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25 Novembre 2023
15:00

Quanti tipi di cani Akita esistono?

Gli Akita Inu e gli Akita americani sono due razze appartenenti alla categoria degli "spitz asiatici e razze affini". Hanno un'origine comune, ma la loro storia li ha portati a distinguersi sempre di più.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Gli Akita sono cani appartenenti a due razze distinte chiamate Akita Inu (o Akita giapponese) e Akita americano. Prendono il nome da una regione del Giappone Nord occidentale, dove oltre 5000 anni fa, cani simili alle due razze che conosciamo oggi venivano utilizzati per la caccia alla grande selvaggina, come orsi, cervi e cinghiali.

Entrambi gli Akita fanno parte del gruppo 5 della catalogazione Enci, denominato "Cani di tipo spitz e primitivo", il quale è suddiviso ulteriormente in 8 sezioni, una delle quali è chiamata "spitz asiatici e razze affini" e ne fanno parte anche altre razze come lo Shiba Inu e il Chow Chow.

Il fatto che le due razze condividano il nome Akita può confondere le idee, portando a credere che si tratti semplicemente di due varianti dello stesso cane orientale. In realtà, sebbene le origini siano comuni, si sono differenziati nel tempo, fino a raggiungere lo status di razze distinte nel 2001.

In Giappone, però, la razza americana non viene ancora riconosciuta ufficialmente, perché considerata alla stregua di un furto alle tradizioni del Sol Levante. Negli Stati Uniti, di contro, l'Akita americano e l'Akita Inu vengono ancora considerati appartenenti alla stessa razza dall'American Kennel Club.

Vediamo quali sono le caratteristiche che contraddistinguono queste razze e cosa, invece, le rende davvero uniche e distinte.

Le caratteristiche degli Akita

Entrambi gli Akita sono cani di grande taglia, caratterizzati prima di tutto dal forte desiderio di tranquillità e di pace. Amano trascorrere il proprio tempo in compagnia degli umani di riferimento in luoghi poco rumorosi e trafficati.

La loro motivazione comunicativa è raffinata e fatta di dettagli. Gli Akita non esternano la propria gioia con grandi gesti, ma con piccoli segnali che bisogna saper osservare e apprezzare con attenzione. Questo tratto distintivo degli Akita non è molto amato dagli altri cani, che possono sentirsi in soggezione o confusi da tanta serietà e severità.

Hanno una motivazione territoriale e una motivazione protettiva che li portano a voler allontanare gli individui che non conoscono, che quasi certamente rappresentano elementi sgraditi.

L'Akita Inu conserva ancora tracce della sua motivazione predatoria, mentre l'Akita americano, incrociato con i cani come i Tosa e i Mastiff, non è un grande amante dell'inseguimento dei target in movimento.

Le due razze di Akita

Queste due razze hanno condiviso il passato, ma ad un certo punto della storia si sono separate e sono state poi riconosciute come distinte.

Akita Inu

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Akita inu

Gli Akita Inu, considerati monumento naturale nazionale fin dal 1931, sono stati per secoli oggetto di leggende e occupano un posto speciale nella cultura giapponese. Basti pensare che quando nasce un bambino, i genitori solitamente ricevono in dono, secondo un'antica tradizione, una statuetta che rappresenta questo cane, in segno di augurio di felicità e lunga vita. Ad amplificare l'affetto di questo popolo nei confronti degli Akita Inu, negli anni Trenta del secolo scorso si diffuse anche la storia di Hachiko, simbolo dell'amore dell'animale per il suo umano.

Hachiko, infatti, in seguito alla morte del suo compagno di vita, lo attese in stazione con incrollabile fiducia fino a morire a sua volta, l'8 marzo del 1835.

L'origine del rispetto e dell'amore per questa razza va ricercato però nella storia antica del Giappone. Gli Akita Inu, infatti, convivono con gli umani da oltre 5000 anni e per le popolazioni del Giappone settentrionale sono stati cacciatori e anche guardiani dei templi. I samurai, inoltre, li sceglievano addirittura come protettori, mentre i nobili riservavano loro interi appartamenti dotati di servitù.

Durante la Seconda Guerra Mondiale rischiarono di scomparire per sempre, ma la razza venne poi recuperata, dopo un periodo in cui vennero utilizzati anche per i combattimenti.

Il Giappone, si sa, è un paese in cui il rispetto del proprio interlocutore è fondamentale e l'Akita Inu ha appreso questo stile comunicativo dagli umani con cui ha convissuto a lungo. Ne è nato un cane che non spreca energie in eccessi comunicativi e che si pone in maniera spesso distaccata e diffidente nei confronti degli sconosciuti.

Non ama essere toccato in maniera inopportuna e i suoi umani ideali sono ancora oggi i samurai: coerenti, rispettosi e non chiassosi. Non si tratta quindi di un cane estremamente semplice con cui convivere, eppure troppo spesso l'Akita Inu, con la sua profonda e meravigliosa motivazione affiliativa, entra nelle famiglie per via del suo aspetto elegante e posato, senza che venga data sufficiente attenzione ai suoi tratti comportamentali.

Motivazioni: territoriale, protettiva, affiliativa, predatoria, possessiva, competitiva.

Akita americano

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Akita americano

Per riconoscerlo basti sapere che la mascherina sul muso di colore nero, tipica di molti Akita americani, viene considerata in Giappone il simbolo di un Akita "non puro", ma partiamo dall'inizio.

La storia dell'Akita Americano è complessa, ma molto probabilmente ha inizio quando nel 1600, alcuni individui di Akita Inu vennero incrociati con i Tosa e con i Mastiff, che ne hanno aumentato la taglia. L'obiettivo era quello di utilizzare gli Akita nei combattimenti.

Esattamente come accadde agli Akita Inu, anche questa variante rischiò di scomparire durante la Seconda Guerra Mondiale, perché molti individui vennero uccisi per consumarne la carne e per utilizzare il mantello per proteggersi dal freddo. La polizia, inoltre, sequestrò tutti i cani (fatta eccezione dei Pastori Tedeschi, che aiutavano i militari).

Al termine di questa tragica epoca, i pochi Akita sopravvissuti vennero suddivisi in tre varietà, chiamate Akita Matagi (da caccia all'orso), gli Akita da combattimento e gli Akita da pastore. Questa condizione creò difficoltà nel riconoscimento della razza originale e, a complicare ulteriormente le cose, avvenne un ulteriore fatto, che portò le due razze a distinguersi per sempre in maniera evidente.

Nei primi anni del dopoguerra, infatti, vennero definite due linee di Akita, ovvero quella chiamata pura (Ichinoseki) e un'ulteriore tipologia nata da nuovi incroci con i Pastori Tedeschi, i Tosa e i Mastiff. Fu questo il cane conquistò l’attenzione dei soldati americani di stanza in Giappone e diede inizio all'esportazione negli Stati Uniti.

Nel 1956 venne fondato l’American Akita Club e nel 1972, la razza venne definitivamente riconosciuta anche dall’American Kennel Club.

Gli incroci avvenuti con i Pastori Tedeschi, con i Mastiff e con i Tosa, però, fecero in modo che questi cani (più grandi rispetto agli Akita Inu), sviluppassero una personalità ancora più diffidente, abbinata anche ad una motivazione territoriale e possessiva piuttosto spiccata.

Come gli Akita Inu, però, mantengono anche una motivazione affiliativa di origine antica, che li porta a sognare la compagnia di umani sereni, affidabili e pacati, esattamente come i giapponesi a cui erano abituati prima di arrivare oltreoceano.

Motivazioni: territoriale, protettiva, affiliativa, possessiva, competitiva.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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