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6 Aprile 2021
10:00

Sospesi tra acqua e terra: gli anfibi

Gli anfibi sono un gruppo di vertebrati incredibilmente variegato, composto da oltre 8mila specie. La maggior parte vive una doppia vita legata sia all'acqua che alla terraferma. Purtroppo sono anche tra gli animali più minacciati di estinzione in assoluto. Scopriamo quindi chi sono, che caratteristiche hanno e come vivono.

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Gli anfibi sono una classe di vertebrati molto particolare caratterizzata, nella maggior parte dei casi, da una duplice vita: in parte in acqua e in parte sulla terraferma. Lo stesso nome amphíbios deriva dal greco significa proprio “doppia vita”, e si riferisce al fatto che questi animali passano la prima parte della loro esistenza sottoforma di larva acquatica prima di passare alla vita adulta, più legata agli ambienti terrestri. Questa stravolgimento totale nell'aspetto è uno dei fenomeni biologici più belli e affascinanti ed è chiamato metamorfosi.

In realtà questo gruppo, che comprende oltre 8mila specie diverse, è composto da un caleidoscopio di forme, colori e adattamenti incredibilmente eterogeneo, che ha conquistato quasi tutti i tipi di habitat. Gli anfibi sono stati inoltre i primi vertebrati in assoluto a conquistare le terre emerse nel periodo Devoniano, circa 370 milioni di anni fa. Scopriamo allora come vengono classificati, che caratteristiche hanno e come vivono gli animali dalla doppia vita: gli anfibi.

Sistematica degli anfibi

Tutti gli anfibi viventi oggi sono suddivisi in tre ordini:

  • Anuri: è il gruppo più numeroso, che contiene quasi il 90% di tutte le specie di anfibi. Comprende rane, rospi e raganelle, cioè tutte le specie senza coda e solitamente caratterizzate da un corpo tozzo con zampe posteriori particolarmente sviluppate adatte spesso a saltare.
  • Urodeli (o Caudati): gli anfibi dotati di coda e dall'aspetto superficialmente simile alle lucertole, come le salamandre e i tritoni.
  • Gimnofioni (o Apodi): il gruppo più piccolo e curioso, composto da specie dall'aspetto bizzarro e vermiforme e privi di arti, dalle abitudini spesso fossorie o sotterranee.

Origine degli anfibi

I primi veri anfibi si sono sviluppati nel periodo Devoniano, circa 370 milioni di anni fa, da qualcosa di molto simile ai pesci polmonati, un piccolo gruppo di strani pesci dotati di polmoni primitivi e in grado di respirare anche fuori dall'acqua. Da quel primo coraggioso approdo sulla terraferma si sono evolute tutte le forme attuali dei tetrapodi, i vertebrati dotati inizialmente di quattro zampe e che compongono i gruppi a noi più familiari: anfibi, rettili, uccelli e mammiferi.

Per diversi milioni di anni gli anfibi sono stati gli unici predatori all'apice degli ecosistemi terrestri e predavano soprattutto i grandi insetti dell'epoca e le numerose specie di pesci che vivevano in acqua. Dopo il crollo della foresta pluviale del Carbonifero, avvenuta circa 305 milioni di anni fa, il dominio degli anfibi lasciò il posto ai rettili, e numerosi gruppi di anfibi subirono diversi eventi di estinzione che li spinsero sempre più ai margini e facendo sopravvivere solo i gruppi che conosciamo oggi.

Caratteristiche degli anfibi

A differenza degli altri tetrapodi gli anfibi sono ancora oggi indissolubilmente legati all'acqua. In primis per la riproduzione: le uova degli anfibi sono prive di diverse membrane protettive, cosa che invece hanno rettili, uccelli e mammiferi, che per questo vengono chiamati amnioti e che grazie al guscio esterno protettivo possono deporre le uova anche fuori dall'acqua. Quelle di rane, rospi e altri anfibi invece sono gelatinose, molto più simili a quelle dei pesci, e per questo hanno bisogno di essere deposte in acqua, altrimenti rischiano di disidratarsi facendo morire l'embrione al suo interno.

