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30 Aprile 2021
8:00

La storia di Rodolfo Corazón, il cane di quartiere assassinato in Messico

Rodolfo Còrazon era conosciuto e amato nel suo quartiere. Il 12 aprile scorso però un uomo lo ha ucciso con un'ascia, giustificandosi dicendo che aveva morso la sua compagna. L'uomo si trova ora preventivamente in carcere in attesa della decisione del giudice. Federica Nunziata, educatrice cinofila che vive in Chiapas, ci racconta cosa significhi essere cani di quartiere messicani.

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Rodolfo il cane assassinato in Messico

Il 12 aprile 2021, a Los Mochis, nello stato messicano di Sinaloa, un uomo, ripreso casualmente da un passante, ha ucciso a colpi di ascia Rodolfo Corazòn, un cane randagio famoso e amato in città. Adriana, la fidanzata dell'aggressore ha commentato sui social: «Quel cane mi aveva aggredita». Il post della ragazza, accompagnato da una foto che presenta i segni di alcuni lividi, non convince gli abitanti della città i quali, di fronte alle telecamere del telegiornale locale, sostengono che non si trattasse assolutamente di un cane aggressivo e che faceva davvero a tutti gli effetti parte della comunità.

A commento della questione, Quirino Ordaz, governatore dello Stato federale di Sinaloa, ha commentato su Twitter: «Mi affido alle investigazioni della polizia, ma condivido il sentimento di chi esige giustizia per Rodolfo». Centinaia di persone sono scese in piazza in tutto il Messico chiedendo giustizia per Rodolfo, assassinato da un uomo di cui si conosce solo il nome di battesimo: Josè. Nel prossimo mese il Tribunale investigherà sulla faccenda ma, nel frattempo l'uomo è finito in carcere: gli aspetta un mese di detenzione preventiva.

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#JusticiaPorRodolfo per le strade di Los Mochis

La realtà messicana: «Un paese violento dove cresce l'attenzione verso gli animali»

«Il Messico è una nazione molto violenta, questo vale sia per gli uomini che per i cani – spiega Federica Nunziata, educatrice cinofila che da 5 anni vive a San Cristobal de Las Casas e si occupa di randagismo –  La vera novità in questa storia è che non c'è stata una mobilitazione partita dalle associazioni animaliste ma sono stati i cittadini a muoversi per chiedere giustizia. Questo è accaduto probabilmente perché le immagini, molto dure, del video hanno creato un eco mediatico che ha portato all'organizzazione dei cortei».

La presenza di cani di strada, di quartiere e randagi è un fenomeno che ogni territorio affronta in maniera diversa. Talvolta il tessuto sociale è più sensibile, altre volte invece, creare un dialogo tra i cittadini e le associazioni che se ne occupano risulta più complicato: «La zona in cui viveva Rodolfo Corazón non è un territorio né ricco né turistico. Nei quartieri popolari del Messico però le persone creano una forte rete di appoggio per i cani di quartiere – spiega Federica Nunziata – In questi anni, inoltre, sta crescendo rapidamente in tutto il Messico l'impatto delle associazioni animaliste anche se, nell'ultimo periodo, il tema dell'animalismo viene cavalcato anche dai politici locali durante le campagne elettorali. Personalmente non lo vedo come un problema: se aiuta a migliorare la vita dei cani, va bene così».

La legge messicana in ambito di maltrattamento animale

Il Messico è uno stato federale e per questo motivo le normative riguardanti il maltrattamento animale dipendono dai singoli territori e non dal governo centrale: «Alcuni stati sono molto virtuosi, come quello di Città del Messico, mentre altri hanno ancora veri e propri vuoti normativi, oppure la legge esiste ma non c'è il personale necessario per seguire le denunce di maltrattamento animale». Secondo quanto affermato dalle associazioni animaliste messicane, quello che è avvenuto a seguito del caso di Rodolfo è un esempio da seguire: «Purtroppo casi come questi sono numerosi – racconta Federica Nunziata – Il problema è che molte volte non c'è nessuno con una telecamera che rende visibile il gesto, la vittima e l'artefice come in questo caso. Tutto accade fuori dai riflettori e nei volontari che operano per strada cresce il sentimento di abbandono da parte delle istituzioni».

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Rodolfo il cane di Los Mochis

Un cambio di prospettiva

Quello che è accaduto a Rodolfo Corazón a Los Mochis è un triste esempio di ciò che può succedere a un cane di quartiere, sebbene venga amato e accettato dagli abitanti della zona, ma si tratta comunque di un caso molto raro: «A seguito di questa triste storia ciò che mi spaventa è che possa passare il messaggio che i cani che vivono in strada siano in pericolo – conclude Federica Nunziata – Il rischio è che si arrivi a pensare che per proteggerli bisogna rinchiuderli, trasformando così la storia di Rodolfo in un'arma a doppio taglio per i cani di strada che vivono relativamente bene la loro condizione di cani liberi e integrati sul territorio e non hanno bisogno di essere portati altrove».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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