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28 Marzo 2021
9:41

Perché un cane fa le feste?

Perché quando torniamo a casa, il nostro cane ci fa le feste? Davvero lo fa perché è felice di vederci? E perché cerca di raggiungere il nostro volto? Vediamo quali sono le motivazioni che si nascondono dietro questi atteggiamenti dei nostri amici a quattro zampe, alcune delle quali per nulla scontate.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Quante volte le persone si rivolgono ad un educatore cinofilo perché il loro cane gli salta addosso quando rientrano a casa? Diciamo pure molte. Ma perché il cane si comporta così? Perché il cane "fa le feste"? Cosa c’è dietro questo suo atteggiamento? Possiamo fare alcune considerazioni in merito e far emergere alcune cose interessanti che riguardano la mente e il comportamento del nostro compagno a quattro zampe, alcune di queste per nulla scontate.

Perché il cane è felice quando tornate a casa

Sbarazziamoci subito delle cose più scontate: quando un membro della famiglia si riunisce al gruppo per i cani è un evento importante e degno di essere festeggiato con rituali d’accoglienza. Non c’è nulla di male in tutto ciò, anzi, a dirla tutta a me pare proprio qualcosa di molto bello. Il mio cane prova gioia quando ritorno a casa, magari dopo una giornata di lavoro, soprattutto se lui è rimasto solo per diverse ore. In fondo i cani, proprio come noi, sono animali “sociali obbligati”, il che significa che fa parte proprio del loro DNA sentirsi parte di un gruppo di affiliazione, un gruppo tenuto insieme da legami affettivi profondi. Quando lasciamo il nostro cane solo lui non sa se ci rivedrà, non ha idea del perché noi ci allontaniamo e il più delle volte vorrebbe condividere con noi le nostre escursioni all’esterno. Così, quando ritorniamo, le nubi oscure della solitudine forzata si diradano di colpo, ed è subito primavera.

Devo ammettere che nessuno, in casa mia, è tanto prodigo nell’accogliermi con gioia ogni qualvolta faccio ritorno, anche se sono stato via poche ore. Figuriamoci quando è passato più tempo. Sul Web è facile trovare una grande quantità di video di persone che ritornano a casa, ad esempio militari al rientro dopo una lunga missione, e vedere con quale entusiasmo i loro cani li accolgano. Sprizzano gioia incontenibile da ogni poro.

L'importanza delle cure parentali

Quando i nostri compagni quattrozampe ci accolgono festosi hanno la tendenza a volerci saltare addosso: si sollevano sulle zampe e sembrano voler raggiungere il nostro volto a tutti i costi. Alle volte la gioia è talmente incontenibile che si producono in evoluzioni scoordinate, e se non prestiamo attenzione potrebbe anche accadere di farsi del male. Una musata in faccia non è sempre qualcosa di gradevole, ma nemmeno le unghie nel petto, a ben pensarci, soprattutto se conficcate con irruenza. Ma lasciamo da parte per un attimo le preoccupazioni per i nostri abiti griffati che potrebbero soffrirne e chiediamoci invece: perché cercano di arrivare al nostro volto? Per comprenderlo dobbiamo considerare un comportamento infantile proprio dei cani, che ha un significato molto profondo per loro, ma forse – e dico forse – anche per noi. Parlo dell’origine del “bacio” sulla bocca.

 Perché i cani leccano la faccia?

Tra le cure parentali, quei comportamenti evolutisi per garantire la sopravvivenza dei propri affiliati, ci sono: la protezione, la pulizia, la nutrizione, eccetera, insomma una serie di rituali che hanno la funzione di accudire qualcuno. Essendo noi mammiferi sociali abbiamo sviluppato questo tipo di azioni in modo molto efficace, siamo molto abili nel metterle in atto. Ma anche i cani hanno le nostre stesse caratteristiche, sono cioè mammiferi altamente sociali, come abbiamo visto. Ora, c’è da considerare che molti comportamenti messi in atto dal cucciolo possono poi permanere anche nell’età adulta, magari con significati un po’ diversi, ma che suscitano le medesime emozioni. Per esempio: uno dei primi schemi motori attivi nel cucciolo appena nato è quello che gli consente di utilizzare una zampetta, o entrambe, per premere contro le mammelle della madre mentre succhia il latte. Questa pressione favorisce la fuoriuscita del prezioso nettare materno, vitale per la sopravvivenza del piccolo. Questo stesso schema motorio potrebbe essere mantenuto in età adulta come segno di “richiesta” di attenzioni, o anche di cibo. Il “dare la zampa” del cane, soprattutto quando non è stato insegnato volutamente con esercizi di training mirati, è un comportamento che si presenta in molti cani in modo del tutto spontaneo. Possiamo azzardare l’ipotesi che sia un riadattamento di quello schema motorio infantile di “richiesta” che ha assunto significati più generici.

