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3 Aprile 2024
12:34

Cosa rischi se abitui il cane alla traversina?

L'utilizzo della traversina ha diversi rischi, primo fra tutti il creare confusione nel cane, che potrebbe continuare a fare i bisogni in casa invece che all'aperto.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Molte famiglie, soprattutto nel periodo che segue l'adozione di un cucciolo, si affidano alle traversine nella speranza che il cane eviti di fare i bisogni sul pavimento. Le traversine sono dei panni assorbenti, pensati appositamente per venire lasciati al suolo con questo intento. Il loro utilizzo, però, soprattutto se prolungato nel tempo, rischia di risultare inutile, se non addirittura controproducente.

Alcuni cani, infatti, scelgono di fare comunque i bisogni in casa nelle zone non protette del pavimento, mentre altri finiscono per portare avanti questa abitudine a lungo, confusi dal fatto che la famiglia sembra essere realmente soddisfatta quando viene usata la traversina.

Questo strumento così diffuso risulta in realtà davvero utile solo in alcuni casi, come i periodi di transizione legati a una temporanea condizione di malattia del cane, oppure una volta raggiunta un'età avanzata, quando il controllo sfinterico del soggetto potrebbe diminuire.

Vediamo quindi quali sono le principali conseguenze negative nell'utilizzo della traversina e come comportarsi in alternativa.

Il cane si convince che sia la cosa giusta da fare

Quando il cane arriva in famiglia, con il passare del tempo, impara a riconoscere le espressioni facciali del proprio pet mate. Tra i due si instaura una sorta di tacita comprensione che permette ad entrambi di intuire come si sente l'altro in un momento specifico.

Se il cane fa i bisogni sulla traversina e il suo umano si mostra soddisfatto, è probabile che in futuro scelga di riproporre con maggiore frequenza questo comportamento, proprio perché ha l'impressione che sia la cosa giusta da fare. Il meccanismo si amplifica ulteriormente quando la famiglia premia in maniera attiva il cane, magari offrendogli un bocconcino, oppure riempiendolo di carezze e coccole.

Così facendo si trasmette un messaggio ambivalente, secondo il quale, pur avendo l'intenzione di dire: «Non voglio che tu faccia i bisogni sul pavimento di casa», si porta il cane a intuire: «Non farli altrove, se non dentro le mura». Si rischia quindi che il cane smetta completamente di farli all'aperto, durante le passeggiate, come richiesto invece dall'etologia della specie. La pipì e le feci, infatti, per i cani non sono solo bisogni fisiologici, ma anche utili strumenti di comunicazione.

Bisogna sottolineare, però, che talvolta il cane potrebbe fare i bisogni in casa anche per altri motivi, che nulla hanno a che fare con la traversina, come ad esempio un eccesso di insicurezza durante le passeggiate all'aperto, o la necessità di rimarcare la propria presenza all'interno dell'ambiente familiare/domestico. Se il cane mostra disagi che potrebbero essere ricollegabili a queste intenzioni, è certamente il caso di rivolgersi ad un istruttore cinofilo.

Si allungano i tempi 

Molti pet mate scelgono di utilizzare la traversina in particolare nei primi mesi dopo l'adozione del cucciolo. L'intento è quello di evitare che si sporchi il pavimento nel periodo in cui il cane ha ancora un controllo sfinterico parziale. In questa fase, infatti, il cane ha bisogno di fare la pipì con un'elevata frequenza, in particolare dopo aver giocato, dopo i pasti e dopo il sonno.

Non ha quindi alcun senso sgridarlo o punirlo nel caso in cui faccia la pipì in casa, perché non si tratta di un comportamento desiderato, ma di una vera e propria incapacità, che andrà mutando con il passare dei mesi.

La scelta di utilizzare la traversina in questa fase, però, rischia di complicare il messaggio che gli si vuole dare. Il nostro intento è e dovrebbe essere quello di portare il cane a fare i bisogni all'aperto e affinché ciò sia chiaro bisogna comportarsi in maniera coerente. Ciò significa che i membri della famiglia dovranno porsi nei confronti del cane il più possibile in maniera coerenti tutti, in modo da evitare di trasmettere un messaggio confuso.

Affinché il processo si concluda con maggiore rapidità è certamente importante ricordarsi di favorire il comportamento voluto, portando fuori il cane nei momenti in cui sappiamo che avrà la necessità di fare i bisogni. Quando li farà all'aria aperta lo si può gratificare dicendogli "bravo", oppure giocando insieme per qualche istante.

Nei momenti in cui il cane, al contrario, fa i bisogni in casa, è inutile sgridarlo ed è molto meglio, invece, ignorare quanto accaduto, pulire il suolo con un detergente neutro e non mostrare un forte disappunto. Il cane non darà quindi peso al fatto, mentre sarà spinto a ripetere i comportamenti per i quali rileva una reazione gioiosa da parte dell'umano.

La punizione era un tempo molto diffusa, soprattutto per quanto riguarda questa tematica. Scegliendo questa strada, però, si rischia di minare la fiducia che il cane pone nei confronti dei propri umani, i quali, dal suo punto di vista, lo mettono in difficoltà per via di un comportamento per il quale non conosce realmente le alternative.

Prestando attenzione a questi aspetti, l'abitudine a fare i bisogni in casa si risolverà nel giro di poche settimane o al massimo qualche mese.

Se però le cose non cambiassero, se il cane dovesse continuare a fare la pipì con un'elevata frequenza, ma anche se il soggetto in questione fosse ormai adulto, è importante rivolgersi al proprio medico veterinario di fiducia il quale verificherà, attraverso un'ecografia addominale e un esame delle urine, che alla base del comportamento non vi siano problematiche di salute, come ad esempio una cistite o la presenza di calcoli.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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