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5 Giugno 2022
12:30

Perché il mio cane fa gli agguati agli altri cani?

Vi sarà sicuramente capitato di assistere a un cane che tende agguati ai propri simili. Partendo come sempre dalla sua etologia e dalle sue motivazioni vediamo in quali casi lo fa e perché.

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A molti sarà capitato di vedere il proprio amico o qualche altro cane, alla vista di un suo simile, acquattarsi in terra e assumere il tipico atteggiamento di chi è pronto ad un agguato. Come un felino che si nasconde nella savana, pronto a sbucare di sorpresa e all’improvviso, solo che, diversamente che nella natura selvaggia, questo comportamento lo osserviamo in luoghi improbabili e, da certi punti di vista, anche comici, come nell’erba rasata di un parchetto o su un marciapiede. E magari con l’aggiunta di essere legato al guinzaglio e dunque di avere accanto una persona, come fosse una bandierina, a segnalarne a tutti la presenza.

L’effetto sorpresa, caratteristica principale dell’agguato, non sembrerebbe dunque in questi casi raggiunto ed ecco che ci domandiamo che senso abbia questo comportamento per i nostri amici o addirittura possiamo pensare che sia qualcosa completamente senza senso visto che, ai nostri occhi, un cane che assume quella postura attrae su di sé ancora di più la nostra attenzione, ottenendo dal nostro punto di vista dunque un risultato opposto.

Considerando poi che un tale comportamento sarebbe pur comprensibile se messo in atto verso animali di specie diversa, magari visti come prede (possiamo in effetti vedere qualcosa di simile ad esempio in alcune razze di cani da caccia come i Pointer o i Setter), cosa invece dobbiamo pensare quando lo osserviamo indirizzato verso altri cani? Cosa passerà per la testa del nostro cane?

Dare una spiegazione ai comportamenti dei cani è sempre un’operazione complessa e nulla ci dà garanzia di aver colto tutto o di poter spiegare tutto. Soprattutto è molto difficile poter dire esattamente quale è il reale stato d’animo del soggetto che li mette in atto, o quali sono le sue reali finalità.

Cosa può dirci l'etologia, ovvero lo studio del comportamento animale

In questo può in parte aiutarci l’etologia, ovvero quella disciplina che si occupa di studiare il comportamento animale e di analizzarlo, sia in base a quello che è tipico di una determinata specie, sia anche in quelli che accomunano specie diverse.

L’etologia si occupa infatti di studiare i cosiddetti etogrammi, ovvero dei veri e propri cataloghi dei comportamenti tipici delle varie specie animali. In parole semplici un dato comportamento può essere inserito nell’etogramma di una specie quando questo viene manifestato da diversi soggetti, in maniera simile o uguale, in determinate occasioni. Inoltre uno stesso comportamento può far parte dell’etogramma di specie diverse.

Una volta compreso ciò è possibile cercare di capire qual è la funzione di quel comportamento, come esso si è evoluto e come possa essere utile, nelle diverse circostanze, alla vita dei singoli individui.

In quest’ottica, pensando alla tipica postura di agguato, possiamo inserirla nell’etogramma di diverse specie all’interno di una sequenza più complessa e tipica dei predatori, che ci consente di comprendere tanto ciò che avverrà prima quanto quello che seguirà. Ed infatti in tutte le specie che lo mettono in atto vi sarà una fase di avvistamento di un potenziale target, seguita dall’acquattamento tipico dell’agguato (magari accompagnato da una serie di lenti passi “ventre a terra”), per poi alla fine esplodere in uno scatto improvviso e in un approccio fulmineo verso il proprio bersaglio.

Fin qui tutto sembra chiarissimo e, nell’ottica di prendere di sorpresa e afferrare una possibile preda magari sbucando da una folta vegetazione, possiamo ben comprendere come questo comportamento si sia evoluto, abbia avuto successo e si sia tramandato di generazione in generazione in diverse specie animali. Ed anzi il fatto che esso sia adoperato da predatori anche molto diversi tra loro è prova anche della sua eccezionale efficacia.

Tuttavia, benché tali osservazioni possano darci conto del perché questo comportamento è nato e del come si sia evoluto ed affinato in rapporto alla caccia ciò ancora non spiega tutto. La maggiore difficoltà risiede nel fatto che gli animali possono emettere comportamenti simili in circostanze o con finalità molto diverse tra loro, ad esempio nell’ambito del gioco oppure in altre dinamiche sociali. Quel che è necessario comprendere è dunque in questi casi cosa vi è di simile e cosa invece è diverso.

L'effetto sorpresa: una questione di sensi

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Una prima considerazione importante riguarda quanto dicevamo all’inizio rispetto all’effetto sorpresa. Sebbene per noi umani un cane fermo in posizione di agguato, magari in mezzo alla strada o su un prato, risulti molto ben visibile non per forza è così rispetto ad altri cani.

Per questa specie è molto più semplice distinguere gli oggetti in movimento, mentre ciò che resta in mobile tende a non essere messo distintamente a fuoco e dunque a confondersi con l’ambiente. Va poi considerato che i cani percepiscono molto bene gli odori portati dal vento e dunque più il loro corpo sarà basso e minore il volume esposto all’aria, meno l’odore tenderà a diffondersi. Possiamo dunque presumere che almeno in parte la postura di agguato ottenga, verso gli altri cani, un certo effetto mimetico.

