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16 Dicembre 2022
11:26

Animali in città: meno del 30% dei Comuni sa quanti cani sono iscritti in anagrafe

Meno di 1 Amministrazione comunale su 3 registra performance appena sufficienti per i servizi agli animali. È l'indagine "Animali in città" condotta da Legambiente. Secondo l'associazione solo 290 Comuni su 986 conosce il numero complessivo degli iscritti all’anagrafe canina e solo il 37,4% ha un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città.

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Solo 290 Comuni, il 29,4%, conoscono il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, pari a 1.197.226 cani. È quanto emerge dall’XI rapporto nazionale “Animali in Città” di Legambiente sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali e dalle Aziende sanitarie per la gestione degli animali d'affezione e la qualità della convivenza con animali padronali e selvatici in contesti urbani.

Il dossier è stato presentato questa mattina presso la fiera di Milano, con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Amvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva. A rispondere in modo completo all'indagine di Legambiente sono state 986 Amministrazioni comunali, di cui circa il 50% rappresentato dai Comuni capoluogo, e 42 Aziende sanitarie.

Tra i Comuni sentiti da Legambiente sono emersi numeri negativi rispetto alla gestione degli animali in città, a cominciare dalla conoscenza delle amministrazioni dei cani iscritti nelle anagrafi canine. Solo 290, Comuni rispondenti all'indagine di Legambiente, dichiarano di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, meno del 30%. Inoltre, solo 228 Comuni, il 23,1%, hanno dichiarato di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2021, pari a 89.583 cani. Oltre il 70% dei Comuni non ha saputo fornire alcun dato.

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Comuni "Trasparenza P.A.", Fonte Legambiente, X rapporto nazionale Animali in Città

Un quadro che Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente ha commentato: «Con la modifica dell'articolo 9 della Costituzione, la tutela degli animali è entrata a far parte dei principi costituzionali dello Stato: un passo importante per la difesa del loro benessere ma anche per la salute umana. In Italia però c'è ancora molto da fare, a partire dall’attivazione dell’anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutte le specie animali in cui convoglieranno le informazioni delle banche dati regionali. Siamo in attesa di conoscere il testo del decreto del Ministro della Salute che dovrebbe essere adottato, entro marzo 2023, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per stabilire le modalità tecniche e operative per l'implementazione del SINAC (Sistema Informativo Nazionale degli Animali da Compagnia) all’interno del sistema I&R (Identificazione & Registrazione) degli animali. Si acceleri al più presto».

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Legambiente ha incrociato i dati delle anagrafi territoriali con quelli della popolazione umana forniti dall'Istat. Il risultato è una tabella mostra il rapporto tra il numero di cani e di cittadini. Si tratta di «parametri direttamente correlati, che lentamente, di anno in anno, tende ad avvicinarsi alla fotografia della situazione reale», ha chiarito l'associazione.

Animali in città: dati negativi per la gestione dei cani liberi e vaganti

Legambiente per la sua indagine ha valutato 4 macroaree:

  1. Quadro delle regole: regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali (valido solo per i Comuni);
  2. Risorse impegnate e risultati ottenuti;
  3. Organizzazione delle strutture e servizi al cittadino;
  4. Controlli.

In base a questi criteri, l'associazione ha assegnato ha assegnato il Premio nazionale “Animali in Città 2022” ad alcune delle realtà reputate virtuose nell’offerta di servizi e in azioni dedicate alla prevenzione. Anche quest’anno tra i premiati i Comuni di Prato, Modena e Verona: al primo, secondo e terzo miglior risultato tra tutti i 986 che hanno fornito dati. E per le Aziende sanitarie l’ATS della Montagna, l’AUSL Toscana Centro e l'ATS Brescia, al primo, secondo e terzo miglior risultato su tutte le 42 che hanno fornito dati. Rispetto allo scorso anno entra nella terza posizione l’ATS di Brescia.

