video suggerito
video suggerito
13 Gennaio 2022
13:15

Perché un cane ha paura, cosa lo spaventa e come fare per aiutarlo?

La paura nel cane è un argomento complesso, delicato, ma anche molto affascinante. Non c’è infatti modo migliore per capire i nostri cani che quello di osservare le loro emozioni e comprendere che così come facciamo noi anche loro hanno idee sul mondo.

525 condivisioni
Immagine

La paura nel cane è un argomento complesso, delicato, ma anche molto affascinante. Non c’è infatti modo migliore per capire i nostri cani che quello di osservare le loro emozioni e comprendere che così come facciamo noi anche loro hanno idee sul mondo.

E sicuramente tra queste la paura occupa uno dei posti più importanti, non solo in rapporto al benessere del singolo individuo, ma in generale per la sopravvivenza.

Un ulteriore aspetto fondamentale è che attraverso il riconoscimento di questa emozione passa quello che forse è l’argomento più importante per le battaglie sul rispetto dei diritti animali. Una volta infatti riconosciuto che anche loro provano paura, e che questa non è per nulla diversa da quella che proviamo noi esseri umani, risulta poi molto difficile giustificare quei comportamenti che non rispettano il loro diritto (sancito anche nel Brambell Report) di vivere, per quanto possibile, una vita “priva di stress e paura”.

E tuttavia, se da un lato parrebbe tutto molto semplice davanti a situazioni in cui questa emozione si manifesta chiaramente e ci lascia pochi dubbi, dall’altro le cose si complicano di molto quando andiamo a considerare alcuni aspetti particolari. Innanzitutto dobbiamo considerare che, come tutte le emozioni, anche la paura può manifestarsi in gradi diversi, che possono andare da un lieve disagio al timore, fino a giungere anche al terrore e al panico. Inoltre, benché vi siano chiare somiglianze tra ciò che noi proviamo e quello che provano i nostri cani vi sono anche grandi differenze sia rispetto a ciò che può esserne la causa, sia nel modo di manifestarlo.

Il risultato di ciò è che spesso ci troviamo di fronte a comportamenti dei nostri amici che non riusciamo a comprendere e, alle volte, a delle paure che ci sembrano immotivate o di cui fatichiamo a capire l’origine, rimanendo così spiazzati e senza sapere come affrontare diverse situazioni.

Cerchiamo quindi di andare con ordine per capire: da cosa nascono le paure, come si manifestano e come affrontarle.

Da cosa nascono le paure

Una delle maggiori cause di equivoci e fraintendimenti sta proprio in quelle che in genere riteniamo esserne le cause. Generalmente infatti siamo portati a pensare che se il nostro amico ha paura di qualcosa ciò sia dovuto ad una passata brutta esperienza. Un esempio assai comune è quello di quei cani che hanno paura degli esseri umani. “Probabilmente è stato picchiato”: questa è la spiegazione principale che molti si danno. E allo stesso modo in moltissimi altri casi quando ci rendiamo conto che il nostro amico è spaventato da qualcosa subito supponiamo che un accadimento particolare ne è stato la causa.

In pratica siamo sempre portati a ricondurre le paure a un qualche evento traumatico. E tuttavia, benché questo possa essere vero in alcuni casi, non sempre è così ed anzi spesso la spiegazione sta in ragioni diametralmente opposte. Il tema è molto complesso, però possiamo dire in generale che le paure possono avere diverse fonti di origine: l’aver conosciuto qualcosa in maniera traumatica; il non averla mai conosciuta e dunque non saper come affrontarla; un evento improvviso e inaspettato; oppure infine l’aver sviluppato un carattere timoroso ed essere facilmente soggetto a questa emozione.

La complessità sta nel fatto che queste possibili origini possono sovrapporsi ed agire assieme, andando talvolta a rinforzarsi tra loro, altre volte a mascherare i sintomi e dunque non essere chiaramente percepite.

Quel che si può dire, in linea molto generale, è che un’esperienza traumatica, come ad esempio un’aggressione o un incidente fisico, può portare a temere qualcosa che fino a quel momento suscitava emozioni diverse. Tuttavia anche qualcosa di completamente sconosciuto può essere fonte di timore, specie se si tratta di cose molto diverse da quelle a cui solitamente si è abituati: molti cani si spaventano la prima volta che vedono un cavallo o una mucca, oppure persone vestite in modi particolari o che hanno particolari modi di muoversi (anziani, bambini, portatori di handicap…).

Vi sono poi certi stimoli, come forti rumori o cose che si avvicinano in modo rapido e improvviso, che provocano reazioni impulsive e direttamente collegate con l’istinto di sopravvivenza.

