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27 Ottobre 2023
16:58

Cosa accade se un gatto domestico si accoppia con un gatto selvatico?

Gatto domestico e gatto selvatico vengono considerate due sottospecie della stessa specie, ovvero Felis silvestris o F. lybica, a seconda della classificazione. Per questo è possibile che dal loro accoppiamento nascano dei cuccioli ibridi. Per capire però la natura e le conseguenze della nascita di questi individui, bisogna conoscere le principali differenze tra le due sottospecie.

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Il gatto domestico discende direttamente da alcune popolazioni del gatto selvatico africano, che furono domesticate e accudite dalla nostra specie circa 10.000 – 8.000 anni fa. Visto però che questa domesticazione è avvenuta piuttosto recentemente, le due tipologie di gatto oggi vengono considerate due sottospecie differenti ma appartenenti entrambi ancora alla stessa specie Felis silvestris o F. lybica, a seconda della classificazione scelta. Questa condizione permette quindi a entrambi di essere interfertili ed è perciò è possibile che, se un gatto domestico si accoppia con un gatto selvatico, nascano dei cuccioli ibridi. Questi sono a loro volta fertili sia col gatto domestico che con quello selvatico.

Gli ibridi, ovviamente, presentano delle caratteristiche morfologiche intermedie che risultano derivate da quelli dei genitori. Quindi, a secondo della varietà dei gatti domestici presi in considerazione, gli ibridi possiedono caratteristiche più o meno simili a quelli di uno dei due genitori. Per capire però la natura di questi individui nati dall'unione di un gatto selvatico e uno domestico, non possiamo però prescindere dal conoscere quali siano le principali differenze anatomiche e comportamentali di queste due sottospecie.

Per esempio, i gatti selvatici europei presentano una coda a forma di clava, che dispone di vari anelli neri, mentre sul dorso è presente una striscia nera ben definita che termina all’attaccatura della coda. I gatti domestici, invece, hanno una pelliccia molto più variegata nei disegni e nella colorazione, frutto della selezione artificiale praticata dall'uomo. I loro colori e le loro caratteristiche fisiche, sono infatti il prodotto di incroci guidati dagli esseri umani e rispondono ai gusti estetici e alle esigenze della nostra specie.

Parlando invece di areale, mentre la popolazione originaria di gatto selvatico africano domesticata dalla nostra specie era presente solo in una regione marginale della costa settentrionale dell'Africa, corrispondente all'attuale Egitto e alla Libia, oggi i gatti domestici vivono in tutti i continenti e in quasi tutte le tipologie di clima e di ecosistemi. Questo, come sappiamo, è stato il prodotto del nostro intervento, ma per quanto possa essere considerato un successo per i gatti domestici rappresenta un grave problema per buona parte della fauna e per le altre sottospecie o specie gatti selvatici, alcuni considerati in pericolo proprio per l'eccessiva ibridazione con i gatti domestici rinselvatichiti.

Può un gatto selvatico riprodursi con un gatto domestico?

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Un gatto selvatico europeo

Al di là dell'interfertilità delle due sottospecie, bisogna anche considerare quanto sia probabile per un gatto domestico incontrare un gatto selvatico e riprodursi con esso. In Europa, l'areale del gatto selvatico, infatti, è in serio ridimensionamento, non tanto per i cambiamenti ambientali ma per l'espansione antropica e per l'eccessiva cementificazione. Per quanto infatti questa sottospecie sia in grado di vivere fra le campagne, il suo habitat ideale è quello delle foreste, luogo in cui è nato e si è adattato per centinaia di migliaia di anni.

Anche il suo corrispettivo africano, da cui nacquero i gatti domesticiviveva infatti a ridosso delle coperture vegetali un tempo presenti sulla costa settentrionale del continente africano e questo ci permette di capire quindi come oggi sia molto difficile – anche se non impossibile – per un gatto randagio o padronale trovare un gatto selvatico con cui accoppiarsi.

I gatti domestici, per quanto apprezzano la vita libera, sono quasi sempre legati alle comunità rurali e urbane, e raramente si spingono all'interno delle foreste più fitte. Anche dove hanno causato ingenti danni agli ecosistemi, soprattutto su numerose isole in tutto il mondo, hanno infatti "colonizzato" gli ambienti naturali partendo quasi sempre dalle zone limitrofe o dalle periferie centri urbani, seguendo indirettamente il cammino dell'uomo.

Questo però non ha azzerato del tutto la possibilità che i gatti domestici e selvatici potessero incrociarsi. Per quanto potrebbero essere diffidenti all'inizio per via dei diversi stili di vita e le loro differenze anatomiche, queste due varietà di gatti possono convivere all'interno di uno stesso territorio e quindi incrociarsi, fenomeno che avviene con più o meno frequenza anche in base la contesto e al luogo preso in considerazione.

