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Un inverno al freddo: la mappa regione per regione di come e se i rifugi e i canili vengono riscaldati

Le misure di contenimento per il riscaldamento invernale rischiano di lasciare canili, gattili e rifugi al freddo. La denuncia delle associazioni e dei cittadini preoccupati per l'assenza di riscaldamenti nei box e di attenzione da parte delle istituzioni.

19 Dicembre 2022
11:46
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Le misure di contenimento per il riscaldamento invernale rischiano di lasciare canili, gattili e rifugi al freddo. Una gelata investirà l’Italia nei prossimi giorni, proprio nell'inverno della crisi energetica provocata dalla conflitto russo-ucraino. L'Italia è il paese europeo più dipendente dal gas russo e anche quello che sta risentendo maggiormente del taglio delle forniture deciso dal governo di Mosca.

Per fare fronte alle conseguenze, il governo ha emanato un "Piano nazionale contenimento dei consumi di gas nazionale". A questo scopo il Decreto ministeriale del 6 ottobre 2022 n.383 stabilisce speciali modalità di funzionamento degli impianti termici alimentati a gas naturale per la stagione invernale 2022-2023. L'Italia viene suddivisa in 6 zone, dalla A alla F, e per ognuna di esse vengono date indicazioni sul periodo di accensione dei riscaldamenti. Ad esempio, nella zona A, che comprende Sud e isole, si possono accendere i riscaldamenti per 5 ore al giorno dall'8 dicembre al 7 marzo; mentre in zona E, che comprende città del Nord come Milano e Torino, si possono accendere i riscaldamenti per 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile.

Quest’inverno, quindi, i riscaldamenti di tutta Italia dovranno essere tenuti sotto un certo livello, tranne che in luoghi considerati sensibili come ospedali, strutture sanitarie e scuole. I canili e rifugi per animali, privati o municipali, sono però esclusi dalla deroga prevista nel Decreto.

La questione dei riscaldamenti nei rifugi non è secondaria, soprattutto quando a causa del cambiamento climatico gli eventi metereologici estremi si fanno più frequenti. Per questo Kodami a Natale aveva lanciato una campagna per spingere le persone a prestare maggiore attenzione agli ospiti dei rifugi e a regalare A una cane del canile tempo, attenzione e piccoli contributi come cibo, pellet e coperte per affrontare una stagione che rischia di essere molto più dura delle precedenti.

Anche se Natale è terminato, però, l'emergenza freddo rimane. La possibilità di avere un luogo caldo ha a che fare con il diritto di tutti gli esseri viventi di poter vivere dignitosamente. Tra le Cinque libertà” legate al benessere degli animali c'è proprio la libertà di avere un ambiente fisico adeguato, che per un cane chiuso nel freddo di un box vuol dire un riparo caldo quando le temperature scendono. Per gli animali non è solo una questione di comfort, ma riguarda lo stato di salute: l'esposizione al freddo può causare malattie respiratorie anche gravi.

Se i cittadini possono fare qualcosa in questo senso donando una coperta ai cani dei rifugi, è lo Stato il principale attore chiamato a intervenire per salvaguardare i diritti degli animali, un dovere recentemente riconosciuto anche dalla Costituzione. La gestione degli animali è a tutti gli effetti una competenza dello Stato, ma come spesso abbiamo sottolineato su Kodami, a occuparsene praticamente sono in realtà gli esponenti del Terzo settore insieme a una fitta rete di volontari di strada.

A causa del prolungato disinteresse pubblico, gran parte dei canili si trova in strutture datate, fatte in anni in cui l'attenzione nei confronti degli animali non era parificabile ad oggi. Sono due le principali preoccupazioni di chi gestisce queste strutture a seconda che si tratti di rifugi privati o di canili municipali. Per i primi la preoccupazione riguarda i costi dell'energia, mentre per i secondi il timore è che l'amministrazione comunale competente possa staccare i riscaldamenti anche quando sarebbe meglio lasciarli accesi.

