3 Agosto 2022
9:02

Perché il cane non gioca?

A volte sembra proprio che il nostro cane non abbia alcuna voglia di giocare. Vediamo quali possono essere i motivi e cosa possiamo fare in tal caso e se e quando dobbiamo preoccuparci.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Nell’immaginario di molte persone ci sono scene di gioco con il proprio compagno a quattro zampe magari in un bel parco o sulle rive di un placido laghetto. Momenti di gioia e divertimento da condividere assieme ma non sempre l’immaginazione corrisponde poi alla realtà. Alle volte il nostro compagno canino non ha alcuna intenzione di giocare. Vediamo quali possono essere i motivi e cosa possiamo fare in tal caso e se e quando dobbiamo preoccuparci.

Le condizioni per il gioco

Non sempre i nostri compagni a quattro zampe vogliono giocare, alle volte si tratta di situazioni particolari e momentanee, altre volte invece è qualcosa di costante. Ci sono degli elementi da considerare per comprendere il perché del rifiuto al gioco da parte del nostro cane. Prendiamo in considerazione tre elementi importanti: le sue condizioni fisiche; quelle psicologiche ed emotive; il contesto generale e quello sociale. Vedremo poi che vi è un altro importante elemento che si aggiunge a questi, ma andiamo per gradi.

Condizioni fisiche

Il nostro cane potrebbe non assecondarci nel gioco a causa di alterate condizioni fisiche: potrebbe avere dei dolori alle articolazioni, per esempio, oppure un senso di malessere legato all’apparato gastroenterico. Potrebbe anche avere uno stato infiammatorio che al momento non si traduce in alcun sintomo, ma che lui sa bene – per esperienza – che potrebbe causargli dolori non appena si dovesse impegnare un po’ di più fisicamente.

Qui dobbiamo anche considerare il fatto che magari il nostro compagno si sente già affaticato, o è particolarmente accaldato, oppure sente il bisogno di liberare il suo intestino o la sua vescica. Potrebbe essere affamato oppure assetato e questo gli imporrebbe di assolvere a questi bisogni prima di potersi dedicare ad un’altra attività. Queste condizioni sono generalmente transitorie, a meno che non si tratti di malesseri cronici che potranno essere rilevati e risolti – se possibile – dal medico veterinario di fiducia.

Condizioni psicologiche ed emotive

Una volta appurato che il nostro beniamino si sente bene fisicamente e le condizioni ambientali sono favorevoli, allora possiamo prendere in considerazioni le sue condizioni psicologiche, che possono riguardare il momento specifico o essere più generalizzate. Un cane potrebbe non lasciarsi trascinare nell’attività ludica per varie ragioni, per esempio si sente a disagio a causa di emozioni negative, che lo mettono di cattivo umore. Potrebbe provare timore, oppure essere arrabbiato. In quel momento potrebbe essere molto distratto, per esempio perché ha visto, udito o fiutato qualcosa che ha catturato il suo interesse.

In taluni casi infatti il cane si rifiuta di giocare con noi perché è in attesa di qualcosa di imminente che focalizza i suoi pensieri, come l’approssimarsi dell’ora della pappa, o del ritorno a casa di un famigliare del quale sente la mancanza ed essere in uno stato più o meno intenso di ansia.

Ma ci sono anche stati psicologici più complessi da tener presente, come per esempio uno stato depressivo del nostro cane che lo trascina nell’apatia e lo rende poco partecipe in qualsiasi attività noi gli si proponga. Se sospettiamo una situazione del genere è forse il caso di interpellare un esperto in materia per un consulto. L’ansia, l’apatia, fino ad arrivare alla depressione non sono cose da sottovalutare e non sono sempre facili da individuare agli occhi dei meno esperti. Per evitare sofferenze si consiglia di interpellare un educatore cinofilo e un veterinario esperto in comportamento soprattutto se queste condizioni permangono per molto tempo, prima che si cronicizzino.

Contesto generale e sociale

Alle volte dobbiamo tener presente il contesto in cui ci troviamo, il nostro cane potrebbe non reputarlo idoneo per lasciarsi andare all’attività ludica, magari perché troppo affollato, troppo rumoroso, o semplicemente perché si tratta di un luogo sconosciuto che preferirebbe prima di tutto esplorare, anche per verificare che non vi siano pericoli nelle vicinanze. La mappatura del territorio per alcuni soggetti ha un valore molto alto, è una priorità. Oppure quel luogo dove ci si trova in quel momento è legato ad esperienze negative, ricordi che lo mettono a disagio. In tal caso ricadiamo nel paragrafo precedente che ha che fare con le condizioni psicologiche ed emotive del nostro cane.

