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27 Febbraio 2022
9:33

Uova senza ricorrere alle galline: così una startup vuole preservare il benessere degli animali

Avere le uova senza la necessità di ricorrere alle galline è il sogno degli animalisti e di tutti coloro che hanno a cuore il benessere animale. Ma se questa possibilità è sembrata finora piuttosto remota, se non per qualche sporadico esperimento, dalla Finlandia adesso potrebbe aprirsi uno spiraglio.

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Avere le uova senza la necessità di ricorrere alle galline: se questa possibilità è sembrata finora piuttosto remota, se non per qualche sporadico esperimento, dalla Finlandia adesso potrebbe aprirsi uno spiraglio.

La Onego Bio, una società biotech nuova divisione dello spin off di agricoltura cellulare del VTT Technical Research Centre a Espoo, ha focalizzato i suoi studi sulla produzione della ovoalbumina, la proteina contenuta all’interno degli albumi delle uova.

Lo scopo della ricerca è di fornire all’umanità una delle proteine animali più diffuse del Pianeta, sostenendo però l’equilibrio dell’ambiente e proteggendo da sofferenze inutili il mondo animale. Utilizzando una tecnologia chiamata Trichoderma che non richiede l’allevamento delle galline, spesso tutt’altro che etico ed ecocompatibile, la startup ha reso noto di essere riuscita a produrla.

Secondo l’azienda, la domanda di proteine dell’albume senza animali aumenterà a livello globale nei prossimi anni vista l’impossibilità di mantenere lo status quo se si vogliono davvero contrastare i gravi rischi ambientali a cui stiamo andando incontro.

Gli allevamenti intensivi di animali, infatti, l’uso eccessivo della terra e le emissioni di gas serra sono tra le principali cause della crisi climatica. E per cercare di riportare la situazione ad un livello quantomeno accettabile, è necessario diminuire l’allevamento industriale.

La tecnologia di cui si serve Onego Bio è in grado di produrre l’ovoalbumina grazie a un processo di fermentazione di precisione e a mezzi di agricoltura cellulare, utilizzando microrganismi e bioreattori in alternativa al tradizionale allevamento di animali.

Il prodotto finale venduto sarà una polvere di bioalbumina da utilizzare come ingrediente nell’industria della panificazione, così come in quella dolciaria e anche come integratore proteico per gli alimenti di fitness. L’ultimo passaggio sarà, poi, la vendita diretta ai consumatori, in modo da offrire loro una sana ed etica alternativa delle uova lasciando in pace le galline.

La scelta dell’azienda biotech di investire tanti soldi proprio sulle uova, nasce dall’osservazione del fatto che l’albume è l’ultima frontiera prima che si possano produrre prodotti finali completamente privi di animali. Infatti, alcune sue uniche proprietà funzionali, come la gelificazione, la schiumosità, il legame e l’emulsione, sono estremamente difficili da sostituire con ingredienti alternativi.

La produzione "intensiva" delle uova

La produzione globale di uova ha quasi raddoppiato i suoi volumi negli ultimi 20 anni e si prevede che raggiungerà i 138 milioni di tonnellate entro il 2030. Negli allevamenti dell’Unione Europea le galline ovaiole presenti sono circa 366 milioni per una produzione annua di circa 7 milioni di tonnellate di uova. Con l’Italia che si conferma il quarto produttore europeo, dopo Francia, Germania e Spagna.

Sul fronte della tipologia di allevamento, quelli in batteria sono stati aboliti dalla legislazione europea nel 2012, così come sono state proibite le gabbie “convenzionali” e la produzione è stata indirizzata verso contesti in cui lo spazio a disposizione dei capi allevati fosse superiore a quello precedente.

Purtroppo, però, la normativa ha lasciato valido l’uso delle gabbie “arricchite”, alle quali sono stati apportati alcuni miglioramenti, come un leggero ampliamento, ma che restano comunque lontanissime dal rispondere ai bisogni  fondamentali delle galline. Primo tra tutti, esprimere i loro comportamenti naturali, come razzolare, costruire un nido, spiegare le ali.

Inoltre, nonostante si sia voluta dare questa spinta verso un progressivo maggiore spazio a disposizione dei capi, dopo diversi anni dall’entrata in vigore delle nuove norme, di tutte le uova comunitarie, circa la metà proviene ancora da allevamenti in gabbia.

E, parlando nello specifico del nostro Paese, la produzione avviene per la maggior parte in allevamenti intensivi, un sistema che massimizza la produzione a discapito della vita degli animali, sfruttati come macchine e privati dei diritti minimi.

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Simona Sirianni
Giornalista
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