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17 Marzo 2021
11:00

Tigre (Panthera tigris)

La tigre (Panthera tigris) è un carnivoro di grandi dimensioni della famiglia dei felidi. La sua caratteristica principale è il mantello a strisce nere irregolari, che rendono ogni individuo diverso dagli altri. Vediamo quali sono le caratteristiche di questo predatore, dove e come vive in natura.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La tigre (Panthera tigris) è un carnivoro di grandi dimensioni della famiglia dei felidi. Il mantello è riconoscibile grazie al colore fulvo attraversato da strisce nere irregolari, che rendono ogni individuo diverso dagli altri. Le dimensioni e le caratteristiche del mantello, nel colore e nei segni, variano a seconda dell’habitat all’interno del quale l’individuo si muove e dall’appartenenza alle diverse sottospecie. I maschi delle sottospecie più grandi possono superare i 300 kg, mentre le tigri di Sumatra, le più piccole al mondo, oscillano tra i 100 e i 140kg. Le sottospecie riconosciute sono 9, di cui 3, le tigri di Bali, di Java e del Caspio, sono state dichiarate estinte.

Anatomia e morfologia della tigre

Per distinguere i maschi dalle femmine, oltre alla stazza, si può osservare la presenza o meno del caratteristico colletto di pelo, che nei maschi si forma intorno al collo. Questo carattere è particolarmente presente nelle tigri di Sumatra. Ogni tigre ha un mantello differente, caratteristica distintiva di ogni singolo individuo. Come altri felidi, la tigre ha sviluppato una struttura corporea che riflette l’adattamento alla predazione e all’uccisione di prede di grandi dimensioni: gli arti posteriori più lunghi degli anteriori ottimizzano il salto, le zampe anteriori e le spalle sono molto muscolose e le unghie retrattili permettono di bloccare le prede, grazie anche alla massiccia mandibola. Le orecchie della tigre sono tondeggianti e caratterizzate da un ciuffo di pelo scuro sulla punta, in contrasto con il pelo bianco circostante.

Etimologia del nome tigre

In passato si credeva che il nome dell’animale derivasse dal nome del fiume Tigri, in Mesopotamia, ma attualmente è più avvalorata la tesi secondo la quale il nome deriverebbe dal greco antico tigrìs e dall’iraniano tiγris, ovvero "saetta”.

Le sottospecie

Sulla base di analisi morfologiche e filogenetiche sono state distinte nove differenti sottospecie di tigre. La tigre siberiana o dell'Amur, la tigre della Cina meridionale di cui rimangono meno di 30  esemplari in natura, la tigre indocinese o tigre di Corbett, la tigre malese o Panthera tigris jacksoni, la tigre di Sumatra o Panthera tigris sumatrae e la tigre reale del Bengala. Panthera tigris balica, Panthera tigris sondaica e Panthera tigris virgata sono le 3 sottospecie considerate estinte in natura.

La tigre è il felino più grande del mondo?

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Uno studio svolto da Andrew C. Kitchener del National Museums Scotland e Nobuyuki Yamaguchi dell’Universiti Malaysia Terengganu, e pubblicato nel 2010 all’interno del volume Tigers of the World, The Science, Politics and Conservation of Panthera tigris approfondisce il dibattito secondo il quale i dati riguardo al leone e alla tigre, i due felini più grandi del mondo, non forniscano dati sufficientemente affidabili per determinare quale dei due raggiunga le dimensioni maggiori. I dati sono prodotti soprattutto sulla base delle dichiarazioni dei cacciatori, che, secondo gli studiosi, non sono sufficientemente affidabili a causa della tendenza dei cacciatori a sovradimensionare le proprie prede. Un secondo fattore che rende complicata la determinazione del felino più grande è l’ampissimo range di dimensioni riscontrabili tra le sottospecie di tigre nelle diverse zone del mondo. Alcune sono molto più piccole della media, mentre altre superano la stazza di un leone medio. Anche il peso degli animali catturati in passato non può determinare con chiarezza quale dei due felini raggiunga dimensioni superiori perché la tigre più grande mai catturata pesava 261kg e mentre il leone 260 kg.

Comportamento sociale e riproduzione

I maschi di tigre sono territoriali e possono diventare aggressivi verso gli altri maschi (inclusi i propri figli) che entrano nel loro territorio e possono occasionalmente restare uccisi. Quando i figli sono piccoli, però, il comportamento sociale delle tigri cambia e queste possono arrivare a condividere una preda senza manifestare aggressività.

