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1 Giugno 2021
8:16

Come capire se il mio gatto sta male?

I gatti sono animali che nascondono molto bene il malessere fisico ma la stretta convivenza con noi ci permette di sviluppare un sesto senso rispetto al loro stato, anche in mancanza di sintomi conclamati. Quali sono i comportamenti che più frequentemente possono insospettirci e portarci a valutare più da vicino la situazione?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Come capire se il gatto è malato? Una delle attitudini più peculiari dei gatti riguarda l'occultamento degli stati di malessere, tanto da pregiudicarne a volte la guarigione. Capita che, una volta evidenziati i primi sintomi di una patologia, questa si presenti ad uno stadio già avanzato, senza che i caregiver del gatto abbiano mai notato in precedenza alcun sintomo.

Una strategia di difesa

Sebbene questo renda i gatti degli animali che necessitano di monitoraggi periodici, si tratta di una attitudine condivisa da molti predatori solitari che, paradossalmente, è funzionale alla loro salvaguardia: celare la malattia o, in generale, il proprio disagio fisico serve a non svelare la precarietà del proprio stato ad eventuali antagonisti. Ci si fa “forti” per dare sempre l'idea di efficienza anche quando un competitore – o un predatore– dovesse comparire all'improvviso all'orizzonte e fosse necessario scoraggiare una disputa.

Il disagio percepito a pelle

Nonostante questo, però, chi vive con un gatto ed instaura con lui un legame intimo, ha la possibilità di sviluppare una sorta di sesto senso attorno al suo stato di salute. Ricordo che molti anni fa, il mio veterinario di fiducia mi disse che l'esperienza gli aveva insegnato, anche in assenza di sintomi conclamati, di non sottovalutare mai la percezione riportata dai pet mate che “qualcosa non andasse” nel loro gatto.

Con gli anni e con il mio lavoro ho capito sempre meglio cosa intendesse: la convivenza stretta e quotidiana con un gatto, così ricca di sfumature emotive e di segnali non verbali che danno densità alla comunicazione reciproca, ci permette di registrare – più o meno consapevolmente – ogni minima variazione dalla norma e, talvolta, anche se non la sappiamo spiegare razionalmente, la riconosciamo.

La rinuncia a rituali e abitudini

Uno dei campanelli d'allarme più consueti eppure impalpabili è la rinuncia del gatto a rituali ed abitudini consolidate. A casa mia, ad esempio, uno dei miei gatti ha l'abitudine ogni mattina di accompagnarmi in bagno per farsi aprire la cannella del rubinetto e bere. Va avanti così da 14 anni, secondo un'abitudine che ha travalicato traslochi e cambiamenti. Se un giorno il micio mancasse a questo appuntamento, penserei immediatamente che, forse, qualcosa non va e inizierei a monitorarlo.

Cambi d'umore repentini

Anche i cambi d'umore repentini possono essere un segnale che, inconsciamente, ci suggerisce di stare in allerta. Se il nostro gatto è sempre stato molto pacifico e sereno, siamo certi che non ci sono stati cambiamenti particolari che possano averlo destabilizzato ma di punto in bianco inizia a manifestare sbalzi umorali, magari aggressivi, il sospetto che qualcosa possa metterlo in difficoltà affiora immediatamente.

Niente coccole!

Allo stesso modo, può insospettirci un gatto sempre molto tollerante al contatto fisico e che improvvisamente reagisce nervosamente a tocchi che non hanno mai rappresentato un problema per lui o che addirittura si fa avvicinare con difficoltà laddove è sempre stato un micio molto fiducioso e amichevole.

Tendenza a nascondersi

A volte la percezione del disagio ci arriva in maniera più sottile, attraverso la scelta dei luoghi di riposo inconsueti e riparati, dando l'impressione di voler escludere il mondo. Uno dei miei, durante una crisi renale, aveva iniziato a dormire in una scatola in garage, un luogo in cui praticamente non riposa mai.

Alterazioni alla ciotola

Il rapporto con il cibo è un altro indicatore abbastanza frequente ed affidabile che il gatto stia covando qualche malessere, anche non direttamente implicato con l'aspetto alimentare. Gatti in preda alla nausea, ad esempio, evitano di mangiare. Allo stesso modo, un eccesso insolito di appetito o di sete potrebbero essere un indice da monitorare.

Il gatto si ritira

Un segnale estremamente sottile è dato, invece, dal ritiro del gatto dalla vita sociale casalinga. Il gatto, cioè, sembra comportarsi come al solito ma tende a starsene per conto suo più spesso, evitando di interagire sia con noi che con altri gatti eventualmente presenti in casa.

Il gatto riposa nella cassetta

Più eclatante è, invece, il comportamento del micio che si isola fisicamente ma per farlo sceglie di rintanarsi nella sua cassetta. Questa reazione, che suscita sempre molto sgomento nel pet mate, spesso è motivata dal bisogno del gatto di stare a contatto con un luogo che olfattivamente lo rassicuri molto. I bordi della lettiera, inoltre, lo contengono e lo fanno sentire protetto. Mi sento da dire, però, che davanti ad un gatto che si rifugia in lettiera siamo già in presenza di una vera e propria emergenza e non più di una situazione semplicemente sospetta.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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