video suggerito
video suggerito
10 Aprile 2021
9:32

Perché il mio cane abbaia sempre?

Che i cani abbaino è cosa nota, ma questa loro caratteristica a volte può diventare un problema, soprattutto se abbaiano in continuazione. Ma perché i cani abbaiano e perché esagerano con questo comportamento? Come dobbiamo comportarci con il cane che abbaia e come possiamo calmarlo? Ecco i consigli dell'istruttore cinofilo Luca Spennacchio.

318 condivisioni
Membro del comitato scientifico di Kodami
Immagine

Che i cani abbaino è cosa nota, tra le prime parole che i bimbi imparano, oltre “Mamma”, “Papà”, c’è certamente anche “Bu-Bù”, o “Bau-Bau” per identificare i cani. È quindi una delle prime cose che impariamo dalla vita. Ma questa loro peculiare caratteristica, alle volte, rappresenta un problema. Ma perché i cani abbaiano? Vediamo alcuni motivi per cui i cani possono anche abbaiare in continuazione e come comportarsi con il cane che abbaia.

Perché il mio cane abbaia?

Che i cani abbaino è quindi qualcosa di noto ai più, fin dalla più tenera età, nonostante ciò però ci sono spesso degli errori di interpretazione, delle incomprensioni. Possiamo cominciare col dire che vi siano due macro-elementi da prendere in considerazione per cui il cane sia spinto a vocalizzare, ossia: elementi interni e elementi esterni al cane.

Tra gli elementi interni, ossia stati d’animo, d’umore, pulsioni, del cane possiamo pensare che vi siano cose come un profondo senso di solitudine, per esempio. In questo caso l’abbaio reiterato, costante, quasi ritmico che in alcuni soggetti diviene anche “ululato”, ha lo scopo di lenire lo stato d’ansia dell’individuo che cerca, come può, di attirare l’attenzione di qualcuno. I cani, come già detto più e più volte, sono animali sociali obbligati, non sono fatti per vivere in solitudine, e il richiamo verso i propri compagni è qualcosa di naturale, soprattutto quando sono molto giovani. Per un cucciolo la solitudine può rappresentare addirittura presagio di “morte”. In questo caso lo stato d’ansia è il motore principale del comportamento, che col tempo si trasforma in una sorta di “abitudine”. Diciamo, un "dolore" conosciuto.

In modo molto simile c’è anche da considerare la noia, che spesso va a braccetto con la solitudine. I cani sono tra le specie animali più curiose, intelligenti, e attive che vi siano e la noia è una delle condizioni peggiori, soprattutto quando non può essere stimolo alla creatività, ma perdura senza che il cane possa farci nulla, se non lamentarsi.

Per quanto concerne l’altro macro-gruppo di elementi, ossia quelli esterni, dobbiamo considerare molti aspetti, ma in particolare il contesto ambientale. Per esterni si intendono tutti quegli elementi che inducono l’abbaio, cose che accadono alla portata del nostro cane. Per esempio particolari rumori che lo mettono in allerta, persone – o altri cani – che si avvicinano troppo alla loro proprietà, lo stesso abbaiare di altri cani, il famigerato postino con la sua motoretta, e così via. C’è da considerare che l’abbaio del nostro cane proprio in queste situazioni è qualcosa che per migliaia di anni abbiamo apprezzato, ossia il fatto di essere allertati dal nostro compagno canino – sempre pronto a monitorare la situazione – quando accade qualcosa nei pressi della nostra proprietà. Ma ora, di punto in bianco, questo rappresenta un problema. Il fatto è che le nostre abitazioni non sono sperdute, lontane dalle altre, isolate. Sono nel bel mezzo di stimolazioni continue. Il cane non fa altro che rispondere a queste. Se uniamo poi i due gruppi di fattori, che spesso convivono, comprendiamo che i nostri cani sono soggetti ad altissime pressioni, a continue stimolazioni.

Cosa fare con il cane che abbaia sempre?

Sicuramente il primo consiglio che mi sento di dare è quello di rivolgersi ad un bravo educatore cinofilo che possa analizzare la situazione e identificare quali siano i principali moventi di un tale comportamento, ma quello che è certo è che questo comportamento non cambierà da solo – soprattutto quando reiterato da molto tempo – se le condizioni interne ed esterne del cane non cambieranno. Ciò significa che saremo noi a dover cambiare qualcosa nella vita del cane. Per esempio diminuire i periodi di solitudine e inattività, lenire la noia (ricordiamo però che qui si intende aumentare l’interazione del cane con qualcuno, non con qualcosa, e lo scrivo perché non credo affatto che sia risolutivo lasciare il cane da solo con un “videogioco” che lo impegni) interpellando un dog-sitter che si possa prendere cura del cane nei lunghi periodi nei quali non possiamo farlo noi.

In ultima istanza possiamo aggiungere una considerazione: ci sono razze di cani che tendono a vocalizzare di più e altre di meno, e allo stesso modo, a prescindere dalla razza, vi sono individui che, a parità di caratteristiche, sono più chiacchieroni di altri. Ma il punto è che se un cane vocalizza di meno non significa affatto che l’ansia, il disagio, la noia e la solitudine su di lui non abbiano lo stesso peso, non siano condizioni altrettanto gravi di malessere. Significa che esprimeranno in un altro modo questo disagio, magari mordicchiano “preziosi” oggetti ai quali teniamo tanto.

Prevenzione

Credo che un buon metodo per evitare problemi di questo tipo sia quello di fare delle considerazioni accurate – aiutati da qualcuno di esperto – preventive, ossia prima di vivere con un cane. Valutare quanto potremo stare con lui e quanto tempo sarà solo. Valutare il nostro contesto ambientale (stimolazioni esterne), e la conoscenza delle caratteristiche del cane che vorremmo inserire nella nostra famiglia, con tutte le sue peculiarità.

Naturalmente, fatto tutto ciò, servirà anche saper accompagnare – nel caso di un cucciolo soprattutto – il nostro cane in modo adeguato, coerente ed equilibrato, nel difficile e delicato periodo dell’infanzia e dell’adolescenza in modo particolare quando lo cresceremo in un ambiente ricco di motivi per cui normalmente il cane faccia il cane.

Avatar utente
Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views