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7 Febbraio 2023
13:02

Elogio del pet mate in tempi sanremesi: la bellezza della relazione nelle case degli italiani

Willie Peyote è stato ospite a Sanremo 2021. Una sua canzone, "I cani", permette di parlare della relazione che si crea tra un animale domestico e un essere umano con più semplicità rispetto a storie terribili di abusi e maltrattamenti ma anche rispetto all'estremizzazione del rapporto quando non viene vissuto con semplicità in quella quotidiana normalità che c'è nelle case di tanti italiani che convivono con gli animali domestici.

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Il suo muso spuntava da una foto su Facebook. Un clic, poi il contatto con le persone che lo avevano trovato vagante a Trappeto, vicino Palermo, e la notizia che non c'era intorno a lui traccia della mamma o di altri cuccioli. Pochi giorni, il tempo di far andare un amico caro e amante dei cani a conoscere quel canetto striato allegro e socievole, e poi Frisk è arrivato a Genova, dove vivevo.

Eh sì, sono proprio la classica persona che ha scelto il cane della sua vita da un post sui social network: un cane del Sud spedito al Nord e a cui è andata bene. O meglio: è andata bene a entrambi e viviamo felici insieme. E lo so: su Kodami spingiamo tantissimo per invitarvi a conoscere e incontrare più volte il vostro futuro compagno a quattro zampe, andando nei canili e nei rifugi della vostra zona prima di prendere questa importante decisione.

Ma proprio per questo è altrettanto importante ammettere di aver agito io per prima come fanno tanti altri scegliendo un cane appunto senza averlo incontrato prima e prendere spunto da un esempio personale che fortunatamente è andato a buon fine ma nella consapevolezza che purtroppo non accade spesso così. Ma di storie simili alla nostra è anche vero che ce ne sono tantissime: meravigliose relazioni d'amore e rispetto tra cani e umani che ci sono nelle case di molti italiani.

Da quel primo "incontro virtuale", così, Frisk ed io viviamo la forza di un rapporto che si salda di giorno in giorno. Un andare avanti nella consapevolezza di dover essere io per prima pronta a cambiare e regolare di volta in volta, in base a ciò che mi suggerisce lui, le coordinate della nostra relazione secondo una bussola che indica la direzione da seguire per entrambi.

Elogio dei pet mate: vivere con un cane è una storia quotidiana

Su Kodami siamo certi che sia necessario stigmatizzare tutto ciò che è legato al maltrattamento tanto quello fisico e dunque evidente ma anche quello che avviene in modo subdolo e che consiste nel considerare un cane come un oggetto o una proiezione delle nostre mancanze e necessità.

Questa volta vogliamo usare le parole di Willie Peyote per chiarire che ci riconosciamo fermamente nella frase di una delle sue canzoni più note: "I cani son meglio delle persone che dicono che i cani son meglio delle persone".

Su queste pagine andiamo tanto in profondità per invitare tutti a riflettere su chi sia il cane o il gatto che ci vive accanto e quanto sia importante riconoscerli come soggetti a sé. Ci rivolgiamo a un lettore generico, naturalmente, cercando di dare corrette informazioni a chiunque voglia scoprire meglio le caratteristiche etologiche degli animali in generale, domestici o selvatici che siano.

Ma allo stesso tempo è importante scrivere chiaramente che, per fortuna, c'è una società civile in cui abitano felicemente cani e esseri umani nelle nostre città occidentali. Famiglie o "coppie miste" che vivono una relazione naturalmente sana, senza bisogno di dritte e consigli a volte fin troppo portati all'esasperazione.

Ecco, Gugliemo Bruno, alias Willie Peyote, dice chiaramente anche questo ne "I cani": «Ma mi spiegate perché ogni cosa che fate quando vi schierate si trasforma in una gara a squadre. Basta un attimo, fine del dibattito fra due tifoserie che tanto le idee giuste son le mie».

E allora senza prendere posizioni estreme, ben venga l'elogio del pet mate: chi vive la relazione in modo sano, semplicemente nel rispetto di un individuo che fa parte della nostra vita e con cui condividiamo le nostre giornate. Un membro della famiglia, con i suoi desideri e e le sue motivazioni, che è "normale" che sia parte della nostra vita quotidiana.

L'incontro, l'immersione nel mondo della cinofilia e il ritorno alla relazione a due

C'è una grandissima fetta di popolazione, italiana e non solo, che sa benissimo chi è il cane che vive in famiglia senza aver frequentato un seminario cinofilo o un campo di educazione o addestramento. Un'indagine commissionata da Kodami proprio sul tema della relazione tra italiani e animali domestici ci ha lasciato infatti felicemente a bocca aperta: le risposte sono chiare e raccontano di persone che hanno rispetto e considerazione dei loro compagni di vita. Persone che ritengono il cane o il gatto un pari grado: con un ruolo specifico nella famiglia come ce l'ha un figlio, un padre, una madre, un fratello o una sorella. E queste persone, tantissime, lo danno per scontato senza che nessuno glielo abbia insegnato.

Eppure capita che proprio chi è amante dei cani e ne ha fatto anche un lavoro tende a ricordare solo i lati negativi del rapporto tra  animali di famiglia e umani di riferimento e non perché non si vedano le situazioni positive ma perché spesso chi si rivolge a un educatore confonde comportamenti naturali con  problematiche e poi, nonostante le spiegazioni, non riesce ad uscire dal circolo vizioso.

