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scheda razza
1 Luglio 2023
12:00

Il Segugio dell’Appennino, antico cane da caccia italiano

  • Origine: Italia
  • Standard: gruppo 6 - Segugi e cani per pista di sangue. Sezione 2 - Segugi e cani per pista di sangue
  • Taglia: media
  • Altezza: 48-50 cm.
  • Peso: 10-18 Kg
  • Pelo: può essere raso o forte e sono compresi il color fulvo, il nero focato, il grigio lepre e il carbonato
  • Vita media: 12-15 anni
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Membro del comitato scientifico di Kodami
Immagine
Segugio dell’Appennino ©Enci

Il Segugio dell’Appennino è una razza di cane da seguita che, prima del riconoscimento ufficiale, veniva considerata come una varietà dei numerosi segugi (poco differenti tra loro), diffusi in tutta Italia e conosciuti con nomi regionali come Cravin piemontese, Piccolo lepraiolo italiano, Montanino delle Alpi e altri ancora.

socialità

  • Rapporto con la famiglia umana3
  • Rapporto con altri umani2
  • Rapporto con altri cani3
  • Rapporto con altri animali in casa1

attività

  • Attività fisica3
  • Giocosità1
  • Ricerca3
  • Riporto0
  • Guardia0

adattabilità

  • Vita in città2
  • Adatto come primo cane2
  • Adattabilità ai viaggi3
  • Tolleranza alle temperature calde2
  • Tolleranza alle temperature fredde1

cure e salute

  • Cura del pelo0
  • Predisposizione alle malattie1
  • Attenzione all'alimentazione1

motivazioni

  • Epimeletica1
  • Affiliativa3
  • Comunicativa3
  • Et epimeletica2
  • Somestesica1
  • Sociale3
  • Protettiva0
  • Territoriale0
  • Possessiva0
  • Competitiva0
  • Perlustrativa3
  • Predatoria3
  • Sillegica0
  • Esplorativa3
  • Di ricerca3
  • Cinestesica3
  • Collaborativa0
Che cosa sono le motivazioni?Scopri tutti i desideri e i bisogni dei cani

Tutti questi cani hanno origini antiche e sono stati selezionati con attenzione nei secoli dai cacciatori che, in particolare nelle aree montane, ne facevano uso per le attività di caccia alla lepre. Il Segugio dell’Appennino, infatti, ha un fiuto incredibile, abbinato alla capacità di seguire le piste del selvatico e avvisare i propri umani con l’abbaio quando incontra l’odore cercato.

Nelle sue lunghe corse su e giù per i pendii scoscesi degli Appennini, questo segugio dal lungo naso perlustra qualunque ambiente e, da lontano, lo si vede con le lunghe orecchie al vento. Non si ferma mai, se non per qualche coccola del suo umano preferito alla fine della giornata.

Origine

Italia

Standard

N°901

Gruppo 6 – Segugi e cani per pista di sangue

Sezione 2 – Segugi e cani per pista di sangue

Aspetto 

Il Segugio dell’Appennino è un cane di taglia media di cui esiste la varietà a pelo raso e a pelo forte.

Le femmine arrivano a circa 48 centimetri, mentre i maschi sono leggermente più grandi e raggiungono i 50 centimetri. Il peso varia dai 10 ai 18 chili.

Motivazioni

Affiliativa, cinestesica, predatoria, di ricerca, perlustrativa, esplorativa, comunicativa, sociale.

Amante di 

Mettere il naso a terra e lasciarsi guidare dagli odori del mondo che lo circonda. Trascorrere l’intera giornata all’aperto e poi prendere posto in soggiorno, accanto alla sua amata famiglia umana.

Alimentazione, cura e mantenimento

Il Segugio dell’Appennino è stato riconosciuto da FCI nel 2023 ed è tendenzialmente un cane sano e potenzialmente longevo.

Come tutti i cani nati per la caccia, però, i soggetti vittime di maltrattamenti potrebbero portare con sé traumi e paure. Si tratta di un cane che desidera una vita in movimento, per questo motivo non può essere obbligato alla sedentarietà e tanto meno alla solitudine.

