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1 Marzo 2022
14:54

Adottare un cane adulto, la storia di Simone Dalla Valle: «Siamo un libro da continuare a scrivere insieme»

L'istruttore cinofilo Simone Dalla Valle, autore di numerosi libri sul cane e conduttore di "Missione Cuccioli", ci racconta la sua esperienza con l'adozione di un cane adulto, attraverso lo sguardo di un dog trainer, ma anche di chi condivide la vita con cani adottati da adulti.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
Immagine
Simone Dalla Valle e Ada – (ph Luca Spennacchio)

Le prime testimoni del viaggio che stiamo facendo dentro la relazione che si crea con un cane adulto sono state Elena Garoni e Serbia. Ogni storia ha un suo percorso, elementi e momenti che si combinano, emozioni e percezioni che si incrociano e mettono di fronte due individui ognuno con la sua esperienza. Adottare un cane adulto è una scelta che sempre più persone stanno compiendo ma di cui ancora si parla poco, in un'Italia piena di canili in cui individui con alto indice di adottabilità, solo perché non più cuccioli, rimangono confinati dietro le sbarre per sempre.

Il nostro viaggio sulle tracce dei perché si decide di adottare un cane adulto prosegue con l'istruttore cinofilo Simone Dalla Valle, autore di svariati testi sul cane e la relazione con l’uomo nonché conduttore di Missione Cuccioli, una trasmissione di successo che per anni ha catturato gli sguardi di giovani e giovanissimi su Sky.

Con Simone apriamo il ventaglio delle considerazioni in merito all’adozione di un cane adulto su più livelli, ossia ci addentriamo nella relazione attraverso lo sguardo di un professionista di settore, che da anni si occupa di educazione e istruzione dei cani. Nel contempo Simone è però anche stato, per anni, alla “porta” di un canile, a contatto con le famiglie, con i loro desideri e preconcetti. E, non ultimo, c'è quel mondo intimo della sua esperienza personale nel condividere la vita con diversi compagni adottati da adulti.

Quella premessa di tanti: «Vorrei un cucciolo…»

«"Vorrei un cucciolo". Spesso le persone arrivano in canile con questa idea e anche con altre richieste. Vogliono un cane di età giovanissima, che sia femmina, di taglia piccola, magari con il pelo raso e così via. Ma secondo me non tanto perché tutto ciò corrisponde a quello che effettivamente desiderano: forse sono più spinte dal bisogno di sentirsi al sicuro, protetti in questo modo da una serie di incertezze e di possibili problematiche che magari pensano di non riuscire poi ad affrontare». Simone Dalla Valle di richieste così ne ha sentite tante nella sua vita professionale e questo lo ha spinto a chiedersi, appunto, cosa si potrebbe nascondere dietro un approccio così diffuso.

«È capitato poi tantissime volte, e per svariate ragioni, che persone con richieste simili alla fin fine adottassero un cane adulto e senza che ci fosse la necessità di fare intense opere di convincimento o mettendo in campo stratagemmi psicologici per convincerli», continua Simone, mettendo in luce la fragilità dei preconcetti con i quali spesso ci muoviamo, senza aver un contrappeso esperienziale diretto. Idee precostituite di cui, senza rendercene conto, siamo infondo tutti vittime, in molteplici frangenti della vita, non certo solo quando ci si approccia all’adozione di un cane.

«Kaja fu il mio primo cane adulto adottato dal canile, poi venne Sentinella, che aveva 5 anni quando lo portai a casa con me. Qualche anno fa è arrivata Ada e recentemente ho adottato un cane più giovane, Makeda, di circa 5 mesi. I miei compagni di vita sono stati sempre perlopiù adulti. Nel momento in cui si adotta un cucciolo, o un cane comunque molto giovane, si instaura un rapporto più simile a quello genitoriale, una sorta di rapporto parentale stretto. Mentre quando si adotta un cane già adulto, anche se è giovane, per esempio di due o tre anni, il rapporto che si tende ad instaurare sin da subito ha dei tratti simili a quelli dell'amicizia, non della parentela. Parentela comunque che risulta, aggiungerei, alquanto sbilanciata, dato che siamo naturalmente noi a rappresentare l’adulto nel rapporto con il cane».

