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28 Dicembre 2023
9:00

Come insegnare il richiamo al cane

Insegnare il richiamo al cane è molto importante, perché ci permette di poterlo far tornare da noi quando lasciato senza guinzaglio (in sicurezza e dove consentito). Tuttavia, alcuni cani sembrano non rispondere al richiamo. Vediamo come fare.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il richiamo è un modo per attirare l'attenzione del cane anche quando ci troviamo distanti da lui. È un aspetto fondamentale della relazione tra cane e pet mate perché, se è efficace, permette di vivere con maggiore serenità i momenti in cui viene tolto il guinzaglio.

Molte persone, però, si trovano in difficoltà perché quando il cane è libero e si trova distante non risponde al richiamo, non torna e non presta attenzione alle richieste che gli vengono fatte. Una delle domande che vengono poste con maggiore frequenza agli educatori cinofili è per questo: «Come si fa a insegnare il richiamo al cane?».

In realtà non esistono risposte o metodi che siano validi per tutti, perché ogni pet mate si approccia a questo percorso in maniera differente e lo stesso accade anche ai cani. Vi sono però alcune indicazioni utili, che possono aiutare nel percorso di creazione di un richiamo efficace e riguardano la scelta accurata del luogo (non troppo ricco di stimoli) e del momento (prediligendo una condizione di calma), ma anche delle emozioni che sta vivendo il singolo cane.

I motivi per cui i cani non ascoltano il richiamo, infatti, possono essere moltissimi e diversi tra loro. La strategia adeguata per insegnare questo particolare aspetto va scelta di volta in volta in base alle situazioni in cui ci si trova. Per questo motivo, nel caso in cui il cane non ne voglia sapere di ritornare quando è in libertà, la scelta migliore è quella di contattare un educatore cinofilo, il quale saprà guidare l'intera famiglia attraverso un percorso su misura.

Iniziare presto, ma senza esagerare

Insegnare il richiamo a un cucciolo di pochi mesi è certamente diverso rispetto ad un cane adulto che è stato da poco adottato in canile. In entrambi i casi, però, è bene ragionare fin da subito su quali siano le modalità e i tempi adeguati per farlo.

Nel caso del cucciolo che si è appena separato dalla madre e dal resto della cucciolata, si può iniziare a strutturare il richiamo anche in casa, con semplicissime attività in cui viene pronunciato il suo nome, abbinandolo magari al termine: «Vieni». Se il cane presta attenzione al nome e alla richiesta,  viene gratificato con un "bravo" o con una coccola (se apprezza il contatto). È molto importante fare in modo che il richiamo venga associato ad un'emozione piacevole, perché in questo modo aumenta la possibilità che risponda con maggiore frequenza. Queste sono le fondamenta su cui si basa quello che, in futuro, diventerà il vero e proprio richiamo in libertà.

Anche con i cani adulti si può mettere in pratica la stessa modalità e, in base alla personalità del singolo soggetto, si può pensare fin da subito di iniziare con semplici richiami anche durante la passeggiata, quando il cane cammina al fianco del pet mate al guinzaglio.

Durante queste attività iniziali non bisogna esagerare nel pronunciare il nome. Basterà dirlo una volta e, se non funziona, bisogna lasciare passare qualche tempo prima di pronunciarlo nuovamente. Questo aspetto è importante, perché altrimenti si rischia di far perdere di valore il nome, che diventa quasi un suono di fondo a cui il cane è abituato a non prestare attenzione.

Attenzione alle emozioni

Quando si comincia a lavorare sul richiamo, è importante prestare attenzione alle emozioni del cane. Se si trova in una condizione di stress eccessivo, di paura o di disagio, infatti, l'apprendimento sarà più difficile. Se invece sta vivendo un momento gioioso, è più facile che l'attività dia i risultati voluti.

A questo aspetto va aggiunto anche un ulteriore dettaglio, ovvero quello legato al volume delle emozioni. Anche in una condizione di piacevolezza, infatti, se il cane è molto eccitato e in preda alla frenesia, potrebbe avere qualche difficoltà a concentrarsi.

Scegliete quindi con attenzione i momenti adatti, prediligendo le situazioni di calma, in cui il cane non è troppo elettrizzato. 

Scegliere l'ambiente adeguato

Anche l'ambiente scelto per svolgere le prime attività di richiamo ha un enorme impatto sull'efficacia di questo percorso. Uno spazio che vede la presenza di molte persone, odori, altri cani e rumori, infatti, potrebbe complicare il processo di apprendimento.