E' dunque comprensibile che professionisti seri e competenti vadano in frustrazione, e spesso in burn out, quando pur avendo provato a dare una mano attraverso quella che viene chiamata "mediazione tra umano e cane" non si è riusciti a trovare una soluzione. E bisogna dirlo: alla fine, in questi casi, chi ha la peggio è il cane che può finire direttamente dal divano al canile.

Ma ritorniamo allora a Frisk e me e al nostro percorso di vita insieme fatto di alti e bassi, come in ogni rapporto che sia degno di questo nome, e guardandolo questa volta dal punto di vista umano in particolare.

Per fare un esempio pratico, la mia è stata la vita di una "proprietaria media" in partenza, e uso questo termine solo perché è come vengono spesso definite le persone che approcciano per la prima volta con l'etologia canina e vivono l'esperienza di frequentare i campi cinofili.

Frisk ed io ci siamo avvicinati all'educazione cinofila, a differenza di altri, non per problemi particolari ma proprio perché era nata in me la curiosità di approfondire la sua personalità, capire cosa davvero gli piacesse fare e sotto una guida esperta trovare le informazioni giuste per stringere una relazione sempre più salda. Siamo stati fortunati: abbiamo avuto una buona maestra i primi tempi e poi abbiamo proseguito da soli. E tante cose che abbiamo imparato seguendo lezioni e seminari ci sono servite a entrambi  ma, credo, molto di più a me in realtà.

Soprattutto quando ho capito che il miglior consiglio che vi possa dare un educatore è quello di puntare su di voi oltre che focalizzare l'attenzione solo sul cane e aiutarvi a dare valore alla vostra vita insieme in base ai bisogni di entrambi.

A volte ho visto scene davvero tristi, con esperti poco attenti alle emozioni umane durante gli incontri cinofili e ciò è sempre accaduto quando il concetto di "educazione" è stato estremizzato solo verso il cane e la persona invece è stata posta alla berlina «perché non capisce cose che sono evidenti». Ma non si considera che un "proprietario medio" che decide di portare se stesso e il proprio cane da un educatore o altra figura professionale merita già solo per questo tanta stima e considerazione.

Il fatto è che alcuni esperti hanno talvolta la presunzione di credere di poter "parlare" ai cani quando noi umani, spesso, non sappiamo nemmeno parlare tra di noi.

Frisk ed io dobbiamo tanto a bellissime persone che ci hanno mostrato la strada grazie ai loro consigli e alle cose belle che ho visto succedere fuori e dentro i campi cinofili. Sia chiaro: consiglio e continuerò a consigliare spassionatamente a chiunque me lo chieda di vivere l'esperienza di trovare una figura di riferimento e fare quel pezzo di viaggio in cui una guida sicuramente serve per aprire nuove strade, da percorrere poi di nuovo in una relazione a due o a più soggetti a seconda del numero dei componenti familiari.

Ma credo che se quel canetto siciliano ed io, stranieri entrambi in una città meravigliosa come Genova in cui la vita in centro storico per un binomio non è proprio semplicissima tra vicoli stretti e un'affollata popolazione di cani e umani, ce "l'abbiamo fatta" lo dobbiamo anche ad altro. Se abbiamo raggiunto un certo equilibrio è anche perché la famiglia dalla quale provengo ha sempre considerato i cani come parte integrante del nucleo di cui facevamo tutti parte e Napoli, mia città di nascita, mi ha fatto conoscere sin da piccola la realtà dei cani di quartiere.

Frisk non me ne voglia, ma anzi anche lui deve tanto a due individui di nome Pachialone e Giggino. Erano i cani del garage e mi accompagnavano a casa dopo scuola o dopo una notte in giro con gli amici. I miei genitori permettevano che portassi Pachialone sul terrazzo di casa.  Giggino non è che non poteva salire: lui non ne aveva proprio voglia. Poi ritornavamo nel rione e di nuovo ognuno faceva la sua vita per poi "recuperarmi" a qualsiasi ora del giorno e della notte e scortarmi tranquilla a casa.

La vita in famiglia, poi, è sempre stata condivisa con un cane: prima Erik, un Pastore Belga tostissimo e poi Artù un meticcio super simpatico. Per entrambi e per tutta la mia famiglia – oggi lo so – ci sarebbe voluto un educatore per indirizzarci al meglio nelle relazioni ma, sinceramente, sono certa che Erik e Artù abbiano avuto una vita felice, compatibilmente con quegli umani strani con cui dovevano scendere a patti nella convivenza quotidiana. Cosa che, del resto, accade in qualsiasi famiglia in cui di base vi è rispetto tra i componenti oltre che amore e in cui non necessariamente ogni giorno non deve intervenire uno psicologo, giusto?

Ecco, la vita con un cane dipende tanto da qual è la vostra storia personale e che tipo di esperienze avete fatto insieme nei vostri contesti. Così, sarà anche l'effetto  volemose bene tipico dell'Italia che si ritrova ogni anno davanti alla Tv per Sanremo, oggi mi sento di dire che lì dove sulle pagine di Kodami non smetteremo mai di diffondere cultura e fare divulgazione secondo i valori del nostro Manifesto, è anche giusto rendere semplicemente un ringraziamento a tutti i pet mate lì davanti allo schermo in questo momento. E, a tutti coloro che, tra una canzone e l'altra del Festival, continueranno a condividere il divano e a interrompere la visione per la passeggiata serale con Fido al fianco.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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