Tutto questo infine può poi avere effetti estremamente diversi a seconda del carattere del cane. Vi sono infatti soggetti che sono in generale più sicuri e altri più timidi o paurosi. Questo può dipendere da fattori genetici come la razza, ma anche dalle esperienze vissute nel periodo di crescita, ad esempio dall'essere cresciuti in un ambiente povero di stimoli come quello di un box, o in uno completamente diverso da quello della famiglia adottante come molti cani che finiscono al Nord e provenienti dal sud Italia.

Come si manifestano le paure

Così come diverse possono essere le cause, altrettanto diversi possono essere i modi in cui le paure si manifestano. Una buona semplificazione è data da quella che si definisce la regola delle 3 F ovvero, davanti a quello che viene percepito come un pericolo, un individuo potrebbe adottare una delle seguenti strategie: fight, combatti; fly, vola via oppure scappa; freeze, rimani immobile. Queste sono infatti le strategie maggiormente diffuse in tutto il mondo animale e, per certi versi, anche quelle che adottiamo noi esseri umani.

A queste si potrebbe poi aggiungere, nel caso di rapporti con altri cani o persone, quella dell’invito al gioco, ossia il provare a sdrammatizzare una situazione di potenziale tensione cambiando il piano di confronto e portandolo su un diverso tipo di interazione. Tuttavia, sebbene le cose all’apparenza possano sembrare semplici, alcuni fattori possono rivestire un’importanza determinante. Uno di questi è quello che si definisce strumentalizzazione.

In pratica quando un cane si rende conto che un certo comportamento può essere utile per evitare un problema potrebbe imparare ad anticipare il suo utilizzo e quindi usarlo a scopo preventivo. Questo può avvenire sia con comportamenti aggressivi che con quelli di fuga, che potrebbero così apparire fuori contesto o immotivati.

Infine va considerato che, a seconda del carattere del cane, le manifestazioni di paura possono essere più o meno evidenti. Avremo così certi cani che mettono in atto comportamenti plateali e altri che manifestano cambiamenti quasi impercettibili, quali un leggero irrigidirsi, l’emettere segnali calmanti, il rallentare i movimenti o il distogliere lo sguardo. In molti casi sta solo nel profondo rapporto di conoscenza la possibilità di percepire anche piccoli cambiamenti e il collegarli a qualche particolare esperienza.

Come affrontare le paure

Ma come affrontare le paure? Anche in questo caso non esiste una ricetta magica utile in tutte le occasioni. Molto dipenderà sia dal livello di disagio del nostro amico sia, in generale, dal suo carattere. Ma molto influirà anche da quanto tempo manifesta una certa paura e quali strumenti avrà costruito per fronteggiarla. Più infatti un certo comportamento sarà radicato nel tempo o avrà aiutato il cane nella sua difficoltà più sarà difficile per lui andarlo a modificare. Questo capita ad esempio coi comportamenti aggressivi che, come effetto immediato, ottengono spesso il risultato di allontanare momentaneamente il problema. In questi casi è sempre utile consultare una figura esperta, che possa aiutare a leggere anche i più piccoli segnali e così lavorare in prevenzione.

La difficoltà dei comportamenti di fuga sta invece in molti casi nel picco di eccitazione che non aiuta certo il ragionamento. Molto spesso l'entità questo picco è direttamente collegata con la distanza rispetto a ciò che incute timore; ma può influire anche il nostro comportamento. Il consiglio migliore dunque può essere da un lato quello di mantenere delle distanze adeguate in modo che il nostro amico possa osservare quel che succede da una posizione di sicurezza, dall’altro quello di mantenere un atteggiamento calmo e rassicurante in modo da non trasmettergli ansia o nervosismo.

Da ultimo vi sono i cosiddetti comportamenti di freezing. La cosa che può ingannare in questo caso è l’apparente calma e immobilità. Spesso questo comportamento può essere accompagnato da tachicardia e tensione muscolare. Bisognerà dunque fare estrema attenzione sia perché segno di estrema preoccupazione, sia perché in certi casi può poi sfociare in un attacco o in una fuga improvvisa, col rischio di incidenti tanto per il cane quanto per chi gli è vicino. In genere sarebbe sempre meglio non forzare in questi casi un’interazione, ma aspettare che sia lui a calmarsi e a riprendere un’iniziativa.

Questi naturalmente sono solo alcuni spunti generali e spesso le tecniche di lavoro su questi problemi possono essere molto più complesse ed elaborate, andando a coinvolgere non solo il cane, ma anche il suo ambiente di vita e il nostro modo di approcciarci a lui. L’invito che invece ci sentiamo di rivolgere a tutti è quello di imparare a osservare il proprio amico e non sottovalutare anche dei piccoli cambiamenti. A volte una piccola esitazione, un rallentamento o il semplice spostamento in dietro del proprio peso possono essere segnali che, se sottovalutati, possono poi portare a disagi importanti. A volte il parere di un esperto può aiutare a prevenire un problema che, una volta manifestatosi, potrebbe essere molto complesso poi da risolvere.

Avatar utente
Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views