E' l'incipit di una relazione diversa quella con un cane adulto, un modo diverso di rapportarci nei confronti dell’altro e che ha conseguenze diverse rispetto al rapporto con il cucciolo nella continuazione della relazione nel tempo. Entrano così in campo nuove aspettative, nuove prefigurazioni, alle quali aderiamo orientando la nostra storia insieme, a prescindere dalle caratteristiche dell’altro. E se questo spesso ci consente comunque di sviluppare una storia che va bene per tutti, alle volte dà origine a drammatici fraintendimenti, nonostante l’eccezionale flessibilità e capacità di adattamento, o resilienza, della maggior parte dei cani.

La costruzione di un rapporto

«Se penso alla costruzione del rapporto con un amico mi rendo conto che i due individui coinvolti hanno ognuno una propria storia che è già stata in parte scritta in modo indipendente l’uno dall’altro, come quando si legge un libro la cui trama è impressa sulle pagine ma almeno fino ad un certo punto in questo caso – riflette Simone – Vi sono poi delle pagine che si scriveranno insieme. Mi tornano alla memoria i “Libri Game” in cui si ha una certa libertà nel far procedere la storia in modo originale. Nell'adottare un cane adulto i personaggi del libro sono già stati delineati, sono definiti a priori. Certo, evolveranno nel prosieguo della storia ma hanno già un loro trascorso, un loro profilo caratteriale, un loro bagaglio di conoscenze ed esperienze di cui necessariamente dobbiamo tener conto».

«Anche nel caso del cucciolo – precisa Simone – ci sono già degli elementi scritti ma la sua storia dipenderà molto dalla relazione con noi. Ne consegue che a livello personale c'è una profonda differenza nel come si vivono le due tipologie di relazione . Per esempio nei momenti di difficoltà, in cui ci si può trovare ad affrontare una crisi, il modo in cui viviamo questi frangenti potrebbe essere diverso a seconda se abbiamo iniziato a vivere con un cucciolo o con un cane già adulto».

È infatti importante considerare che ogni relazione, nessuna esclusa, prima o dopo affronta delle crisi. È inevitabile e queste sono, generalmente, dei punti importanti nella storia degli individui coinvolti, nell’evoluzione del rapporto stesso che non è mai statico, cristallizzato e immobile.

«Per esempio, ora c'è un cane che sto seguendo e che io e la mia compagna abbiamo deciso di far entrare nella nostra famiglia. Auricchio ha una storia molto difficile e triste alle spalle. E' un Cane Lupo Cecoslovacco di circa quattro anni e non ci ha ancora “raccontato” tutto di lui. In certe situazioni infatti mostra di avere importanti difficoltà che ancora facciamo fatica a comprendere. Devo dire che ho riflettuto sul fatto che noi non sentiamo gravarci addosso uno schiacciante senso di colpa e di responsabilità, magari nel non aver fatto fare le giuste esperienze al cane in età sensibile, per esempio. Di fatto sono nella posizione di scegliere se essergli d’aiuto o meno in quei momenti. Alle volte è meglio non mettere l'accento su una particolare difficoltà, insomma, come si farebbe con un amico che non è detto voglia il tuo aiuto su quel particolare aspetto della sua vita o non ancora: magari ha bisogno di maturare quel problema dentro di sé. Sono nella condizione di poter dire, “Ehi, capisco che tu abbia un problema qui, posso darti una mano, o preferisci non parlarne?”».

Avere a che fare con un adulto ci pone indubbiamente in una condizione diversa. E' un rapporto che può avere anche dei lati intimi e privati che non vengono condivisi appieno, cosa che se il rapporto ha un profilo più genitoriale diventa difficile da accettare, anche perché si può veramente cadere vittime del senso di colpa e ciò causa fratture nella relazione stessa e nel suo divenire.