Per questi motivi quasi tutti gli anfibi hanno bisogno di tornare in laghi, fiumi e torrenti per deporre le uova, e lì passeranno la prima parte della loro vita sottoforma di larva. I girini di rane e rospi, per esempio, sono la forma larvale più conosciuta. Inizialmente i girini sono privi di zampe e polmoni, e respirano in acqua attraverso le branchie. Pian pian attraverso il processo di metamorfosi si trasformeranno in adulti dotati di zampe e polmoni, in grado quindi di respirare anche sulla terraferma. Non tutti gli anfibi, però, hanno forme larvali simili ai girini. In tritoni e salamandre le larve sono molto più simili agli adulti e a loro trasformazione e un po' meno drammatica.

Un'altra caratteristica che lega gli anfibi agli ambienti umidi è la loro pelle. A differenza dei rettili è povera di cheratina, sottile, priva di squame ed è permeabile all'acqua e agli scambi gassosi. Gli anfibi infatti possono letteralmente respirare attraverso la pelle, che se per alcune specie è una forma di respirazione accessoria, per altre rappresenta l'unica via per poter respirare.

Quasi tutti gli anfibi sono carnivori e spesso, più specificamente, insettivori. Anche se molte specie, soprattutto allo stadio larvale, si nutrono di detriti e piccolo materiale organico di vario genere, compreso quello vegetale. Molte specie sono vistosamente colorate e molto spesso incredibilmente velenose. I colori infatti servono proprio ad avvisare eventuali predatori dell'elevata tossicità.

Anfibi e conservazione

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Un rospo smeraldino (Bufotes viridis)

Gli anfibi sono purtroppo il gruppo di vertebrati maggiormente minacciato di estinzione. Secondo l'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) circa il 41% delle specie valutate rientrano in una delle categorie di minaccia della Lista Rossa. Negli ultimi 40 anni c'è stato un declino drammatico delle popolazioni in tutto il mondo, che ha portato all'estinzione tantissime specie. I motivi di questo rapida diminuzione sono molteplici: innanzitutto la distruzione e la perdita di habitat, ma anche altri legati intrinsecamente alla biologia e all'ecologia degli anfibi. La loro pelle permeabile li rende infatti particolarmente sensibili alle variazioni chimiche e ambientali e per questo sono considerati importantissimi indicatori biologici della qualità dell'ambiente.

Per questi motivi gli anfibi sono molto sensibili all'inquinamento, al riscaldamento globale e alla comparsa di patologie. Una delle più importanti minacce per la sopravvivenza di questo gruppo è rappresentata infatti da un microscopico fungo chiamato chitridio (Batrachochytrium dendrobatidis), che può causare l'estinzione di intere popolazioni o addirittura specie, poiché altera la respirazione cutanea inducendo problematiche neurologiche. Secondo uno studio pubblicato su Science il fungo avrebbe avuto origine in Asia e si sarebbe propagato nei primi anni del XX secolo nel resto del mondo anche a causa del commercio internazionale di anfibi, grazie al quale starebbe continuando a muoversi attraverso i continenti ancora oggi.

Le cause del rapido declino sono comunque ancora del tutto da chiarire e poco conosciute, è sono tantissimi i gruppi di ricerca e le associazioni che stanno cercando di capirne i motivi per salvare quante più specie possibili dall'estinzione.

Gli anfibi in Italia: elenco delle specie

In Italia vivono poco meno di 50 specie, tutte appartenenti agli ordini degli anuri e degli urodeli, sia tra specie autoctone che tra specie alloctone introdotte, come la rana toro (Lithobates catesbeianus) americana e lo xenopo liscio (Xenopus laevis) di origine africana. Il numero esatto di specie varia spesso nel tempo, poiché diverse entità biologiche vengono periodicamente accorpate o scorporate in seguito alle revisione tassonomiche. Vediamo però quali sono alcune delle specie più comuni in Italia.

Rospo comune (Bufo bufo)

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Il rospo comune (Bufo bufo) è sicuramente una delle specie più diffuse e comuni in Italia, assente solo in Sardegna e alcune piccoli isole. È l'anfibio più grande d'Europa, è prevalentemente notturno e si nutre di tutto ciò che riesce a far entrare nella sua grossa bocca, soprattutto insetti e molluschi, ma anche piccoli vertebrati. Da adulto vive abbastanza distante dall'acqua, dove ritorna compiendo vere e proprie migrazioni di massa solo nel periodo riproduttivo. Altre specie di rospi molto comuni in Italia sono quelli smeraldini (Bufotes sp.), presenti con più di una specie, tutte molto simili tra loro.

Rane verdi (Pelophylax sp.)