Origine e storia

Il Segugio dell’Appennino, che un tempo veniva chiamato anche “piccolo lepraiolo italiano” è un cane che, pur avendo ottenuto il riconoscimento della FCI nel 2023, ha dietro di sé una lunga storia. 

Già nel 1882, infatti, veniva descritto tra le razze italiane nel giornale illustrato “La Caccia”. E, nei secoli precedenti, era considerato un compagno insostituibile per chi viveva negli ambienti rurali. Il Segugio dell’Appennino, infatti, con la sua potente voce, era anche visto come un cane da guardia e, anche se aveva un aspetto non sempre uguale, era diffuso dalla Calabria fino al Nord.

L’avvocato Filippo Zacchini, allevatore e appassionato di segugi, ne parlò negli anni Trenta del secolo scorso, delineando alcune caratteristiche che riunivano tutti i segugi diffusi nel nostro paese per svolgere questo compito: «Un cane di piccola taglia, di eccezionale agilità e vivacità, tutto muscoli e nervi, senza alcuna pesantezza e dall’origine antica».

I vari ceppi diffusi nel nostro paese, infatti, nei secoli hanno preso forme leggermente diverse e i mantelli si sono adattati alle zone di lavoro, ma ciò che rimane uguale in tutta la penisola è il lavoro che il cane ha svolto (e svolge) per l’uomo.

Nello standard, infatti, viene sottolineato che per moltissimo tempo la selezione ha favorito l’abilità nel lavoro, piuttosto che l’aspetto estetico. Questa attenzione ha portato inevitabilmente anche a dare alla razza una forma leggera e muscolosa, adatta a muoversi in velocità sui terreni di montagna impervi e scoscesi.

Il primo standard ufficiale è stato accettato da Enci nel 2005, mentre l’approvazione da parte della FCI è arrivata nel maggio del 2023. Già nel 2021, però, in Italia sono stati registrati più di 320 nuovi Segugi dell’Appennino. L’adozione di questi cani, è bene ricordarlo, può avvenire anche attraverso le numerose associazioni rescue che si occupano di cani da caccia e fanno in modo di trovare nuove famiglie per i soggetti vittime di maltrattamenti e abbandoni. Ancora troppo spesso, infatti, i cani da caccia vengono considerati alla stregua di strumenti da lavoro, chiamati a collaborare nelle attività venatorie e poi lasciati soli a sé stessi nei box.

Motivazioni (desideri e bisogni)

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Foto ©Enci

I Segugi dell’Appennino desiderano perlustrare ogni centimetro quadrato del mondo che hanno intorno. Per le loro agili zampe e per il loro curiosissimo naso, infatti, l’area di sgambamento per i cani in città non sarà mai abbastanza. La loro motivazione perlustrativa, abbinata a quella di ricerca, quella esplorativa e quella cinestesica, lo rendono un cane capace di trascorrere tutta la giornata all’aperto.

Non bisogna preoccuparsi troppo degli incontri con i suoi simili perché, come molti cani abituati a collaborare nella caccia, anche lui tende ad evitare i conflitti e, nel caso in cui qualcuno si interfacci con lui in maniera aggressiva, il Segugio dell’Appennino preferisce certamente la fuga, favorito anche dalla sua grande agilità.

La lunga storia di collaborazione con l’uomo nelle attività venatorie ha fatto crescere in lui una fortissima motivazione affiliativa e, infatti, la relazione che si crea con un Segugio dell’Appennino è fortissima, soprattutto se il pet mate gli offre l’opportunità di sentirsi ascoltato e compreso.

La motivazione comunicativa, e in particolare il suo proverbiale abbaio, che i cacciatori ammirano tanto, potrebbe risultare complesso da gestire negli ambiti urbani e nei condomini.

Secondo lo standard ufficiale, il Segugio dell’Appennino ha il grande talento di riconoscere la selvaggina da rincorrere rispetto a quella che non rappresenta il target della caccia. Ciò nonostante, la sua motivazione predatoria potrebbe portarlo ad inseguire volentieri i gatti e gli altri animali domestici.

