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9 Giugno 2022
10:51

Noi e i cani nella vita quotidiana: quei litigi tra umani non causati dagli animali

Quando un incontro tra coppie di cani e umani viene mal gestito o anche solo frainteso, è facile perdere le staffe. Eppure basterebbe evitare di dare consigli non richiesti e sforzarsi di mantenere la calma per gestire meglio situazioni come queste...

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"Il primo litigio non si scorda mai". Quelli che seguono poi si impara a superarli velocemente ma, purtroppo, non a evitarli definitivamente. I pet mate che vivono la vita di città insieme al loro cane sanno bene di cosa si tratta: seppure con tutte le buone intenzioni del mondo, prima o poi si perdono le staffe quando un incontro tra coppie di cani e umani non voluto, mal gestito o anche solo frainteso si trasforma in una diatriba tra sapiens (?) a colpi di prese di posizione.

Scene di quasi ordinaria amministrazione nelle strade di tutta Italia per chi vive con un cane e anche per chi assiste, tra un guinzaglio troppo teso o magari una distrazione nel girare l'angolo: attimi che scatenano poi reciproche accuse o anche solo dei serafici "vaffa", mentre nella maggior parte dei casi i cani rimangono a guardare indifferenti o perplessi nel vedere i loro bipedi agitarsi e inveire l'un l'altro.

Passeggiando con Hiro, il Pastore Tedesco che seguo personalmente per il suo percorso di riabilitazione e che è ospite al rifugio di Luigi Carrozzo in attesa che arrivi la persona giusta per lui, ho affrontato il mio primo diverbio con una donna in compagnia del suo cane proprio in questi giorni.

Subito mi è tornata alla memoria la prima volta con Frisk, il cane con cui vivo da sette anni e ho provato ancora una volta, anche dopo il litigio con Hiro al fianco, quella sensazione di fallimento nella gestione dei rapporti umani che a volte capita di provare ad ognuno di noi. Ho preso atto, di nuovo, che basta davvero poco (in rare occasioni per fortuna!) per farci perdere la testa e non riuscire a sorvolare su qualcosa che ci ha dato fastidio nel comportamento non di certo del "cane altrui" ma proprio del nostro conspecifico.

È bene subito chiarire che i racconti di diverbi tra me e altri umani avvenuti con Hiro oggi e nel tempo con Frisk sono relativi a eventi gestibili e di certo non gravi: non si affrontano in questo ambito temi delicatissimi come episodi che purtroppo sono invece degenerati fino addirittura alla morte dei cani coinvolti e che in altre sedi abbiamo approfondito. Casi terribili questi ultimi, che vanno a toccare un senso di responsabilità da parte degli umani (mai dei cani) che deve essere sempre la stella polare di ogni relazione e che riconduce chi decide di avere un cane nella propria vita all'obbligo di vigilare sulla convivenza con umani e altri animali in ogni contesto.

Torniamo dunque al "fattaccio" e la scena da immaginare è quella di Hiro ed io che felici stiamo facendo una passeggiata in un bosco cittadino. Siamo tranquilli e rilassati e ci lega, anzi, ci collega una lunghina attaccata a una pettorina che sto usando con lui e che trovo davvero utilissima. Non è di quelle voluminose che bloccano i movimenti del cane, è ad H e non scapolare, in tessuto resistente e leggero allo stesso tempo e ha una maniglia per far sì che in momenti più "delicati" io possa tenerlo accanto a me facilmente, accorciando le distanze con il guinzaglio. E tutto ciò sebbene, come racconto anche sul suo profilo Instagram, Hiro è un Pastore Tedesco equilibrato, come si vede nel video a seguire, e che risponde subito positivamente alla richiesta di non entrare in conflitto con altri cani qualora e se per qualche motivo lui e il suo simile abbiano qualcosa da dirsi con intenzioni diciamo non gentili.

