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24 Marzo 2021
14:40

Traffici illegali e cavalli semiselvatici: come vivere la relazione con gli equini

I traffici illegali di cavalli ai fini della macellazione sono un business purtroppo ancora molto frequente. A parlarci di questo e della comunicazione equina è Elisa Boggia, ricercatrice e consulente del comportamento e linguaggio equino e membro dell'Associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana.

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Intervista a Dott.ssa Elisa Boggia
Ricercatrice nell’ambito della comunicazione animale, istruttrice cinofila, consulente del comportamento e del linguaggio equino e membro dell'Associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana
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I traffici illegali di cavalli ai fini della macellazione sono purtroppo un business ancora molto frequente e la legislazione a riguardo non è sufficiente per tutelare questi animali. A parlarcene è Elisa Boggia, ricercatrice nell’ambito della comunicazione animale, istruttrice cinofila, consulente del comportamento e del linguaggio equino. Elisa è membro dell'Associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana, in Toscana, che si occupa di promuovere e tutelare il territorio e preservare "i cavalli della Calvana", un branco di animali liberi semi-selvatici presenti sul territorio.

Come avviene il traffico illegale di cavalli ai fini della macellazione?

Quando si parla di traffici illegali ai fini della macellazione si fa riferimento generalmente alla vendita al macello di cavalli che non hanno però i requisiti per il consumo umano, come ad esempio quelli utilizzati per le competizioni a cui vengono somministrati antibiotici e quindi non possono essere mangiati. Ci sono due modi principali per mandare un cavallo non adatto al consumo umano al macello: la macellazione clandestina o lo sfruttamento di un buco nella normativa. La prima avviene quando, ad esempio, un cavallo sparisce nel nulla e molto spesso la scomparsa è collegata ad un furto che ha proprio lo scopo di poter poi vendere l'animale e farlo macellare clandestinamente. Quando i cavalli vivono in gestione naturale, quindi in libertà, il processo potrebbe essere ancora più facile: i ladri si avvicinano ai cavalli, si fanno seguire e vengono messi nei tipici container per equini per poi essere venduti per ricavarne un bel profitto. Il secondo modo invece è altrettanto "semplice" e consiste nel cambiare il codice stalla, che sarebbe in poche parole la biografia del cavallo. Il buco nella normativa sta nel fatto che cambiarlo purtroppo è abbastanza facile e modificando la storia del cavallo si può rendere l'animale adatto alla macellazione e venderlo così per vie praticamente legali. I cavalli sono animali che ancora non vengono abbastanza tutelati e quando portati al macello nessuno ti chiede: "Dove l'hai preso? Da dove viene?".

Di cosa si occupa l'associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana e chi sono i cavalli bradi della Calvana?

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I cavalli semi–selvatici della Calvana

L'associazione consta di figure diverse, come veterinari, esperti e giornalisti, e si occupa di tutelare il territorio, proteggere la fauna selvatica e il branco di cavalli liberi semi-selvatici della Calvana. Li definisco semi-selvatici perché in realtà il loro DNA parte da una base domestica, ma si sono inselvatichiti a causa della mancanza di interazione con l'uomo ed altre pressioni selettive. Il nostro obiettivo è proprio quello di salvaguardare la loro "semi-selvaticità", riducendo il più possibile qualsiasi contatto con la nostra specie. Nello stesso tempo però ci assicuriamo che stiano bene e interveniamo, limitando le cure allo stretto necessario, nel caso in cui un individuo si ferisce. Se ad esempio un cavallo si fa male ad un arto lo preleviamo cercando però di essere il meno invasivi possibile e, ove consentito dalle condizioni dell'equino, grazie ai veterinari dell’Associazione e a tutto il team, lo operiamo direttamente sul campo senza portarlo in clinica. Facciamo tutto quello che possiamo per salvaguardare il loro stato selvatico e di conseguenza il loro benessere.