Come tutti i segugi, è dotato di un fiuto straordinario e ciò significa che, quando si trova nell’ambiente naturale, anche questo cane sfrutta il suo super potere dell’olfatto per analizzare il mondo. Questo aspetto potrebbe portarlo ad allontanarsi anche molto dai suoi umani. Per questo motivo, chi vive con un segugio, è spesso munito di una lunghina e di un dispositivo Gps che permetta di individuare la sua posizione anche a distanza.

Non si può certo pensare di tenerlo per tutta la vita al guinzaglio, lui è un animo libero. Un segugio al guinzaglio, è un segugio a metà.

Aspetto fisico

Il segugio dell'Appennino è un cane di taglia media che raggiunge circa i 50 centimetri di altezza (48 per le femmine) e i 10/18 chili di peso. Il mantello può essere raso o forte e, nello standard, sono compresi il color fulvo, il nero focato, il grigio lepre e il carbonato. Spesso ha inoltre macchie bianche in diverse parti del corpo, come gli arti, il petto, il collo, la fronte e la punta della coda.

Ha il classico muso allungato dei cani da caccia e orecchie lunghe e mobili, che favoriscono l’incanalamento dell’aria quando il tartufo è a terra.

Gli occhi hanno una forma arrotondata, con un’espressione vivace e possono essere di colore ambra o marrone. Gli arti sono robusti e potenti, con muscoli ben evidenti che gli permettono di avere un galoppo sciolto ed elegante.

Cura e salute

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Foto ©Enci

Il Segugio dell’Appennino è una razza che ha ottenuto solo recentemente il riconoscimento. Negli ultimi decenni gli allevatori hanno dovuto quindi dimostrare la non consanguineità dei soggetti prescelti per la selezione. Ciò significa che attualmente molti cani appartenenti a questa razza hanno vissuto una selezione particolarmente attenta e, di conseguenza, godono spesso di ottima salute.

Ciò non vale, ovviamente, per i cani vittime di abbandono o maltrattamento, i quali potrebbero portare con sé i traumi delle esperienze passate e convivere quindi con disagi legati a paure, ansie e fobie.

Trattandosi di un cane che trascorre molto tempo negli ambienti naturali più remoti, è importante munirsi di un adeguato antiparassitario. Questa abitudine, inoltre, fa di lui un cane non adatto per la vita sedentaria. Affinché si senta bene, ha bisogno di muoversi quotidianamente ed avere a disposizione una dieta sana e adeguata alla routine quotidiana.

Cosa fare con un Segugio dell’Appennino

Insieme a lui si scoprono le meraviglie nascoste dei boschi inesplorati. Il Segugio dell’Appennino, infatti, non si spaventa dei rovi e del fitto sottobosco. Abituatevi a lasciarvi guidare dal suo fiuto, perché vi porterà in luoghi che, prima del suo arrivo, non sapevate nemmeno che esistessero. Scoprirete le cascate nascoste e le tane abbandonate degli animali del bosco, poi risalirete lungo sentieri appena segnati e tornerete alla macchina, stupiti, attraverso traiettorie che non vi aspettavate.

Lasciare libero dal guinzaglio il Segugio dell'Appennino non è facile, perché in alcune situazioni potrebbe spaventare gli animali selvatici. Proprio per questo motivo è importante individuare gli ambienti adeguati in cui sganciare il guinzaglio, senza dover temere per la vita dei caprioli, delle lepri e di altre specie che, lasciando una pista olfattiva, potrebbero ricordargli ciò che gli abbiamo insegnato in questi secoli di selezione.

Se volete organizzare qualche gioco all’aperto, fate in modo che la complessità sia all’altezza del suo naso e provate a creare piste olfattive (anche complesse), che gli chiedano di superare ostacoli ambientali e trovare soluzioni per raggiungere il suo premio. Così facendo, gli darete l’impressione di riconoscere i suoi più grandi talenti e conquisterete la sua fiducia.

Non dovete temere i luoghi in cui si trovano anche altri cani, perché il Segugio dell’Appennino, generalmente, tende a relazionarsi in maniera equilibrata con i suoi simili.