Legambiente
I premi conferiti da Legambiente

Nel report si sottolinea che il 39,6% delle Amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato l’ufficio o un servizio appositamente dedicato al settore e l’83% delle Aziende sanitarie di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in 3 casi anche l’ospedale veterinario). Nonostante questo, ancora oggi poco meno di una su tre, pari al 30,8% delle Amministrazioni comunali, raggiunge una performance almeno sufficiente, mentre più di quattro su cinque l’85,7% delle Aziende sanitarie fa lo stesso.

Il resto non risponde o mostra una performance che va da insufficiente a pessima. In crescita rispetto allo scorso anno i costi sostenuti nel 2021 da Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e agli amici animali: quasi 219 milioni di euro sui circa 193 milioni del 2019. Pari a 73 volte la somma impegnata dall'Italia per la gestione di tutti gli animali confiscati e a 219 volte la somma impegnata in Italia per cura e recupero di tutti gli animali selvatici feriti.

I Comuni dichiarano di spendere il 61,9% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili rifugio. Sono proprio i cani liberi e vaganti il principale elemento di conflittualità e sofferenza nell’ambito degli animali d’affezione ed il più significativo costo economico a carico della collettività. Secondo il sondaggio di Legambiente, infatti, nel 2021 in media ogni 10 cani catturati 9 hanno sono stati restituiti alle famiglie, dati in adozione, o reimmessi sul territorio come cani liberi controllati.

Numeri insufficienti anche sul fronte delle sterilizzazioni: nel 2021 si contano appena 4.307 cani e 19.595 gatti complessivamente sterilizzati. Solo nel 2021, il numero dei cani entrati nei canili sanitari è di 30.595, dei gatti dichiarati entrati nei gattili sanitari di 16.259 e presenti nelle colonie feline di 338.985, di cui quasi il 50% dichiarato non sterilizzato. Rispetto alle aree dedicate agli animali d’affezione solo il 25,76% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi dedicati, con una media di uno spazio dedicato ogni 9.423 residenti.

A livello di Regolamenti e Ordinanze comunali nel 2021 solo il 37,4% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, solo il 20,2% regolamenta l’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe e solo il 7,8% ha approvato regolamenti per facilitare con agevolazioni fiscali o sostegni le adozioni dai canili. Ma anche la regola migliore necessita di un adeguato e regolare controllo: rispetto a questo focus solo il 33,4% dei Comuni dice di aver effettuato specifici controlli e il 45,4% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip, mentre il 95% delle Aziende sanitarie dichiara di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali.

«Il quadro che emerge dall’XI rapporto nazionale Animali in Città rimarca l’urgenza di investimenti preventivi basati su una visione e una strategia condivise, fondata sulla cooperazione, tra i diversi attori istituzionali e sociali responsabili di tali aspetti: Governo, Regioni, Amministrazioni comunali, associazioni e cittadini – ha dichiarato Antonino Morabito, responsabile nazionale Cites, fauna e benessere animale di Legambiente – Occorre superare le attuali criticità, che vedono involontari protagonisti gli altri animali, accrescere la consapevolezza nei cittadini delle conseguenze sanitarie, ambientali, sociali ed economiche dei diversi comportamenti possibili, specie nella cosiddetta “era delle crisi, comprese le pandemie”, che ha visto e vedrà aumentare il disagio socioeconomico di parte importante della popolazione italiana».

Per questo l'associazione ha rimarcato la necessità di dare seguito alla legge con cui è stata istituita l'Anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d’affezione o da compagnia. Il cigno verde si augura arrivare, entro il 2030, a 10 mila veterinari pubblici assunti a tempo indeterminato, per rafforzare il personale in servizio attualmente composto da 4.642 unità, di cui il 78,5% uomini e con età media di 56,9 anni. Necessario poi inaugurare, entro il 2030, 1.000 strutture veterinarie pubbliche, tra canili sanitari e gattili sanitari (uno ogni 50-100 mila cittadini) e ospedali veterinari (uno ogni 300-400 mila cittadini) distribuiti sul territorio.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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