episodio 5

Il meticcio, il cane “bastardo”: le origini del primo cane della storia

Il meticcio, troppo spesso bistrattato, in realtà è il cane più cane di tutti, quello che somiglia di più ai primi cani della storia. Dalle sue origini capirete che in ogni modo si può chiamare tranne che “bastardo”.

11 Gennaio 2023
13:12
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Quante volte vi avranno detto: «È un bastardino il tuo cane? Che carino! Io però voglio un Labrador, o un Border Collie, loro sono intelligentissimi!». Non prendiamoci in giro: anche se non lo dicono ad alta voce, molti ancora pensano che il cosiddetto “bastardo” sia un cane di serie B. Ma sapete che tutte le razze – dalla A di Alano alla Z di Zwergschnauzer -, senza di lui non sarebbero mai esistite? Tra l’altro i dati parlano chiaro: su oltre 13 milioni di cani che vivono in famiglia, in Italia, quelli di razza – cioè registrati nel libro genealogico – sono appena 200 mila all’incirca, una parte piccolissima. Se i meticci sono così diffusi un motivo ci sarà, non credete? Partiamo da dove tutto è iniziato!

Le origini del cane: teorie a confronto

Subito una cosa sorprendente: cani e gatti in realtà discendono tutti e due da qualcosa di simile a un animaletto che sembra una donnola. Si chiama Miacis, ed è uno dei primi mammiferi carnivori mai comparsi sulla Terra, più o meno tra i 50 e i 30 milioni di anni fa. Praticamente, quando i dinosauri si sono estinti, animaletti come questi hanno preso il loro posto come “mangiatori di carne”, insieme ad altri carnivori. Nel corso dei milioni di anni i vari mammiferi carnivori che abitavano il pianeta si sono evoluti, e si sono sviluppati in varie famiglie: una di queste è la famiglia dei canidi. Solo una parte di questi canidi è sopravvissuta dalla preistoria fino ai giorni nostri, ed è la sottofamiglia dei canini – sì, come i denti – di cui fa parte anche il lupo, che insieme a licaoni e cuon dell’Eurasia, ha fatto il suo debutto circa 2 milioni di anni fa.

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E il cane? Beh il nostro fedele compagno di vita all’inizio altro non era che un lupo: ma non un lupo grigio come lo conosciamo oggi, pensiamo a un lupo ancestrale che poi si è estinto, trasformandosi nel cane. Ma com’è potuto succedere? Ci sono diverse teorie a riguardo. Ipotesi numero 1: gli uomini hanno appena scoperto l’agricoltura e un bel giorno decidono di “rubare” alcuni teneri cuccioli di lupo per allevarli nel proprio villaggio.

Questa teoria ormai è superata, ed è molto più probabile che le cose siano andate in un modo un tantino diverso. Ipotesi numero 2: siamo tra i 30 e i 40 mila anni fa. Agricoltura, villaggi, l’uomo non se li sogna nemmeno. Le sue attività principali sono la raccolta e la caccia. Quando la fame si fa sentire, accende un fuoco per consumare il suo pasto ed è a quel punto che due occhi spuntano dalla vegetazione: è un canide che somiglia a un lupo. Questo animale però invece di attaccare, ruba un osso rimasto dalla cena e se ne va. Passano i giorni, gli anni, e succedono due cose: questa specie di lupo capisce che gli conviene essere amichevole con l’uomo, e l’uomo ha l’occasione di avvicinarsi a lui, come mai era riuscito con nessun altro animale. Entrano l’uno nella quotidianità dell’altro, e stabiliscono una connessione davvero profonda, confermata dalla scienza.

Pensate che già nel 2009 una ricerca dell’Azabu University, ateneo veterinario giapponese, ha scoperto che quando cane e compagno umano si guardano fissi negli occhi, aumenta in entrambi il livello di ossitocina, il cosiddetto ormone “dell’amore”. Da quel momento in avanti non saranno più gli stessi, dando vita a una delle amicizie più belle e durature che si siano mai viste sul nostro pianeta. Piccola curiosità: per la nascita di questa amicizia tra cani e umani le donne sono state fondamentali. Secondo uno studio recente pubblicato sul Journal of Ethnobiology, grazie al loro istinto materno particolarmente sviluppato, le donne erano quelle più propense a prendersi cura dei cani, che quindi restavano più volentieri nei paraggi degli accampamenti umani.

Come sono nati i primi meticci

E in tutta questa storia il nostro meticcio dove si colloca? La parola “meticcio” deriva dal latino “mixtīcius” che significa “mescolato”. A coniarla furono gli antichi Romani, che come Egizi, Greci o Persiani, erano soliti usare i cani durante le battaglie: i Romani li chiamavano “canis pugnax”. Loro incrociavano gli individui più prestanti, per ottenere cani ancora più efficienti in guerra. Questi cani erano appunto “mixtīcius”, miscugli delle varie tipologie che già esistevano ai tempi, dai piccoli catuli, ai cani umbri, etruschi e salentini, fino ad arrivare ai cani importati come il molosso d’Epiro, usato dai Greci come cane da pastore e da guardia. Ognuna di queste razze, o tipologie diverse di cane, si sono sviluppate in aree geografiche differenti, proprio a partire da quel primo canide amichevole, i cui discendenti hanno finito per seguire gli esseri umani nei loro vari insediamenti sparsi nel Vicino Oriente, nell'Europa settentrionale, in Siberia, nella Nuova Guinea e nelle Americhe.

