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23 Aprile 2024
20:31

Perché i Beagle vengono usati nella sperimentazione animale?

I Beagle sono i cani più usati nella sperimentazione animale. Ciò accade per motivi che riguardano la loro resistenza fisica, la docilità, e anche il largo uso che se ne è fatto in passato e che condiziona anche le ricerche future.

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I Beagle sono i cani più usati nella sperimentazione animale. Nel 2004 su 7.670 esperimenti condotti sui cani nel Regno Unito, 7.406 hanno coinvolto i Beagle, si tratta di quasi 97% del totale. Negli anni la percentuale di cani impiegati nella ricerca si è dimezzata, tuttavia i Beagle continuano ad essere la razza più sfruttata.

Questo accade per alcuni motivi che riguardano la loro resistenza fisica, la docilità, e anche il largo uso che se ne è fatto in passato e che condiziona anche le ricerche future. Oggi questi cani vengono allevati appositamente per entrare nel circuito delle aziende farmaceutiche che li acquistano in grandi quantità.

In Europa lo 0,1% degli animali utilizzati nella ricerca sono cani e anche qui si tratta di Beagle. Ad aprile 2024 proprio in Italia cani di questa razza sono stati sequestrati a una nota azienda a Verona per il loro maltrattamento. Questo fenomeno prende dimensioni significative negli Stati Uniti, dove secondo il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti nel 2019 sono stati utilizzati 58.511 cani per ricerche. Nel 2023 4mila Beagle tenuti in condizioni di maltrattamento sono stati sequestrati a una struttura della Virginia specializzata proprio nella fornitura di animali vivi alle industrie farmaceutiche e biotecnologiche.

Fino a quando verranno impiegato cani nella sperimentazione la stragrande maggioranza di questi saranno Beagle. Vediamo come e perché sono così usati.

Perché vengono usati i Beagle per fare esperimenti?

I Beagle sono i cani più usati nella sperimentazione animale per diversi motivi:

  • Hanno un carattere docile;
  • Hanno un corpo forte e compatto;
  • Non presentano particolari tare genetiche e godono di buona salute;
  • Essendo stati scelti per la maggior parte degli studi in passato si è creato un circolo vizioso che rende conveniente per i ricercatori usare sempre lo stesso tipo di cane.

Caratteristiche comportamentali come la remissività sono considerate importanti sia dagli allevatori che dai ricercatori che poi li acquistano perché in questo modo hanno la garanzia di poter gestire gli animali con facilità. Oltre a essere dolci con le persone i Beagle sono anche miti con i loro simili, questo permette di minimizzare i conflitti anche se un gran numero di cani viene stipato nello stesso ambiente.

Per lo stesso motivo avere un cane con un corpo forte e sano permette ai ricercatori di concentrarsi sulla loro ricerca senza preoccuparsi di possibili risvolti imprevisti sulla salute dei cani. Mentre agli allevatori consente di minimizzare le perdite: un cane che si ferisce o si ammala di frequente non può essere venduto alle azienda.

Queste caratteristiche hanno reso il Beagle immediatamente molto popolare nella sperimentazione scientifica e per questo numerosi studi sono stati condotti su individui di questa razza. Se sono state fatte ricerche precedenti utilizzando i Beagle, è probabile che anche un nuovo studio simile li utilizzi. In un circolo vizioso che per questi cani finirà solo la fine delle sperimentazioni sugli animali.

Le caratteristiche dei Beagle

Il Beagle è un cane di taglia medio-piccola, proporzionato e muscolatura ben sviluppata. Questo lo rende resistente pur occupando poco spazio, invece un Chihuahua o un Volpino pur essendo di taglia molto contenuta hanno una struttura fisica più fragile che li rendono poco adatti alle sollecitazioni richieste dalla sperimentazione.

Nel Beagle infatti batte il cuore di un cacciatore: in origine è stato selezionato per essere un segugio da impiegare per l'attività venatoria e nel suo fisico questa attitudine è ancora ben visibile. Le dimensioni dell'altezza variano dai 33 ai 40 cm sia per i maschi che per le femmine. Nonostante la bassa statura il corpo è ben sviluppato, con arti forti e dritti. Anche la testa è regolare e forte, con occhi tondeggianti e vivaci di colore nero. Il pelo invece è corto e liscio.

Con la fine dell'Ottocento ha subito la sorte di molti segugi: dai boschi è stato trasferito ai salotti di città, dove ha dimostrato di possedere un'altissima motivazione affiliativa che lo fa affezionare profondamente alle persone che compongono la sua famiglia. Si tratta di cani che trovano la loro felicità vivendo più tempo possibile a contatto con la natura con il loro umano di riferimento. Cosa impossibile per le migliaia di cani nati e allevati per consumarsi all'interno di un laboratorio.

