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30 Giugno 2021
12:11

“Il cane è il miglior amico dell’uomo, l’uomo non è il miglior amico del cane”: il post sui cani che arrivano in rifugio

C'è un post che sta girando molto sui social che tratta un tema molto delicato: l'abbandono dei cani e il loro arrivo nei rifugi. Kodami è andato alla ricerca dell'autore del post, per scoprire qual è l'origine e la storia che si celano dietro. Abbiamo così contattato Claudio Pinotti, che ci spiega la sua esperienza personale.

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C'è un post pubblicato su Facebook che è stato condiviso tantissimo sui social e che tratta di un tema molto delicato quanto necessario da affrontare: l'abbandono. Kodami a tal proposito ha fatto una campagna informativa, dal nome #Vacanza Bestiale, proprio per sensibilizzare le persone su questo argomento e contrastare questa piaga. Purtroppo infatti gli abbandoni dei cani , così come anche quelli di altri animali domestici, sono ancora molto frequenti a causa dell'incoscienza umana. Spesso le persone non considerano il cane un vero e proprio compagno di vita, dotato di emozioni e sentimenti, ma al contrario decidono di adottarlo basandosi solo sull'estetica, senza preventivamente informarsi sulle caratteristiche comportamentali dell'animale. Quando la decisione viene presa superficialmente quello che purtroppo accade è che i cani, senza nessuna colpa, vengono abbandonati o portati direttamente in canile, trovandosi improvvisamente soli e spaesati. È proprio di questo che parla il post: gli occhi tristi dei cani che arrivano nei rifugi, che sognavano una vita diversa, raccontato per esperienza personale da chi li accompagna spesso nei box e vede tutta la sofferenza che provano.

Kodami è andato alla ricerca dell'autore del post, per scoprire qual è l'origine e la storia che si celano dietro. Abbiamo così contattato Claudio Pinotti, volontario e educatore cinofilo presso l'Associazione Onlus La Rocca degli Angeli, un rifugio in provincia di Pavia per gli animali d’affezione, in particolare per cani abbandonati o salvati da situazione disagiate, che cerca di restituire loro una vita dignitosa, incentivando le adozioni. La sua esperienza con i cani del rifugio gli ha insegnato tantissimo ma spesso non è facile rimanere distaccati quando arriva un nuovo cane, a cui è stata appena stravolta la vita e che non sai se e quanto tempo rimarrà chiuso in un box in attesa di adozione.

«I cani che arrivano al rifugio spesso provengono da storie di abbandono e quindi di tradimenti da parte dell'uomo – spiega Claudio Pinotti – Ogni cane che arriva è diverso dall'altro: a volte devi convincerlo per farlo entrare nel box, altre volte ti danno fiducia, pur non sapendo minimamente dove stanno andando. È questa a volte la cosa sorprendente: continuano spesso ad avere fiducia nell'uomo, anche in uno sconosciuto, nonostante noi come specie non ce la meritiamo per niente. Il post che ho scritto si riferisce a tutte le esperienze che ho vissuto con i cani che sono arrivati qui, e si rivolge a tutti loro, ma è nato da una vicenda in particolare».

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Smilla, il cane che ha ispirato il post dell’autore

Nel post infatti è allegata la foto di un cane, che guarda la fotocamera con occhioni grandi e un po' tristi. È lui che ha ispirato l'autore. «È un cane da caccia, a cui proprio in questi giorni è stato dato il nome "Smilla": è arrivata ferita e senza microchip in rifugio e non è mai stata reclamata –  continua Claudio Pinotti – Quando l'ho accompagnata nel box mi ha guardato con quegli occhi che dicono tutto, mi ha messo le zampe addosso come per chiedermi: "Perché? Perché mi lasci qui?". Le ho fatto una foto, proprio mentre mi guardava così, e quando sono tornato a casa l'ho rivista e ho scritto. Ogni cane che arriva mi trasmette qualcosa e ognuno reagisce in maniera diversa quando sta qui: c'è il cane che si chiude totalmente, quello che lotta, o ancora quello che si deprime. A volte i cani che sembrano tranquilli, senza particolari esigenze, sono in realtà depressi e hanno perso la speranza. Il messaggio che vorrei far arrivare con questo post è semplice: bisogna aprire gli occhi e vederle queste cose per poterle capire davvero. Voglio arrivare a tutti coloro che mettono una barriera tra loro e i rifugi per non soffrire, senza rendersi conto che anche dedicare solo una mezz'ora per venire a trovare questi cani, dare loro una carezza, può essere molto importante. È un'esperienza che ti fa crescere e ti entra nel profondo. Non bisogna avere paura delle esperienze e delle emozioni che fanno fare un viaggio verso noi stessi, così come non dovremmo avere mai vergogna delle nostre emozioni. Io sogno le gabbie vuote e i canili vuoti, sono cosciente che è probabilmente un'utopia, ma è il mio di sogno».

Ecco il testo originale del post:

Mi piacerebbe farvi vivere questa esperienza.
Essere in canile quando arriva l'ATS,
aprire le porte del furgone e scoprire chi c'è dentro,
prendere il cane e accompagnarlo al box,
a volte contro la sua volontà,
a volte senza fatica perché in fondo,
si fidano anche di uno sconosciuto.
Non so cosa sia meglio,
in entrambe i casi ti senti una merda.
Poi una volta nel box provare a spiegargli
il perché di tutto questo, rassicurarli,
guardando quegli occhi
tanto desiderosi di risposte,
quanto preoccupati del loro destino.
Andare via, lasciandoli li, soli,
chiudendo la porta alle nostre spalle,
mentre loro non capiscono
e vorrebbero uscire infilandosi tra te e la porta prima che questa
venga chiusa,
o provare con le zampe a trattenerti li con loro,
per non rimanere soli.
Non sanno perché,
non sanno per quanto tempo (che spesso è per sempre).
Sicuramente sognavano altro.
Innocenti che pagano colpe di altri
in un mondo totalmente ingiusto.
Ecco, vorrei facessero questa esperienza
tutti coloro che in un modo o nell'altro
sono causa di queste ingiustizie,
cagnari (che tanto non capirebbero)
gente che abbandona,
coloro che continuano a far fare
cucciolate inutili per qualsiasi motivo,
nessuno valido,
quelli che tradiscono una vita
tramite le scuse più banali e bugie assurde
liberandosi del cane senza farsi scrupoli.
E non mi venite a dire:
"Non entro in canile perché starei troppo male".
Loro, i cani, le vere vittime stanno troppo male,
non voi.
Voi poi tornate a casa.
Vi farei fare questa esperienza
e forse tante volte evitereste di chiedermi:
"Cos'hai oggi..!? Ti vedo un po triste.."
Sono triste perché io poi vengo a casa,
ma il mio pensiero resta li,
insieme al cuore,
con i miei occhi ancora attaccati al loro sguardo.
Ed è difficile, credetemi.
Il cane è il miglior amico dell'uomo,
l'uomo non è il miglior amico del cane.

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