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Così sono nati i primi cani veri e propri – anche detti “cani di villaggio” o “proto-cani di villaggio”, per essere tecnici. Sono passati milioni di anni eppure i cani di villaggio esistono ancora adesso. Non dipendono dall’uomo ma vivono in armonia con lui: “rubacchiano” un po’ di cibo, fanno sparire i suoi rifiuti, e tutto questo gratis. Non è che bisogna andare in India per vederne uno. Basta andare in Campania, in Puglia, in Sicilia o in Sardegna, per imbattersi in individui che si comportano ancora così, e che magari sono figli di cani che vivono in questi posti, in pratica, da sempre. Se i meticci – intesi come incroci spontanei di razze diverse o di altri meticci – esistono da quando esistono i cani di villaggio, vuol dire che il cagnolino – o cagnone – che vive in casa con noi, nella sua unicità, ci racconta una storia millenaria.

Potremmo prendere l’immagine di un cane che combatteva con i legionari e notare che è tale e quale al nostro Gennarino. Affascinante, no? E ora vi dirò una cosa sconvolgente: i capostipiti delle varie razze moderne erano meticci. Eresia! No, pura realtà e non c’è niente di male, anzi. Nel corso degli anni i cani si sono differenziati in base all’ambiente, ma anche perché l’uomo, come facevano i Romani, ha continuato a far accoppiare meticci con caratteristiche simili per renderli più adatti a determinati scopi. Quelli grossi per fare la guardia, quelli agili e veloci per la caccia, e via così. Gli standard però ce li siamo inventati noi nell’800. Solo allora sono nati i club di razza e siamo diventati così “ossessionati” – passatemi il termine – che per rispettare determinati canoni estetici abbiamo fatto accoppiare cani consanguinei per ottenere figli fotocopia, senza preoccuparci delle patologie genetiche che venivano tramandate: come la displasia, o la propensione ai tumori.

Le qualità del meticcio

Cercando su internet “cane per persone pigre”, vi compariranno vari articoli che suggeriscono cani di razza: il Pechinese, il Maltese, il Bulldog inglese. Ipotizziamo che alla fine scegliate di adottare un Pechinese. Dopo qualche giorno potrebbe succedere che il cane da divano che vi eravate immaginati, in realtà si riveli essere un pazzo scatenato che vuole giocare tutto il giorno. Questo per dire cosa? Che un cane non è un oggetto con una lista di specifiche tecniche che – se poco poco si discostano dallo standard – è difettoso e va rispedito al mittente. I cani hanno tutti una personalità e delle motivazioni. Che intendo per “motivazione”? Forse lo avete già sentito questo termine.

A grandi linee le motivazioni sono le cose importanti per un cane, i bisogni che deve soddisfare per sentirsi appagato. Le motivazioni sono le stesse per tutti i cani – per dire, sono quello che li fa comportare da cani e non da… conigli. Ma in che misura e con quale frequenza ogni motivazione si manifesta, dipende in parte dalla razza e in parte dal trascorso e proprio dalla personalità del cane.

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Un Pastore Maremmano Abruzzese, ad esempio, è facile che avverta il desiderio di tenere al sicuro le sue pecore – o la sua famiglia se vive in città. Avrà quindi le motivazioni, protettiva e territoriale, molto sviluppate. Gli studiosi finora hanno individuato diciassette motivazioni, ve ne dico giusto un paio per non annoiarvi. Quando portate il vostro cane in un parco nuovo, se scalpita per girarsi ogni angolino vuol dire che ha una forte motivazione perlustrativa.

Oppure, magari avete un cane che impazzisce di gioia quando può giocare con gli altri cani, e di voi in quel momento si dimentica proprio. Non prendetevela a male, probabilmente ha una motivazione sociale molto marcata. Il meticcio, che non appartiene a nessuna razza nello specifico, è un miscuglio irripetibile di tutte queste motivazioni: vivere con lui è una scoperta continua, un viaggio meraviglioso che, fidatevi, vi arricchirà molto più di quello che potete immaginare. Anche perché un altro cane con la stessa personalità e lo stesso mix di motivazioni non lo troverete da nessun'altra parte sulla faccia della Terra. Il vostro meticcio è unico, ma per davvero, e sarà vostro amico per sempre.

Ora che vi abbiamo detto perché il meticcio non è per niente un cane di serie B, non resta che una cosa da fare: adottare un meticcio, perché i canili ne sono pieni! Ma fatelo in modo consapevole. Proprio perché un cane non è un regalo da fare a Natale e gettar via in estate, ma una scelta di vita. Possiamo andare in canile e chiedere informazioni sui suoi genitori o sulle esperienze che ha vissuto, parlando con i volontari e con gli educatori che sono lì per aiutarci a iniziare il percorso nel modo migliore.

Video credits

Autrice del video: Mara D'Alessandro

Supporto scientifico: Luca Spennacchio

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