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7 Aprile 2021
8:56

Benessere in canile, un sogno più che una realtà

Molti canili rifugio in Italia sono sovraffollati, con un bassissimo tasso di adozione e gestiti senza tenere in considerazione il benessere dei cani residenti. Queste situazioni generano inevitabili ripercussioni sullo stato di salute psico-fisica dei soggetti, che spesso sono costretti a trascorrere tutta la loro vita in queste strutture. È importante ricordare che il canile ha l'obbligo di garantire il benessere animale e che i cani devono soggiornarvi per un periodo di tempo limitato.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Ad oggi, purtroppo, numerosi dati ci dicono che un importante numero di canili rifugio in Italia sono sovraffollati, con un bassissimo tasso di adozione e gestiti senza tenere in considerazione il benessere dei cani residenti. Queste situazioni generano inevitabili ripercussioni sullo stato di salute psico-fisica dei soggetti, molti dei quali sono costretti a vivere tutta la loro vita in tali strutture.

Dati del Ministero della Salute aggiornati a gennaio 2021 ci descrivono che nell’ultimo anno, sul territorio nazionale, sono entrati nei canili sanitari di prima accoglienza 76.192 cani, un numero impressionante. Di questi, 42.665 sono stati poi trasferiti nei canili rifugio. Il divario tra i due numeri è rappresentato da quei cani che, durante la degenza nel sanitario, possono essere restituiti al legittimo proprietario, affidati a nuovi potenziali proprietari o che siano deceduti.

Tali dati vengono trasmessi dalle Regioni e dalle Province Autonome al Ministero che, periodicamente, li pubblica sul sito ufficiale. Dobbiamo anche considerare che tali numeri, con molte probabilità, rappresentano la realtà in difetto. Osservando questi numeri, è d’obbligo domandarsi quali siano le condizioni in cui questa gigante popolazione di cani venga mantenuta nelle strutture.

Lo stress in canile, il parametro più importante

Nell’ambiente canile, le condizioni di ricovero e di gestione degli animali, soprattutto se per lunghi periodi di tempo, possono avere un grave impatto sul benessere degli individui che vi risiedono. Inoltre, la linea di confine tra una gestione inadeguata che non garantisce i requisiti di benessere e il maltrattamento animale può essere davvero molto sottile.

In un canile rifugio, diversi fattori possono essere potenziali fattori di stress per i cani. Essi possono essere relazionati tanto al momento dell’ingresso dell’individuo in struttura e ai primi giorni di permanenza, come anche alla degenza e alla lungodegenza in struttura rifugio, spesso deleterie dovute a stress cronico.

I principali fattori di stress negli individui recentemente entrati in una struttura rifugio sono ad esempio l’ambiente e le persone sconosciute; il contatto negativo con gli umani dovuto a particolari manipolazioni come per esempio il trasporto, la movimentazione in box e le pratiche veterinarie come i prelievi ematici; la presenza di altri cani, spesso in numero elevato, che è ancor più stressante per quegli individui poco socializzati con i loro simili o che non ne gradiscono la vicinanza; la perdita e la assenza della figura di attaccamento o di altre figure di riferimento; i cambiamenti nella routine quotidiana; i cambiamenti nel regime di alimentazione, nella tipologia e nella qualità del cibo; la presenza di rumori, odori e stimoli visivi sconosciuti e spesso particolarmente concentrati.

Durante la degenza e lungodegenza, i principali motivi di stress possono essere l’assenza di stimolazioni sensoriali e sociali, l’alloggio inadeguato, l’assenza di requisiti strutturali minimi e una scarsa o inadeguata sorveglianza sanitaria che può generare problemi di salute negli animali.

Nonostante alcuni individui possano dimostrare un certo livello di adattamento all’ambiente canile durante la lungodegenza, tutti i fattori sopracitati, congiuntamente o in diversa misura, influenzano la qualità di vita degli individui. Queste incidono anche sulla relazione uomo-animale, tramite la manifestazione di comportamenti di paura, evitamento o aggressività e di comportamenti disadattativi come i comportamenti ripetitivi compulsivi. Di conseguenza sarà anche influenzata la durata del loro ricovero, avendo questi fattori un impatto negativo sulla adottabilità degli animali.

L’attenzione da parte del gestore e degli operatori di canile nel ridurre al minimo questi fattori stressogeni sono cruciali per garantire ai cani un minimo stress all’entrata e far loro sviluppare una buona capacità di far fronte agli stimoli stressanti nel tempo.

La possibilità di esprimere se stessi in canile

Per poter garantire al massimo il benessere dei cani di canile le due strategie da applicare sono: la riduzione al minimo, o comunque una corretta gestione, dei potenziali fattori stressanti e la garanzia dell’espressione delle caratteristiche etologiche dei singoli individui. I cani di canile, proprio come i cani che abitano nelle nostre case, devono poter passeggiare in spazi stimolanti, avere un tempo quotidiano destinato all’esplorazione libera nelle aree definite “di sgambamento”, poter socializzare con i propri simili e con gli umani, esplorare, giocare, riposare in luoghi adeguati, ricevere una adeguata alimentazione, eccetera.

Per poter garantire le necessità basiche del cane e favorire tutti questi normali comportamenti è indispensabile un investimento sulla gestione della struttura e sul personale, lavoratori e volontari. Spesso la gestione di una struttura viene impeccabilmente curata da un punto di vista amministrativo (registri di entrata e uscita dei cani) o da un punto di vista sanitario o di igienizzazione, mentre spesso passano in secondo piano le esigenze di chi ci vive 24 ore al giorno.

Il canile virtuoso

Non dobbiamo mai perdere di vista che un canile è un presidio igienico-sanitario, ma esso deve avere l’obbligo di garantire il benessere animale e dove i cani devono soggiornarvi per un periodo di tempo limitato.

I punti qualificanti per un canile sono sicuramente le dimensioni limitate, un buon rapporto operatori-cani, che sia strutturato in maniera da poter garantire le esigenze sopraelencate, che abbia processi di affido e adozione strutturati e gestiti da personale qualificato, la collaborazione con un veterinario esperto in comportamento o istruttori cinofili, e la presenza di spazi di interscambio con la cittadinanza come aule didattiche, spazi esterni adeguati dedicati alla socializzazione e agli incontri con i cani e ad altre attività.

Questo è l’unico modo affinché i canili cessino di essere la più grande piaga nella gestione del randagismo, un buco nero nella finanza pubblica e luoghi di isolamento e sofferenza per tanti individui.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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