Simone continua: «Il carico di responsabilità è diverso quando penso a Makeda che invece ha iniziato a vivere con me all’età di quattro mesi. Se andiamo a fare una passeggiata in città, e mi accorgo di una sua fragilità quando, per esempio, una moto rumorosa le passa accanto o noto cose simili, mi sento in dovere di aiutarla, non penso di chiederle il permesso come farei con un individuo adulto, con un amico ma agisco sulla sua difficoltà più come fa un “genitore”. Vedo quindi queste due differenti prospettive: da un lato un amico e dall’altro un individuo che tu stai crescendo. Pertanto mi viene da dire che nel primo caso vi sia una certa maturità nel rapporto rispetto ai momenti di difficoltà. Quando si tratta di un cucciolo, invece, si percepisce un carico maggiore di responsabilità: si tratta di un individuo che necessita di un supporto costante, di una figura di riferimento adulta».

Vivere con un individuo e crescere un individuo sono due cose molto diverse e con un'assunzione di responsabilità diversa. E' importante esserne consapevoli all’atto della scelta di adottare un cucciolo o un cane adulto. Migliaia di cani chiusi in canile, cani che un tempo erano cuccioli, spesso adottati o comprati, sono lì a testimoniare che queste considerazioni, queste domande, non tutti se le pongono. «Con un cucciolo non si tratta solo di pulire per terra dove ha sporcato o di raccogliere i brandelli di ciabatte che ha rosicchiato – sottolinea Dalla Valle – Riflettere su queste cose, credo, aiuterebbe molto le persone a fare scelte più accorte».

L'adozione e il superamento dei preconcetti

Ancora una volta così quando si scava nelle scelte delle persone relativamente all'adottare un cane emerge il tema delle prefigurazioni, dei "film" di cui ognuno di noi è regista e interprete e che rappresentano i nostri  desideri per allontanare le paure e le difficoltà. Non c’è nulla di male in questo, a patto che poi ci si renda conto che è tutto, o quasi, nella nostra testa, e che la realtà può essere molto più complessa e, talvolta, più creativa dell’immaginazione.

Inoltre è innegabile che il tipo di rapporto e di ruolo che si ricopre (amico o genitore) all’inizio, difficilmente evolverà in qualcos’altro. Noi, anche quando diventiamo adulti indipendenti, per i nostri genitori siamo sempre i loro bambini e spesso faticano a vedere in noi l’uomo o la donna che siamo diventati. Tutto ciò è amplificato qualora anche in età adulta noi si viva sotto lo stesso tetto. Naturalmente noi umani, comunque vadano le cose, possiamo ritagliarci spazi di intimità e confini individuali che fanno emergere la nostra maturità e indipendenza nelle scelte della vita. Ma per un cane che vive con noi tutto questo generalmente non avviene, soprattutto quando è entrato nella nostra vita da cucciolo, con tutti bisogni e responsabilità che comporta. Lui resterà sempre "il nostro cucciolo", difficilmente nel rapporto con lui lo vedremo come un adulto fatto e finito, ossia, da “genitori” difficilmente diverremo “amici”. E questo ha delle conseguenze, soprattutto su alcuni cani, che più di altri necessitano di un riconoscimento della loro individualità (come accaduto nella storia di Elena Garoni e Serbia).

Rovesciamo la questione: quando è "necessario" che si adotti invece un cucciolo?

Proviamo ora a rovesciare il punto di vista. Esistono situazioni familiari in cui invece è indispensabile che si adotti un cucciolo e mai un adulto? «Mi viene da dire che il tutto possa essere influenzato dalla presenza di un altro animale in famiglia – riflette Simone Dalla Valle – ad esempio laddove si possa pensare che un cucciolo metta in minor difficoltà il gatto di casa o un cane adulto già presente… ma mi sto sforzando di non immaginare che comunque il cane adulto resta la scelta migliore».

Dopo un’altra breve pausa, l'istruttore pensa ai suoi cani e continua: «Quando ho deciso di adottare la piccola Makeda  la scelta è stata condizionata da Ada. A mio avviso, infatti, lei aveva bisogno di prendersi cura di un giovane cane da crescere. Quindi non nel senso: “Preferisco prendere un cucciolo perché così non mi trovo in difficoltà con Ada” ma proprio tutto l’opposto. Un cane giovane era una sua esigenza,  un rapporto che era nelle sue corde, nei suoi desideri e nelle sue doti. Ada è una femmina che ama prendersi cura, gestire, relazionarsi con gli altri cani. Non ero alla ricerca di un altro compagno canino, la scintilla è scattata quando ho conosciuto Makeda al Riot Dog, un rifugio nel bolognese. E Makeda era un soggetto che ricercava la guida di un adulto al quale fare riferimento. Ecco, in questo caso come in altri il messaggio è valutare sempre il contesto e capire se e perché prendere un cucciolo».

