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11 Ottobre 2021
16:15

Il caso dei cani catanesi e la polemica sulla sperimentazione e l’eutanasia in Germania

Una "deportazione" di cani da Catania in Germania? No: l'amministrazione comunale ha smentito un'operazione simile. Ma due dati sono certi: i troppi esemplari nei canili (1200 sui circa 300.000 abitanti umani, quindi uno ogni 250 abitanti) e la possibilità di poter fare adozioni a Berlino senza che ci sia il rischio che gli animali vengano uccisi. In questi giorni, però, si è detto tutto e il contrario di tutto, alimentando anche attraverso i social voci e stereotipi che, sotto un certo punto di vista, hanno fatto male al mondo degli animalisti.

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Una "deportazione" di cani da Catania alla Germania? No, le cose non stanno così e c'è anche una smentita ufficiale che è stata chiamata a fare la stessa amministrazione comunale dopo che sui social si è scatenata una profonda discussione a seguito di un incontro avvenuto nella città siciliana tra l’assessore per la Tutela del Benessere animale, Michele Cristaldi, e tre associazioni animaliste. Una di queste, la Pro Canalba, ha sede legale in Germania e i referenti locali hanno proposto di valutare l’ipotesi di avviare percorsi di adozione dei "cani del Sindaco” oltreconfine, come fanno da anni con altre strutture in Italia.

Dagli esiti di questo incontro però si è scatenato sui social un lungo dibattito che ha  portato a una valanga di commenti, tra post pubblicati e poi cancellati e interventi in video che hanno cercato di difendere alcune posizioni. E' riemersa la polemica sull'ipotesi di cani adottati all'estero per trasformarli, una volta arrivati oltreconfine, in esemplari per la sperimentazione animale. Ma diciamolo subito: in Germania non è possibile perché le norme vietano la cessione di animali dei rifugi per questo scopo. Nonostante ciò sia chiaro, sui social ancora è virale questa fake news. Ricostruire quanto accaduto è però utile per fare luce su una situazione generale sulle adozioni in generale ma anche sulla gestione dei cani liberi sul territorio e sull'ammasso nei canili che deve essere affrontata con cura e competenza. Quindi procediamo con ordine.

L'incontro e la presa di posizione dell'Enpa

E’ il primo ottobre quando nel Comune di Catania Cristaldi incontra le associazioni. A Kodami spiega che erano presenti erano in tre: «Una siciliana, una con sede legale a Roma e una estera, tedesca – dice – Io ricevo sempre tutti e altrettanto ho fatto con loro. Lì è stata avanzata una proposta di collaborazione». Un proposta unilaterale, dunque, che lo stesso delegato del Sindaco rimanda al mittente: «Tranquillizzo tutti: smentisco qualunque fantasiosa "deportazione di massa"», prosegue. In quell’incontro si parla di randagismo e della condizione complessa nella città siciliana: non c’è un canile pubblico e l’amministrazione è costretta a chiedere aiuto alle strutture private. Se nel 2018 si potevano contare 1.480 cani ospiti ora, a tre anni di distanza, il numero è diminuito a circa 1.200. Dunque, c’è ancora molto da fare.

L’Enpa decide però di prendere una posizione su quanto sta accadendo a Catania e esce con un post pubblicamente sulla propria pagina Instagram. «Menzogna o verità?», scrivono sul trasferimento dei cani, denunciando come «diversi volontari di canili catanesi» abbiano ricevuto «delle visite “sospette” da parte di alcune persone» che, dopo aver fatto un «vero e proprio censimento dei cani, con tanto di foto, scheda e numero di microchip, avevano manifestato l’intenzione di prelevarli con destinazione finale Germania, a detta loro autorizzati direttamente dall’assessore alla Tutela e Benessere degli Animali del Comune di Catania, Michele Cristaldi».

«Come spiegato e confermato durante una diretta dal responsabile dell’Associazione locale coinvolta in questo “esodo”: i cani sarebbero stati intestati e portati in un primo momento presso la loro struttura per poi essere preparati al trasferimento definitivo in Germania», denunciano.

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«Oggi noi di Enpa, insieme ad altre Associazioni presenti sul territorio, abbiamo avuto un incontro chiarificatore con l’assessore dell’amministrazione catanese Cristaldi», scrive poi il commissario straordinario di Enpa Catania, Meir Levy. «Enpa ha chiesto all’Assessore di prendere le distanze dalle dichiarazioni rese dal responsabile dell’associazione in questione: lo stesso ha rassicurato tutti, garantendo che, pur essendo avvenuto l’incontro con questi rappresentanti di Catania, Roma e Germania, nulla è stato deciso e nessun accordo sarà fatto in futuro. Ringraziamo l’assessore per le sue rassicurazioni, ad ogni modo continueremo a vigilare costantemente, mantenendo invariate le nostre attività di cura, difesa, sterilizzazione e adozione di centinaia di cani nel territorio nazionale ogni anno».

Pro Canalba, che cosa fa l'associazione tedesca?

