non hanno di solito gli strumenti necessari per mettere in sicurezza l’animale, come pettorina o collare, guinzaglio, trasportino o cintura di sicurezza. E alla prima occasione il cane potrebbe scappare. Il risultato è un animale allontanato dal proprio territorio, e nel peggiore dei casi da una sua famiglia o da persone o altri cani riferimento sul territorio, senza identificazione per poter risalire in caso di ritrovamento a chi stava provando a dargli una vita migliore.

Meglio evitare anche di alimentare gli animali. Ricordiamo sempre di essere di passaggio! Offrire delle risorse all’animale, come alimento o riparo, può voler dire farlo spostare dalla sua zona di riferimento, cui potrebbe poi far seguito un branco. Potrebbero inoltre arrivare altri cani nello stesso punto e si potrebbero generare conflitti tra gli animali. Ricordiamo sempre che non conosciamo il territorio e le dinamiche degli animali che lo popolano.

Insomma, facciamo i turisti, non i salvatori. Ricordiamo però sempre che in casi di maltrattamento, abbandono o necessità per sofferenza dobbiamo sempre intervenire e fare la cosa giusta.

All’estero

Quanto anticipato fino ad ora è valido anche quando viaggiamo all’estero. Cambiano le relazioni con le amministrazioni e le forze dell’ordine, ma come bravi turisti è sempre meglio evitare di prendere iniziative.

Non è infrequente che si provi a portare in Italia cani dall’estero, sempre ispirati da buone intenzioni, ma senza conoscere gli obblighi. In questi casi le conseguenze possono essere ancor più gravi. Per entrare in Italia dall’estero un cane non deve solo essere identificato ma deve possedere un passaporto e la vaccinazione antirabbica, per motivi di salute pubblica. Il rischio è incorrere in gravi sanzioni e, sicuramente, non avremo fatto un favore all’animale.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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