Mentre eravamo di ritorno alla macchina ecco che davanti a noi, a una certa distanza, vedo arrivare prima un signore con due cani al guinzaglio e dietro di lui una ragazza con un altro cane sempre legato. Ci fermiamo tutti: i cani sono tranquilli e si scrutano a distanza ma soprattutto raccolgono odori l'uno dell'altro. Noi umani così abbiamo tutto il tempo per comunicarci le informazioni "basilari", visto che comunque dovremmo incrociarci per l'assenza di alternative: il sentiero è stretto e giocoforza dovremmo giostrarci nel passarci accanto.

Il signore mi dice che con lui ci sono due femmine, la donna dietro è con un maschio. Io rispondo specificando che con le prime possiamo avvicinarci per superarli ma con l'altro maschio è meglio evitare un incontro ravvicinato. Quando Hiro approccia alle due cagne, però, la comunicazione tra di loro non va particolarmente bene. La più grande di stazza delle due si irrigidisce, sicuramente perché l'approccio di Hiro non è proprio dei migliori: arriva tutto baldanzoso e desideroso di mostrarsi in tutta la sua mascolinità e lei va in protezione della piccola. Risultato: se ne dicono un po' mostrando i denti ma sia io che il signore non abbiamo problemi a portarli via e allontanarci tutti rapidamente.

Per chi non legge la comunicazione tra cani e guarda superficialmente la scena, quella finta discussione tra Hiro e la femmina capisco che possa essere sembrata banalmente una "rissa". E so anche che non tutti sanno osservare i segnali o capire le posture, figuriamoci ad analizzare nel dettaglio ciò che avviene soprattutto poi di fronte a cani che non si conoscono personalmente. Ma credo allo stesso tempo, in realtà, che chi vive con un cane debba avere almeno una visione d'insieme e, sì, tentare di distinguere quando c'è davvero un pericolo e quando no. Comunque, il minimo sindacale è limitarsi a non rendere una situazione normale improvvisamente difficile.

Nello specifico, la donna in attesa con il suo cane stava trasformando nella sua testa quanto accaduto nell'incipit di una carneficina in cui la prossima vittima era l'animale che le era accanto. Quando ho rivolto lo sguardo verso di lei, a proposito di posture non solo canine, ho capito che era esattamente questo il fumetto che si era creato nella sua testa: era rigida, con il guinzaglio girato sul braccio tanto che il cane – una taglia media e per nulla agitato almeno fino a quando non si è sentito stringere il collo per la tensione – le era attaccato alla gamba. In uno stato di evidente ansia, questa persona con tono stridulo mi ha ordinato: «Mi raccomando! tienilo! Che il mio è come il tuo!».

Poi ha preso la decisione di fermarsi al lato del sentiero, delegando a me l'attraversamento. La cosa migliore, invece, sarebbe stata che io ed Hiro avessimo potuto lasciare loro lo spazio per andare via. Il suo cane era un mix caccia di taglia media, veloce e scattante e sarebbero sfrecciati accanto a noi. Io avrei potuto da ferma tenere i piedi ben saldi, concentrandomi principalmente su Hiro, che comunque pesa quasi 40 chili, e evitando così di camminare con lui, giustamente eccitato dalla presenza dell'altro maschio, e chiedergli di non entrare in conflitto. Il tutto riuscendo tranquillamente a stare sul posto.

La prima riposta che mi è passata per la mente è stata: «Come fai a sapere chi è questo cane che mi è accanto tanto da reputarlo come il tuo? Perché se ne sei così certa magari gli trovi anche una famiglia!». Questo sarcasmo, che ora condivido con voi, mostra evidentemente quanto anche io mi sia posta subito male nei suoi confronti: ero già proiettata in un atteggiamento a mia volta non certo cordiale e verbalmente bellicoso che non ho però espresso.