L’associazione tedesca che ha partecipato all’incontro del sindaco è la Pro Canalba che ha confermato in un video pubblicato sul loro sito (e non accessibile direttamente dall’Italia), quanto è accaduto. «Poco tempo fa ci è stato chiesto supporto da un organismo ufficiale di Catania. Nella sola Catania ci sono 1.200 cani in vari canili. Molti di questi cani non hanno alcuna possibilità di uscire da lì», dichiarano da pro Canalba nel videomessaggio.

«Ci siamo visti il 1 ottobre», aggiungono, per «un primo incontro con i rappresentanti ufficiali delle autorità e alcuni attivisti per i diritti degli animali di Catania. Poi abbiamo esaminato molti dei cani in tre diversi canili per avere una prima impressione e per decidere se saremmo stati in grado di trovare insieme buone adozioni per alcuni dei cani». Quella è stata l’occasione in cui gli attivisti ne hanno fotografati diversi «nella speranza di poterli aiutare».

«Abbiamo pensato che sarebbe stato sicuramente un compito molto difficile, ma quello che non ci saremmo mai aspettati era la follia di alcuni volontari attivisti per i diritti degli animali che ci hanno subito coperto di accuse maliziose, bugie e ridicole false dichiarazioni – dicono ancora dall'associazione – Queste persone gridano, diffamano e calunniano per impedire agli organismi ufficiali di lavorare con noi a beneficio dei cani. Invece, questi autoproclamati "soccorritori di cani" preferiscono lasciare che i poveri animali marciscano dietro i muri dei canili per il resto delle loro vite».

Pro Canalba dichiara di seguire un progetto specifico in Italia per sostenere il benessere animale. «In Spagna, Portogallo, Francia meridionale, Balcani, Grecia e Turchia tutti sono sempre contenti quando i cani vengono portati in Germania, Austria o Svizzera – spiegano – Non in Italia: è una questione di miliardi di euro». E, infatti, stimano il costo dei cani nei rifugi della penisola. A un prezzo di 4 euro al giorno ad animale, arrivano a dire che la stima totale generale in strutture affollate (che arrivano anche a 4.000 esemplari) può essere di 5.840.000 euro all’anno. Il caso italiano viene descritto dall'associazione tedesca come una «condizione catastrofica», con esemplari a Sud di un ideale confine tracciato da Torino, Milano, Verona e Venezia, che «girano liberi, poco sterilizzati, che vengono usati nelle famiglie come giocattoli» e che invecchiando «vengono smaltiti».

Le parole dell'associazione tedesca sono quelle riportate ma c'è da dire che in tutta questa storia, anche per quello che leggerete a seguire, ciò che sembra decisamente mancare è una valutazione a priori sui cani liberi, una vera osservazione che aiuti a distinguere le diverse situazioni invece che continuare ad ammassarli nei canili. Non sembra, infatti, da quanto dichiarato da Canalba che si abbia poi tutta questa consapevolezza della realtà del territorio e del lavoro dei volontari che davvero operano per il benessere degli animali e generalizzare, in questo caso come del resto spesso accade relativamente al mondo del randagismo, di certo non aiuta nessuno.

Il post di Enpa: «In Germania sopprimono i cani». Interviene Save the Dogs: «E' falso»

Enpa, però, non si è limitata a chiedere spiegazioni all'amministrazione locale. Ma dopo poco ha pubblicato un post sulla propria pagina Instagram, che è stato duramente contestato dall'associazione Save The Dogs, in cui era scritto che «in Germania, la soppressione dopo un certo periodo di tempo in canile è legale». Il post, accompagnato da un'immagine, è poi stato tolto dopo poco e attualmente il link non è più accessibile (immagine a seguire).

«E’ un discorso ormai vecchio, lo abbiamo detto infinite volte – spiega Sara Turetta, presidente dell’associazione – La bufala dell’eutanasia circola da molti anni e ha impedito a molti cani di essere adottati in Germania. Un Paese dove, come in Scandinavia, c’è forse la gestione migliore del mondo».

Su Facebook Turetta ha sottolineato che: «la legge tedesca sulla protezione degli animali è on line ed è tradotta in italiano», a testimoniare che non c'è alcun passaggio dei cani dei rifugi alle sperimentazioni. «Il danno derivato dalle fake news sull'eutanasia in Germania è di una gravità inaudita – spiega – Le adozioni sono importanti per limitare la presenza nei canili, per ridurre quella dei cani per strada, soprattutto dei soggetti che in strada non stanno bene, come quelli che fanno lì una vita d'inferno».

Save the Dogs ha scritto una lettera formale al sindaco di Catania e al suo assessore per chiedere un incontro e per definire una «seria opera di prevenzione del randagismo».

La presidente di Enpa, Carla Rocchi, ha invece dichiarato a Kodami di non saperne nulla di quel post, il suo commento è stato: «Seguo la comunicazione direttamente solo con Twitter», non volendo aggiungere null'altro sull'argomento. Più volte, così, abbiamo provato a contattare l’ufficio comunicazione di Enpa ma ancora siamo in attesa di una risposta per capire come sia stato possibile pubblicare quella che Save The Dogs definisce appunto una “fake news”.

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