Bene, ma che c’entra tutto ciò con le feste che mi fa il mio cane? Un attimo di pazienza, ora ci arriviamo. Anche noi potremmo avere tutta una serie di comportamenti che hanno un’origine nell’età infantile e che poi rimangono anche in quella adulta, con un significato un po’ differente. Beh, no, non diamo la zampa – o forse sì? – ma è interessante quello che osservano diversi studiosi, tra i quali Desmond Morris in uno dei suoi ormai introvabili saggi, “L'uomo e i suoi gesti” (Mondadori, 1978) parlando delle origini del bacio. Sì, il bacio, quello che ci scambiamo, sulle labbra, con gli amanti.

Quel comportamento che, nell’età adulta, riserviamo solo ad una ristrettissima cerchia di persone – di solito – per dimostrare grande affetto, quando non ha finalità erotiche, ovviamente. Anche questo comportamento, a quanto pare, origina da un comportamento legato alle cure parentali, in particolare allo svezzamento della prole. Infatti, ad un certo punto, i piccoli sapiens devono passare da una dieta prettamente liquida – il latte materno – ad una semi-solida e poi solida. Questo passaggio oggi lo facciamo con prodotti come gli omogeneizzati e le varie pappa, ma un tempo avveniva grazie alla pre-masticazione del cibo solido da parte della madre, che poi lo passava attraverso le labbra al piccolo, con un vero e proprio bacio. Ecco che in età adulta l’origine di questo comportamento, così legato ad emozioni positive e profonda intimità, assume – fortunatamente – un significato un po’ diverso. Non ci passiamo il cibo pre-masticato di bocca in bocca, ma l’emozione positiva e coinvolgente muta in qualcosa che ha a che fare con l’amore e un legame affettivo profondo e molto intimo.

Se adesso spostiamo il focus dell’attenzione su ciò che avviene nei cani forse comprendiamo meglio cosa accada quando ci saltano addosso per raggiungere il nostro volto. No, non sto dicendo che vogliono farci rigurgitate cibo pre-masticato come fanno quando accolgono la madre al rientro da una battuta di caccia – anche se forse sarebbero ugualmente contenti se lo facessimo, perché no? – anche per loro, probabilmente, quel “leccare il muso/volto ha origini più profonde di quelle che si è in genere portati a credere.

La chimica del bacio

I neurobiologi hanno studiato questo fenomeno, ossia il “bacio”, e hanno fatto ricerche e test. Quello che è emerso è qualcosa di molto interessante.

Il bacio rappresenta una sorta di panacea, sia quello più superficiale ed affettuoso, sia quello più approfondito, pregno di erotismo e sensualità.
A seconda dei casi si liberano neurotrasmettitori chimici dall’ossitocina, che produce fiducia, alle endorfine, che stimolano l’allegria ed allontanano la tristezza, mentre tende a scendere il livello del cortisolo, fattore di stress, che aumenta nelle situazioni di ansia e pericolo.

Questi effetti biochimici positivi sembrano proprio collimare con il bisogno dei nostri cani dopo, per esempio, un frustrante lasso ti tempo passato in solitudine. Ecco che allora il parallelismo tra noi e i nostri compagni canini assume tutt’altra connotazione

Quindi, le effusioni dei nostri compagni, come detto all’inizio di questo articolo, sono tutt’altro che comportamenti da inibire o, addirittura, punire. Semmai andrebbe gestita l’espressione di questi, costruendo rituali meno problematici. Forse, quanto detto, consentirà di rivalutare questo comportamento comprendendo che ha radici molto profonde nel legame affettivo che i cani costruiscono con noi.

Mi viene da pensare, quando vedo il mio cane così felice di vedermi, anche dopo brevi momenti nei quali ci siamo separati, che la sua vita è ricca di momenti di vera gioia quotidiani che io raramente provo con tanta intensità e ricchezza. Mi chiedo allora: chi deve insegnare a chi come vivere felicemente?

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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