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14 Dicembre 2020
16:41

Gatto domestico (Felis silvestris catus)

Quello tra gatto domestico e uomo è un rapporto molto forte e antico che è mutato più volte nel corso della storia. Venerato dagli egizi, perseguitato nel Medioevo e poi amato in epoca moderna, questo agile felino dai sensi sopraffini è adesso uno degli animali da compagnia più diffusi al mondo.

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Il gatto è un mammifero carnivoro della famiglia dei felidi. Esistono circa quaranta razze di questo felino, che è l’animale domestico più diffuso in Europa. Sessantasei milioni di gatti, infatti, condividono la vita con gli umani nel nostro continente.

Il gatto ha grandi abilità sociali, che vengono influenzate dalla genetica e dalle esperienze nelle prime settimane di vita. Particolare attenzione va posta dalla terza alla settima/ottava settimana di vita, che rappresenta il periodo sensibile per lo sviluppo di tali abilità nel gattino. I gatti che hanno la possibilità di instaurare relazioni positive con i propri simili e con le persone durante questo periodo di vita, avranno maggiori possibilità di mantenere anche nella fase adulta le abilità apprese. Per questo motivo, già intorno alle sei-sette settimane, è buona norma permettere al cucciolo di incontrare persone e anche altre specie che potrebbe incontrare nel corso della vita. Interazioni di qualche minuto, ripetute di giorno in giorno, prima dell’adozione aumenteranno, infatti, la probabilità che diventi un gatto adulto in grado di instaurare relazioni positive con tutti i componenti della famiglia umana. L’adozione del gatto dovrebbe avvenire dopo la settima settimana di vita, prima che il periodo sensibile si concluda.

I sensi del gatto

Il gatto è dotato di un udito molto sensibile, grazie al quale riesce a percepire anche gli ultrasuoni emessi dai piccoli roditori, che rappresentano alcune tra le sue prede naturali preferite. Le vocalizzazioni hanno un ruolo molto importante nella comunicazione del gatto sin dalla nascita: i richiami vocali dei gattini rappresentano, infatti, il più potente stimolo chiave per la madre, la quale è in grado di discriminare tra essi e rispondere adeguatamente.

Anche l’olfatto è molto sviluppato e viene utilizzato anche come strumento di comunicazione intra e interspecifica. Oltre al senso dell’olfatto classico, il gatto, infatti, come molti altri mammiferi, può contare sul paraolfatto, grazie alla presenza dell’organo vomeronasale. Descritto per la prima volta da Ludwig Jacobson nel 1813, si tratta di una struttura chemosensoriale specializzata che permette di percepire i feromoni, sostanze odorose attraverso cui i gatti comunicano tra di loro. Si trova in corrispondenza del setto nasale e nel gatto, come nel suino, è connesso direttamente sia con il naso che con la bocca.

Quando il gatto utilizza questo strumento, assume un’espressione molto caratteristica: contrae il muso, e socchiude la bocca, in una sorta di “smorfia” che a noi può sembrare buffa. Questo è un comportamento riflesso, che si definisce risposta di Flehmen.

Per quanto riguarda la vista, il gatto, animale notoriamente crepuscolare, è dotato di quella che si definisce una visione scotopica, che gli permette di vedere bene anche in condizioni di illuminazione scarse. Ciò è reso possibile dalla presenza, alla periferia della retina, di un elevato numero di recettori detti bastoncelli,  i quali sono molto sensibili alla luce ma si saturano rapidamente se questa aumenta. Il tapetum lucidum inoltre, è uno strato di cellule posizionato dietro la retina che permette al gatto di avere abilità visive anche in ambienti privi di luminosità. In questi, i bastoncelli sono aiutati anche dal tapetum lucidum, un sottile strato riflettente posizionato proprio dietro la retina. La luce che colpisce direttamente la retina, in altre parole, si somma a quella riflessa dal tappeto lucido. E’ proprio per la presenza del tapetum lucidum che gli occhi del gatto brillano al buio, quando sono colpiti da una fonte luminosa, come i fari dell’automobile. Alle capacità visive del gatto contribuiscono anche i grandi occhi: in proporzione, essi sono grandi quasi il triplo di quelli degli esseri umani. I gatti sono meno bravi di noi a differenziare i colori. Discriminano bene il blu, il verde, il giallo e il violetto, ma non il rosso, l’arancione e il marrone.