Quali sono le condizioni migliori in cui un cavallo può vivere?

Dobbiamo lasciare che il cavallo abbia un linguaggio naturale e spontaneo anche quando si relaziona con l'uomo. In alternativa dobbiamo essere consapevoli che stiamo interagendo con un cavallo il cui comportamento è stato modellato e rinforzato sulla base del bisogno umano. La maggior parte dei cavalli sono gestiti in box, solitamente di 3 metri per 4, mangiano due o tre volte al giorno, mentre allo stato brado lo farebbero per 18 ore consecutive e hanno come unica possibilità relazionale il cavaliere. La prima necessità fondamentale del cavallo è invece vivere in branco e con i suoi conspecifici dato che sono animali estremamente sociali. Ne ho visti tanti di cavalli nei box, in breve tempo si alienano a causa della negazione delle caratteristiche basilari della specie come la disponibilità di cibo o la socialità libera con altri cavalli. Purtroppo i frequentatori abituali dei maneggi, pur definendosi amanti dei cavalli, non se accorgono. E lo dico senza giudizio: è chiaro che non tutti dobbiamo essere conoscitori del comportamento e del linguaggio del cavallo, anche se leggendo la letteratura scientifica a riguardo ci si toglierebbe ogni dubbio su quale sia la modalità migliore di vita di un equino. Ma davvero non c’è bisogno di nessuna conoscenza pregressa per percepire il disagio di un mammifero con cui condividiamo l’empatia e, se qualcuno vuole provare, gli basti osservare attentamente un cavallo che vive in box e guardarlo senza il preconcetto che abbiamo costruito culturalmente.

Quali sono alcuni comportamenti equini che esprimono disagio e spesso non vengono capiti?

Se un cavallo ad esempio scalcia, cosa che può avvenire in un box in gestione tradizionale, i motivi possono essere molteplici ma in sostanza gli è stata negata la prima scelta che avrebbe operato in caso di pericolo: la fuga. Avrà cercato di comunicare in vari modi che qualcosa non andava, non essendo recepito si è visto costretto a utilizzare un comportamento che a livello etologico per il cavallo è l’ultima spiaggia. Le redini e il filetto inoltre provocano dolore e paura e si basano quindi esclusivamente su "esercitare" le corde emotive del cavallo in modo negativo, invece che relazionarsi sulle sue motivazioni e chiedersi banalmente "cos'è che gli piace davvero?" e “come glielo posso chiedere altrimenti?”. Comunicare con il cavallo senza metodi coercitivi è invece facilissimo. Saltare e correre ad esempio non sono comportamenti che piacciono molto al cavallo perché richiedono di assumersi il rischio di potersi far male. In situazioni di branchi domestici in gestione naturale oppure in scenari bradi, come ad esempio in Calvana, i cavalli corrono solo se c'è un reale motivo o un’eccitazione dovuta ad esempio alla pioggia, e se devono passare un ostacolo non gli verrebbe mai in mente di saltarlo, a meno che non si debbano salvare la pelle, piuttosto fanno un giro lunghissimo per aggirarlo.

Come fare a insegnare alle persone un nuovo approccio ai cavalli?

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I cavalli dell’azienda agricola "La Casa sul Fosso"

Noi nella nostra società agricola La Casa sul Fosso abbiamo 15 cavalli gestiti in libertà che vivono liberi in 10 ettari di territorio. Mi occupo di insegnare e, soprattutto, far fare l’esperienza della comunicazione e dell'approccio con gli equini a bimbi e adulti, cercando di far vivere alle persone quanto sia importante uscire dal "format cavallo" in cui vedono gli equini: è un mezzo, lo monto e me ne vado senza alcuno scambio relazionale. Questo è solo un retaggio culturale e dobbiamo esserne consapevoli. Anche per questo ci teniamo molto a far vivere a chiunque voglia questo tipo di esperienza, aprendo le porte ai curiosi di ogni età.

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