I Beagle infatti non ci hanno messo molto dal passare al divano di casa alla sala operatoria. Molti standard di razza lo definiscono socievole e aperto, anche con i suoi simili. L'aggressività intraspecifica, cioè quella rivolta a individui della stessa specie, è molto bassa, probabilmente a causa della selezione fatta dagli esseri umani allo scopo di renderlo un perfetto cane da muta, capace quindi di lavorare al fianco di altri cani senza zuffe.

Questo tratto è servito poi per permettere agli allevatori specializzati di vendere i Beagle alla ricerca scientifica con la prospettiva di poter far convivere insieme molti individui minimizzando i problemi. Il meccanismo che regola l'allevamento di questi cani è simile a quello in uso per gli animali d'allevamento, anche i Beagle nascono per morire: al posto del macello li attende il laboratorio.

Non c'è quindi una sola ragione che li ha portati a essere la razza preferita dalla sperimentazione, ma è il complesso delle loro caratteristiche, selezionate dall'uomo per uno scopo – la caccia – che in origine era completamente diverso da quella attuale.

A cosa serve la sperimentazione animale?

La sperimentazione animale serve in vari ambiti della ricerca, soprattutto medica e farmacologica, ma non solo. Secondo la più recente relazione sulle statistiche relative all'uso di animali a fini scientifici negli Stati membri dell'Unione, nel 2017 il fine principale era la ricerca, nell'ambito della quale il 45% riguardava la ricerca di base, cioè quella volta ad acquisire conoscenze ma non immediatamente collegate ad obbiettivi commerciali; e il 23 % la ricerca applicata, quella elaborata per rispondere a un'esigenza che mira a dare un esito commerciale. Un ulteriore 23 % di usi di animali era realizzato a fini regolatori, spesso infatti i farmaci per essere approvati e commercializzati devono essere per legge testati sugli animali.

La sperimentazione dei soli prodotti cosmetici sugli animali è vietata in Unione Europea, e negli Stati Uniti è consentita dalla Food and Drug Administration, il principale ente regolatore in Usa, ma non è obbligatoria se la sicurezza può essere accertata con altri metodi. Ci sono però moltissime altre branche della ricerca in campo medico in cui il test animale è un passaggio necessario per ottenere l'immissione in commercio da parte dei diversi enti regolatori come l'Aifa in Italia e l'Ema in Europa.

Altre categorie in cui sono stati impiegati animali vivi riguardano la protezione dell'ambiente naturale, nell'interesse della salute o del benessere degli esseri umani o degli animali; la conservazione delle specie; l'insegnamento superiore o la formazione; e le indagini medico-legali.

Nel 2022 in Italia si era provato a vietare l'uso di animali per gli studi sugli xenotrapianti d'organo [l'utilizzo di organi prelevati a esseri viventi di specie diversa da quella del ricevente], sulle sostanze d'abuso, tra cui rientrano non solo droga e alcol ma anche farmaci. Al termine di accese discussioni parlamentari però è stata prorogata almeno fino al 2025.

Quali animali vengono usati e cosa gli accade nei laboratori

La sperimentazione animale è ancora usata in Italia e nel mondo, le alternative esistono, ma la scienza non è ancora concorde sulla perfetta sostituibilità di questo sistema. Il numero di animali impiegati nella ricerca

Secondo relazione della Commissione Europea, gli animali utilizzati sono poco meno di 10 milioni all'anno. Nel 2017 le principali specie utilizzate erano: topi, pesci, ratti e uccelli, che nel complesso rappresentavano il 92 % del totale, mentre le specie che destano particolare preoccupazione pubblica come cani, gatti e scimmie, rappresentavano meno dello 0,3 %.

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Numero di animali utilizzati per la prima volta suddivisi per principali classi di specie nel 2017 

Tra il 2015 e il 2017 il numero di cani è diminuito del 6 %, tuttavia la sperimentazione animale è ben lontana dall'essere sostituita, e lo si evince proprio guardando al numero di alcune specie: negli stessi anni l'uso dei bovini è aumentato del 14%, e anche quello dei primati non umani ha registrato un aumento del 15 %.

I cani, e quindi i Beagle sono solo una piccolissima parte degli animali usati nei laboratori per la ricerca scientifica. Dei quasi 10 milioni utilizzati dalla sperimentazione la stragrande maggioranza sono roditori come topi e cavie.

Quello che accade all'interno dei laboratori non si può conoscere per certo. Abbiamo però delle informazione sulla gravità degli usi ai quali gli animali sono sottoposti in Unione Europea in riferimento all'anno 2017: il 51 % degli usi è stato giudicato di gravità "lieve"; il 32 % "moderata", l'11 % "grave" e il 6 % "non risveglio10". Il numero di procedure gravi è aumentato proporzionalmente tra il 2015 e il 2016, per poi restare invariata fino al 2017.

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Gravità degli usi (Fonte: relazione sulle statistiche relative all’uso di animali a fini scientifici negli Stati membri dell’Unione)

Inoltre, moltissime inchieste indipendenti hanno accertato come spesso gli animali usati nei laboratori non sia rispettoso dell'etologia e della loro dignità come invece impone negli Stato membri la Direttiva europea 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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