Il Piano di contenimento dell'energia prevede infatti che per gli edifici pubblici la figura incaricata di far rispettare gli orari e le temperature sia il Sindaco. È a lui che le associazioni che gestiscono i rifugi in convenzione con il Comune rivolgono un appello per chiedere che la deroga prevista per i luoghi di cura e degenza per le persone sia applicata anche ai canili, come spiega a Kodami Marco Bravi, presidente del Consiglio Nazionale dell'Enpa: «Gli animali senza famiglia sono responsabilità del Sindaco, e come essere senzienti patiscono fame, sete, caldo e freddo. Per questo è necessario che i Comuni italiani sentano di avere una responsabilità precisa nel fornire protezione dagli agenti atmosferici. Inoltre, un cane esposto a malattie respiratorie, oltre a condurre una vita ingiustamente dolorosa, vede abbassarsi il proprio indice di adottabilità, riducendo le proprie possibilità di uscire dal box. Anche il canile migliore del mondo è un carcere per un cane».

Nonostante la competenza comunale sui cani, vaganti e non, dall'ultimo report di Legambiente "Animali in città" è emerso che meno del 30% dei Comuni conosce il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio. La presidente nazionale Enpa, Carla Rocchi, ha scritto al presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), Antonio Decaro, per condividere queste preoccupazioni e per invitare da subito a prevedere interventi specifici alle proprie strutture che ospitano animali, usando anche i fondi del Pnrr ed eventuali accantonamenti per capitoli di bilancio.

Oggi per aprire un rifugio per animali è necessario costruire i box rispettando parametri precisi, individuati dalle amministrazioni locali di appartenenza e fatti rispettare dalle Asl locali seguendo le norma generali relative al benessere animale. Per questo molte amministrazioni con una legislazione più recente o avanzata prevedono esplicitamente tra i requisiti delle strutture di accoglienza per animali anche la presenza di riscaldamenti.

Non è così purtroppo per tutti. La legge quadro 281 del 1991 in materia di animali di affezione pur stabilendo che «lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione […] al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente», affida alle singole Regioni la disciplina per la costruzione e il mantenimento dei rifugi per animali, che a loro volta le affidano ai singoli Comuni soprattutto per ciò che concerne i cani liberi e vaganti.

Ne deriva quindi un quadro estremamente composito poiché non tutti i canili possono beneficiare dei medesimi adeguamenti strutturali e dei riscaldamenti. Vediamo quindi cosa succede nelle singole amministrazioni regionali, tenendo presente che l'obbligo di riscaldamento può essere introdotto dalle autorità comunali per le singole città, province e aree metropolitane.

Le Regioni che hanno disposizioni sui riscaldamenti

Innanzitutto, molte norme regionali distinguono il canile sanitario, dove vengono ricoverati i cani immediatamente dopo la cattura o il ritrovamento, e il canile rifugio, in cui l'assistenza veterinaria è in capo al legale rappresentante della struttura. Alcune Regioni quindi riconoscono l'obbligo di riscaldamenti solo per una di queste tipologie, solitamente l'area sanitaria.

La Regione Campania nel Regolamento Regionale 2 febbraio 2021, n. 1 prevede che oltre ai requisiti minimi, i canili che accolgono cuccioli devono avere una «zona adibita al ricovero dei cuccioli, distinta in box per quarantena e box per degenza ordinaria, separata da quella dove sono ospitati i soggetti adulti. Ricoveri adeguatamente attrezzati e riscaldati, anche con l'utilizzo di lampade a raggi infrarossi».

In Lombardia vengono distinte un gran numero di strutture deputate all'accoglienza degli animali a seconda della loro funzione. Per i canili sanitari, i rifugi, le strutture zoofile vi deve sempre esserci un «adeguato sistema di riscaldamento» previsto nelle unità di ricovero degli animali.

Il Friuli Venezia Giulia prevede nella Legge regionale 20/12 una serie articolata di disposizioni in relazione al sistema di riscaldamento dei ricoveri secondo il principio generale del rispetto del benessere dell'animale:

In tutte le strutture le temperature minime e massime raggiunte all’interno dei box, in occasione dei picchi stagionali, non devono provocare sofferenza agli animali e comunque salvaguardando l’esigenze della razza e dell’età sotto la responsabilità del responsabile sanitario.

In particolare, per i box del reparto contumaciale, cioè quello di degenza sanitaria, è stabilita una temperatura minima da rispettare per tutto l'anno:

Almeno il 10 per cento dei box della struttura deve essere destinato al ricovero degli animali ammalati, debilitati, anziani, delle femmine partorienti e dei cuccioli; questi ultimi non devono essere stabulati individualmente fino al momento dell’affido al nuovo detentore o al termine del periodo di socializzazione; tali box devono essere dotati di un sistema di riscaldamento degli ambienti chiusi in grado di garantire una temperatura minima di 15°C durante tutto l’arco dell’anno.