Tornando quindi al come questo comportamento si è evoluto e alla sequenza generale in cui si manifesta quel che si può supporre è che esso verrà messo in atto tutte quelle volte che vi sarà l’intenzione di arrivare molto vicino all’altro cane in modo rapido e inaspettato, così da giocare sull’effetto sorpresa.

Ma perché ciò può accadere? Proviamo a dare qualche spiegazione.

Mancanza di socializzazione

Una prima ragione potrebbe derivare dal fatto che l’altro cane non viene riconosciuto, a causa di una assenza di socializzazione, come appartenente alla propria stessa specie. In questo caso si può parlare di un vero e proprio comportamento predatorio, che potrebbe sfociare in una rapida aggressione e causare seri danni al soggetto aggredito.

Un’aggressione predatoria è infatti diretta generalmente verso il collo o verso la schiena e può essere seguita da violenti scuotimenti che, assieme con il morso, possono anche provocare danni irreversibili. Purtroppo questo tipo di comportamenti sono comuni in razze dalla alta motivazione predatoria come ad esempio Pitbull, Dogo Argentino ma anche Pastore Tedesco e altre razze da pastore (e capita purtroppo spesso che siano indirizzati verso cani di taglia piccola, che facilmente vengono presi per piccole prede).

La competizione sociale

In altre situazioni si potrebbe pensare ad una certa competitività e dunque a una ricerca di confronto. In questo caso si può supporre che l’approccio improvviso che segue l’agguato potrebbe servire per saggiare le reazioni dell’altro cane ma, puntando sul fattore sorpresa, mantenendo un margine di iniziativa in caso si valutasse che non sono assolutamente pacifiche.

Sebbene in tali circostanze non si possa parlare di totale assenza di socializzazione, è comunque possibile pensare che vi sia qualche deficit in questo ambito.

La comunicazione dei cani, infatti, è estremamente ricca e articolata e comprende moltissimi segnali, che possono essere inviati anche a distanza, per comprendere le intenzioni dell’altro ed eventualmente come è predisposto. C’è inoltre da considerare che l’altro cane potrebbe anche spaventarsi di un approccio così improvviso e diretto: potrebbero dunque nascere equivoci e fraintendimenti, specie se è legato e percepisce di non potersi allontanare.

Quando il cane è legato al guinzaglio

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Un’ulteriore situazione è quella di quei cani che, abituati ad essere sempre tenuti al guinzaglio, si mettono in posizione di agguato per poi scattare nel momento in cui l’altro cane si sta avvicinando. In queste circostanze ciò che dobbiamo tenere in considerazione è l’effetto raggiunto con questo comportamento. Infatti la reazione degli umani quando ciò accade è in genere quella di interpretare lo scatto improvviso del cane come se fosse un tentativo di aggressione e dunque di evitare di avvicinarsi. Rendendosi conto di questo, dunque, il cane potrebbe imparare che questo tipo di comportamento può essere utile per evitare un’interazione non gradita.

Questo tipo di atteggiamento è più comune di quanto si pensi e ci fa comprendere come i cani imparino da ciò che accade loro attorno e possano strumentalizzare certi comportamenti al fine di evitare quel che considerano un problema.

Sapendo che così causeranno una nostra particolare risposta, o una risposta dell’altro cane e del suo umano capiranno che questo atteggiamento può essere utile per allontanare il problema. In ogni caso anche questo tipo di comportamento denota che non vi è un particolare piacere nell’incontro.

Gioco e corteggiamento

Vi è infine un’ultima classe di comportamenti legati alla postura di agguato che potremmo definire come ludici, ossia correlati con il gioco o, in ogni caso, legati ad intenzioni socievoli. Questi possono essere osservati per esempio in cani molto giovani (pur se poi potrebbero essere mantenuti anche da adulti) che, presentandosi così a propri co-specifici, intendono ingaggiarli e proporre loro un qualche tipo di attività.

In questi casi potremmo notare che il comportamento di agguato sarà seguito da un approccio in cui si potrà osservare un rapido movimento della coda, o dei tocchi col muso nella zona della testa dell’altro cane. Un comportamento simile potrebbe essere osservato anche nei casi di un corteggiamento.

L’unica attenzione da tenere in queste circostanze è che non sempre l’altro cane potrebbe avere piacere di un simile approccio e, come in precedenza, potrebbe reagire male e causare equivoci fino anche ad una lite.

Come forse apparirà chiaro la difficoltà, ma anche il grande fascino dell’osservare i comportamenti dei cani è che mettono in luce la loro grande intelligenza sociale ovvero, esattamente come noi umani, il fatto di poter avere intenzioni e obbiettivi estremamente complessi celati dietro comportamenti apparentemente semplici. Siamo noi molto spesso a voler semplificare e pensare che ogni loro atteggiamento, ogni loro comportamento e, in generale, ogni cosa che li riguardi debba avere spiegazioni semplici e risposte che vanno al di là di qualunque possibile dubbio.

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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