Quindi, seppur il numero di ibridi con il tempo si spera possa diminuire sempre di più, i legami fra queste due sottospecie attualmente rimangono molto saldi, con incroci, scambi genetici e ibridi che nascono in varie parti del mondo.

Quali sono le conseguenze di tale accoppiamento?

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Un gatto selvatico africano

Una delle principali conseguenze della nascita di un certo numero d'ibridi in natura è l'inquinamento genetico delle varie popolazioni naturali. Un problema che viene considerato dai biologi della conservazione molto grosso, quando si parla soprattuto di particolari popolazioni isolate o di specifiche sottospecie di gatti selvatici, come appunto il gatto selvatico africano – oggi a serio rischio d'estinzione – o il gatto selvatico sardo.

Per rimanere in salute e conservarne le caratteristiche uniche, queste popolazioni di gatti selvatici devono infatti limitare lo scambio genetico con le popolazioni domestiche rinselvatichite. Una sfida ambientale molto difficile da superare, considerando che (1) i gatti selvatici di per sé sono molto elusivi, difficili da studiare e da individuare e che (2) le popolazioni di gatti domestici randagi crescono sempre di più, anche per colpa degli abbandoni.

Proprio per questa ragione, biologi e veterinari in alcuni luoghi del mondo, tra cui la Sardegna, hanno consigliano di sterilizzare i loro animali, così da non impattare eccessivamente sulla natura, qualora il gatto dovesse scappare o dovesse girovagare molto. Questa soluzione, ovviamente, non permette di diminuire il numero di prede selvatiche uccise da questi animali, ma almeno limita ai gatti domestici di inquinare il genoma delle popolazioni selvatiche.

Un'altra conseguenza che si può osservare quando un gatto selvatico si riproduce con un gatto domestico è che possono nascere anche delle nuove varietà potenzialmente "attraenti" per gli allevatori e il mercato dei gatti domestici. Come vedremo a breve, questa "conseguenza" è stata purtroppo sfruttata anche recentemente per creare razze feline ibride molto particolari, che talvolta hanno provocato dei danni all'ambiente e agli stessi allevatori.

Alcuni ibridi che sono stati infatti realizzati hanno un comportamento poco adatto per la vita domestica e vengono considerati alla stregua di animali selvatici veri e propri. Ed è proprio per via di queste problematicità che nel nostro paese è vietata la detenzione e la vendita di alcuni ibridi fino alla quarta generazione successiva al primo incrocio.

Non bisogna inoltre dimenticare che il contatto fra specie domestiche e selvatiche può anche favorire l'insorgenza di malattie genetiche o la diffusione di patogeni.

Quali sono i gatti ibridi?

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Fra le varietà di gatti nati dall'unione dei gatti domestici con le diverse specie di gatti selvatici abbiamo il Caracat (ibrido fra gatto domestico e il caracal africano), il noto Bengal (nato dall'unione di una razza domestica con il gatto leopardo asiatico) e l'apprezzatissimo Savannah, che nasce invece dall'incrocio con un Serval. Ci sono poi gli ibridi nati con lo scopo di ottenere felini con alcune particolari tipologie di mantello, come il Toyger, che ricorda una tigre per via delle sue striature verticali e che ha come genitori un altro ibrido, ovvero il Bengal, e un gatto domestico.

C'è poi il gatto della razza Serengeti, prodotto da una nota allevatrice e biologa statunitense, Karen Sausman, che ha avuto l'idea di creare una razza che avesse la forma del serval africano ma che fosse invece imparentato con alcuni ibridi asiatici, tra cui il Bengal. Questo ibrido è stato poi spesso utilizzato dagli allevatori per creare altre varietà.

Per concludere questa lista bisogna ovviamente anche considerare la varietà Chausie, figlio di un gatto del deserto e di un gatto domestico, il Cheetoh,una varietà di gatti molto costosa che nasce dall'incrocio tra un Bengal e un Ocicat, una razza felina che è stata ottenuta esclusivamente con l'accoppiamento di razze domestiche, e i rarissimi Ussuri, ibridi di origine russa molto misteriosi, che probabilmente sono frutto dell'incrocio tra il gatto domestico e il gatto leopardo dell’Amur.

Tutte queste varietà hanno esigenze comportamentali ed alimentari particolari e hanno spesso un carattere difficile da gestire, se non si è preparati. Inoltre, bisogna sempre ricordare che gli ibridi che nascono invece in natura sono molto diversi sia tra di loro e che dagli ibridi domestici. Le varietà infatti che abbiamo elencato somigliano per molti versi alle razze feline, perché vengono riprodotti appositamente con lo scopo di ottenere nuove razze.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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