Ma il disagio o la riluttanza del nostro cane ad assecondare qualcuno nel gioco potrebbe essere dovuta alla relazione sociale sussistente. Per lasciarsi andare al gioco sociale, ovvero quello che vede due o più individui interagire in modo giocoso, è necessario che tra essi vi sia almeno un minimo di fiducia e un buon livello di comprensione. Non è qui il luogo per parlare dei vari tipi di giochi che si possono fare, ma alcuni di questi sono molto fisici – ricordiamoci che il cane è un predatore – e possono avere un certo margine di rischio, non si può escludere che ci si possa fare del male involontariamente quando si attuano certe tipologie di giochi. Da qui la necessità di fiducia e un minimo di conoscenza tra individui, anche per sapere fino a che punto ci si può spingere nel gioco, soprattutto quello che implica il contatto fisico o addirittura l’uso della bocca.

Un ulteriore elemento: l’esperienza

Ci sono quindi diversi fattori da considerare, per non parlare del profilo caratteriale di un individuo. Oltre ai fattori visti poco sopra dobbiamo tener presente che, proprio come per noi, ci possono essere individui più giocosi e estroversi e altri molto meno, più introversi e meno facili all’interazione con l’altro. Naturalmente quello che ha a che fare con il carattere generale di un individuo è qualcosa di soggetto a cambiamenti con il passare del tempo: è molto differente la propensione al gioco di un giovane cane rispetto ad un cane adulto, il che però non significa che il gioco sia un’attività prettamente infantile, tutt’altro, ma che le condizioni generali favorevoli al gioco sono più elastiche in un cucciolo e meno in un adulto, o anziano.

Detto tutto ciò c’è, come preannunciato, un ulteriore fattore che può influenzare la propensione o meno del nostro cane al gioco, soprattutto quello sociale, è l’esperienza. Per comprendere questo elemento dobbiamo chiederci quali esperienze di gioco ha avuto  nell’età infantile e nella prima adolescenza. Diciamo che il vocabolario di base del gioco si apprende molto presto grazie all’interazione con i fratellini e la madre. Giocare, che è qualcosa di vitale, richiede un apprendistato nel quale sperimentare se stessi, comprendere i propri limiti e sviluppare le proprie capacità. Ma se un individuo non ha mai fatto alcuna di queste esperienze, magari perché isolato dai fratellini e dai genitori in età troppo precoce (come spesso avviene), potrebbe non saper nulla in merito alla dimensione ludica, potrebbe non essere nemmeno a conoscenza di uno dei principali elementi che spinge a giocare, ossia del piacere che questa attività genera.

Alle volte questa lacuna è incolmabile e si accompagna spesso a numerosi altri deficit del corretto sviluppo cognitivo di un individuo. Ci vuole un giocatore molto esperto per rompere il muro di diffidenza di un cane che non ha mai sperimentato il gioco sociale, alle volte un educatore cinofilo esperto in materia potrebbe riuscire ad ingaggiare un cane in queste condizioni di sotto-socializzazione, ma spesso “l’esperto” deve essere, necessariamente, un altro cane, con grandi doti empatiche e capacità sociali.

Quando siamo noi a non saper giocare…

Benché tutti noi ci si senta indubbiamente portati per il gioco con i nostri compagni canini, purtroppo le cose non stanno sempre così. Il nostro cane potrebbe non giocare perché ingaggiato in modo goffo, inappropriato, magari all’apparenza troppo irruente, poco rispettoso e per nulla divertente.

Alle volte il problema risiede nel tipo di gioco che vorremmo far fare al nostro cane, un gioco che magari non è affine alle sue vocazioni più forti, alle sue motivazioni più accese. Si parla in questi casi di incomprensione. Chiediamoci che tipi di giochi conosciamo e siamo soliti proporre al nostro cane, e proviamo ad essere creativi magari informandoci su quali altri giochi si possono fare con un cane ampliando il nostro ventaglio di proposte. Ricordiamoci che anche i cani si possono annoiare nel fare sempre gli stessi giochi. La ripetitività spesso annebbia il senso di piacere che è uno dei motori principali del gioco per l’individuo. Esistono in commercio, per aiutare la nostra fantasia, diversi testi che possono darci preziosi suggerimenti a tal proposito.

Però una cosa va precisata: non sempre un cane che non ha voglia di giocare è sintomatico di qualcosa che non va in lui o nella relazione che abbiamo con esso. Ricordiamoci che ogni individuo è a sé e alcuni non sono particolarmente interessati a certe attività. Non rischiamo di sottoporli a stress inutili, imponendogli ossessivamente qualcosa che li infastidisce. Investiamo del tempo per conoscerci al meglio: questo potrebbe fare la differenza tra una vita ricca e gioiosa e una relazione tossica che rende la vita difficile a tutti quanti.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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