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18 Aprile 2021
9:34

Perché il mio cane mi osserva sempre?

Vi sarà capitato di avere la sensazione di essere spiati e accorgervi che il vostro cane vi sta guardando. La domanda potrebbe quindi a questo punto sorgere spontanea: perché lo fa? Il motivo è spesso riconducibile all'osservazione dei nostri comportamenti, attenzione però che non diventi un atteggiamento compulsivo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Avete mai provato la sensazione di essere spiati? Che qualcuno vi osservi e scruti dentro di voi? Probabilmente sì, come se ci fosse una sorta di “energia” percepibile che ci allerta. Ebbene, chi vive con un cane o un gatto, è possibile che provi questa sensazione più volte al giorno. E ha ragione. Il nostro cane ci guarda, eccome, ma perché lo fa?

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Perché il mio cane mi guarda?

Mettiamoci nei suoi panni e proviamo a riflettere su questo comportamento. Un cane che vive in una famiglia, magari come unico rappresentante della sua specie, è certamente motivato a mettere in atto questo comportamento e i motivi possono essere molti. Innanzi tutto dobbiamo ricordare che i cani sono animali altamente sociali, ossia, la loro mente è rivolta, attratta, a tutto ciò che accade intorno a lui, soprattutto quando si tratta degli altri individui con i quali condivide la vita.

Come tutti gli animali sociali gran parte dei suoi apprendimenti dipendono dalla sovrapposizione con i comportamenti dei compagni. In sostanza, i cani sono votati ad apprendere osservando come si comportano e agiscono gli altri, soprattutto se si tratta di “adulti”. Questa vocazione ad osservare per imparare prende il nome di apprendimento allelomimetico ossia una forma di apprendimento per imitazione dell’altro. Quando si scrive “adulti” non è da intendersi solo da un punto di vista biografico, legato all’età: si intende dire “referenti”, ossia individui che, a nostro avviso, è bene imitare, dai quali è bene apprendere. Solitamente ciò avviene a partire dai giovani verso gli adulti, anche nella nostra specie. Quante volte abbiamo visto un bambino imitare, scimmiottare i comportamenti dei genitori magari provare a truccarsi come hanno visto fare alla mamma o indossare una cravatta, come hanno visto fare al papà.

In pratica imitare qualcuno che è più esperto di noi in qualcosa facilita il nostro apprendimento. E questo principio vale anche, se non soprattutto, per quanto riguarda il saper vivere nel complesso mondo che ci circonda. Quando un cucciolo viene portato nella nostra famiglia ha noi come referenti principali per apprendere come si vive e i cani sono molto intelligenti da un punto di vista sociale, quindi sono naturalmente portati a centripetare la loro attenzione su di noi e sulle nostre azioni. Guardarci, osservarci, sono comportamenti spinti da Madre Natura e siccome, il più delle volte, hanno “solo” noi, ecco spiegato il perché quella sensazione di cui sopra si verifica molto spesso per chi condivide la sua casa con un cane.

Quando è troppo è troppo!

È anche vero che questa attitudine può assumere toni disturbanti: diventare eccessiva, maniacale, innescando nel cane processi di compulsività che alle volte evolvono in veri e propri stati d’ansia. Ci sono molti elementi da prendere in considerazione su questo tema, ma non bisogna dimenticare – lo ribadiamo – che il cane è un animale dall’intelligenza prettamente sociale e, quando ha possibilità limitate di assolvere ai propri appetiti, magari perché l’ambiente sociale che lo circonda è povero (es.: vive solo con una persona e non interagisce “mai” con nessun altro – cane o persona che sia), o anche perché nelle sue propensioni caratterialimotivazioni di razza, eccetera – ha un orientamento molto spiccato verso questo atteggiamento (per esempio come in molti cani da pastore conduttori) può cadere in una situazione di disagio e divenire un’ossessione. Questo accade soprattutto in età giovanile, quando il bisogno e l’urgenza di apprendere è maggiore, quando il carattere dell’individuo non si è ancora formato; quando del mondo, il cane, conosce ancora poco. Può poi divenire una condizione che lo accompagnerà per tutta la vita, purtroppo.

È vero anche che alle volte, magari involontariamente, siamo proprio noi ad incentivare questo atteggiamento compulsivo: ci sentiamo gratificati dall’essere al centro dell’attenzione dei nostri beniamini. In ciò non c’è nulla di male ma è sempre l’equilibrio ciò a cui dovremmo tendere perché poi, quando per esempio andiamo in bagno e vorremmo un po’ di intimità, siamo infastiditi dal loro sguardo incuriosito da quello che stiamo facendo.

Bello stare sempre insieme ma importante vivere la propria indipendenza per entrambi

Il rischio è che questa vocazione, se troppo squilibrata, mina la capacità dell’individuo ad una naturale indipendenza, che poi è sintomo di maturazione del carattere, innescando comportamenti problematici quando il cane viene lasciato solo, anche per brevi momenti. In termini tecnici possiamo azzardare la comparsa di quella che si chiama “ansia da separazione”, che rappresenta uno stato di profondo malessere del cane e che spesso viene fraintesa.

Quindi, per tirare le somme, che il nostro cane sia interessato a noi e a quello che facciamo è una cosa naturale – lo testimoniano almeno 40.000 anni di convivenza e co-evoluzione – ed è assolutamente vero anche il contrario, ovviamente. Bisogna però fare attenzione alla deprivazione, all’impoverimento della vita relazionale, che non è fatta per l’ossessiva focalizzazione in modo esclusivo, su un unico individuo, cosa che genera una insana dipendenza.

Insomma, siamo dotati di grande curiosità e intelligenza, siamo equipaggiati per la complessità del mondo, per noi, e per i cani, la reclusione e l’aridità relazionale sono minacce, dalle quale cerchiamo di difenderci, come possiamo. È nostra responsabilità crescere un individuo equilibrato, fornendogli anche le occasioni di interazione con il mondo e con gli altri, a seconda delle sue caratteristiche e dei suoi bisogni, sia di specie che di individuo. Non tutti sono uguali, non tutti hanno bisogno delle stesse cose, sta a noi costruire una relazione che produca benessere e non compulsività. Da una parte e dall’altra.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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