Anche i polpastrelli, così come le vibrisse, sono parti del corpo del felino che collaborano a  rendere il suo mondo percettivo più intenso. Le vibrisse, infatti, permettono al gatto di riconoscere anche leggere correnti d’aria. Esse sono sono peli tattili sensibili alle vibrazioni, che compensano la scarsa capacità degli occhi del gatto di riconoscere oggetti vicini (entro i 25 cm circa).

I polpastrelli, invece, permettono di aumentare la capacità di riconoscere le vibrazioni del terreno.

Le razze di gatti

Mentre le razze di cani sono state selezionate sulla base di caratteristiche fisiche e comportamentali, i gatti hanno subito una selezione basata unicamente sull’aspetto fisico.

Segni particolari

Il gatto è un animale territoriale che tende a difendere il suo home range dai gatti estranei al gruppo sociale. All’interno dell’home range generalmente il gatto ha uno spazio personale, l’area, cioè, all’interno della quale si sente più sicuro.

Cosa mangia il gatto

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Il gatto viene definito un carnivoro stretto, ovvero il suo metabolismo è adatto per digerire e utilizzare al meglio fonti proteiche animali. Cacciatori provetti, il gatto farebbero in natura tanti piccoli pasti, distribuiti soprattutto durante le ore crepuscolari e notturne. La sua alimentazione, anche in casa, dovrebbe rispettare queste peculiarità, anche se ovviamente non è sempre facile da realizzare.

Da un punto di vista di gusti, il gatto può essere molto difficile da soddisfare. Iper-selezionatore, spesso neofobico (ovvero rifiuta gli alimenti sconosciuti), il gatto sceglie l’alimento non solo in base al profumo o al gusto, ma anche in base al suo colore e alla sensazione tattile che genera nella sua bocca dopo la prensione.

Distribuzione del gatto domestico

In Italia, i gatti domestici registrati sono circa 7,5 milioni, un numero simile a quello rilevato in Germania e nel Regno Unito. Tra i paesi europei, è l’Ungheria ad avere il maggior numero di gatti per abitante (23 ogni 100 abitanti).

I dati numerici riguardanti i pet in Italia, sono da considerare stime approssimative. (Rapporto Assalco – Zoomark 2019 | Alimentazione e Cura degli Animali da Compagnia p.40)

Habitat del gatto

Il gatto ha dimostrato nel tempo una grande abilità di adattamento all’ambiente urbano e a quello domestico.

Interazione con l’uomo

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L’atteggiamento dell’uomo nei confronti del gatto è cambiato molto nel corso della storia: dalla venerazione al tempo degli egizi, fino all’utilizzo per la caccia al topo durante il Medioevo in Europa.

Durante il tardo Medioevo cominciò però una lunga persecuzione del gatto. Le religioni pagane credevano nella reincarnazione di Iside nel corpo del gatto e ne veneravano quindi la figura. La Chiesa, di contro, condannava queste credenze e praticava invece, il sacrificio dei gatti come rituale di buon auspicio durante le festività. Questa abitudine è continuata fino al XVIII secolo in alcune zone rurali d’Europa.

L’abilità del gatto nel condividere con l’uomo l’ambiente urbano, la naturale attenzione alla pulizia e la capacità di vivere solitario, se le risorse scarseggiano, sono solo alcuni degli aspetti che hanno fatto in modo che le false credenze del passato venissero superate, rendendolo l’animale più amato nel mondo occidentale.

Bibliografia

Un'etologa in famiglia. genitori, figli e parenti scomodi nel regno animale, ed. Unicopli, 2020, p. 142:Casey R. A., Bradshaw J. W. S. (2008). The effects of additional socialisation for kittens in a rescue centre on their behaviour and su- itability as a pet. Applied Animal Behaviour Science 114(1- 2):196–205.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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