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17 Maggio 2022
18:08

Quei cani abbandonati e noi umani buoni e cattivi: da che parte stai?

Già iniziano ad arrivare segnalazioni alla nostra redazione di cani abbandonati in strada, fuori dai canili o dai rifugi o mollati in stalli dove in realtà non verranno poi più recuperati dalle loro ex famiglie. Chiamiamo così a raccolta coloro che ci seguono perché solo insieme possiamo cambiare le cose. Noi ci siamo. E voi?

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Come siamo strani noi umani. Apparteniamo tutti alla stessa specie, siamo tutti uguali dal punto di vista strettamente biologico ma ognuno nella sua individualità è unico e irripetibile. Lo scriviamo spesso su Kodami riferito agli altri animali, è uno dei principi del nostro Manifesto e ad esempio puntiamo tanto sulla personalità dei cani per sottolineare l'importanza di riconoscere in ognuno di loro un essere dotato di emozioni e cognizioni sue, determinate non solo dal Dna ma anche dal contesto, dall'ambiente in cui si cresce.

E se questo messaggio ancora non è arrivato e, soprattutto, non è stato accettato da chiunque abbia o meno a che fare con un individuo di un'altra specie così non dovrebbe essere se parliamo tra di noi e di noi homo sapiens.

Eppure le generalizzazioni sono sempre dietro la porta: se non accade già all'interno della propria famiglia, ecco che si esce nel mondo e si entra a far parte delle "categorie". E la prima con cui veniamo a contatto è sicuramente quella dei buoni e dei cattivi e il mondo degli uomini e delle donne si separa nell'immaginario dei più piccoli subito in una dicotomia priva di sfumature. "Tu da che parte stai?", sembra essere la domanda silente che campeggia come un grande punto interrogativo su ognuno di noi.

Negli ultimi anni, incontrando persone che sono interessate, amano o dicono di amare gli animali in generale e i cani in particolare ho ancora di più visto quanto invece sia facile essere e rimanere, spesso, in una terra di mezzo in cui il confine tra chi compie buone o cattive azioni è molto labile. Perché quella linea di demarcazione viene puntualmente spostata a seconda del giudizio che si ha dell'altro che ci è di fronte: "È buono se la pensa come me" diventa la chiave di interpretazione per porre chi ci è di fronte sotto la luce delle proprie convinzioni o per oscurarlo perennemente.

Eppure c'è un comportamento sul quale mai e poi mai nessuno potrà essere in disaccordo sul porre chiaramente da una parte o da un'altra i cattivi e i buoni: chi abbandona e chi invece adotta consapevolmente un cane.

In quasi trent'anni di giornalismo mi è stato sempre difficile, volendo intenzionalmente e fortemente sottostare alla regola della correttezza nel dare informazioni in stile anglosassone ovvero senza influenzare il lettore con la mia opinione, trovare un argomento che non fosse così altrettanto ed evidentemente impossibile da confutare: nessuno potrà mai dire che chi abbandona un cane è una "brava persona".

Eppure ora che si sta avvicinando l'estate su Kodami anche quest'anno a breve partiremo con una nuova campagna contro la piaga dell'abbandono, continuando a sostenere che si tratti di una pratica orribile che, però, spesso viene definita "disumana".

Ecco, quel termine è proprio sbagliato: abbandonare un animale di un'altra specie è una pratica pienamente umana e avviene sistematicamente e ancora senza soluzione di continuità. I dati degli abbandoni anno dopo anno possono o meno migliorare o peggiorare ma non vi sarà mai una vera vittoria – anche quando i numeri caleranno sensibilmente – fin quando non si arriverà allo zero assoluto dei casi.

Lo scrivo oggi, 17 maggio 2022 perché già iniziano ad arrivare segnalazioni alla nostra redazione di cani lasciati in strada, fuori dai canili o dai rifugi o mollati in stalli dove in realtà non verranno poi più recuperati dalle loro ex famiglie. E lo segnalo oggi perché proprio ieri abbiamo pubblicato un appello per una cagnetta che è stata ritrovata nei dintorni del Parco urbano dei Camaldoli a Napoli.

La sua storia, così terribilmente simile a quella di tanti altri cani, è molto rappresentativa proprio di quello che scrivevo poco più su, tornando alla dicotomia "buoni e cattivi". La sua storia e suo malgrado è molto efficace per mettere a nudo davvero questa disparità di disposizione d'animo nella nostra specie al di là delle opinioni personali.

La cagna è stata ritrovata senza microchip ma ancora con il collare e il guinzaglio attaccati. Una giovane coppia l'ha presa con sé, nonostante a casa convivono con due cani di grossa taglia. I due non si sono voltati indietro, non hanno avuto dubbi a cercarle riparo e darle affetto e rispetto, soprattutto. Ci hanno contattato e raccontato quanto è accaduto, sperando che un appello sulle nostre pagine potesse servire a trovare «la persona che l'ha persa».

Sì, perché i "buoni" non ci possono nemmeno pensare che un membro della famiglia possa essere lasciato così, in strada, da solo per scelta. I buoni non ci arrivano proprio a immaginare che consapevolmente si decida di scaricare come un oggetto qualsiasi un essere senziente che statisticamente, bene che gli andrà, finirà la sua vita in un canile. Speriamo ancora che qualcuno si faccia avanti per quella cagnetta e che poi provveda a metterle il microchip (obbligo di legge ndr). Per ora lei è diventata – speriamo per poco! – il "volto" di questo inizio di stagione della cattiveria umana nel mio immaginario in cui, però, è la realtà a fare da padrone.

Ma la realtà, in realtà, ci dice anche che non ci sono giustificazioni per abbandonare un cane, mai. E ancora una volta questo è un dato di fatto inconfutabile e sta ai "buoni" fare i conti davvero con i "cattivi" e a farlo non come se fossimo in un film di supereroi.

Perché non ci vuole un potere miracoloso per fermarli ma solo una vera, costante e convinta unità di intenti. Una presa di coscienza collettiva che si trasformi in energia produttiva, smettendola di continuare a delegare a persone come la coppia che ha accolto per ora la cagna abbandonata a Napoli il ruolo di solitari paladini della giustizia da onorare sulle nostre bacheche social ma per far sì che davvero associazioni e cittadini – e media come Kodami soprattutto per dar man forte a chi opera davvero sul territorio e sulla politica – si uniscano concretamente per cambiare lo stato di fatto.

Solo una concreta azione sociale, culturale può smuovere i palazzi del potere. Solo la voce di tante persone può arrivare come unico suono potente e destabilizzante nelle stanze di chi spesso su questi temi ti risponde quasi con un "ma ci sono ben altri problemi" di sottofondo che è sempre il leit motiv a cui ci hanno assuefatti per giustificare l'assenza di controllo da parte dello Stato e degli Enti locali sulle tematiche legate al mondo degli animali.

Kodami ha già dimostrato di essere al fianco di coloro i quali hanno oltre alle buone intenzioni anche la forza e la competenza per voler modificare lo stato di fatto e qui chiaramente, di nuovo, dichiariamo che sosterremo le iniziative e non soltanto le singole persone che continuano da sole a riempiere vuoti che altri dovrebbero colmare. Chiamiamo così a raccolta coloro che ci seguono perché solo insieme possiamo cambiare le cose. Noi ci siamo. E voi?

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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