Ho realizzato che non era il caso di mettermi a discutere e che era importante per tutti solo toglierci da quell'impiccio. Le ho detto così: «Non ti preoccupare, mi serve solo un po' di forza!», con un tono allegro per stemperare la tensione e non ho fatto altro con Hiro che quello che ho scritto sopra, solo in movimento: gli ho chiesto di non entrare in conflitto con l'altro, ho ridotto la lunghezza del guinzaglio, agganciando poi la mia mano alla maniglia e riuscendo così a camminare e tenerlo per la pettorina con una chiara indicazione con l'altra mano di rivolgere l'attenzione nel lato opposto alla coppia che abbiamo superato rapidamente.

Soddisfatta di Hiro, e anche un po' di me, ero pronta a salutare quando sento arrivare la voce della donna alle mie spalle. E il suo non era un ringraziamento ma, ahimè, il peggio che possa capitare in queste situazioni: il consiglio non richiesto. «Devi mettere un collare a quel cane!» mi ha urlato contro e quando io le ho risposto: «Grazie, ma preferisco la pettorina», lei ha anche aggiunto: «Si vede infatti come è servita!», intendendo l'esatto opposto.

Ora, qui su Kodami descriverò quello che mi sarebbe piaciuto fosse accaduto in quel bosco e in quell'esatto momento. Vedere Hiro che si trasforma in un cane-uomo dalle sembianze di un professore universitario, con tanto di bacchetta luminosa che indica un monitor gigante improvvisamente comparso tra gli alberi nel bosco che nel frattempo si è trasformato in un'aula in cui la donna è seduta dietro a un banco, stile però scuole elementari.

Il professor Hiro illustra all'allieva la scena a cui ha or ora partecipato: le spiega quanto proprio quella pettorina ha aiutato l'umana che gli era accanto (la sottoscritta) a superare una situazione inutilmente creduta "pericolosa" dall'ansiosa alunna e quanto il suo non richiesto consiglio sia frutto di un preconcetto nell'uso degli strumenti che ognuno dovrebbe essere libero di scegliere in base al cane con cui è in compagnia. Hiro, infine e soprattutto, conclude sottolineando che è stata testé sconfessata proprio da quanto appena accaduto. La lectio magistralis  si conclude infatti con queste parole che cadono come gocce di saggezza dalla bocca del Pastore Tedesco: «Qualora io avessi avuto un collare che mi stringeva avrei aumentato il passo per la foga, il mio stato di eccitazione sarebbe salito ancora di più, Diana sarebbe rotolata per terra e con grande paura per tutti io e il tuo cagnetto avremmo finito per azzuffarci».

Tutto ciò chiaramente non è avvenuto, ho aumentato il passo urlando nel vuoto qualcosa come: «Ma va va… quanta stupida arroganza! Pensa a toglierlo tu il collare al cane e a lasciarlo esprimere!», facendo anche io così una pessima figura come rappresentante della mia specie, mostrando a mia volta una saccenza e una presunzione altrettanto inutile quanto quel consiglio non richiesto.

La morale di tutto ciò la lascio alle singole sensibilità di chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo. Ma credo che si riduca solo nel voler dire a me stessa e a chiunque viva con un cane in un contesto in cui ci sono altre persone, altri cani e ogni giorno davvero c'è da fare lo slalom tra esseri viventi e caos che se questi "scontri" accadono pure nei boschi figuriamoci quante volte succedono nella confusione delle città.

E allora cosa fare? Beh, come quando ci si prende a male parole in macchina e poi si sfreccia via, sono episodi che finiscono lì dove sono iniziati per fortuna! Ma quando ci sono in mezzo dei cani sta ancora una volta a noi umani fare maggiore attenzione nel mantenere la calma.  Così penso che possono venirci in soccorso le parole del Poeta "Non ti curar di loro ma guarda e passa" ma, in questo caso, il "guarda" va trasformato in "osserva" l'umano e il cane e fanne esperienza. Perché la mia speranza è che anche quella donna, passata in fondo quella che poteva anche essere una legittima paura in un momento di scarsa lucidità, una volta tornata a casa magari ha poi riflettuto su quanto accaduto e che anche a lei un sorriso alla fine le si sia dipinto sul volto in vista di altri incontri e, speriamo, sempre meno litigi.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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