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La storia del lupo in Italia tra leggende e falsi miti

Quando si parla di lupi, non bisogna confondere le leggende con la realtà. Molte notizie su questo predatore sono infatti spesso create ad arte, per destare allarme.

6 Giugno 2022
16:09
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Quando si parla di lupi bisogna fare molta attenzione per dividere le leggende dalla realtà, sapendo che le notizie che riguardano il super predatore sono spesso create ad arte, per destare allarme e non certo per aumentare la conoscenza sull’utilità del grande carnivoro.

Una delle notizie meno verificate e spesso date come certezze quando invece erano vere e proprie falsità riguarda proprio la presenza del lupo nel nostro Paese, dove prima degli anni 70 era stato sterminato quasi ovunque, con ogni mezzo, perché era ritenuto un pericolo per gli animali domestici, la fauna e anche per le persone. Certo, a quel tempo le conoscenze erano diverse e l’ignoranza su etologia e equilibrio ambientale erano molto diffuse: basti pensare che analoga persecuzione hanno subito e subiscono ancora oggi i piccoli predatori come martora, donnola, faina e volpe. In passato, del resto, identico trattamento era riservato anche a specie che predatori non erano come gli avvoltoi, spazzini utili a scongiurare rischi sanitari grazie alla loro attività.

La storia del lupo in Italia

I lupi, in quel tempo, erano riusciti a mantenere piccole roccaforti in Abruzzo e Calabria dove altrettanto piccole popolazioni erano prossime all’estinzione. Una perdita che avrebbe causato un danno importante perché il lupo presente in Italia è una sottospecie unica, preziosa anche sotto questo profilo.

Dagli anni 70 del secolo scorso il lupo è stato finalmente dichiarato specie protetta e non è stato più consentito ucciderlo, perseguitandolo con ogni mezzo allora considerato lecito, compreso il veleno e le tagliole. Questa protezione fu l’inizio di una lenta ma costante ripresa del predatore, agevolato dallo spopolamento delle montagne e da un esponenziale aumento degli ungulati, in particolar modo i cinghiali, reintrodotti in modo dissennato dai cacciatori. Grazie a questo fenomeno il lupo ha iniziato ad apparire qua e là, anche in zone dove era scomparso da decenni.

Le leggende sulla reintroduzione dei lupi in Italia

A partire da questo momento si è assistito alla continua diffusione di leggende, spesso costruite ad arte in particolare dal mondo venatorio. Quella più difficile da scalzare, nonostante sia basata su notizie di pura fantasia, è che il lupo sia stato reintrodotto nel nostro paese con azioni di ripopolamento, al pari di quanto avvenuto (veramente) per gli orsi, introdotti dalla Slovenia in Trentino.

A questo fantomatico ripopolamento mai avvenuto, furono aggiunti via via particolari sempre più incredibili: come quello che vede gli ambientalisti liberare sul territorio lupi, lanciandoli dagli elicotteri con sorvoli a bassa quota. Questa teoria si basava sul fatto che nessun animale avrebbe potuto muoversi così velocemente sul territorio se non fosse stato agevolato negli spostamenti dagli uomini.

Sempre dagli elicotteri gli ambientalisti, evidentemente non paghi dei lupi paracadutati, avrebbero lanciato anche in montagna sacchi di vipere, per rendere più pericolose le campagne per contadini e cacciatori.

Leggende dure a morire che hanno indotto spesso i naturalisti a intervenire su questi temi, senza mai riuscire a cancellare le fantasiose convinzioni sulla reintroduzione del lupo, talmente radicate da far cadere in errore anche uno scienziato come Mario Tozzi, che inciampò sulla reintroduzione in una famosissima trasmissione RAI. Trattandosi di persona preparata e corretta, Tozzi non esitò a fare pubblica ammenda sul suo profilo Facebook, riconoscendo l’errore.

Il lupo è davvero pericoloso per l'uomo?

Altra notizia falsa è che il lupo sia pericoloso per l’uomo: come riportato da Life Wolfalps Eu, non si registrano attacchi di lupi agli uomini nel nostro paese da almeno un secolo e mezzo e noi non siamo una specie target per il predatore. Unico caso recente di un lupo che ha morsicato una persona è da riferire a un animale che effettivamente lo ha fatto, a Otranto nel 2020, ma si trattava di un esemplare divenuto confidente perché alimentato, presumibilmente cresciuto illegalmente in cattività. La verità è decisamente opposta, considerando invece il grande numero di lupi oggetto di episodi di bracconaggio oppure investiti sulle nostre strade, anche a causa dell’assenza di corridoi faunistici.

Questa leggenda sull’aggressività del lupo in Italia nasce alla fine dell’800, a seguito delle sparizioni di ragazzini lasciati in montagna a curare gli animali al pascolo e talvolta mai tornati a casa. Probabilmente non per causa dei lupi ma innocenti vittime di freddo, fame e incidenti, senza poter escludere episodi di altra natura, legati anche a abusi.

Altra fake news è quella con cui si accredita la teoria secondo la quale i lupi ibridi, nati a seguito di un incrocio fra cani vaganti e lupi, sarebbero molto più aggressivi e pericolosi come conseguenza dell’assenza di timori nei confronti dell’uomo. Una notizia falsa più volte smentita da quanti si occupano di studiare il predatore, come il Wolf Appennine Centre, che però viene puntualmente ripresa anche da sedicenti esperti.

Le cronache dei giornali sono piene di episodi di lupi che assediano i paesi, di bambini in pericolo alle fermate degli scuolabus in montagna o di automobilisti circondati di notte sulle strade di montagna. Sono sufficienti due orecchie a punta per scatenare il panico, ma solo sui giornali, anche quando si tratta, magari, di quelle di un Cane Lupo Cecoslovacco, una recente razza di cani effettivamente ottenuta con incroci fra cani da pastore e lupi, della quale francamente non si sentiva la mancanza. Anche perché, a seguito di un carattere non facile, sta contribuendo a riempire i canili, al pari delle tante derivazioni di Terrier di tipo bull e cani molossoidi.

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Ermanno Giudici
Esperto in diritti degli animali
Mi occupo di animali da sempre, ricoprendo per oltre trent’anni diversi ruoli direttivi in ENPA a livello locale e nazionale, conducendo e collaborando a importanti indagini. Autore, formatore per le Forze di Polizia sui temi dei diritti degli animali e sulla normativa che li tutela, collaboro con giornali, televisioni e organizzazioni anche internazionali.
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