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Tra tutti gli anfibi sicuramente quelli più comuni sono il gruppo delle rane verdi (Pelaphylax sp.). Quelle verdi sono un complesso di numerose specie e ibridi difficili da discriminare tra loro e costantemente oggetto di studi e approfondimenti. Tuttavia hanno tutte aspetto e abitudini molto simili. Passano gran parte della loro vita in acqua, ed escono solamente per scaldarsi pigramente ai raggi del sole. È molto comune vederle in grandi quantità ammassate sui tronchi o sulle foglie delle piante acquatiche di stagni, fossi e laghi di tutta Italia.

Rana appenninica (Rana italica)

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Assieme ad altre specie simili per colorazione e biologia la rana appenninica (Rana italica) forma il gruppo delle cosiddette "rane rosse". Queste rane sono particolarmente mimetiche e vivono nei boschi, dove riescono a camuffarsi perfettamente tra le foglie e il legno della lettiera. Questa specie vive soprattutto sull'Appennino, e come le altri anfibi dei boschi, ritorna nei torrenti quando è arrivato il momento di accoppiarsi e deporre le uova.

Raganella italiana (Hyla intermedia)

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Le raganelle sono piccole rane arboricole dai colori brillanti e dal canto potente. Ci sono diverse specie in Italia ma la più comune è Hyla intermedia. Vivono e si riproducono soprattutto in stagni, pozze, specchi d'acqua e fiumi con corrente lenta. È più facile però avvistarle quando riposano tranquillamente saldamente aggrappate a foglie, tronchi e rami. Grazie alle loro dita dotate di ventose possono infatti arrampicarsi e aggrapparsi con facilità su diverse superfici.

Salamandra pezzata (Salamandra salamandra)

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La salamandra pezzata (Salamandra salamandra) è invece un grosso urodelo dai colori particolarmente brillanti. Vive soprattutto nei boschi misti freschi e umidi, dove passeggia con lentezza alla ricerca di insetti, lombrichi e altri invertebrati. Il suo colore giallo brillante, detto aposematico, serve ad avvisare i potenziali malintenzionati della sua tossicità. Molti anfibi, infatti, possiedono tossine più o meno potenti che li rendono inappetenti o addirittura letali per la maggior parte dei predatori.

Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina sp.)

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Senza dubbio uno degli anfibi (e non solo) più belli e unici del nostro Paese è la salamandrina dagli occhiali. Questo piccolo e colorato urodelo vive esclusivamente in Italia, con due specie molto simili tra loro: la Salamandrina dagli occhiali settentrionale (Salamandrina perspicillata), presente sull'Appennino centro-settentrionale, e quella meridionale (Salamandrina terdigitata), diffusa invece nell'Appennino meridionale. Come molte altre salamandre vive nel sottobosco dove si nutre soprattutto di collemboli e altri piccolissimi invertebrati.

Tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris)

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Anche i tritoni sono molto diffusi con diverse specie su tutto il territorio italiano. A differenza delle salamandre sono molto più legati all'acqua e sono spesso dotati di creste dorsali e code piatte lateralmente molto colorate che vengono utilizzate dai maschi per far colpo sulle femmine. Quello punteggiato (Lissotriton vulgaris) vive nelle regioni settentrionali mentre quello italiano (Lissotriton italicus), come le salamandrine, vive solamente in Italia, ed è diffuso nelle regioni centrali e meridionali. Si riproducono spesso in abbeveratoi, fontane e vasche artificiali dismesso o utilizzate per il bestiame. Questi siti riproduttivi sono particolarmente importanti per la loro salvaguardia e conservazione.

Proteo (Proteus anguinus)

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Ma l'Anfibio sicuramente più particolare e bizzarro tra tutti quelli che vivono in Italia è sicuramente il proteo (Proteus anguinus). È un urodelo incredibilmente affascinante e dall'aspetto quasi mitologico. Vive in totale assenza di luce tra le acque sotterranee delle grotte di Slovenia, Croazia e Bosnia. In Italia è presente con piccole popolazioni solamente nelle province di Gorizia, Trieste e nelle Grotte di Oliero (Vicenza), dove sono stati introdotti. È completamente cieco e di un pallido colore bianco-rosato, tutti adattamenti legati alla vita al buio delle grotte. Sono inoltre animali incredibilmente longevi e in grado di restare a digiuno per periodi straordinariamente lunghi che possono durare fino a 12 anni.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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