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2 Settembre 2022
10:06

I cani capiscono se stiamo male?

Chiunque viva con un cane ha avuto almeno una volta l'impressione che potesse capire quando ci sentiamo male. A supportare questa tesi vi sono numerosi studi.

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I cani che vivono al nostro fianco condividono con noi ogni genere di esperienza in molte fasi della vita. La connessione che si viene a creare è estremamente profonda ed è anche per questo che molti cani capiscono se stiamo male e riconoscono i momenti in cui siamo più fragili fisicamente o psicologicamente.

Questa sensazione, condivisa da molti pet mate, in realtà è supportata anche da numerosi studi scientifici, i quali approfondiscono anche i fattori che rendono possibile il contagio emotivo tra noi e loro, considerato da alcuni autori come la chiara evidenza di una forma di empatia tra specie diverse.

Vediamo quali sono le capacità che gli permettono di riconoscere il nostro stato fisico e psicologico e come esse si sono sviluppate nel tempo trascorso insieme agli esseri umani.

La comunicazione 

I cani hanno la capacità di rispondere in modo appropriato ai gesti comunicativi umani e alle nostre espressioni facciali. Grazie a questa abilità, riescono a trarre informazioni anche sulle nostre emozioni, con cui hanno molta familiarità. Spesso non ce ne accorgiamo, infatti, ma mentre viviamo esperienze di ogni tipo, il nostro viso muove inconsapevolmente una grande varietà di muscoli, fornendo ai cani importanti indizi sui nostri umori, sulle nostre condizioni di salute e sulle emozioni che viviamo.

Secondo uno studio del 2014 condotto dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Otago, in Nuova Zelanda, infatti, esattamente come noi esseri umani, i cani rispondono con un aumento del cortisolo – l'ormone simbolo dello stress – al rumore del pianto di un bambino. In queste situazioni mostrano, inoltre, comportamenti legati all'allerta, i quali fanno intendere che vi sia effettivamente una sorta di empatia interspecifica.

Ma non basta, perché un recente studio dell'Università di San Paolo, pubblicato su Animal Cognition, ha dimostrato che i cani, oltre ad essere in grado di accedere alle informazioni riguardanti i nostri stati emotivi, sanno anche utilizzarle per prendere, di conseguenza, decisioni all'interno di un determinato contesto condiviso.

La coevoluzione e la relazione

A favorire l'abilità dei cani nel riconoscere le nostre emozioni ed il nostro stato di benessere psicofisico è anche una questione legata alla storia che condividiamo. Noi e i cani, infatti, negli oltre 30 mila anni trascorsi gli uni affianco agli altri, ci siamo a tutti gli effetti coevoluti, condizionandoci a vicenda e sviluppando, inoltre, una forte affiliazione, ovvero un fattore piuttosto comune tra gli animali che vivono in gruppi sociali ristretti.

Questa capacità diffusa in tutta la specie riguarda anche i singoli soggetti che convivono con noi e a determinarne l'efficacia subentra inoltre un'ulteriore fattore: la relazione che instauriamo con loro.

Uno studio del Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Animali del Università di Azabu Sagamihara, in Giappone, nel 2019 ha dimostrato, infatti, che la capacità dei cani di riconoscere, ad esempio, il nostro stress tende ad aumentare in base alla durata della convivenza tra i soggetti. Più a lungo condividiamo la vita con il cane, insomma, più sarà in grado di comprendere la nostra condizione di salute psico fisica.

L'olfatto

Uscendo invece dall'aspetto prettamente visivo della comunicazione uomo cane, entriamo ora nell'ambito in cui i cani sono veri e propri specialisti, ovvero quello dell'olfatto. Il nostro corpo, infatti, emette odori che in certi casi noi esseri umani non siamo in grado di percepire, ma non è lo stesso per loro, che rispetto a noi possiedono un numero 40 volte maggiore di cellule olfattive.

Grazie a questo enorme talento, i cani possono essere addestrati a riconoscere le nostre malattie, come accade ad esempio con i tumori. Secondo un recente studio condotto dall'Università di Milano, inoltre, i cani addestrati a fiutare la COVID-19 potrebbero essere in grado di individuare oltre il 90% dei soggetti positivi. In questo caso si tratta, però, di soggetti a cui il compito viene insegnato dagli esseri umani, ma non è ancora stata dimostrata la capacità di rilevare il COVID-19 autonomamente.

Vi sono alcune razze, come ad esempio molti segugi o meticci di razze da caccia, che hanno un olfatto particolarmente sviluppato. Proprio per questo motivo potrebbero risultare avvantaggiati nel riconoscere gli stati di benessere e malessere dei propri umani. Ciò nonostante, come abbiamo visto, non si tratta di un'abilità legata solo solo agli odori, ma di un fattore che riguarda anche altri fattori estremamente soggettivi.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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