Relazione e contesto ideale

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Segugio dell’Appennino ©Enci

La famiglia ideale per un Segugio dell’Appennino ama trascorrere il tempo libero nell’infinità della natura e non vive con ansia i momenti in cui il cane si allontana. Questo cane può vivere anche in appartamento e in città, a patto che i suoi umani abbiano la possibilità di spostarsi quanto più spesso possibile verso zone verdi in cui sostituire il guinzaglio con una lunghina o con la libertà. Molto più importante, invece, è non obbligarlo a condizioni di isolamento sociale, privato delle sue figure di riferimento che, da secoli, lo guidano alla scoperta del mondo.

Se in casa ha a disposizione un luogo tranquillo in cui avere la certezza di non venire disturbato, può vivere anche con i bambini, a patto che la relazione tra il cane e i più piccoli venga sempre sorvegliata dagli adulti.

La convivenza con gatti e altre specie, invece, potrebbe rappresentare una complessità, ma ciò non vale per tutti i Segugi dell’Appennino. Alcuni, infatti, sono perfettamente in grado di riconoscere i felini come altri membri del gruppo affiliativo e, quindi, accettarli senza obbligarli a una vita di inseguimenti.

Una giornata con un Segugio dell’Appennino

Come ogni notte, il vostro Segugio dell’Appennino ha dormito al vostro fianco, prima acciottolato sui piedi e poi, man mano che passavano le ore, ha preso spazio fino ad allungarsi completamente. Lo svegliate con dolcezza e lui, dopo qualche coccola, salta giù energico e già pronto per una nuova giornata insieme.

Prima di tutto va nelle stanze dei bambini per svegliarli e controllare che stiano tutti bene, poi si sposta verso la cucina, dove aspetta che vi prepariate il caffè, consapevole che, poco dopo, vi cambierete e andrete a prendergli la pettorina per uscire. Durante la passeggiata, il vostro cane tiene il naso fisso a terra e, di tanto in tanto, si gira verso di voi per carpire dalle vostre espressioni che intenzioni avete.

Quando arrivate al parco, controllate che non ci siano troppe persone e poi gli togliete il guinzaglio, guardando da lontano la sua gioia nel poter perlustrare tutti i fili d’erba che ha intorno. Tornate a casa e gli preparate da mangiare, poi uscite per andare al lavoro e lui, da subito, prende posto sul vostro letto, dove vi aspetterà sonnecchiando.

Quando rientrate, vi viene incontro con la sua scodinzolata allegra e voi, in pochi secondi, siete pronti per mettergli la pettorina, andare a prendere i bambini a scuola e andare tutti insieme in campagna. Durante il viaggio, il vostro cane guarda curioso fuori dal finestrino e, quando aprite le porte, salta giù allegro e già pronto per giocare insieme a voi.

Il posto che avete scelto, infatti, è un ampio prato dove andate di tanto in tanto per divertirvi con qualche ricerca olfattiva. Mentre i bambini nascondono un Kong ripieno, il vostro segugio resta accanto a voi in attesa del “via”, poi inizia a correre dando l'impressione di non avere una destinazione precisa. Eppure voi sapete che, in pochi minuti, avrà scandagliato ogni centimetro del prato. Quando trova il suo tesoretto, si guarda un istante in giro e poi si mette all’ombra per goderselo, mentre voi cogliete l’occasione per fare merenda. Poi vi rialzate e fate tutti insieme una passeggiata nella natura.

Di tanto in tanto incontrate altri cani, ma non è un problema, perché il vostro Segugio dell’Appennino tiene le distanze e si limita ad annusare da lontano l’odore lasciato dai suoi simili. Guardate il suo lungo naso muoversi rapidamente e sorridete, perché sapete bene che quello è il suo modo per ottenere tutte le informazioni che desidera.

Quando tornate a casa preparate da mangiare e poi vi mettete sul divano a guardare un film. Il vostro segugio è raggomitolato tra voi e, mentre russa, tiene il muso sulla vostra gamba, attento che non vi allontaniate senza che se ne accorga.

Foto in copertina ©Enci

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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