E stabilisce poi norme specifiche a seconda del territorio i  cui sono ubicate le strutture:

Le strutture ubicate in comuni di aree climatiche “collina” e “montagna”, come da dati ufficiali della Regione Friuli Venezia Giulia, devono essere dotate di un sistema di riscaldamento degli ambienti chiusi dei box in grado di garantire una temperatura minima di 10°C; le strutture ubicate in comuni di area climatica “pianura”, come da dati ufficiali della Regione Friuli Venezia Giulia, in caso di eventi eccezionali di freddo, devono essere dotate di strutture mobili di riscaldamento per garantire la temperatura di 10 gradi; anche le nuove strutture, ubicate in area climatica “pianura”, devono essere dotate di un sistema di riscaldamento degli ambienti chiusi dei box in grado di garantire una temperatura minima di 10°.

La Regione Liguria nel 2008 ha disposto che per le strutture di accoglienza per animali, pubbliche e private, si tenga conto dei fattori ambientali prevedendo «un adeguato sistema di riscaldamento».

In Puglia nella primavera 2022 si è insediata la nuova Commissione Regionale Randagismo, allo scopo di sovrintendere e controllare gli interventi necessari all’attuazione della Legge Regionale n. 2/2020 “Norme sul controllo del randagismo, anagrafe canina e protezione degli animali da affezione”. Tra gli obblighi per i gestori dei canili c'è anche quello di dotarsi di adeguati spazi, come box riscaldati e attrezzati, per «il ricovero di animali affetti da particolari patologie o che necessitano di particolari condizioni di stabulazione (disabili, ammalati, convalescenti, anziani, cuccioli)».

La Regione Sardegna nelle sue norme regionali non obbliga, ma prevede nei canili sanitari «ricoveri chiusi con possibilità di riscaldamento per la convalescenza postoperatoria o per malattia».

In Sicilia, tra i requisiti per le strutture pubbliche e private di nuova costruzione, c'è il «possedere dispositivi con capacità sufficiente a mantenere la temperatura». Quindi non si richiede la presenza di riscaldamenti ma di dispositivi che regolino e mantengano costante la temperatura nei canili.

In Valle d'Aosta un «adeguato sistema di riscaldamento» rientra tra i requisiti minimi di tutte le strutture di ricovero, pubbliche e private, per animali.

La Regione Emilia-Romagna nonostante abbia dato ai Comuni 340mila euro nel 2021 per l'ammodernamento dei ricoveri per cani e gatti, non prevede obblighi rispetto ai riscaldamenti per le strutture, ma una «possibilità di riscaldamento» in presenza di cuccioli.

Le Regioni che non hanno disposizioni sui riscaldamenti

Nella Regione Abruzzo, la Legge Regionale n. 47 del 18 dicembre 2013 pur individuando requisiti specifici per entrambi i ricoveri, non prevede necessariamente la presenza di aree riscaldate.

Anche la Basilicata distingue canili sanitari e canili rifugio ma non prevede esplicitamente che ci siano aree riscaldate o isolate termicamente all'interno di questi.

Le ultime disposizioni delle Marche per gli animali dei rifugi risalgono al 2001 e non prevedono la presenza di riscaldamenti.

Nonostante la presenza in Calabria di oltre 27mila cani vaganti, secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute, per gli animali che ogni anno vengono accalappiati e condotti nei canili non è prevista alcuna norma che imponga i riscaldamenti. Oltre a ciò non si fa menzione di altri tipi di isolamenti termici validi anche nei caldissimi mesi estivi.

La Regione Toscana stabilisce che gli animali debbano essere «custoditi in luoghi idonei e con modalità tali da assicurare adeguate condizioni di sicurezza, spazio, temperatura, ventilazione ed illuminazione», ma non prevede norme specifiche per il riscaldamento.

Riscaldamenti non sono previsti neanche nel Lazio, in Liguria, in Molise. Così come non c'è nessuna previsione esplicita in Umbria, né in Trentino Alto Adige.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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