Proprio per questo motivo, il consiglio è quello di iniziare sempre all'interno dell'ambiente domestico e poi, via via, proporre il richiamo in condizioni sempre più complesse.

Se il cane ha già mostrato più volte di ascoltare il richiamo in ambiente domestico, si possono iniziare a proporre gli stessi semplici giochi in giardino o in momenti casuali durante la passeggiata, a patto che il cane non sia distratto da altro. Come sempre, se non sembra essere interessato al richiamo, bisogna evitare di continuare a pronunciare il nome ripetutamente, ma piuttosto lasciare passare qualche minuto e, solo dopo, riprovare.

Quando ci si sente sicuri e il richiamo funziona spesso, si può provare a liberare il cane dal guinzaglio (in un ambiente adeguato e sicuro). Anche in questo caso, non bisogna dimenticare di prestare molta attenzione alle emozioni del soggetto, che condizionano in maniera importante il suo comportamento anche in libertà.

Pazienza ed empatia

Imparare a vivere con serenità i primi momenti di libertà e i primi richiami non è affatto facile. Per alcuni pet mate questo percorso porterà anche a superare piccoli momenti di ansia e preoccupazione.

Il richiamo e, più in generale, la libertà, sono processi impegnativi che richiedono una buona dose di pazienza. Alcuni cani, magari quelli con la motivazione affiliativa, protettiva e territoriale più marcata, potrebbero non volersi affatto allontanare. Altri invece, caratterizzati da motivazioni che portano ad avere la passione per la perlustrazione dell'ambiente, la ricerca, l'incontro con individui esterni al gruppo (motivazione sociale), potrebbero invece prendere rapidamente una grande distanza e il pet mate, in questo caso, non deve farsi prendere dal panico.

Questo è il motivo per cui è importante scegliere adeguatamente i luoghi e i momenti in cui lavorare sul richiamo e, soprattutto, portare avanti il percorso con gradualità: se ci si mette troppo in difficoltà, la situazione potrebbe diventare complessa e convincerci di non essere in grado di affrontarla.

La libertà e la relazione

Vi sono poi alcune domande importanti che dobbiamo porci quando vogliamo strutturare un richiamo efficace. La prima riguarda la quantità di momenti di libertà che offriamo al cane: queste esperienze sono importantissime e indispensabili.

Molti cani, infatti, si allontanano perché hanno solo raramente l'opportunità di muoversi senza guinzaglio. Questa privazione potrebbe portarli a vivere una condizione di frustrazione di alcune motivazioni, come ad esempio quella perlustrativa, quella cinestesica, quella sociale, quella predatoria e quella di ricerca. Nel primo momento in cui potranno, quindi, sfrutteranno l'occasione per mettere in atto questi profondi bisogni e desideri che li caratterizzano.

Ovviamente il fatto di liberare un cane che non ascolta il richiamo a distanza non è facile e, infatti, questi due particolari aspetti della relazione vanno spesso affrontati contemporaneamente, in modo da ottenere risultati su entrambi i fronti. Durante il periodo transitorio si può pensare di utilizzare una lunghina, che permette al cane di muoversi liberamente a una distanza di 5, 10, 15 o anche 20 metri.

Un altro motivo per cui il cane potrebbe non ascoltare il richiamo è legato invece ad un malessere che viene vissuto all'interno della relazione con il proprio gruppo di appartenenza. I cani che non tornano quando vengono richiamati, infatti, potrebbero nascondere un disagio legato all'ambiente domestico, al contesto in cui vivono o alle persone stesse. Laddove vi sono malintesi o maltrattamenti (anche involontari), potrebbe nascere la paura dei propri umani e, quindi, è possibile che questi cani finiscano per vivere la libertà come un sospiro di sollievo.

E se il cane non risponde al richiamo?

Indipendentemente dal motivo per cui il cane non risponde al richiamo, se ci si sente in difficoltà su questo tema, il consiglio è quello di rivolgersi a un educatore cinofilo che lavori con approccio cognitivo e presti attenzione alla relazione. Attraverso un'accurata analisi dell'intero sistema familiare, l'esperto potrà guidare tutto il gruppo verso il superamento delle difficoltà.

Durante il percorso verranno strutturate attività su misura per le specifiche situazioni e, seguendo i tempi necessari, si potranno raggiungere anche risultati insperati. Anche in questo caso, però, servirà pazienza e dedizione, ma le soddisfazioni saranno enormi. Il momento più bello sarà quando finalmente, durante una passeggiata insieme, si potranno vivere momenti di libertà senza preoccupazioni perché, nel tempo, la relazione tra cane e pet mate avrà acquisito un elemento importante per tutti questi aspetti: la fiducia.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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