Cani e bambini, quel rapporto da tutelare da entrambi i lati

Persiste una rappresentazione favolistica del rapporto tra cani e bambini. Sono sempre molto accattivanti, tenere e commoventi quelle immagini di bimbi attorniati da cuccioli in un prato illuminato dal sole che giocano spensierati, il tutto condito da sorrisi e bagliori. Stile spot pubblicitario, come per venderci qualcosa. A molti verrebbe da dire che un cucciolo è indispensabile per una famiglia con bambini, aderendo a quel cliché di cui sopra.

«C’è un po’ quella visione disneyana del bambino che cresce con il cane – dice Simone – Cosa che genera il desiderio di regalare al figlioletto un cucciolo, magari a Natale. Ma questa visione non tiene conto di alcuni fattori, anche abbastanza lapalissiani, come per esempio il fatto che un cucciolo resterà tale per pochi mesi, mentre il bambino sarà bambino per diversi anni. Inoltre bisognerebbe tener presente anche il fatto che vi sono numerosi rischi, soprattutto per un cucciolo, se viene lasciato nelle mani di un bambino come se fosse un suo giocattolo. Si tratta di due individui fragili e immaturi e non è la situazione più facile da gestire, anche avendo esperienza. In breve tempo la situazione si ribalterà: pochi mesi e il cucciolo sarà un adolescente, il che significa che diventerà presto un individuo con le fattezze più simili a quelle di un adulto, ma ancora immaturo, soprattutto da un punto di vista emotivo, fragile come lo eravamo noi nei nostri 13, 14 anni. Non sono poche, purtroppo, le storie di cani maltrattati in modo “innocente” da bambini un po’ troppo maneschi, soprattutto di cuccioli che restano traumatizzati e che poi in età adulta manifestano gravi problemi in famiglia a causa di ciò. Naturalmente non si può certo pretendere che un bimbo di pochi anni abbia già sviluppato la sensibilità e la capacità di comprendere il disagio di un cucciolo né tantomeno maturità e autocontrollo sufficienti da star sereni. È chiaro quindi che vi siano molte reticenze da parte mia nell’affidare un cucciolo ad un bambino. Nei sette anni in cui ho condotto la trasmissione Missione Cuccioli ad una famiglia con bambini piccoli non ho mai affidato cuccioli».

Ci sono altre considerazioni che Simone ritiene importanti e che le persone dovrebbero tener presente: «Sicuramente i genitori si trovano già molto impegnati nel prendersi cura e crescere il loro figlioletto. Avere anche un cucciolo di cui occuparsi – con tutto l’impegno che richiede – in molti casi è un compito troppo gravoso. Un cane adulto invece potrebbe addirittura essere un supporto alla famiglia invece che l’aggiunta di ulteriori difficoltà. Rispetto l’immaginario comune l’abbinamento cuccioli e bambini è tutt’altra cosa, è per lo più un luogo comune molto enfatizzato che spesso si rivela poi deleterio, per tutti quanti».

In qualunque situazione, idealmente, è possibile trovare un cane adulto che si inserisca benissimo e questo in onore anche del fatto che prima di iniziare una convivenza si ha la possibilità di comprendere con chi si ha a che fare, lasciando comunque sempre socchiusa la porta dell’inaspettato. Invece con un cucciolo l’imprevedibilità di chi diventerà quell’individuo è una porta spalancata sull’ignoto. E a pensarci bene, attraverso le riflessioni di Simone, siamo partiti con l’idea che le persone chiedono prevalentemente un cucciolo per “andare sul sicuro” ed arriviamo infine a considerare che un cucciolo invece è una sorta di salto nel buio, soprattutto per chi è alla prima esperienza di vita con un cane.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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