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25 Giugno 2021
8:23

Quando arriva un cane abbandonato dal veterinario

Con l’arrivo dell’estate, aumentano i casi di abbandono. Lo sanno bene i veterinari, che vedono arrivare in ambulatorio cani abbandonati, provati da giorni di fame e sete. È quello che è accaduto a Piccola, una cagnolona nera arrivata gravemente ferita nell’ambulatorio della veterinaria Eva Fonti e diventata subito parte della sua famiglia.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Con l’arrivo dell’estate aumentano i casi di abbandono, una piaga che interessa il nostro paese, un gesto che testimonia la grande inciviltà e ignoranza che ancora appartiene a molti. Quei tanti, troppi che si nascondono dietro scuse effimere: «Non ho nessuno che lo accudisca” o peggio «In canile o per strada starà meglio». La mia osservazione al riguardo viene ancora prima di questo assurdo epilogo: per tutti voi che scegliete di prendere un cane: pensateci, perché non ve lo ha prescritto il dottore! È un impegno, comporta dei sacrifici di tempo e in termini economici. Ma ripeto: se non siete disposti a fare dei compromessi e ad accudire un altro essere vivente, lasciate semplicemente perdere. Perché è una vita quella che poi abbandonerete o che avete trascurato non rendendovi conto che di fronte a voi c’è un’anima con dei sentimenti, delle emozioni e delle necessità.

Quando arriva un cane abbandonato in ambulatorio

Dal punto di vista medico, che è l’ambito che mi compete, posso solo accertare il danno fisico oltre che psicologico che genera un abbandono. I cani abbandonati che arrivano a visita nel mio ambulatorio sono spesso provati da giorni di fame e sete. Il cosiddetto istinto di sopravvivenza, del resto, ha dei limiti! Dovete sapere che se abbandonate un cane che era abituato ad avere le ciotole di acqua e cibo a disposizione, perché è appunto un animale domestico, e poi è stato buttato in mezzo alla strada… beh di certo non si trasforma magicamente in un essere autonomo in grado di procacciarsi cibo e altre risorse.

Spesso questi soggetti sono spaventati, smarriti, inadatti ad una vita diversa da quella alla quale erano abituati. Per cui capita di trovarli che vagano tra le macchine, che attraversano strade provocando incidenti e spesso rimanendo feriti mortalmente. Lo scadimento fisico dovuto agli stenti gli provoca danni organici spesso gravi, come insufficienza renale e gastroenteriti. Quasi tutti i cani abbandonati hanno diverse lesioni e ferite che si sono procurati nel loro vagare, ferite spesso anche gravemente infette o addirittura con miasi, perché attraggono soprattutto in estate le mosche che vi depositano le uova in modo che una volta schiuse le larve possano nutrirsi della carne dell’ospite. Ancora possono arrivare cani con fratture più o meno gravi.

Così ho scelto di adottare Piccola

Uno dei miei cani è arrivata in condizioni gravissime proprio al mio ambulatorio. Piccola, questo è il suo nome, è in realtà tutto fuorché piccola e aggraziata: per questo mi è sembrato bello chiamarla così. È giunta una mattina da me, portata da dei volontari che me l’hanno segnalata come cane vagante che aveva subito un incidente. Era stata sicuramente abbandonata: girava per il paese in attesa di finire in canile. Il primo sospetto dei volontari era di una frattura agli arti posteriori, poiché non si alzava. Io, così, l’ho vista arrivare in braccio a due uomini: una cagnolona nera a cui avrei dovuto fare lastre ed accertamenti, effettuare con l’ortopedico l’intervento chirurgico di stabilizzazione della frattura e poi mandarla in canile. Ma c'era qualcosa che non quadrava: alla visita gli arti mi sembravano sani. Sospetto così che ci sia una frattura di bacino, ma all’esame radiografico la sentenza è peggiore: frattura vertebrale. In quel preciso momento cambia tutto il quadro, l’intervento di stabilizzazione della colonna è troppo delicato visto il tipo di frattura e viene escluso: un cane paralitico non può essere gestito in canile, si prospetta solo l’eutanasia. Ecco, questo è il momento in cui si dipana in me la solita, purtroppo, considerazione: è l’ennesimo cane sfortunato vittima dell’uomo. Ma Piccola nonostante non mi conoscesse, nonostante prima della diagnosi avesse subito dei traumi, e al momento delle indagini aveva anche un forte dolore, mi ha guardato e scodinzolato sempre dal primo momento. E quando le procuravo del male fisico, non provava a mordermi ma mi leccava la mano per farmi capire che sapeva di essere lì con me per essere aiutata. Io non potevo farle l’eutanasia. Ho così deciso di tenerla con me, di dare del tempo alla frattura vertebrale di ossificarsi da sola, conscia che sarebbe potuta rimanere paraplegica, e che avrei adottato un futuro cane con un carrellino, ma ho scelto di dare una possibilità alla vita.

Piccola, una di noi: esseri senzienti e dotati di una coscienza

Il nome l’ho deciso il giorno dopo il suo arrivo. Ho passato il tempo a osservarla bene: Piccola è un meticcio con il muso di un Pitbull peloso, il corpo di un grosso Bassotto lungo e tozzo con le zampe corte ed il pelo ruvido. Sembra un maschio, è effettivamente “bruttarella” se continuiamo a dare valore all’estetica. Piccola ti parla con gli occhi: l’ho portata a casa mia, è rimasta “ricoverata” un mese e mezzo, aveva una stanza verandata, in modo che se anche non poteva alzarsi poteva vedere il giardino, godere del sole e conoscere i miei altri cani. Abbiamo trascorso quasi un mese e mezzo immerse di feci, perché non poteva alzarsi per defecare o urinare, e vi assicuro che è stato un grande sacrificio per lei: ha una enorme dignità e ci tiene moltissimo alla sua cura personale. Ho visto come si è trattenuta in quei giorni difficili fino a scoppiare: ero io che le davo dei lassativi ogni giorno per fare in modo che si “svuotasse” e poi, ovviamente, la lavavo e asciugavo 3-4 volte ogni giorno. Stiamo parlando di un cane di 20 chili, il cui quantitativo di feci ed urina è notevole e quindi toccava poi il bagno anche a me! Poi un giorno Piccola era con me in ambulatorio per fare degli accertamenti radiografici, in modo da vedere l’evoluzione della frattura ed ecco che si mette in piedi, a fatica, zoppicante, ma per la prima volta è riuscita a stare, come diciamo noi veterinari, in stazione quadrupedale! Da quel momento in poi le cose sono migliorate e, naturalmente, non ci siamo mai lasciate.

Piccola è stata fortunata, ma per una storia a lieto fine migliaia invece diventano delle tragedie. Migliaia di cani e gatti muoiono o finiscono in gabbie la loro esistenza. Se non avete tempo, se in questo momento della vostra vita ci sono altre priorità, altri impegni, ricordatelo a voi stessi e ai vostri familiari: non prendete un cane, perché non ci sono scuse per giustificare un abbandono.

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Eva Fonti
Medico Veterinario
Ho conseguito la laurea specialistica in Medicina Veterinaria nel 2009 presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi sperimentale in chirurgia oftalmica, nel 2010 ho conseguito il perfezionamento in Radiologia Veterinaria. Nel 2013 ho inaugurato il mio ambulatorio in Minturno sul lungomare di Scauri.
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