La durata della vita di una tigre in natura si aggira intorno ai 25 anni. L’accoppiamento può avvenire durante tutto l’anno, ma è più frequente nel periodo da novembre ad aprile e la gestazione dura generalmente 3 mesi e mezzo, al termine del quale la femmina partorisce in una zona protetta dalla vegetazione o dalle rocce. Una tigre dà alla luce più o meno 2 o 3 cuccioli ogni 2 anni, ma è molto alto il tasso della mortalità: circa la metà delle tigri non sopravvive ai primi 2 anni di vita. Successivamente, le tigri diventano indipendenti dalla madre e raggiungono la maturità sessuale intorno ai 3 anni, le femmine, e a 4-5 anni i maschi.

Distribuzione e Habitat

Popolazioni isolate di tigri, appartenenti a diverse sottospecie, si possono trovare in alcune zone dell’India e del Nepal, sull’isola di Giava, in Siberia e nel Caucaso. Il suo habitat è vario e differisce tra le diverse sottospecie, ma comprende la foresta pluviale tropicale, foreste di sempreverdi, foreste temperate o zone ricoperte da mangrovie. La specie è diffusa anche in praterie e savane asiatiche. La presenza di acqua nel territorio è particolarmente apprezzata, dato che la tigre beve e si bagna regolarmente.

Alimentazione della tigre e stile di caccia

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La tigre è un carnivoro, che cattura le sue prede cacciando all'agguato. Sia i maschi che le femmine sono in grado di abbattere prede della grandezza di un bufalo. Le prede vengono attese in luoghi appartati, dove la tigre riesce a confondersi con l'ambiente grazie al criptismo del mantello striato. Poi, vengono raggiunte tramite un lento e silenzioso avvicinamento, durante il quale l'udito finissimo della tigre gioca un ruolo importante. Nonostante l’olfatto delle tigri sia molto sviluppato, durante la caccia esse sfruttano soprattutto l’udito e la vista. Laddove il disturbo antropico è maggiore, le tigri tendono a cacciare maggiormente di notte, mentre sono attive anche di giorno nei nei parchi e nelle riserve naturali. La tigre è al vertice della catena alimentare, non avendo predatori naturali, e lo spettro di specie di cui si alimenta è molto ampio e include prevalentemente cervidi di taglia grande e media, antilopi e cinghiali e, nelle zone antropizzate, una quantità di bestiame domestico o semidomestico. La tigre può scegliere di predare anche piccoli animali come rettili, pesci e roditori. Anche il bufalo asiatico rimane talvolta vittima della tigre, ma soprattutto se è giovane o debilitato. Al termine del pasto, spesso le tigri sotterrano gli avanzi con erba o detriti, in modo da avere un pasto assicurato anche per il giorno successivo.

Rischio estinzione e conservazione della specie

La tigre tende a evitare l’incontro con gli esseri umani: i rari casi di aggressione all’uomo si sono verificati quando l’animale si è sentito minacciato e senza via di fuga. Simbolo di forza e potenza per l’essere umano, dopo essere stata quasi venerata per anni, in poco più di un secolo ha subito una terribile decimazione. Oggi abbiamo perso il 95% delle tigri selvatiche e il numero di tigri in cattività negli Stati Uniti supera quello delle tigri in libertà in tutto il mondo. Alla base della decimazione dell’animale, come per quanto riguarda la sottospecie di Sumatra, sono il bracconaggio e la distruzione degli habitat. La vendita di pellicce di tigre, come trofei, ma anche di ossa, denti e sangue per l’utilizzo nella medicina tradizionale, insieme allo sviluppo agricolo e alla costruzione di strade sono tutti fenomeni che hanno contribuito a ridurre la specie a vivere all’interno di un territorio che rappresenta il 7% di ciò che aveva a disposizione 200 anni fa. Le grandi dimensioni dell’animale portano, inoltre, alla necessità di prede di grandi dimensioni, e questo le porta a entrare in conflitto con gli esseri umani che proteggono il proprio bestiame.

Dopo un secolo caratterizzato dal forte declino numerico, ci sono però anche buone notizie per la specie che, secondo quanto comunicato dal WWF, non è più in diminuzione in alcune zone del mondo: in India, in Nepal in Russia e in Cina, infatti, il numero di tigri che vive in libertà ha raggiunto le 3.900 unità. Un ulteriore caso di esperienza positiva per la conservazione della specie è rappresentato dalla Tigre di Sumatra. Fino agli anni ‘70, la stima del numero di tigri di Sumatra sull’omonima isola raggiungeva i circa 1000 esemplari, contro i 350 del 2010. Per salvare questa specie, l’Indonesia si è impegnata a rafforzare i controlli contro il bracconaggio che rappresenta ancora una delle maggiori minacce anche all’interno delle zone protette. Per fare spazio alle piantagioni di palma da olio o di acacia per la produzione della carta, continua inoltre l’inarrestabile progresso della deforestazione selvaggia che toglie alle tigri il loro habitat, indispensabile per cacciare, riposare, partorire e crescere i piccoli.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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