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8 Ottobre 2021
13:49

Adottati tre cuccioli grazie al progetto Fuori dalle gabbie. «Così i detenuti accudiscono i cani»

La Fondazione CAVE CANEM Onlus ha dato il via qualche anno fa al progetto «Fuori dalle gabbie» che si occupa di formare i detenuti nell'accudimento dei cani che provengono dai canili comunali. A Spoleto la fondazione ha allestito un vero e proprio rifugio nel carcere e sono già tre i cuccioli che sono stati adottati, e altri due si trasferiranno nella loro nuova famiglia lunedì 11 ottobre.

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Intervista a Federica Faiella
Vicepresidente dell'Associazione Cave Canem Onlus
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La Fondazione CAVE CANEM Onlus, fondata da Federica Faiella e Adriana Possenti, si occupa di migliorare il rapporto tra la nostra specie e quelle animali e, a tal proposito, ha da qualche anno dato il via al progetto «Fuori dalle gabbie». L'iniziativa, che ad oggi si svolge in tre istituti penitenziari italiani – il carcere di Spoleto in Umbria, di Secondigliano a Napoli e di Casal del Marmo a Roma – ha l'obiettivo di formare i detenuti ad accudire e ad interagire correttamente con i cani senza famiglia, dando a questi animali un'alternativa al canile e la possibilità di socializzare con l'uomo.

A Spoleto la fondazione ha finanziato un rifugio all'interno del carcere dove vengono ospitati alcuni cani del canile comunale, scelti perché particolarmente bisognosi di accudimento. I primi tre cuccioli sono stati adottati grazie all'aiuto dei volontari dell'associazione Noi & Loro il 24 settembre 2021 e, tra qualche giorno, precisamente l'11 ottobre, altri due raggiungeranno la loro nuova famiglia.

Chi sono i tre cuccioli che hanno trovato famiglia?

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Uno dei cuccioli adottati dal rifugio del carcere di Spoleto

I tre cuccioli che sono stati adottati, che adesso hanno 6 mesi, sono Evita, Teo e Annibale. Gli altri ancora presenti nel rifugio sono invece Claretta, Carlotta, Paola, Leone e Nikita. I nomi gli sono stati dati proprio dai detenuti del carcere di Spoleto e altri due cuccioli andranno nella loro nuova famiglia lunedì 11 ottobre. Sono tutti meticci, simil-labrador, che provengono dal canile sanitario di Spoleto. Li abbiamo trasferiti nel rifugio del carcere, che abbiamo finanziato con la fondazione, prima dell'estate e sono stati scelti perché erano particolarmente spaventati dal contatto con le persone in quanto non avevano mai avuto la possibilità di interagire con loro. In questo rifugio possono invece vivere in un ambiente sereno e familiare, lontani da stimoli acustici e circondati dal verde. A differenza dei canili dove spesso i cani sono in numeri molto alti, qua possono invece essere seguiti e assistiti costantemente. Siamo davvero molto contenti di questo risultato perché uno degli obiettivi del progetto è proprio di dare una famiglia ai cani che non ne hanno mai avuta una.

Come si fa ad adottare un cane del carcere di Spoleto?

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Evita e Paola nel rifugio del carcere di Spoleto

Noi mettiamo un avviso e le persone interessate possono contattarci e fare un colloquio conoscitivo. Dopodiché viene svolto un altro colloquio a casa degli adottanti per conoscere il luogo in cui vivono. Infine c'è una fase di ambientamento dei cani in attesa della cessione definitiva, per garantire il loro benessere e assicurarci che si siano ben adattati. Il progetto a Spoleto è iniziato a luglio 2019 e per ora nel rifugio sono stati accolti otto cuccioli e un adulto che era stato sequestrato a un cittadino che non poteva più occuparsene e, per evitare traumi, abbiamo deciso di portarlo qui invece che farlo andare nel canile comunale.

Video del progetto Fuori dalle gabbie della fondazione Cave Canem Onlus

Come si svolgono le attività con i detenuti nel carcere di Spoleto?

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I cuccioli ospitati nel rifugio del carcere di Spoleto

Da luglio 2019, data di inizio del progetto, abbiamo formato 87 detenuti dell'istituto penitenziario. Per scegliere chi partecipa all'iniziativa viene svolta prima una selezione dal carcere, dopodiché viene fatta una selezione dalla nostra fondazione da parte di avvocati, educatori e psicologi che viene svolta attraverso un colloquio e alcuni questionari scientifici per valutare la tendenza a mentire e il tasso di psicoticismo. È infatti molto importante che i detenuti non arrechino in alcun modo danno ai cani. I cani del canile comunale vengono scelti invece in base al loro bisogno di socializzare e entrare in contatto con le persone. I detenuti vengono prima formati attraverso lezioni teoriche, condotte dall'educatore cinofilo Mirko Zuccari, e poi partecipano alle sessioni di lavoro all'aperto dove possono interagire e entrare in contatto con i cani. Quelli maggiormente promettenti hanno anche temporaneamente lasciato il carcere per fare manutenzione nel canile comunale di Spoleto. Questi lavori socialmente utili hanno fatto risparmiare al Comune molti soldi che sono stati investiti per migliorare il canile. Due detenuti hanno avuto diritto alla semilibertà grazie a questo progetto e gli è stato quindi concesso di stare fuori dalla mattina alla sera e sono anche i responsabili del canile rifugio del carcere di Spoleto.

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I cuccioli ospitati nel rifugio del carcere di Spoleto

Anche nel carcere di Secondigliano verrà svolto un lavoro simile?

A Secondigliano ora stiamo ultimando il corso di formazione nel carcere e abbiamo già dato l'ok per far sì che i detenuti possano fare lavori di pubblica utilità nel canile comunale di Napoli. L'idea è di portare i detenuti in canile invece che allestire un rifugio in carcere perché il canile comunale è grande, accogliente ed ha molti box liberi. L'ultima espressione di questo progetto è lavorare nel carcere minorile di Casal del Marmo a Roma. Qui la situazione è diversa: stiamo formando infatti i giovani detenuti per far avere loro delle borse lavoro per lavorare nel canile di Roma.

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